Maria disse «Eccomi»
Lettera Pastorale di Mons. Andrea Gemma del 25/01/2001
DIOCESI DI ISERNIA - VENAFRO



Per il mese vocazionale e del Seminario

Ai presbiteri, diaconi, religiosi e religiose e fedeli della chiesa di Isernia-Venafro

Il prossimo ritorno del mese di febbraio - nella nostra chiesa dedicato alla riflessione e alla preghiera per le vocazioni e per accrescere la simpatia e la conoscenza verso i nostri seminaristi - mi spinge, per l’undicesima volta, a riprendere il tema vocazionale. Lo faccio assai volentieri, anche a testimonianza di un interesse che non solo non è scemato, ma si è vieppiù ingigantito, con la grazia di Dio. Vorrei che tutti i miei fedeli mi seguissero in questo santo interesse che continua – è doveroso riconoscerlo – a dare i saporosi frutti. Stavolta poso il mio sguardo insieme a voi su colei che amo definire "madre di tutte le vocazioni".
* * *

Nella lettera apostolica "Novo millennio ineunte", il Papa fra gli altri frutti che auspica conseguenti alla celebrazione dell’anno giubilare, enumera anche quello di una rifioritura di tutte le vocazioni nella Chiesa, in particolare di quella alla vita sacerdotale e religiosa. Raccolgo per me e per chi mi legge questo auspicio e lo depongo ai piedi della Madonna santa, a cui voglio immediatamente dare il titolo di madre di tutte le vocazioni, dove il termine madre significa quanto di bene si possa pensare a riguardo di questa urgenza della Chiesa attuale, quindi madre come generatrice, madre come tutrice, madre come accompagnatrice, madre come consolazione, madre come fecondità, come ausilio indispensabile.

Problema attuale e scottante

Inutile nasconderselo: il problema delle vocazioni speciali, intendo quello riguardante le vocazioni – io direi meglio le risposte – al ministero sacerdotale e alla vita religiosa maschile e femminile è angustiante per chi guarda con realismo alla vita della Chiesa in ogni parte del mondo e, fondamentalmente, nei paesi di antica evangelizzazione, un tempo veri semenzai di tali vocazioni, comprese quelle missionarie. Si domandi, per convincersene, a qualche vescovo della stessa nostra Italia, quante sono le parrocchie scoperte della sua diocesi, si domandi agli istituti religiosi quante istituzioni abbiano dovuto chiudere i battenti, si leggano le più aggiornate statistiche. E non ci si nasconda dietro vani ottimismi, fondati su piccoli cenni di ripresa. Sì, dico anch’io che ci sono cenni di ripresa, ma aggiungo subito dove si constatano: negli istituti religiosi di maggior rigore, di restaurata severa disciplina, in nuove fondazione – siano benedette! – dove, reagendo ad un andazzo dilagante, si sono ripristinati alcuni punti fermi circa la serietà, la sobrietà, la povertà, l’obbedienza, lo spirito di intensa preghiera. Qui sì, si notano chiari segni di ripresa. Che peccato che gli altri istituti non prendano esempio da queste sterzate in senso opposto alla mediocrità dominante e vadano cercando ragioni e metodi - secondo loro nuovi – per ovviare alla carenza suddetta. È questa un’altra amara constatazione che mi ha impegnato da diverso tempo in un discorso rivolto alla mia diocesi: non si vuol vedere, o si finge di non vedere, dove sono le falle a cui occorre, nella chiesa attuale, porre urgente rimedio. Una di queste è quel certo facilismo a cui si è dato libero corso nella vita cristiana ed anche nella vita ecclesiastica, a partire dai seminari, ove lascia a desiderare sia la disciplina, sia la rigorosità e profondità degli studi, sia la formazione interiore, specie quella rivolta alla dimensione contemplativa della vita. Dove non si prega, dove non si prega bene, dove non si prega molto non si può sperare sorgano e si sviluppino risposte vocazionali. La realtà conferma inoppugnabilmente questa affermazione. Allora, siccome Maria è l’estremo rimedio ad ogni problema, per disposizione divina, ho pensato di chiedere a me e a chi mi legge, una riflessione su Maria, come modello di ogni risposta vocazionale e, come ho spiegato sopra, madre di tutte le vocazioni.

