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NEWMAN JOHN HENRY




Cardinale e teologo inglese, canonizzato da papa Francesco il 13 ottobre 2019.

1. Cenni biografici
John Henry Newman nasce a Londra il 21 febbraio 1801, primo di 6 fratelli, dal banchiere John e da Jemina Foundrinier di origini francesi perché discendente da ugonotti emigrati nel Regno Unito dopo la revoca dell’Editto di Nantes. Nel 1817, qualche anno dopo il fallimento della banca del padre, Newman frequenta il Trinity College di Oxford dove consegue il titolo accademico di Bachelor of Arts. Dal 1826 è nominato Tutor dell’Oriel College, incaricato della formazione culturale di molti studenti universitari e conosce, divenendone amico, Edward Bouverie Pusey (1800-1882), John Keble (1792-1866) e Richard Hurrell Froude (1831-1836). Nel 1824 viene ordinato diacono e l’anno dopo, sacerdote della Chiesa anglicana. Dal 14 maggio 1826 al 18 settembre 1843 svolge una intensa attività pastorale come Vicario della parrocchia universitaria di St. Mary, distinguendosi per la sua predicazione. Nel 1832 accompagna l’amico Froude in un lungo viaggio verso l’Europa meridionale visitando tra l’altro Malta, Cor-fù e anche la Sicilia, dove Newman ritornerà da solo l’anno seguente facendovi una straordinaria esperienza spirituale, dopo essere stato colpito da una grave malattia. Durante il soggiorno romano conosce al Collegio inglese Nicholas Wiseman che diventerà in seguito Arcivescovo cattolico di Westminster. Il 14 luglio 1833, dopo aver ascoltato il famoso sermone di Keble “National Apostasy” che sottolineava il pericolo dell’indifferenza e dell’arreligione all’interno della Chiesa stessa, Newman aderisce al Movimento di Oxford che intendeva promuovere un profondo rinnovamento della Chiesa anglicana. Tale Movimento, formato da giovani studiosi e del quale Newman sarebbe stato una delle personalità più rappresentative, elaborò il progetto di contrastare il liberalismo teologico, denunciare il distacco della nazione inglese dalla pratica della fede, lottare per il ritorno ad un Cristianesimo primitivo attraverso una solida riforma dogmatica, spirituale e liturgica. In-sieme a Froude, Keble, Pusey e Pamer, Newman pubblica 90 saggi dal titolo Tracts for the Times, dei quali ne cura 26. In essi interpreta i 39 articoli della Chiesa anglicana (1571) in ottica cattolica anche se non “romana”, affermando, nel novantesimo tract, che essi, così formulati e praticati, non sono compatibili con l’esigenza del Cristianesimo. Sconfessato da 42 vescovi anglicani, condannato e allontanato dal senato accademico dell’Università di Oxford, Newman abbandona la vicaria di St. Mary, lascia il suo incarico di fellow dell’Oriel College e si ritira con alcuni amici a Littlemore, dove matura la sua conversione al cattolicesimo tramite il passionista Beato Domenico Barberi della Madre di Dio che, la sera del 9 ottobre 1845, ne accoglie la professione decisiva di fede cattolica. Nel 1846, mons. Wiseman manda Newman a Roma nel Collegio di Propaganda Fide per completare la sua formazione teologica e dove il 30 maggio viene ordinato sacerdote, dopo essere entrato nella congregazione oratoriana di San Filippo Neri. Nel 1848 è di nuovo in Inghilterra dove, su proposta di papa Pio IX, erige il primo Oratorio filippino a Meryvale, che sarà poi definitivamente trasferito nel 1854 a Edgbaston, alla periferia residenziale di Birmingham. Nello stesso anno, un altro grande oratoriano inglese, il padre Frederick William Faber, pone le basi a Londra per la creazione del secondo Oratorio. Nel 1851 Newman fonda anche l’Università Cattolica di Dublino di cui è nominato rettore, carica che ricopre per quattro anni. Gli anni immediatamente successivi alla sua conversione, furono per Newman carichi di contrarietà, insuccessi e incomprensioni a causa dei sospetti di ecclesiastici cattolici, tra cui anche H. E. Manning, futuro arcivescovo di Westminster, ai quali Newman appariva un personaggio in qualche modo dannoso per il Cattolicesimo. Lo si accusava, infatti, di non essere sufficientemente “romano” e cioè di non essere abbastanza polemico nei confronti dell’Anglicanesimo che aveva lasciato ma del quale, si diceva, aveva conservato lo spirito liberale, mentre il suo incoraggiamento ad approfondire gli studi critici anche tra i cattolici e a valutare positivamente la partecipazione attiva dei fedeli alla vita della Chiesa, allo sviluppo e alla conservazione della dottrina, appariva un indizio di eresia. Soltanto nel 1864, Newman fu liberato da queste dolorose esperienze in seguito alla sua reazione polemica ad un attacco alla Chiesa da parte di Charles Kingsley. Questo autore affermava, infatti, che l’onestà teologica, intellettuale e storica e il rispetto della verità non erano mai stati prerogativa del sacerdozio cattolico. A sostegno della sua tesi Kingsley si scagliava contro Newman, accusandolo di scarsa fedeltà alla coscienza e di poca coerenza e, quindi, di falsità e inganno. All’attacco di Kingsley, Newman rispose pubblicando, tra aprile - giugno del 1864, Apologia pro vita sua, considerata la sua opera più geniale e un capolavoro della letteratura autobiografica mondiale. Scritta nel ristretto spazio di tre mesi e sotto una forte pressione emotiva e psicologica, l'opera è un documento prezioso della maturazione teologica e spirituale di Newman e del contesto storico e religioso dell'Inghilterra dell'800 ed assicurò all’ autore il prestigio di alta autorità morale nella Chiesa di Roma. A questo si aggiunse la difesa del Concilio Vaticano I e del dogma della infallibilità pontificia da esso proclamato, in una famosa Letter to the Duke of Norfolk del 1875, contro le tesi di William Ewart Gladstone (1809-1898). Nel 1878 il Trinity College di Oxford elesse Newman a suo “first honorary yellow” e l’anno dopo, papa Leone XIII lo nominò cardinale diacono del titolo di San Giorgio in Velabro. Come suo motto cardinalizio egli scelse “Cor ad cor loquitur”, sottolineando in tal modo il principio fondamentale del suo stesso stile di vita di studioso e di sacerdote: essere e rimanere sempre un “cuore in dialogo”, un comunicatore di verità con la cordialità del vero amico. Il 25 dicembre 1889, Newman celebra la sua ultima messa e l’11 agosto 1890, dopo grandi sofferenze sopportate santamente, muore e viene sepolto nell’Oratorio di Edgbaston. Volle che sulla sua tomba fosse scritto l’epitaffio: “Ex umbris et imaginibus in veritatem”. Il 22 gennaio 1991 Giovanni Paolo II lo proclama venerabile e il 19 settembre 2010 viene beatificato a Birmingham da papa Benedetto XVI davanti a 70mila fedeli. Il 13 0ttobre 2019 è canonizzato da papa Francesco in Piazza San Pietro.

