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MARIALIS CULTUS


Esortazione apostolica di Paolo VI del 2 febbraio 1974 sul Culto della B. Vergine Maria.

1. Motivazioni e finalità della marialis cultus
a)
Il documento mariano più significativo di Paolo VI, è certamente l’Esortazione apostolica Marialis cultus del 2 febbraio 1974. Con questo documento Paolo VI intese:
- mettere in luce il posto eminente e singolare che la Madre di Dio ha nel culto della Chiesa;
- offrire valide indicazioni per il rinnovamento dell’Angelus e del Rosario, dei quali sottolineò, in maniera originale, la perenne validità.   
b) Le motivazioni per cui Paolo VI si decise a emanare la Marialis cultus, sono soprattutto tre:
1. Punto di partenza fondamentale è, come abbiamo appena accennato, l’interesse personale, teologico e pastorale di Paolo VI per la Vergine, alla quale aveva già dedicato importanti interventi. Basta ricordare:
- la grande opera da lui svolta per l’inclusione del Documento conciliare sulla Madre di Dio all’interno della Costituzione dogmatica sulla Chiesa Lumen genitum, conosciuto come il Capitolo VIII;  
- la solenne proclamazione di Maria come Madre della Chiesa, compiuta al termine della terza sessione conciliare il 23 novembre 1964, contestualmente alla promulgazione della Lumen gentium;
- l’esortazione apostolica Signum magnum del 13 maggio 1967, in cui riafferma la dottrina conciliare della maternità spirituale di Maria ed il suo inscindibile nesso con i doveri degli uomini redenti verso di lei;
- la Sollemnis professio fidei del 30 giugno 1968, in cui oltre a riaffermare i punti essenziali della fede che in quel momento storico venivano messi in dubbio o contestati, nei nn. 14 e 15 condensa e riafferma tutta la dottrina mariana ecclesiale, a partire dai quattro dogmi definiti, fino alla cooperazione di Maria alla salvezza e alla sua mediazione materna; 
- Infine, le encicliche Mense maio del 29 aprile 1965; Christi matri del 15 settembre 1966 e l’esortazione apostolica Recurrens mensis october del 7 ottobre 1969, con le quali, vista la grave situazione della Chiesa e del mondo, il Papa, aveva fortemente sollecitato il ricorso fiducioso alla Madre di Dio, soprattutto con la recita del Rosario, per ottenere da Dio il dono della pace e la forza del vero rinnovamento alla Chiesa.
2. Occasione remota della Marialis cultus fu la richiesta dell’apostolo del Rosario P. Patrick Peyton, inviata a Roma il 13 maggio 1970, nella quale si chiedeva che il Papa:
- dichiarasse “liturgica” questa preghiera
- ne raccomandasse apertamente la recita
- e ne favorisse un rinnovamento nella forma.
Questo spiega perché il papa dedicò anche buona parte del suo documento al Rosario, pur non dichiarandolo “preghiera liturgica” ma “vicina alla Liturgia”.
3. Ma il contesto fondamentale e determinante di cui si deve tenere conto per comprendere la Marialis cultus, fu il drammatico decennio postconciliare con la riforma liturgica:
- Il decennio postconciliare, che va dal 1965 al 1975, e che coincise con il decennio della riforma, fu il decennio del “silenzio su Maria”. Fu una crisi, che non toccò né il magistero, né la pietà e gli atteggiamenti cultuali della maggioranza dei fedeli, ma colpì principalmente i chierici, i gruppi ecclesiali impegnati e le élites colte, per cui più rara divenne la predicazione sulla Vergine, più scarsi i pii esercizi in suo onore; la mariologia venne rifiutata e scomparve dai trattati dei teologi progressisti; le immagini stesse della Vergine vennero eclissate in tante chiese.
- La Chiesa di quegli anni si trovò, così, in una situazione davvero paradossale: mentre il Concilio esortava a promuovere generosamente il culto liturgico verso la Madre del Signore e sollecitava tutti ad avere in grande stima le pratiche e i pii esercizi in suo onore, il risultato fu questa grave, lunga e preoccupante flessione del culto mariano.
- In più, a tutto questo si aggiunse l’accusa, sostenuta anche da fonti autorevoli opposte, ripetutamente rivolta contro la riforma liturgica - cioè dei libri, dei riti e del calendario generale romano -, di essere stata chiaramente antimariana e di aver fortemente contribuito alla crisi, se non causato essa stessa il raffreddamento del culto verso la Beata Vergine.
c) Paolo VI avvertì tutta la gravità della situazione che non corrispondeva affatto né alle intenzioni del Concilio, né alle sue personali e volle intervenire in maniera determinate. In definitiva, perciò, la Marialis cultus, manifestò la volontà del Papa:
- di spiegare e rilanciare la mariologia conciliare non pienamente compresa e in stato di grave sofferenza pratica;
- di rispondere a tutte le critiche elevate soprattutto contro la riforma liturgica, constatando che contrariamente a come si credeva, la riforma aveva considerato con adeguata prospettiva la Vergine nel mistero di Cristo e le aveva riconosciuto il posto singolare che le compete nel culto cristiano, quale Madre di Dio, Alma Socia del Redentore, Madre e icona della Chiesa.

