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MAGNIFICAT


1. Canto di ogni tempo

Il Magnificat è un testo fondamentale, come una cerniera tra l’Antico e il Nuovo Testamento che si incontrano nei “poveri di Jahvé”, nuovo popolo della promessa, di cui Maria è l’espressione privilegiata. Il canto è un brano ecclesiale messo sulle labbra di Maria, che la comunità ripete incessantemente unendo la sua voce a quella di Lei. Molte liturgie orientali hanno dato al Magnificat un posto d’onore; la liturgia latina lo ha incluso, a partire dal V – VI secolo, nella recita giornaliera del Vespro. Impressionante è anche quante volte la musica ha cantato il Magnificat. Il solo Orlando di Lasso, nel XVI secolo, ha composto ben 101 Magnificat da 4 a 6 voci. Dalla fine del XIX secolo il Magnificat è anche oggetto di profonde ricerche critico – esegetiche che hanno portato a feconde attualizzazioni. La riscoperta della valenza antropologica e socio – politico del Magnificat , ha conferito notevole impulso alla rivalutazione della donna, di cui Maria, si rivela sempre di più archetipo credibile ed espressione privilegiata.

2. Canto singolare
Perché c’è oggi tanta attenzione al Magnificat? Perché in esso ci sono elementi che: sottolineano la misericordia di Dio verso i poveri; esaltano il suo energico intervento contro gli oppressori;  presentano Maria come serva e povera del Signore e come modello di identificazione di ogni credente; considerano Maria come portavoce della comunità e come donna fedele e obbediente alla Parola; manifestano l’unità del canto nella glorificazione di Dio e nella lode a Colei che ha creduto. Per questi elementi il Magnificat è espressione eccellente del nuovo popolo di Dio, canto e preghiera della Chiesa di tutti i Tempi.

3. Canto storico - salvifico
Il Magnificat è un canto liturgico o un inno di liberazione politico – sociale? I due aspetti non sono affatto alternativi ma complementari e  reciproci. Una lettura unilaterale del Magnificat è errata: sia quella intimistica e privata, sia quella solo socio – politica. Il Magnificat proclama Dio salvatore potente che depone i grandi ed innalza gli umili. Questo protagonismo di Dio e la condizione di povertà nella quale interviene, non possono essere scissi tra loro perché il Magnificat perderebbe tutto il suo significato. Maria non è un’eroina o una creatura superiore, ma una persona liberata dalla sua povertà, che collabora con Dio e proclama la sua salvezza.

4. Canto natalizio o canto pasquale?
Il Magnificat celebra la nascita di Cristo al mondo o la sua gloriosa Resurrezione? Secondo il contesto reale in cui è inserito, tra le annunciazioni e le nascite, non può non evocare anzitutto che un clima natalizio. Ma ci si rende subito conto che esso ha molte cose in comune con salmi e inni di liberazione. Il canto di Maria celebra l’evento Cristo, compreso a partire dalla Pasqua e che si prolunga fino alla sua nascita terrena. Tutti i racconti dell’infanzia sono testi pasquali che proiettano la gloria del Risorto sugli eventi delle sue origini terrene. E’ sintomatico che Maria non nomini mai il bambino e non parli della sua prossima maternità. Per questo suo sottofondo pasquale, il canto di Maria va letto alla luce del Canto del mare di Esodo 15, 1-27 che celebra, anch’esso, la liberazione pasquale del popolo. Il canto di Maria, quindi, è: memoria degli eventi passati;  celebrazione attuale della definitiva salvezza operata da Cristo; profezia di un futuro in cui la vittoria di Dio trionferà sul mondo.