2. Attualità di Newman
Sebbene vissuto nel XIX secolo, Newman rimane oggi più vivo che mai, in quanto anticipò con spirito profetico alcuni dei problemi filosofici e religiosi del nostro tempo. Per questo, la vita, l’opera e l’esempio di Newman, definito “Olocausto della verità”, rimangono anche per noi oggi un punto di riferimento. Proprio di fronte alle preoccupazioni e ai difficili discernimenti che la società contemporanea ci impone, Newman ci insegna con i suoi scritti e la sua intera esistenza, a mantenere un certo distacco dalle preoccupazioni materiali della vita, per lasciare posto dentro di noi alla crescita dell’amore di Dio, perché ogni nostro affanno, ogni atteggiamento di fede, ogni moto interiore, devono nascere e trovare il loro compimento nell’amore di Dio. Il nostro tempo obbliga i cristiani a ritrovare un pensiero robusto, una pratica cristiana aperta e lungimirante, dentro la quale la ricerca teologica, l’ interpretazione della cultura e il sentire ecclesiale, siano sempre accompagnati da una vera esperienza spirituale. Per questi motivi la missione che Dio ha affidato a Newman, appartiene ad ogni epoca, luogo, persona: la sua è una duratura testimonianza senza confini di spazio e di tempo. Come affermava papa Paolo VI, Newman rimane, per la sua completezza intellettuale, umana e cristiana, una guida sicura per tutti coloro che sono alla ricerca di un valido orientamento nelle incertezze della nostra epoca.[4] Con la sua vasta eredità di scritti accademici e spirituali, egli ha ancora molto da insegnare sulla vita e la testimonianza cristiane tra le sfide del mondo contemporaneo, sfide che egli previde con eccezionale chiarezza. Le sue intuizioni sulla relazione tra fede e ragione, sullo spazio vitale della religione rivelata nella società civilizzata, e sulla necessità di un approccio all’educazione ampiamente fondato e a lungo raggio, non furono soltanto di importanza profonda per l’Inghilterra vittoriana, ma continuano ancora oggi ad ispirare e illuminare molti in tutto il mondo.

