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EDICOLE MARIANE



La devozione popolare, oltre ad aver edificato chiese, cappelle, santuari alla Vergine, ha edificato anche minute costruzioni denominate edicole, che costituiscono uno degli aspetti più interessanti dell’edilizia popolare sacra fondata su tradizioni molto antiche. L’edicola sacra può considerarsi un luogo che riconduce alla preghiera. Il passante frettoloso, preoccupato, inquieto si sente invitato alla pausa interiore, al dialogo con la Madre, alla realtà spirituale; l’edicola è un momento di formazione religiosa di base: attraverso precisi significati mariani, il devoto torna con la mente a quello che la Chiesa insegna sulla Madre di Dio; le edicole sono un segno di filialità sulla strada. L’immagine di Maria fa sentire fratelli gli uomini, richiama da una presenza materna che unifica tutti, la mano di una madre che guida nel cammino della vita. In Italia, a seconda della regione o città, le edicole mariane hanno diverse denominazioni.

1. Cenni storici
Già nella cultura classica le edicole erano dedicate ai Lares Campitales, divinità che tutelavano i punti critici della città, come i crocicchi o le mura cittadine. Nell’era cristiana, per un fenomeno di sincretismo religioso, le divinità pagane furono sostituite dalla Madonna, pur rimanendo costante l’antica funzione propriziatoria e tutelativa. Queste edicole erano molto venerate dai fedeli, ardeva in esse sempre una fiammella che spesso era l’unica fonte di luce per le strade buie delle città. Le sacre immagini della Vergine erano dipinte a fresco sul muro, su tela o su legno o erano scolpite sul marmo o cesellate sullo stucco.Le edicole richiamavano all’essenzialità della fede cristiana, alimentavano un dialogo e l’idea di non sentirsi soli sulle vie del mondo, ma consolati da una presenza che osserva e aiuta. Qualche volta l’edicola aveva origine da un evento miracoloso e allora attorno alla santa Immagine si deponevano gli ex voto a forma di cuore o tavolette con il dipinto del miracolo. Nella nostra epoca gli ex voto sono stati sostituiti da lapidi con la sigla P:G:R:, il nome del graziato e l’anno in cui l’episodio è avvenuto.Le edicole sono state oggetto di studio, soprattutto da parte dell’ISEPS, l’Istituto Nazionale di Ricerche e di Studi sull’Edilizia Popolare Sacra. In uno studio si afferma che anche oggi l’edicola non è soltanto una nota di colore decorativa devozionale o folcloristica, ma che le immagini della Vergine o sei Santi, richiamano ad una discreta ma reale presenza e instaurano un intimo rapporto con una persona che ascolta e vede tutto quello che accade intorno, partecipando così anch’essa attivamente alla vita degli uomini.

2. Le Madonnelle di Roma
Le edicole di Roma sono molto antiche. Nel suo elenco del 1853 il Ruffini ne descrisse 1100. Parsi nel 1939 ne contava 535 e Marianna Gucciardino nel 1990 ne enumerò 573. Le più numerose risalgono al Seicento e Settecento e molte di esse hanno un notevole pregio artistico. Molte delle edicole posteriori risalgono al secolo scorso o al periodo bellico: nel 1944 ne furono edificate molte in onore della Madonna del Divino Amore che aveva salvato la città dai bombardamenti. Altra ondata di costruzioni ci fu nell’anno mariano 1954 e nel 1956 durante la celebrazione delle Giornate missionarie nella capitale. Il nome dato alle immagini è quasi sempre variopinto e lascia trasparire l’animo popolare: Madonna del silenzio, del mondo, della nicchia, della pagnotta, della stella, del buon cammino, della mercede, ecc. Nel centro storico di Roma le edicole sono molto numerose ed hanno forme diverse: a tabernacolo a tempietto, a raggiera; sono coperte da tettoia o baldacchino in legno, marmo, stucco, ceramica, terracotta; le immagini sono dipinte su tela, a fresco o sono bassorilievo o altorilievo. Le più moderne hanno un impianto molto più sobrio e sono in marmo, ceramica o mosaico.

3. Le Madonnette di Genova
Le edicole di Genova hanno costituito un fenomeno di rilievo nel contesto della storia cittadina. Sono realizzate come sopraportali in pietra nera o sfarzose edicole del periodo barocco. Fino a qualche secolo fa, il Remondini ne contava 890 tra statue, dipinti o bassorilievi distribuiti nei sestieri della città. I titoli più comuni: Madonna della Misericordia di Savona, Immacolata Concezione, Addolorata, Carmine, ecc. Nel 1990 il Ricchetti ne ha elencate un centinaio nel solo centro storico della città. Il fenomeno delle edicole sacre si espande nei secoli XVI e XVII, spesso opera di oscuri marmorari senza pretese artistiche, sistemate agli angoli delle strade, sui portoni delle case, sulle mura della città, nei vicoli ma colpiti dalla luce, sui portoni delle case, sulle palizzate quasi a contatto con il mare o nelle “creuse” che salgono verso la collina. Le Madonnette hanno da sempre identificato luoghi e percorsi, divenendo parte integrante della storia dei genovesi. Esse rivelano le terribili pestilenze, i scampati pericoli, le scampate tempeste delle navi, i semplici fatti accaduti degni di essere raccontati. Le frasi a tal proposito sono molto significative: “Genova città di Maria SS.”, “Posuerunt me custodem” Un tempo furono anche una gara tra le corporazioni dei barcaioli, dei fruttivendoli, dei portantini, del macellai ecc. Ognuno di essi aveva il suo segno devozionale, un punto di convegno. Oggi, come detto, ne esistono solo un centinaio, ma continuano ancora a scandire il tracciato della vita quotidiana, dando a chi le considera nuovo coraggio e nuova fiducia.

4. I capitelli di Venezia
I capitelli di Venezia erano un tempo un fatto comunitario. In alcune frazioni il capitello era centro di vita religiosa, anche per la lontananza della chiesa parrocchiale. Essi rispondevano ad esigenze precise della collettività, tra cui prevaleva quella di tutelarsi da ogni genere di avversità mediante la presenza benefica e protettrice del divino o il desiderio di e per lo scampato pericolo. Il capitello apparteneva alla storia del paesaggio, era uno di quei processi di identificazione da parte del mondo particolarmente agrario, del reale col sacro. Oggi si registrano poco più di 500 capitelli e la tradizione li fa risalire al XII secolo. Sono stati edificati da umili scalpellini, ma anche da artisti famosi come i Bon, i Lombardo e i Delle Masegne o anche da architetti come Sansovino, Coducci e Massari. Dopo la II Guerra mondiale si assistette alla costruzione di nuovi tabernacoli soprattutto per la fine della guerra (1945), per la Madonna pellegrina (1950), per l’anno mariano (1954). Quasi tutti i capitelli sono dedicati a Maria così come i traghetti e i ponti di ieri e di oggi.

Bibliografia
PEDICO M. M., La Vergine Maria nella pietà popolare, Edizioni Monfortane, Roma 1993, PP. 141-150; FRIGANI R. - TOSCHI CAVALIERE C., I muri di Maria. Tradizioni iconografiche e devozione popolare a Ferrara, Ferrara 1988; MARCHETTI G., De' prodigi avvenuti in molte sacre immagini, Roma 1797. 

VEDI ANCHE:
CAPITÈLI DI VENEZIA
MADONNELLE DI ROMA
MADONNETTE DI GENOVA






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DOTTORE IN S. TEOLOGIA CON SPECIALIZZAZIONE IN MARIOLOGIA
DOCENTE ALL'ISSR "SAN LUCA" DI CATANIA

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