Maria, una vocazione riuscita

Chi potrebbe dubitarne? Tutta la vita, tutta la missione di Maria è compendiata in quella sua piccola parola: Eccomi! "Eccomi, sono la serva del Signore, si faccia di me secondo la sua parola!"( Lc 1, 38). Maria sentì prestissimo una chiamata speciale ad essere tutta di Dio. È il mistero di quella vocazione alla verginità consacrata che la Chiesa ha dall’antichità celebrata con la festa della di lei "presentazione al tempio". Sappiamo che di questo fatto non c’è cenno nei testi sacri, sì negli apocrifi. E se la chiesa ne ha fatto oggetto di una festa liturgica, vuol dire che ha inteso celebrare non tanto il fatto in sé, quanto il suo altissimo significato spirituale, che si deduce, del resto, senza alcuna difficoltà dall’umile obbiezione che Maria oppone all’angelo Gabriele: "Come avverrà questo se io non voglio aver rapporto con uomo?" (cf Lc 1, 34). Maria, dunque, è l’eccelso modello di una risposta straordinaria ad una chiamata straordinaria, quale poteva essere, nel contesto del suo tempo, la chiamata alla vita verginale. E Dio per confermare il gradimento suo di questa offerta generosa compì il più strepitoso dei prodigi: fece sì che Maria fosse madre – e di quale maternità! – non perdendo la gloria della verginità. Maria è, infatti, la vergine-madre. Quando, poi, nella pienezza dei tempi, Dio ebbe bisogno di dare una madre al suo figlio divino perché assumesse umana carne, non poté che rivolgersi a colei che sapeva docilissima ai suoi voleri, alla donna del sì per eccellenza. Ed ecco la mirabile sua elezione alla divina maternità, che san Luca descrive nello stupendo racconto dell’annunciazione. Il quale racconto, si può dire, è l’elevazione alla massima potenza di tutti quei racconti biblici in cui, uomini e donne prescelti da Dio, si offrono docili al suo volere, per attuare, ciascuno a suo modo un tratto della storia della salvezza. Come vorrei ripetere subito a tutti i chiamati – me compreso -: dal tuo "sì" è dipeso e dipende, nel disegno misterioso di Dio, un tratto importante della storia della salvezza, di cui Dio solo conosce l’ampiezza e la risonanza. Maria pertanto è la prima, la più alta espressione di una vita che si dona completamente al disegno di salvezza. Si noti ancora, per accennare soltanto, alla presenza di Maria nei momenti culminanti della realizzazione della storia della salvezza che ha in Cristo il suo centro: a Betlemme, a Nazareth, sua Calvario, nel cenacolo. Da allora, dove c’è redenzione – battesimo, riconciliazione . dove c’è la presenza di Cristo e della Spirito – eucarestia, cresima, carismi e ministeri – lì è presente Maria. Deduciamo immediatamente un insegnamento fondamentale: perché i nominati "luoghi" di salvezza abbiano il loro pieno effetto, bisogna che sia presente Maria, contemplata, imitata, pregata. Di più, chi in quei "luoghi" di salvezza svolge la funzione di strumento necessario – il sacerdote – deve ad ogni costo chiamare Maria ad essere sua collaboratrice con incessante preghiera e fervida devozione. Un sacerdote, se ha capito bene la sua funzione mediatrice nell’attuazione dell’opera salvifica, che deve raggiungere ogni anima, non può non sentire accanto a sé la mediatrice di ogni grazia, come di Maria insegna la Chiesa.

Maria, modello di ogni vocazione

È così grande, così affascinante la figura di Maria nel contesto di quanto qui ci occupa, che dobbiamo ammettere essere lei non solo l’esemplare e l’accompagnatrice delle vocazioni speciali, qual è quella del sacerdote e del religioso, ma di tutte le vocazioni. Non c’è bisogno di fare troppi ragionamenti. Maria è madre e sposa: tutti i compiti hanno in lei l’esemplare a cui guardare. Maria è impegnata in una vita normale, in un luogo qualsiasi, in tutte quelle funzioni di una vita normale: i laici, uomini e donne, possono apprendere da lei la sublimità del loro stato e l’esigenza di onorarlo con una quotidiana fedeltà ai propri doveri, anche a quelli più nascosti ed umili. Maria, inoltre, con la sua chiamata ad essere Madre di Cristo e cooperatrice primaria dell’opera più grande ed universale, qual è l’incarnazione, può e deve essere modello di quanti nella società hanno una funzione pubblica di grande responsabilità. Ah, se i nostri professionisti, i nostri amministratori, i nostri politici guardassero a Maria per apprendere la sua umiltà, la sua santità, la sua operosità, la sua gratuità, il suo disinteresse…! Maria, in quanto madre, è poi modello inarrivabile di quanti, o fra le mura domestiche, o in qualche organismo, o in qualche istituzione, hanno il compito e la responsabilità di educare i più piccoli, i più giovani. Qui non posso fare a meno di volgere il pensiero agli educatori che operano nei seminari e nelle case di formazione religiosa. Siano benedetti e ringraziati per quello che fanno, ma avvertano, imparando da Maria, la loro immensa responsabilità e a lei stessa chiedano la grazia di esservi fedeli ad ogni costo. Sono stato anch’io educatore di seminario – mi si permetta questa confidenza .: so benissimo quanto mi abbia giovato la grande devozione a Maria che ho appreso sulle ginocchia materne. Ricordo che formai una piccola associazione segreta tra i più fervorosi miei alunni aspiranti al sacerdozio – "I piccoli crociati di Maria" –; su dodici alunni di prima e seconda media, almeno cinque sono diventati sacerdoti, alcuni già sono in paradiso, altro sono tuttora a lavorare nella vigna del Signore… Quale dolcissima consolazione! Sì, con Maria le vocazioni si consolidano e ottengono il grande dono della perseveranza… Maria, poi, è modello di quella risposta vocazionale che tutti, presto o tardi, siamo chiamati a dare: la risposta dell’accettazione della sofferenza e della morte. Maria addolorata in questo fa scuola… Non finirei più di accennare, ma qui mi fermo. E dico con piena consapevolezza: guardare a Maria, pregare Maria, stare con Maria è per ogni credente, per la Chiesa la garanzia di una fedeltà vocazionale che coinvolge tutti i membri della Chiesa stessa. Ricorrere a Maria, nell’attuale contingenza, vuol dire sicuramente avviare a ottimale soluzione anche il problema delle vocazioni, come auspica il "totus tuus" del nostro santo padre che è, egli stesso, modello eccelso di una riposta vocazionale messa nelle mani di Maria, alla quale egli si affidò dicendole e ripetendole continuamente: "Totus tuus", sono tutto tuo!