3. La mariologia di Newman
a)
Newman non ha composto un vero trattato di Mariologia, ma troviamo il suo pensiero sparso nelle lettere, nei discorsi, nelle omelie, nelle composizioni poetiche, negli scritti spirituali. Il testo più completo, denso e sistematico su Maria, è la Letter addressed to the Rev. Pusey on Occasion of his Eirenicon of 1864 del 1865. La comprensione e l’accettazione della Mariologia catto-lica è stato per Newman un passaggio graduale e ponderato. Quando nel 1836 egli divenne Tutor dell’Oriel College incontrò qui Richard Hurrell Froude, che lo aiutò a conoscere meglio la Vergine Maria. In realtà Froude si ricollegava a John Keble autore, tra l’altro, di stupende poesie dedicate alla Madre di Dio, nelle quali le rivolge i titoli più suggestivi, la saluta con parole tipiche dei cattolici, mostrando una tenera e profonda devozione per lei. Ma già molto tempo prima, da sacerdote anglicano, Newman aveva mostrato grande interesse al tema mariano, come attesta una sua omelia nella festa dell’ Annun-ciazione del 1832. In essa egli afferma come per mezzo di Maria si sarebbero invertiti i destini del mondo e sarebbe stata schiacciata la testa del serpente infernale. A lei, chiamata ad essere la Madre del Verbo di Dio incarnato, è stato conferito l’onore più grande che potesse essere concesso ad una creatura, e nessuno si può avvicinare alla santità e perfezione di Colei che avrebbe educato il Cristo e lo avrebbe fatto crescere in età, sapienza e grazia. Per lui era inconcepibile che l’Unigenito Figlio di Dio, fosse venuto al mondo in una donna coperta di peccato, ma è venuto invece in modo nuovo e vivificante: ha selezionato e purificato un tabernacolo per sé, divenendo il se-me santo della Donna nel cui seno il suo corpo si è miracolo-samente formato dalla sostanza incontaminata di lei. Tuttavia, proprio in quel periodo, segnato dalla morte prematura dell’amico Froude, Newman criticava aspramente le esagerazioni del culto mariano cattolico, soprattutto quella eccessiva venerazione delle statue nelle chiese e ancora nel 1842 affermava come proprio la Madonna fosse uno degli ostacoli maggiori alla sua accettazione della dottrina cattolica. A fargli superare queste difficoltà, fu Charles W. Russell (1812-1880) di Maynooth che tenne una interessante corrispondenza con Newman e si mostrò molto interessato al suo percorso di conversione. Russell assicurò Newman che se avesse conosciuto a fondo e pienamente la dottrina della Chiesa Cattolica su Maria, le sue paure e riserve sarebbero completamente scom-parse. Lo stesso Rosario, guardato allora con molto sospetto da Newman, altro non era che pura meditazione dei misteri dell’Incarnazione, della Passione e della Gloria del Signore e che, quindi, veniva tratto in inganno pensando che la Chiesa venerasse troppo la Vergine Maria a scapito dell’onore unico e assoluto dovuto alla SS. Trinità. Newman non dimenticherà mai l’aiuto spirituale ricevuto da Russell nel processo di chia-rimento della Mariologia cattolica e lo attesterà pubblicamente.
b) Anche il travaglio mariologico dell’Inghilterra del XIX secolo, come ricerca della giusta via tra devozione e teologia, tra fede autentica ed espressioni culturali e categoriali, tra sviluppo e fedeltà al Vangelo, trova nel Card. Newman un suo geniale rappresentante. Mentre sottolinea la necessità di correggere certe forme e formulazioni della devozione popolare mariana, qualche volta al limite della coerenza teologica, egli riconosce la vitale validità della venerazione di Maria, fondata solidamente sull’antica dottrina e sulla pietà dei Padri. Giusta-mente inteso e correttamente praticato, il culto mariano non si oppone o contrappone alla centralità di Cristo, ma è in un rapporto direttamente proporzionale: dove c’è Maria, c’è anche Cristo; dove Maria manca, si perde l’ortodossia della fede. Ma-ria non è la rivale di Cristo, ma la “Ministra di suo Figlio”.

