Maria madre e regina di misericordia
Omelia di Mons. Umberto D. D'Ambrosio del 30 agosto 2005
DIOCESI DI MANFREDONIA - VIESTE



Introduzione

1. Con sentimenti di gratitudine, partecipe della gioia festosa dell’intera comunità per la festa della sua Madre e Regina, vi accolgo, fratelli e sorelle, tutti, costituiti in autorità davanti a Dio in forza del nostro battesimo, costituiti in autorità davanti agli uomini in forza di compiti e responsabilità a servizio della comunità.
La gioia che oggi viviamo scopre tonalità nuove. Come non pensare ed esservi grato per lo spettacolo di fede e devozione, di silenzio orante e partecipante con cui l’altra sera, nella celebrazione per i 50 anni dell’incoronazione della Madonna di Siponto, avete saputo offrire? Devo manifestarvi lo stupore e l’ammirazione che avete ridestato in molti di noi. L’Em.mo Card. De Giorgi non finiva di manifestarmi la sua meraviglia per la moltitudine e la devozione di tutto un popolo.
Non posso non lodarvi e ringraziarvi, popolo sipontino a me carissimo, rinnovando a tutti voi, in questo giorno significativo per la storia di ieri, per l’impegno per il presente e l’audacia della speranza per il futuro, il mio impegno di fedeltà, di amore grande, di servizio generoso e disponibile.

Hai dato al popolo sipontino come Madre e Regina la Vergine Maria

2. Siamo qui, carissimi tutti, perché riconosciamo nella B.V. Maria di Siponto la nostra Madre e Regina. Non possiamo pensare di ricorrere alle facili e matematiche interpretazioni delle moderne scienze sociologiche per trovare le risposte giuste al perché della presenza di tanti e delle folle che in questi giorni si radunano e accorrono alla Vergine per salutarla, invocarla, venerarla, e tentare di imitarla. Nei miei occhi ma soprattutto nel mio cuore c’è il popolo di Manfredonia che sembra moltiplicarsi a dismisura per fare ala alla processione con l’icona della nostra Madonna. Se volessi contare il numero di quanti vi partecipano, alla fine dovrei constatare che sono ben più della popolazione censita.
Mi chiedo perché questo segno unico di questa nostra città? Tanta folla non l’ho vista da nessuna parte.
C’è un filo che riannoda tutti noi alla Madonna. E’ la forza dell’amore della madre a cui non si può resistere. Abbiamo bisogno di sentirla, di vederla, di essere certi che c’è un segno di benevolenza, c’è un motivo di speranza, c’è una forza di conforto non astratta o generica. Guarda, ascolta, incrocia le pene e le fatiche di ognuno di noi. C’è questa sicura convinzione che lega il popolo sipontino alla sua Madonna, perciò ognuno deve contemplare e farsi guardare. In quello sguardo, quello di Maria, nell’incrociarsi del suo grande occhio con i nostri occhi accade lo snocciolarsi delle vicende della nostra vita e l’implorazione perché la Madre soccorra, interceda, ridoni fiducia e speranza.

Da Maria nacque il Cristo suo Figlio

3. La grandezza e il titolo che giustifica e autentica il posto singolare di Maria nella storia della salvezza è il suo essere theotokos, madre di Dio. Con una semplicità disarmante, direi asciutta, quasi notarile,l’Apostolo Paolo nella seconda lettura ci presenta questo mistero grande che si fa strada nella storia umana al modo delle leggi della natura: “Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge” (Gal 4,4).
Questa donna è Maria. Essa entra nella storia che ha raggiunto la sua pienezza, il tempo dell’attesa è compiuto, siamo nel tempo pieno, nel tempo perfetto. C’è finalmente posto per Dio tra noi. Con il sì di Maria, pieno e senza riserve, inizia il tempo della nuova creazione, quella dei figli non degli schiavi. Non siamo più lontani né separati; se figli, Dio ha accorciato le distanze, ha cambiato volto, ci è Padre; il marchio di condanna viene annullato, entriamo a far parte della moltitudine dei costruttori della civiltà dell’amore che riporta all’unità ciò che i nostri odii, le nostre violenze hanno diviso. Con Maria, icona della nuova, redenta umanità, aumenta sensibilmente il numero degli artigiani e dei narratori della speranza: “Nel tempo della ragione debole e del disincanto, occorre riuscire a dire che Cristo è la ragione della speranza che è in noi. Se tutto appare fluido e flessibile, Cristo è saldo e stabile. Se tutto appare passeggero, Cristo è per sempre e promette l’eternità”(1).