2. La liturgia come punto di partenza
La  Marialis cultus parte così col considerare la Liturgia come fondamento e centro del culto mariano, per due motivi:
I. Primo, perché la Liturgia, nella sua trama celebrativa incontra, nel modo più alto e significativo la Vergine. Essa è, infatti:
- celebrazione del Mistero di Cristo al quale Maria è indissolubilmente congiunta;
- azione della Chiesa di cui Maria è il membro sovreminente e del tutto singolare;
- celebrazione sacramentale della storia della salvezza nei cui momenti essenziali la Vergine è presente;
- luogo di sintesi di esperienze cultuali, dove si incontrano le più sublimi espressioni della pietà mariana.
II. Secondo, perché la Madre della Chiesa, quale Vergine dell’ascolto, Vergine orante, Vergine offerente, è il modello dell’atteggiamento con cui la Chiesa deve celebrare e vivere i divini misteri:
- come Vergine in ascolto della propria interiorità e del mondo che le sta intorno, Maria ci insegna il silenzio, la riflessione e il raccoglimento, mezzi necessari per accogliere la Parola di Dio che è Cristo;
- come Vergine orante, che rimane in conversazione con Dio, lo ascolta, gli parla, gli crede, si confida a Lui, Maria ci induce alla piena comunione con il suo Figlio Gesù presente nell’Eucaristia, nella Parola di Dio e nella Chiesa;
- come Vergine offerente, ci introduce all’offerta delle nostre azioni e dei nostri sentimenti al Signore, cioè quell’ offertorio perenne che spiritualizza e rende sacra la nostra vita.

3. Il rinnovamento del culto mariano
Da questa impostazione fondamentale, consegue la necessità di rinnovare il culto mariano e Paolo VI indica tre Note teologiche e quattro Orientamenti metodologici da osservare:
a) Nelle Note teologiche, sottolinea che il culto mariano:
-  ha una dimensione trinitaria e cristologica, perché tutto il culto cristiano, di cui quello mariano fa parte e dipende, è per sua natura rivolto al Padre per Cristo nello Spirito e perché nella Vergine Maria tutto è orientato a Cristo;
- ha una dimensione pneumatologica perché l’intervento dello Spirito santificatore in Maria è stato un momento culminante della sua azione nella storia della salvezza;
- ha una dimensione ecclesiale perché venerando Maria, i fedeli riconoscono il posto che ella occupa nella Chiesa che, dopo quello di Cristo, è il più alto e il più vicino a noi.
b) Negli Orientamenti metodologici, il Papa sottolinea:
-  quello biblico, perché i cristiani devono servirsi sempre più della Bibbia come libro fondamentale per conoscere il mistero della Madre del Signore;  
- quello liturgico, perché la Liturgia è la preghiera ufficiale della Chiesa e il luogo in cui si celebra la partecipazione di Maria al mistero della salvezza;
- quello ecumenico, che deve condurre a celebrare la Vergine, evitando le esagerazioni che possono indurre in errore i fratelli separati circa la vera dottrina cattolica su Maria;
- quello antropologico per cui dal culto mariano devono essere eliminati gli elementi che causano disagio e nello stesso si riconosce alla Vergine un valore esemplare, immortale e permanente nella vita della società a tutti i livelli.