La nostra chiesa dice grazie a Maria

Rivolgendomi ora più espressamente a voi, carissimi fratelli della Chiesa di Isernia-Venafro, per l’ormai tradizionale invito alla celebrazione del mese vocazionale, il prossimo febbraio, vorrei invitarvi innanzitutto a rinnovare, proprio a questo scopo, la consacrazione a Maria che abbiamo fatto più volte e ad inculcare con particolare insistenza una rinnovata devozione a Maria nelle nostre comunità, proprio a scopo vocazionale. Perché non diffondere questo nuovo titolo che vogliamo dare a Maria: "Madre di tutte le vocazioni?". A questo titolo, seguito dalla solita invocazione "prega per noi", annetto indulgenza parziale secondo le mie facoltà. Vorrei poi che nella predicazione di questo mese di febbraio si lumeggiasse la figura di Maria come vocazione riuscita, come madre del sacerdote sommo Gesù, come regina degli apostoli e come educatrice della fede. Nelle lezioni di catechismo ai bambini e agli adolescenti in vista dei sacramenti dell’iniziazione, vorrei che si insegnasse loro a ripetere il motto del Papa: "Totus tuus", ossia "Tutto tuo (sono), o Maria". Ne verrà alla diocesi nuovo impulso alla fioritura vocazionale, come del resto da anni avviene nella nostra chiesa, benedicendo il Signore, padrone della messe. Dite grazie col vostro vescovo, o fratelli, perché nell’anno appena trascorso abbiamo avuto due nuove ordinazioni sacerdotali e tre ordinazioni diaconali. Il che significa che, a Dio piacendo, in questo anno 2001, avremo tre nuovi presbiteri. Ci sono stati inoltre due nuovi ingressi nel seminario regionale. Altri due seminaristi maggiori stanno completando altrove il loro curriculum studiorum. Per cui, al momento attuale, abbiamo tredici seminaristi maggiori. Il che significa che con la grazia di Dio, entro quattro anni avremo altrettanti nuovi presbiteri, di cui, come ho detto, tre nell’anno in corso. Vorrei poi che ringraziaste con me il Signore per il fatto che, nascostamente, ma fervorosamente, crescono in Diocesi alcune vocazioni di consacrazione laicale e almeno quattro aggregazioni che si avviano a speciale conscarazione. Devo poi raccomandare ai sigg. parroci che hanno in parrocchia seminaristi ex alunni del seminario vescovile, di volerli seguire accuratamente perché non interrompano il loro cammino di avvio al seminario maggiore. Anzi sarà cura di noi tutti trovare altri bravi ragazzetti a cui fare la proposta vocazionale curandone in parrocchia stessa l’accompagnamento. Al riguardo vi annunzio che dovrebbero iniziare presto – burocrazia permettendo – i lavori di ristrutturazione di tutto il complesso "San Pietro Celestino" dove è stata trasferita la casa famiglia Maria di Nazareth e dove troverà stanza nuovamente in appositi locali, il seminario minore. Chiediamo al Signore la sollecita realizzazione di quest’altra opera che, oltre a fornirci locali attrezzati, abbellirà l’ultima propaggine del centro storico di Isernia. Ora concludo raccomandandovi come sempre la degna e fervorosa celebrazione del nostro febbraio vocazionale a cura del direttore diocesano del centro vocazioni, con la collaborazione dei seminaristi. Entro il mese, come ogni anno, ogni parrocchia promuoverà la colletta pro seminario, stimolando l’aiuto dei generosi. Il Signore continui a benedirci. Maria sia la stella del nostro cammino nel nuovo millennio. Madre di tutte le vocazioni, prega per noi. Vi benedico.

ISERNIA, 25-1-2001 
+ Andrea Gemma, vesc.




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