Dona la gloria promessa ai tuoi figli

4. Di che cosa abbiamo bisogno? Cosa può domandare e ottenere per noi la nostra Santa Madre e Regina?
Nel brano del Vangelo che ci è stato proclamato alla festa di nozze a Cana di Galilea viene a mancare il vino. Maria, invitata col Figlio suo Gesù, se ne accorge e gli dice: “Non hanno più vino” (Gv 2,3).
Nella festa di nozze dell’umanità spesso viene a mancare, e ne siamo testimoni, il vino nel quale i Padri della Chiesa vedevano l’alleanza di Dio con il suo popolo.
Osiamo fare a meno di Dio, talvolta viviamo come se lui non esistesse. La sua parola, la fedeltà all’alleanza, costa e domanda coraggio e percorsi controcorrente. Capita anche a noi discepoli di Colui che si è proclamato via, verità, vita, di barare o barattare contorti compromessi con altre pretese verità che non ci fanno uscire allo scoperto e non ci espongono a prese di distanze nette e contrarie al pensare comune o alle mode del momento.
La novità che trasforma e dà gusto alla nostra vita, il vino della gioia e della speranza che spesso viene a mancare, potremo averlo a una sola condizione ed è quella contenuta nelle parole che Maria dice ai servi del banchetto nuziale di Cana: “Fate quello che egli vi dirà” (Gv 2,7).
Cristo e la sua parola devono tornare ad avere diritto di piena cittadinanza nella vita di noi cristiani. Non ha senso e non ha alcuna incidenza una vita cristiana fatta di formalismi e di mere fedeltà cronologiche, come potrebbe essere per tanti la presenza e la partecipazione all’odierna festa. Diamo ascolto e facili obbedienze alle parole degli uomini ma la Parola che conta, quella che non passa, Cristo Gesù, non riesce a catturare le nostre intelligenze e le nostre volontà, non motiva in modo chiaro i nostri comportamenti.

5. Avvertiamo in questo nostro tempo una ‘grande nostalgia di speranza’. Siamo chiamati a custodire la tensione verso questa virtù che non può essere mai del tutto compiuta ed esaudita.
In questa festa grande che ci fa scoprire la ricchezza di un dono consolidato e autenticato da una tradizione ininterrotta di devozione e di legame con Maria, sentiamo di rinnovare il nostro impegno a collaborare con tutti per ricercare una civiltà più umana e costruire un futuro buono. Come credenti siamo convinti che i “i nostri interlocutori non sono mai semplici spettatori né il contesto è realtà indifferente. Allo stesso tempo, non ci adattiamo ad ogni costo al contesto o ai gusti degli interlocutori. La vita cristiana non può restare rinchiusa nell’orizzonte di una cultura e di istituzioni ben definite, ma ha le risorse per discernere i valori della negatività e per valutare ciò che concorre all’affermazione della dignità della persona e ciò che la minaccia”(2).
E’ su questa strada che come Chiesa vogliamo misurarci con tutta la variegata realtà in cui siamo chiamati a testimoniare la perenne validità del Vangelo. Questo è il vino nuovo che per intercessione di Maria Vergine Santa viene a noi offerto per donare gusto e sapore alle insipide offerte che riusciamo a confezionare con i nostri limitati e poveri progetti.
Accogliete, fratelli e sorelle, questo nostro impegno e lo stile con cui vogliamo camminare con voi e accanto a voi.
Maria, Madre di amore e sede della sapienza, ci accompagni su questo percorso e ci faccia amare questa nostra storia incerta ma aperta all’attesa di speranze nuove e definitive.
Che la nostra città e quanti in essa siamo chiamati a dare il contributo dell’intelligenza e la forza operosa dell’impegno, trovino il gusto e l’ostinazione per intraprendere percorsi nuovi che facciano spazio all’apporto di tutti chiamati non a subire la novità delle intuizioni di pochi o le risposte ai bisogni di tanti.
Mi piacerebbe pensare che la comunità civile e quella ecclesiale rendano feriali e quotidiani gli spazi del dialogo e del confronto per adire con novità di proposte atte ad offrire a tutti il laboratorio del confronto, del dialogo, dell’ascolto reciproco per scoprire ciò che è necessario a tutti ed evidenziare il progetto di una comunità solidale, dalle porte spalancate, con cuori pronti ad accogliere e ad amare.

Vergine Santa, Madre e Regina della nostra Manfredonia, questo è quanto attendiamo dal Figlio tuo, fratello nostro e Salvatore Gesù.
Tu chiedi, prega, invoca e domanda a Lui per noi, figli tuoi. Amen

(1) CEI, Testimoni di Gesù Risorto, speranza del mondo, n.11.
(2) ivi, n.13.






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