5. Canto teologico o mariano?
Il Magnificat è un canto teologico o mariano? Anche qui non c’è divergenza, ma convergenza totale tra i due aspetti: è un canto mariano perché teologico, in quanto la vicenda della fanciulla di Nazaret è tutta opera di Dio;  è un canto teologico perché mariano, in quanto l’azione di Dio si manifesta in Maria allo stato puro, senza compromessi con gli uomini o le logiche dei potenti del mondo. Il canto attribuito a Maria racconta la storia di una “povera” del Signore, ma è il racconto tipico di tutti i “poveri di Jahvé”. Maria scompare quasi nell’intero popolo di Dio e si confonde con esso. In risposta agli elogi di Elisabetta, Maria benedice il Signore, appare qui veramente realizzarsi l’antico adagio: Maria è l’eco di Dio. Canto mariano e teologico, quindi: la Vergine di Nazaret è la prima destinataria della salvezza operata da Dio in Cristo, la sua prima testimone, colei che proclama senza fine la benedizione, la misericordia e la liberazione di Dio.

6. Letture riduttive del Magnificat
Vi sono alcune letture interpretative del Magnificat che devono essere scartate per non mortificare il suo completo significato. Esse sono: la lettura “spiritualistica” per cui i potenti e i ricchi sono soltanto gli orgogliosi e i poveri e gli affamati sono gli umili. In questa visione non si leggono, infatti, le mediazioni storiche del maligno, come ad es. fa l’Apocalisse, cioè si interpreta il canto senza alcun significato per e nella storia e lo si rende socialmente insignificante; la lettura “spiritualistica – moderata” che accetta il senso realista del Magnificat, ma lo mette in sordina, vanificandone il significato a favore dell’interpretazione spiritualistica;  la lettura “enragée” cioè quella che vede in Dio il “Signore degli eserciti” e della “guerra santa” e considera il Magnificat come l’invito ad una guerra santa, contrassegnata dallo spirito di odio e di violenza; la lettura “enragée – moderata” che oltre a quanto detto sopra riconosce anche il significato religioso dell’inno, dandogli però un posto secondario.

7. Doppia chiave di lettura: sintesi tra fede e vita
Perché la lettura del Magnificat sia integrale, bisogna interpretare l’inno in una doppia luce: alla luce dell’Esodo per rilevarne la dimensione etico – sociale e storica, dimensione che riguarda soprattutto Israele; alla luce della Pasqua per rilevare la dimensione soteriologia ed escatologica della liberazione messianica, dimensione che riguarda soprattutto la Chiesa. Il Magnificat appare, dunque, un canto messianico aperto e inclusivo, primieramente soteriologico, ma che richiede anche un “messianismo politico” come una sua dimensione interna. La dimensione sociale del Magnificat, non può essere quindi sottaciuta e la Chiesa deve riscoprire e valutare anche questa dimensione se vuole fare un discorso completo sui poveri e sugli oppressi. In altre parole, secondo Hõring, il Magnificat, incarna la sintesi tra la   lode di Dio e l’umile servizio del prossimo. La fede cristiana comprende, esprimendosi nel Magnificat, che la salvezza ultima deve e può realizzarsi anche nella società storica in termini di liberazione sociale e che questa liberazione è e deve essere protesa verso il traguardo escatologico. Il Magnificat è la sintesi tra l’escatologico e lo storico: le realtà ultime attraversano e superano allo stesso tempo le “realtà penultime”.

8. Contesto del Magnificat
Qual è il contesto del Magnificat? Possiamo leggervi un contesto remoto e un contesto immediato:
- contesto remoto: è lo sfondo sociale in cui si trovava a vivere Maria di Nazaret che si può riassumere in questi tratti: povertà socio – politica dovuta al sistema coloniale romano basato sul latifondo e il regime delle imposte; dominazione socio – politica da parte di un potere straniero e pagano sostenuto dalle sue legioni; oppressione ideologico – religiosa ad opera del sistema farisaico; sommosse rivoluzionarie da parte degli zelati; attesa di una liberazione apocalittico – messianica da parte delle folle stanche e sfinite.
- Contesto immediato: è l’episodio della Visitazione che narra un incontro che ha questi caratteri rilevanti: sono due donne ad incontrarsi, fatto che contesta fortemente la subordinazione della donna nella società patriarcale palestinese; sono due donne povere, ambedue disprezzate, l’una perché sterile e l’altra perché vergine; sono due donne incinte e quindi “benedette” perché portatrici della vita, delle quali una porta anzi la Vita per eccellenza.

