Contempliamo il mistero della divina maternita di Maria
Omelia del Card. Tettamanzi del 1 gennaio 1998
DUOMO DI GENOVA



Ancora vicini alla Solennità del Natale cristiano la Chiesa ci invita a meditare sulla maternità divina di Maria: in lei, giovane donna di Nazaret, "il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi"(Gv 1,14). E' allora impossibile separare la contemplazione del Verbo della vita che si è fatto toccare da mani d'uomo (cfr 1 Gv 1,1) dalla contemplazione di Maria che gli ha donato il suo amore e la sua carne umana.
Il brano del Vangelo di Luca che è stato or ora proclamato ci presenta, con grande sobrietà, alcuni elementi del mistero cristiano del Natale: questi, se letti in profondità, si rivelano di singolare ricchezza, aiutandoci a cogliere tre aspetti della maternità divina di Maria Santissima.

l. Il primo aspetto svela l'origine, e quindi la vera natura, di questa maternità: non è opera dell'uomo, perché Maria è vergine, ma è opera dello Spirito Santo, frutto dell'intervento creatore di Dio.
Ce lo ricorda Luca parlando dell'imposizione del nome "Gesù", passati gli otto giorni prescritti per la circoncisione del bambino: proprio con questo nome "era stato chiamato dall'angelo prima di essere concepito nel grembo della madre"(Lc 2,21). In tal modo l'evangelista ci rimanda a quel dialogo tra l'angelo Gabriele e la vergine di Nazaret nel quale emerge con straordinaria limpidezza che la maternità di Maria è dovuta all'intervento creatore dello Spirito: "Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio"(Lc 1,35).
Maria ha concepito per opera di Spirito Santo: così la Chiesa confessa la sua fede nel Credo e rivolge la sua preghiera alla Madonna nell'Angelus. La prima creazione, opera dello "spirito di Dio che aleggiava sulle acque"(Gn 1,2), è una semplice figura di quella seconda e nuova creazione che lo stesso Spirito opera nel cuore infuocato d'amore e nel grembo verginale di Maria di Nazaret. Se con la prima creazione dal caos degli inizi ha preso forma l'ordine mirabile dell'universo, con la seconda e nuova creazione il Figlio eterno di Dio, trascendendo ogni possibile immaginazione umana, è diventato uomo come noi e per noi.
Così, per opera dello Spirito Santo -che è il vincolo d'amore eterno tra il Padre e il Figlio- l’incarnazione del Verbo rappresenta il compimento supremo, inatteso e sorprendente, della creazione, e di tale creazione, principio della storia umana, costituisce il centro vivo e vitale. Nello stesso tempo Maria santissima, in forza della sua divina maternità -dovuta sempre all'unico e identico Spirito-, si trova indissolubilmente legata al Verbo incarnato, condividendo con lui questa posizione centrale nella storia del mondo.

2. C’è un secondo aspetto della maternità divina di Maria. L’evangelista Luca ce lo fa intravedere quando, descrivendo la conclusione del cammino premuroso dei pastori a Betlemme, dice: "e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia"(Lc 2,16). Era questo il "segno" dato dall'angelo ai pastori: "Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia"(Lc 2,12). E' rilevato l'aspetto umano della maternità divina di Maria, che dice, con tutta la forza e la tenerezza della sua femminilità, l’amore verso il bambino. E’ come ogni mamma, anzi è più di ogni altra mamma, quando esprime il suo affetto, la sua dolcezza verso questo bambino: "l'avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia"(Lc 2,7). Sono soltanto questi i tratti materni dipinti dall'evangelista. Ma a noi è lecito precisare il dipinto dando forme concrete all'amore materno di Maria verso il suo bambino: baci, carezze, abbracci, sguardi, parole... Proprio come ogni mamma, anzi più di ogni altra mamma!
E’ a questa intensissima umanità del rapporto materno di Maria nei riguardi di Gesù che deve aver pensato quella donna anonima del Vangelo quando, colpita dal fascino irresistibile di Gesú, ha vibrato di intima gioia e ha esclamato a voce alta: "Beato il ventre che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte"(Lc 11,27).
Anche la Chiesa, oggi, riprende le parole di questa donna e nell'antifona al Magnificat canta: "Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha nutrito, Cristo Salvatore del mondo, alleluia"(Ant. al Magnificat, Secondi Vespri).