4. Multiformi valenze del rosario
Con molta sensibilità pastorale il Papa, passa quindi, nella terza parte della Marialis cultus, ad applicare tutti questi principi di rinnovamento ai due più diffusi e tradizionali pii esercizi della pietà mariana che sono l’Angelus e al Rosario.
1. Iniziando al n. 42 a parlare de Rosario, il Papa ricorda subito che i suoi predecessori hanno dedicato ad esso molti documenti, ne hanno raccomandato la recita frequente, ne hanno favorito la diffusione e ne hanno sottolineato l’efficacia nel  promuovere la vita cristiana e l’impegno apostolico.
2. Delineando, quindi, le caratteristiche fondamentali del Rosario, Papa Montini afferma che esso:
a) Ha un’indole evangelica e perciò cristologica sia perché dal vangelo trae l’enunciato dei misteri e le principali formule, e sia perché al vangelo stesso  si ispira. La ripetizione dell’Ave Maria, infatti, costituisce la trama su cui si sviluppa la meditazione dei misteri della vita del Signore, sia nei gioiosi eventi della sua fanciullezza, sia in quelli dolorosi della sua passione, sia in quelli gloriosi del suo trionfo sulla morte, tutti misteri in cui la Madre, per benevolenza di Dio, sempre lo accompagna.
b) Preghiera centrata sui misteri di Cristo, il Rosario, di conseguenza, non è una mera ripetizione di formule, ma è soprattutto una preghiera di contemplazione che aiuta l’orante ad aprirsi alla conoscenza del suo Signore e del regno di Dio. Insieme a Maria, la grande contemplatrice del Figlio, l’orante impara a conoscere i misteri del suo Signore, ad assimilarli spiritualmente, a trasformarli in elemento vitale.
c) Il Rosario, infine, è una preghiera molto vicina alla Liturgia, perché come la Liturgia ha un’indole comunitaria, si nutre della Sacra Scrittura e gravita intorno al mistero di Cristo. Sia pure su piani di realtà essenzialmente diverse, Liturgia e Rosario hanno per oggetto i medesimi eventi salvifici compiuti da Cristo:
- la Liturgia li rende presenti, sotto il velo dei segni operanti in modo arcano;
- il Rosario, li rievoca alla mente dell’orante con la contemplazione e ne stimola la volontà perché da essi attinga norme di vita.  
Il Rosario, di conseguenza, costituisce un’ottima preparazione alla Liturgia  e ne diviene l’eco prolungata. Per questo è invalso l’uso di recitare il Rosario prima della celebrazione eucaristica, perché in sostanza, pregando il Rosario, la Vergine si pone come e con tutti noi davanti all’altare e ci aiuta a partecipare alla celebrazione liturgica con i suoi stessi sentimenti, e a celebrarla in modo conveniente.

5. Il rosario, preghiera della famiglia
a) Paolo VI passa, quindi, a raccomandare vivamente la recita del Rosario in famiglia, ricordando che proprio il Concilio Vaticano II, aveva messo in luce come la famiglia, cellula prima e vitale della società, è anche il santuario domestico della Chiesa, soprattutto se i suoi membri imparano a pregare insieme.
b) Secondo il Pontefice, il Rosario, è una delle più eccellenti ed efficaci "preghiere in comune " che la famiglia cristiana è invitata a recitare, perché rende Maria come una presenza benefica che risana, educa, assiste e soccorre la famiglia. Il Vangelo per ben tre volte presenta la Santa Madre di Gesù come “soccorritrice” della famiglia:
- nella visita ad Elisabetta, dove Maria porta a quella famiglia ogni specie di grazia, il suo reale servizio di donna e tutto fa sì che quella famiglia annunci, a modo suo, Cristo al mondo, divenendo una famiglia evangelizzatrice (cfr. Lc 1, 39-56);
- alle nozze di Cana, dove una famiglia sta per nascere e la comunità l’accoglie e fa festa e dove Maria riconosce il bisogno concreto degli sposi, della quotidianità (Gv 2, 1-12); 
- Sul Calvario, dove Maria appare madre autentica di quella nuova famiglia e di quella nuova umanità che scaturisce dal dono di Cristo (cfr. Gv 19, 25-27).
c) Molti problemi delle famiglie di oggi nascono, in realtà,  dal fatto che è sempre più faticoso comunicare e non si riesce più a stare insieme. Recitare il Rosario in famiglia vuol dire immettere nella vita quotidiana le immagini e gli stimoli esemplari di Gesù, vuol dire riportarlo al centro, condividere con lui le gioie e i dolori, attingere da lui speranza e forza per continuare nel difficile e spesso drammatico cammino dell’esistenza. Volgendo i loro occhi a Lui, tutti i membri della famiglia, possono riscoprire la capacità di guardarsi sempre negli occhi per comunicare, solidarizzare, perdonarsi scambievolmente, per ripartire con un patto d’amore rinnovato, sospinti e sostenuti dalla sollecitudine materna, solidale e partecipe di Maria.  