9. Origine letteraria del Magnificat
Qual è l’origine del Magnificat? L’ipotesi più probabile è questa: a partire da qualche frase di lode detta da Maria stessa nella Visitazione, la primitiva Chiesa giudeo – cristiana, forse anche una comunità di anawin convertiti, avrebbe ampliato questa breve dossologia in un salmo vero e proprio, che cantava le meraviglie compiute da Dio in Gesù Cristo e che lo ringraziava per la salvezza manifestata nell’evento della resurrezione. Luca avrebbe ripreso questo canto e lo avrebbe rielaborato liberamente, facendo in esso riecheggiare anche il contesto di persecuzione politico – religiosa che la Chiesa in quel momento stava soffrendo e trasformandolo anche in un inno dei perseguitati e dei martiri (80 d.C. circa). Luca tuttavia pone questo inno sulle labbra di Maria, facendone la portatrice dei sentimenti della Chiesa in un contesto di sofferenza. Perché? Perché Luca pensa a Maria come alla Serva del Signore, povera e perseguitata con e come suo Figlio. Si potrebbe concludere, quindi, che se anche il Magnificat non fosse stato composto da Lei, potrebbe in verità esserlo perché, secondo Luca, corrisponde perfettamente ai suoi sentimenti.  Al di là di questa interpretazione, è certo che Maria emerge nel Magnificat come la personificazione o il tipo del Popolo di Dio di tutti i tempi, per cui i cristiani di oggi devono riprendere questo inno e riviverlo nella fede e nella pratica con e come Maria di Nazaret, secondo le parole di S. Agostino: “In ognuno di voi sia l’anima di Maria a magnificare il Signore; in tutti noi sia lo spirito di Maria a esultare in Dio”.

10. Struttura del Magnificat e ottica di lettura
Secondo la valida formula suggerita da J. Dupont, Il Magnificat può essere suddiviso in tre parti:
- I Parte: discorso spirituale – religioso (vv. 46 – 50) da. “L’anima mia…” a “quelli che lo temono”. Questa parte è incentrata sulla serva (doúlee), e canta il Potente (Dynatós) che ha fatto grandi cose (megála) in favore della Vergine. Domina qui la misericordia di Dio (élios).
- II Parte: discorso politico – religioso (vv. 51-53) da: “ha spiegato la potenza…” fino a “mani vuote i ricchi”. Questa parte è centrata sugli umili (tapeinoús) e parla dei prepotenti (dynástas) contro i quali Dio ha fatto prodezze, rovesciandoli dai troni (katheîlen). Domina qui la potenza di Dio (krátos).
- III Parte: discorso etnico – religioso (vv.54-55) da: “ha soccorso” fino a “sua discendenza per sempre”. Questa è centrata su Israele. Domina qui la fedeltà di Dio verso il suo popolo antico e il popolo nuovo. Il servo si collega infatti alla serva della prima parte, in una continuità ideale e salvifica.

Bibliografia
Il testo è tratto da BOFF C., Mariologia sociale, Marianum, Roma 1999 – 2000. Vedi anche AA. VV., Maria e l’impegno sociale dei cristiani, AMI, Roma 2003; AA. VV., Il posto di Maria nella nuova evangelizzazione, Centro di Cultura Mariana «Madre della Chiesa», Roma 1992; AA. VV, Come vivere l’impegno cristiano con Maria. Principi e proposte, Centro di Cultura Mariana «Madre della Chiesa», Roma 1994; AA. VV., La Madre di Dio per una cultura di pace, Monfortane, Roma 2001; AA. VV., Maria e la cultura del nostro tempo. A trent’anni dalla Marialis cultus, AMI, Roma 2005; GHIDELLI C., Magnificat. Il cantico di Maria, la donna che ha creduto, Paoline, Cinisello Balsamo 1990; MORI E. G., Figlia di Sion e Serva del Signore, EDB, Bologna 1988.






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