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REGINA COELI


1. L’Antifona


Regina coeli, laetare, alleluia.
Quia quem meruisti portare, alleluia.
Resurrexit, sicut dixit, alleluia.
Ora pro nobis Deum, alleluia.
Regina del cielo, rallegrati, alleluia.
Gesù, che tu hai portato nel seno, alleluia,
è risorto, come ha detto, alleluia.
prega per noi Dio, alleluia.

Nella liturgia cattolica l'antifona Regina Coeli, è una delle quattro antifone mariane. Questa gioiosa preghiera viene rivolta a Maria madre del Risorto e, dal 1742, viene tradizionalmente cantata o recitata nel tempo pasquale, cioè dalla domenica di Pasqua fino al giorno di Pentecoste in sostituzione dell'Angelus. Le altre tre antifone mariane sono: la Salve Regina, l'Alma Redemptoris Mater e l'Ave Regina Coelorum. Esse vengono tradizionalmente cantate al termine della compieta, la preghiera della Liturgia delle Ore recitata al termine della giornata. La composizione del Regina coeli risale al X secolo, ma l'autore è sconosciuto. La tradizione vuole che papa Gregorio Magno, una mattina di Pasqua in Roma, udì degli angeli cantare le prime tre righe del Regina coeli, alla quale aggiunse la quarta. Un'altra teoria afferma che l'autore sarebbe invece papa Gregorio V (Brunone dei conti Carinzia, papa dal 996 al 999), che fu il primo papa tedesco della storia.

2. Contenuti

REGINA DEL CIELO
È un'affermazione della regalità di Maria, che riecheggia la visione dell'Apocalisse (12, 21), in cui si vede «una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul capo una corona di dodici stelle...».

RALLEGRATI
É un invito alla gioia e riecheggia l'annuncio dell'Angelo, «Ave, piena di grazia…», che a sua volta rimanda al profeta Sofonia (3, 14-15):
«Gioisci, figlia di Sion, - esulta, Israele, e rallegrati con tutto il cuore, figlia di Gerusalemme il Signore ha revocato la tua condanna, - ha disperso il tuo nemico. Re d'Israele è il Signore in mezzo a te, - tu non vedrai più la sventura».

CRISTO CHE HAI PORTATO NEL GREMBO
La traduzione italiana non rende pienamente il senso del testo latino, che dice: Colui che hai meritato di portare. L'essere Madre di Dio è un dono che Dio dà senza merito da parte di Maria? Lei stessa, infatti, affermerà: «perché ha guardato l'umilia della sua serva... Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente... (Lc1, 48-49), oppure, l'essere diventata la madre del Figlio di Dio è anche frutto della fede di Maria? Infatti sarà proprio Elisabetta che, «piena di Spirito Santo esclamò a gran voce: "Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo... E beata colei che ha creduto, perché vi sarà compimento per le parole dette a lei da parte del Signore"» (Lc 1, 42.45). Anche per Maria, quindi, si verifica quanto è detto di Abramo: «Per la promessa di Dio non esitò con incredulità, ma si rafforzò nella fede e diede gloria a Dio, pienamente convinto che quanto egli aveva promesso era anche capace di portarlo a compimento. Ecco perché gli fu accreditato come giustizia» (Rom 4, 20-229). Perciò il papa s. Leone il grande, poteva affermare di Maria: «Viene scelta una Vergine dalla discendenza regale di Davide, la quale, dovendo dare alla luce un figlio divino ed umano, lo concepisse prima nella mente e poi nel corpo» (Ser. XXI, 1). S. Leone, però, riecheggia quanto già aveva affermato s. Agostino (Serm. 215, 4 NBA, XXXII71, 240): «Ecco, dice, la serva del Signore, avvenga di me secondo la tua parola. Avvenga, dice, il concepimento nella vergine senza seme virile; nasca per opera dello Spirito Santo e da una donna intatta, colui dal quale rinascerà per opera dello Spirito Santo la Chiesa intatta. Il Santo che nascerà da madre umana senza un padre umano, si chiami Figlio dì Dio. Poiché colui che è nato in modo mirabile da Dio Padre senza alcuna madre, bisognò che diventasse figlio dell'uomo; e come, nascendo in quella carne, uscì piccolo attraverso le viscere chiuse, così, una volta risuscitato entrò grande attraverso le porte chiuse. Sono cose meravigliose, perché sono cose divine; impossibili a dirsi perché non si possono scrutare. La parola umana non le può spiegare, perché neppure la mente umana le può comprendere. Maria credette, e in lei si compì ciò che credette. Crediamo anche noi, perché anche a noi possa giovare ciò che si è compiuto...».

Bibliografia
DE SANTIS G., Tempi dello Spirito, 2004/161, pp. 148-149; PEDICO M. M., La Vergine Maria nella pietà popolare, Edizioni Monfortane, Roma 1993, pp. 90-94; TODDE M., Regina coeli, in Regina Martyrum 5 (1987), n. 17, pp. 8-11; COMMISSIONE LITURGICA INTERNAZIONALE DELL'ORDINE DEI SERVI DI MARIA, L'antifona Regina Coeli, in Riparazione mariana 61(1976) 75-77.






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DOTTORE IN S. TEOLOGIA CON SPECIALIZZAZIONE IN MARIOLOGIA
DOCENTE ALL'ISSR "SAN LUCA" DI CATANIA

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