4. Vitalità della mariologia di Newman
Newman ha mostrato coraggio nel superare i pregiudizi iniziali sulla devozione a Maria, e poi ha fatto un notevole sforzo per aiutare i suoi ex amici anglicani a superarli anche loro. La sua profonda venerazione per la Madre di Dio è attestata con chiarezza da tutto ciò che egli scrive di lei, anche se ancora anglicano. Maria fu intensamente presente nella sua vita e divenne oggetto costante, anche se contrastato, della sua meditazione e della sua devozione. Tuttavia, non c'è nulla di cerebrale o di meramente intellettuale nel suo approccio: se scrive di lei con un calore di sentimento, insolito per un uomo della sua formazione e della cultura anche se non sorprendente per l’esperienza di un santo, egli non tralascia mai di fondare il suo discorso su una straordinaria solidezza teologica e di riflettere sull’incidenza positiva del culto mariano nelle problematiche sociali ed ecclesiali del suo tempo. La sua è stata la proposta, sempre attuale, di una Mariologia ricondotta alle fonti e spoglia di tutte le scorie, una Mariologia orientata e radicata sulla realtà centrale del Cristianesimo che è l’Incarnazione del Verbo. Proprio in questo ineffabile mistero, egli coglie i due nuclei da cui sviluppa la sua dottrina mariana: la Maternità divina e la Seconda Eva da cui, poi, derivano dignità, santità, perpetua verginità, immacolata concezione, assunzione, potere di intercessione di Maria. Il tutto sempre trattato con grande rigore scientifico e con metodo teologico che attinge alle fonti genuine e accoglie solo le testimonianze autentiche interpretate sempre con la massima oggettività. Il metodo di Newman è un metodo biblico, storico e patristico che vede Maria in tutta la Storia della Salvezza: nel pensiero di Dio, nella vita di Gesù, nella storia della Chiesa, nella sua missione di madre degli uomini. Con questo suo modo originale e innovativo di fare Mariologia, egli anticipa profeticamente il Concilio Vaticano II che, nel Capitolo VIII della Lumen gentium sottolinea proprio come la Mariologia, per essere autentica, deve sempre tenere conto della Sacra Scrittura, dell’insegnamento dei Padri, della prospettiva storico-salvifica, delle istanze ecumeniche e deve evitare sia le false esagerazioni, ma anche e soprattutto la grettezza di mente.

Bibliografia
GRASSO A., Maria di Nazareth. Saggi teologici, Editrice Istina, Siracusa 2012, pp. 207-270; VELOCCI G., Newman mistico, Libreria Editrice PUL-Desclée, Roma 1964; ID., Newman al Concilio, Edizioni Paoline, Alba 1966; ID., Newman. Sulla preghiera, Jaca Book, Milano 1995; ID., Newman. Il coraggio della verità, LEV, Città del Vaticano 2000; ID., Meditazioni e preghiere, in AA. VV., Conoscere Newman. Introduzione alle opere, Urbaniana University Presse, Roma 2002; ID., La preghiera in Newman, LEV, Città del Vaticano 2004; ID., Incontrando Newman, Jaca Book, Milano 2009; WALGRAVE J. H., Newman. Le dévelopment du dogme, Casterman, Tornai-Paris 1957; ZANIN E., La Chiesa nell’esperienza religiosa di John Henry Newman, Grillo, Udine 1980; WODRAZKA B. P., John Henry Newman, oratorianer und Kardinal. Ein großer Lehrer der Kirche, Nova et Vetera, Bonn 2009; TETTAMANZI D., John Henry Newman e la ricerca della verità: finalmente libero dopo un viaggio faticoso e triste, in L’Osservatore Romano del 29 marzo 2009, p. 5; SILVESTRI R., Fede e ragione in John Henry Newman, Tesi di Laurea, U-niversità degli Studi di Bologna 1999; O’DONOVAN T., Newman and the Catholic University in Ireland, Strawberry Hill, Twickenham 1990; NEWMAN J. H., Litanie Lauretane, Piemme, Casale Monferrato 1985; ID., The Letters and Diaries of John Henry Newman, vol. XXIX, Oxford 1961; ID., Meditation for the Feast of the Holy Rosary 5 october 1879, in L’Osservatore Romano, Edition in English, 5 february 2003, p. 10; ID., The Church of the Fathers, Burns Oates and Company, London 1868; MORALES M. J., John Henry Newman. La vita, Jaca Book, Milano 1998; - MORRONE F., Cristo il Figlio si Dio fatto uomo. L’Incarnazione del Verbo nel pensiero cristologico di J.H. Newman, Jaca Book, Milano 1990; ID., L’urgenza di una nuova amicizia tra fede e ragione, secondo Newman e Bededetto XVI, Conferenza nel Centro Newman di Roma del 19 ottobre 2008; ID., Con occhi di fede. L’avventura umana e credente di John Henry Newman, Cittadella, Roma 2010.

VEDI ANCHE:
LETTERA A PUSEY






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