3. C’è ancora un altro aspetto della maternità divina di Maria che l'evangelista Luca ci indica: è un aspetto che si situa nel cuore della Madonna, un cuore colmo di memorie e rapito in meditazione. Dopo aver riferito la reazione di stupore di quanti avevano udito le parole e la testimonianza dei pastori, l’evangelista scrive: "Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore"(Lc 2,19). E' l'aspetto, potremmo dire, della maternità spirituale di Maria: ella non solo ha concepito per opera dello Spirito Santo e ha dato la sua carne umana al Figlio di Dio, ma ha anche consegnato interamente se stessa al disegno del Padre e all'azione creatrice dello Spirito Santo. Maria ha detto, con pienezza di libertà e con totalità d’amore, il suo "eccomi" alla volontà di Dio, sentendosi la "serva del Signore"(cfr. Lc 1,38). Come dice sant'Agostino, "Maria, se fu beata per aver concepito il corpo di Cristo, lo fu maggiormente per aver accettato la fede nel Cristo". E ancora: "Di nessun valore sarebbe stata per lei la stessa divina maternità, se lei il Cristo non l'avesse portato nel cuore, con una sorte più fortunata di quanto lo concepì nella carne"(La Santa Verginità, 3,3). Commentando ai suoi fedeli la risposta di Gesù al grido della donna: "Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!"(Lc 11,28), di nuovo sant'Agostino dice: "Anche Maria proprio per questo è beata, perché ha ascoltato la parola di Dio e l'ha osservata. Ha custodito infatti più la verità nella sua mente, che la carne nel suo grembo. Cristo è verità, Cristo è carne; Cristo è verità nella mente di Maria, Cristo è carne nel grembo di Maria. Conta di più ciò che è nella mente di ciò che è portato nel grembo"(Discorso 25, 7-8).
Maria santissima è dunque vera madre di Dio, la Theotòkos, con la sua fede, prima e più ancora che con la sua carne umana. Proprio questa fede Maria fa crescere nel suo cuore, ricordando, riconoscente e commossa, le grandi cose fatte in lei dall'Onnipotente (cfr. Lc 1,49) e spingendo con coraggio e disponibilità piena il suo sguardo sul futuro del bambino.
La maternità spirituale di Maria, di colei che è beata per eccellenza perché ha creduto (cfr Lc 1,45), è motivo di vera gioia e di consolazione profonda anche per noi: anche noi, come Maria, possiamo e dobbiamo far crescere la fede nel nostro cuore facendo memoria grata dei doni del Signore, primo fra tutti quello della chiamata alla fede. Ci è dato così, nello spirito, di avvicinarci al mistero della maternità divina di Maria, anzi di condividerlo nel suo aspetto più profondo. Ce lo ricorda san'Ambrogio quando scrive: "Ogni anima che crede concepisce e genera il Verbo di Dio e riconosce le sue opere... Se c'è una sola madre di Cristo secondo la carne, secondo la fede, invece, Cristo è il frutto di tutti, poiché ogni anima riceve il Verbo di Dio..." (Commento su san Luca 2, 26).

4. Carissimi, la Chiesa ci chiede di aprire il nuovo anno cantando con amore la divina maternità di Maria Santissima. A lei ci rivolgiamo con le lodi stesse della liturgia d'oggi: "Beata, o vergine Maria; hai portato il Creatore del mondo. Hai dato la vita a colui che ti ha creato, e sei vergine per sempre. Ti saluto, piena di grazia, il Signore è con te". "Come cantare le tue lodi, santa vergine Maria? Colui che i cieli non possono contenere, tu lo hai portato nel grembo. Benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto del tuo seno"(Responsori, Ufficio delle Letture). "Come il roveto, che Mosè vide ardere intatto, integra è la tua verginità, Madre di Dio: noi ti lodiamo, tu prega per noi"(Terza antifona, Secondi Vespri).
Sempre come lode alla Madonna possiamo interpretare la benedizione che in Israele il sacerdote pronunciava sul popolo, specialmente nella festa del nuovo anno: "Ti benedica il Signore e ti protegga. Il Signore faccia brillare il suo volto su di te e ti sia propizio. Il Signore rivolga su di te il suo volto e ti conceda pace"(Num 6,24-26). Infatti, su quale altra creatura umana il Signore ha mai rivolto il suo sguardo luminoso come su Maria? Chi il Signore ha benedetto e protetto come la madre di Dio? Quale cuore umano Dio ha colmato così sovrabbondantemente del dono della pace come il cuore della Vergine, che i fedeli implorano fiduciosi come Regina della pace?