6. Maria, donna dei nostri giorni
a)
Centrando, infine, il suo interesse sulla necessità di far comprendere la figura di Maria alle donne e gli uomini del nostro tempo, la Marialis cultus rivolge l’invito:
- ad armonizzare il culto alla Vergine con l’impegno e la dimensione sociale dell’esistenza umana;
- a non rinchiudere la pietà mariana negli angusti orizzonti del pietismo individuale, ma a farne un elemento trainante nella vita della Chiesa.
b) Tutti, dice il Papa, devono vedere in Maria di Nazaret, una donna che molto ha da dire alla Chiesa e alla cultura contemporanea, sia come modello che sollecita verso una superiore qualità di vita, sia come forza terapeutica all’interno di esse. Egli infatti precisa:
- che l’imitazione di Maria non consiste nel tentativo di riprodurre le forme di vita personali e socio – culturali entro le quali Ella visse, perché evidentemente transitorie, ma piuttosto nell’ispirarsi alla Vergine, assumendo gli atteggiamenti spirituali profondi con cui affrontò la sua personale vicenda e che hanno un valore permanente;
- che l’autentica immagine di Maria, non è quella popolare e letteraria mutevole nel tempo, perché la Vergine non è un modello culturale, ma quella evangelica e teologica tramandata dalla perenne Parola di Dio e approfondita dalla Chiesa.
c) Proprio analizzando il contesto evangelico, Paolo VI trae fuori una ricchissima immagine di Maria per il nostro tempo, cioè il ritratto:
- di una donna autenticamente “moderna”, libera e relazionale, una vera e attuale “sorella” degli  uomini;
- di una donna profetica e liberatrice che, pur abbandonata al volere di Dio, non è passivamente remissiva o di una religiosità alienante, ma cosciente e consapevole delle sue responsabilità;
- di una donna capace di proclamare la giustizia e la liberazione di Dio a favore degli umili e degli oppressi, cioè una donna coraggiosa e audace che prospetta un radicale cambiamento, fondato sul rispetto di ogni creatura e sul superamento di ogni forma di ingiustizia.
d) In definitiva Paolo VI sollecitando questa nuova presentazione di Maria più adeguata ai tempi, vede in Lei come una “Donna in sintesi”, che concentra in sé sia la ricchezza del vero cristianesimo e sia la pienezza della vera umanità. Questo spinge il papa ad esclamare che non possiamo essere cristiani senza essere mariani ed a proporre Maria come modello compiuto del vero discepolo del Signore.  
Secondo Papa Montini, quindi, il vero cristiano:
- artefice della vita terrena e temporale, ma pellegrino verso l’eternità di Dio;
- promotore della giustizia e della pace all’interno della società, ma testimone dell’amore che edifica Cristo nei cuori, può e deve guardare a Maria come all’autentica icona che riflette in pienezza gli ideali spirituali e antropologici che è chiamato a realizzare nella sua esistenza e nella trasformazione del mondo.

Conclusione
Concludendo possiamo affermare che papa Montini con la sua Marialis cultus:
- ha mostrato e confermato che la venerazione della Madre del Signore non è espressione di pietismo, né elemento marginale del culto cristiano, ma parte integrante della genuina pietà della Chiesa;
- ha ricollocato il culto e la devozione mariana al loro giusto posto, senza cedere a forme sentimentali e transeunti;
- ha invitato esplicitamente e coraggiosamente tutti a rinnovare la pietà mariana, non declassando ma recuperando e restaurando sapientemente la pia pratica del Rosario, tanto cara alla tradizione ecclesiale e popolare;
- ha sottolineato l’eterno valore e la fecondità antropologica della venerazione di Maria  e il suo vitale rapporto con  la cultura e le aspettative degli uomini.
In sostanza, la Marialis cultus, oltre ad essere uno dei documenti più significativi del magistero mariano non solo di Paolo VI ma del magistero di tutti i tempi, è e rimane una pietra miliare nella storia ecclesiale e culturale del nostro tempo.

Bibliografia
GRASSO A., La Vergine Maria e la pace nel magistero di Paolo VI (1963-1978), Pontificia Academia Mariana Internationalis (PAMI), Città del Vaticano 2008; ID., Contenuti, valore e attualità dell’Esortazione apostolica Marialis cultus di Paolo VI (1963-1978) in LAOS, XXI (2014), pp. 11-28; PAOLO VI, Marialis cultus, esortazione apostolica del 2 febbraio 1974, in Enchiridion Vaticanum (EV), EDB, Bologna 1980, vol. 5, nn. 13–97; AA.VV., Maria e la cultura del nostro tempo. A 30 anni dalla “Marialis cultus”, AMI, Roma 2005; RAPISARDA G., Dottrina e indicazioni del Vaticano II e del postconcilio circa la venerazione a Maria nella cura pastorale, in AA.VV., La venerazione a Maria nella tradizione cristiana della Sicilia orientale, Galatea, Acireale 1989; JAVIERRE A. M., Marialis cultus, in Istituto Paolo VI, Notiziario n. 29, Brescia 1995, 51-55; SIEME LASOUL J. P., Bibliografia sulla “Marialis cultus” (1974-1997), in Marianum 59 (1997), 87-98; MAGGIONI C., A trent’anni dall’esortazione apostolica di Paolo VI. Memoria e profezia della Marialis cultus, in L’Osservatore Romano, 1 febbraio 2004, 7.

VEDI ANCHE:
 - CHRISTI MATRI
 - GIORNATA MONDIALE DELLA PACE
 - MENSE MAIO
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 - SIGNUM MAGNUM
 - SOLLEMNIS PROFESSIO FIDEI
 






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