«Donna ecco tuo figlio. Ecco la tua madre»
Omelia del Card. Carlo Caffarra del 16 luglio 1996
FESTA DELLA MADONAN DEL CARMELO - ARCIDIOCESI DI BOLOGNA



1. «Donna, ecco il tuo figlio. Ecco la tua madre».
Queste parole di Gesù, pronunciate sulla Croce, costituiscono il rapporto, unico e singolare, che unisce ognuno di noi a Maria e Maria a ciascuno di noi. Trattasi di un rapporto di maternità reale, anche se misteriosa, di Maria verso ciascuno di noi e di filiazione di ciascuno di noi verso Maria. Non ovviamente nell’ordine naturale della generazione, nel quale ciascuno di noi ha una sua propria madre; è nell’ordine della nostra salvezza, nell’economia salvifica della grazia.
 Le parole di Gesù sono pronunciate nel momento supremo del suo sacrificio, quando avviene la liberazione di ciascuno di noi dal peccato e dalla morte. Maria si trova ai piedi della Croce, posta dentro quel mistero di redenzione che riguarda l’uomo, tutto l’uomo ed ogni uomo: da questo mistero emerge la sua maternità. Seguendo la tradizione della Chiesa il Concilio chiama Maria “madre di Cristo e madre degli uomini” perché, insegna il medesimo Concilio, “cooperò con la carità alla nascita dei fedeli nella Chiesa” (LG 53). Ella “cooperò all’opera del Salvatore con l’obbedienza, la fede, la speranza e l’ardente carità per restaurare la vita soprannaturale delle anime” (LG 61). “E questa maternità di Maria nell’economia della grazia perdura senza soste ... fino al perpetuo coronamento di tutti gli eletti” (LG 62). Ecco in che cosa consiste la sua maternità nei nostri confronti. Maria, in Cristo e subordinatamente a Lui, partecipa alla nostra rigenerazione soprannaturale. La nostra rigenerazione spirituale consiste nella nostra configurazione a Cristo. In Lui, infatti, siamo stati scelti prima della creazione del mondo, predestinati ad essere figli nel Figlio e come il Figlio.«Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio ... perché ricevessimo l’adozione a figli». Come Maria generò il Figlio primogenito, così essa coopera alla generazione soprannaturale dei fratelli dell’Unigenito, alla generazione di ciascuno di noi. “Diede alla luce il Figlio, che Dio ha posto quale primogenito tra molti fratelli, cioè tra i fedeli, alla cui generazione e formazione essa coopera con amore di madre” (LG 63).
 Qual è la conseguenza di questo straordinario evento, la maternità di Maria nei nostri confronti, causato dalla Croce? Ascoltiamo il Vangelo: “E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa”. La prese in casa sua: abbiano veramente preso Maria nella nostra casa? Non sto parlando delle mura della casa fisica in cui abitiamo. Sto parlando della dimora che è la nostra persona, che è la nostra esistenza: è presente in essa veramente Maria, profondamente, nel cuore e non semplicemente alla periferia della nostra vita? La maternità di Maria, infatti, tocca le radici stesse della nostra esistenza. Per quale ragione? Ascoltiamo ora l’apostolo S. Paolo.

2.  «Che voi siete figli ne è prova il fatto che ...» .
La nostra rigenerazione soprannaturale, la nostra radicale ricostruzione nell’ordine della grazia è opera dello Spirito Santo che viene a dimorare nel nostro cuore. Come fu lo Spirito che plasmò nel ventre di Maria la carne del Verbo, così è lo stesso Spirito che plasma in noi la “figura” di Cristo: da Lui veniamo trasfigurati in Cristo. Ma, come la prima opera dello Spirito fu possibile perché Maria consentì pienamente («Ecco la serva...»), così la generazione in noi di Cristo è possibile nella misura della nostra disponibilità obbediente allo Spirito. E’ Maria che ci insegna questa docilità. Come si risponda allo Spirito Santo, ella ce lo può insegnare come nessun’altra.


Conclusione

 Le verità di fede che oggi la Parola di Dio ci ha insegnate, ora diventino sentimento del cuore, affezione spirituale: il rapporto fra noi e Maria deve realizzarsi soprattutto nel cuore. E’ un rapporto di amore, di confidenza, di lode, di gratitudine e di preghiera di intercessione: lasciamoci guidare dalla Santa Chiesa.





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