5. Della pace ha fame e sete ogni uomo e ogni popolo. E la Chiesa non si stanca di indicare a tutti la vera strada da percorrere per vivere e crescere nella pace. Quest'anno Giovanni Paolo II, continuando l'intuizione avuta da Paolo VI nel 1967, ci invita a riflettere sulla stretta relazione che esiste tra la giustizia di ciascuno e di tutti. Il suo Messaggio inizia così: "La giustizia cammina con la pace e sta con essa in relazione costante e dinamica. Giustizia e pace mirano al bene di ciascuno e di tutti, per questo esigono ordine e verità. Quando una è minacciata, entrambe vacillano; quando si offende la giustizia si mette a repentaglio anche la pace"(n.1).
E' un Messaggio, quello del Papa, che chiede di essere letto con grande attenzione e con vivo senso di responsabilità, unendoci alla sofferenza del Papa, il cui pensiero va "sia a quanti si trovano coinvolti, loro malgrado, in dolorosi conflitti; sia agli emarginati, ai poveri, alle vittime di ogni genere di sfruttamento: sono persone che sperimentano nella loro carne l'assenza della pace e gli effetti strazianti dell’ingiustizia"(n.1). In particolare, il pensiero del Santo Padre va ad alcune forme di ingiustizia particolarmente gravi, come l'assenza di mezzi per accedere equamente al credito" con l'esito di poveri che "sono tante volte costretti a rimanere fuori dai normali circuiti economici o a mettersi nelle mani di trafficanti di denaro senza scrupoli che esigono interessi esorbitanti", come pure "l'aumento della violenza nei confronti delle donne, delle bambine e dei bambini": donne prese in ostaggio, minori barbaramente massacrati, prostituzione forzata, pornografia infantile, sfruttamento lavorativo dei minori in condizioni di vera schiavitù (cfr.n.6).
La risposta a queste ingiustizie passa attraverso un'opera educativa molteplice e una serie di iniziative che coinvolgono la responsabilità di tutti, istituzioni internazionali, nazionali, locali e cittadine, a partire dalla convinzione che la giustizia si fonda sul rispetto dei diritti umani: diritti universali e indivisibili. Ci sono oggi situazioni nuove che esigono interventi nuovi: in questo senso il Papa chiede di accogliere coraggiosamente la sfida "di assicurare una globalizzazione nella solidarietà, una globalizzazione senza marginalizzazione"(n.3); la sfida, inoltre, di ridurre "il pesante fardello del debito estero" proprio dei Paesi più poveri "che, con le sole loro forze, non sono in grado di entrare con successo nel mercato globale" (n.4); la sfida, infine, di promuovere una cultura della legalità, vincendo il vizio della corruzione che mina lo sviluppo sociale e politico di tanti popoli"(cfr. n.5).
Tutti dobbiamo sentirci responsabili: "La pace per tutti -dice il Papa- nasce dalla giustizia di ciascuno. Nessuno può sottrarsi ad un impegno di così decisiva importanza per l'umanità. Esso chiama in causa ogni uomo e ogni donna, secondo le proprie competenze e responsabilità"(n.7). Il Papa si fa estremamente concreto, con puntuali appelli ai Capi di Stato e Responsabili delle Nazioni, agli insegnanti, alle famiglie, ai giovani.
Rivolgendosi, infine, ai cristiani nella prospettiva del grande Giubileo del 2000 Giovanni Paolo Il scrive: "Un segno distintivo del cristiano, oggi più che mai, deve essere l'amore per i poveri, i deboli, i sofferenti. Vivere questo impegno esigente richiede un totale ribaltamento di quei presunti valori che inducono a ricercare il bene soltanto per se stessi: il potere, il piacere, l'arricchimento senza scrupoli. Sì, proprio a questa radicale conversione sono chiamati i discepoli di Cristo. Quanti si impegnano a seguire questa via, sperimenteranno veramente ‘giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo’(Rm 14,17) ed assaporeranno ‘un frutto di pace e di giustizia’(Eb 12,11)" (n.8).
Nell'umile e fiduciosa preghiera allo Spirito Santo, che ha fatto della vergine Maria la madre di Dio, facciamo nostri gli auguri del Papa: "Il cuore del messaggio evangelico è Cristo, pace e riconciliazione per tutti. Possa il suo volto illuminare il cammino dell'umanità, che si appresta a varcare la soglia del terzo millennio. Diventino doni per tutti, senza distinzione alcuna, la sua giustizia e la sua pace!"(n.9).


 


+ Dionigi Tettamanzi, Arciv.





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