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NUOVA GERUSALEMME


1. L’ora di Maria sul Calvario

L’Evangelista Giovanni ci indica che sul Calvario siamo al momento culminante dell’opera di Gesù, al centro della sua ora, nel momento più acuto della sua glorificazione. Qui si concentrano i maggiori simboli cristologici contenuti nel quarto vangelo. La presenza della Mater Dolorosa sul Calvario, riveste, perciò, una sua importanza tutta particolare, perché rappresenta anche il punto culminante della sua associazione alla missione salvifica del Figlio. In questo solenne momento, Gesù invita la madre ad allargare la sua maternità alla nuova famiglia che sta nascendo, a tutti gli uomini redenti che egli intende raccogliere in unità intorno a sé, nello stesso grembo della madre che lo aveva generato alla vita umana, icona e archetipo della Chiesa-Madre. Per questo, Egli le indica nel Discepolo amato i nuovi figli uniti a lui e la costituisce loro madre per sempre, madre di una moltitudine di ri-nati alla vita, così come aveva fatto Dio con Gerusalemme. A Lei, nuova Figlia di Sion dei tempi futuri, Gesù ripete: «Allarga lo spazio della tua tenda, tendi i teli della tua dimora senza risparmio, allunga le cordicelle, rinforza i tuoi paletti, perché ti allargherai a destra e a sinistra e la tua discendenza entrerà in possesso delle nazioni, popolerà le città da tempo deserte […] Come una donna abbandonata e con l’animo afflitto, ti ha il Signore richiamata». Proprio ai piedi della Croce, quindi, Maria è resa pienamente cosciente della sua nuova maternità con l’inizio della raccolta in unità dei “figli di Dio dispersi”. Ella sarà la madre dei credenti in Gesù che, mediante la fede in lui, avranno la vita, quella che sgorga dall’”Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo”. Maria è chiamata e rivelata madre di coloro che diventeranno figli di Dio mediante l’opera dell’amore compiuta da Gesù. Soltanto lui, unico Salvatore del mondo, poteva svelare questa nuova missione di Maria; soltanto lui, “elevato da terra”, che aveva amato “fino al compimento”, poteva renderla madre di tutti coloro che diventano suoi fratelli e figli di Dio nel Figlio.

2. La nuova maternità della Mater Dolorosa
La Mater Dolorosa, ai piedi della Croce, appare, quindi, strettamente legata a Cristo, nella sua ora e alla sua opera di amore e vi è legata proprio come Madre della famiglia dei nuovi figli in Gesù, Figlio del Padre. Tale maternità, avviatasi con il fatidico “fiat” nell’Annunciazione, viene ora ufficializzata e sublimata nel momento istitutivo della Chiesa, per la quale, quel primo “” è l’iniziale assenso che la Nuova Eva e Mater Dolorosa darà sempre più consapevolmente al prezzo sacrificale della redenzione. Per sempre, senza sosta e fino alla fine dei tempi, la Madre comunicherà la vita soprannaturale del Figlio alla sua nuova discendenza, con la sua mediazione, la sua intercessione, i suoi interventi solleciti e premurosi. L’ora di Gesù sul Calvario è, quindi, anche l’ora dell’Addolorata, l’ora della sua maternità spirituale, ai piedi della Croce, ove l’opera di Gesù si compie, proprio alle origini della Chiesa, la quale, su comando del Maestro, rivivrà perennemente nei secoli questo momento nel memoriale misterico dell’Eucaristia. “Madre di Gesù”, “Madre sua”, “la Madre” ed infine “Madre” del discepolo di Gesù, Maria è, dunque, per il vangelo giovanneo, la Madre per eccellenza. La sua maternità si svela nell’orizzonte della fede in Gesù, Figlio suo e, come tale, Logos incarnato e anche nell’orizzonte dell’amore che dona e si dona e raggiunge il suo apice sul Calvario. Come Gesù è tutt’uno col Padre, così si può dire analogicamente, che la Madre di Gesù è tutt’una con lui, sta totalmente dalla sua parte, nel dono della vita ai credenti in lui.

3. Afflato cosmico – universale del Vangelo di Giovanni
L’importantissimo ruolo della Mater Dolorosa accanto alla Croce, si può ulteriormente comprendere se si tiene conto di due fattori: l’afflato universale del vangelo di Giovanni e la profezia di Caifa circa la morte di Gesù. Il vangelo di Giovanni è chiaramente pervaso da un afflato cosmico-universale. Il termine κόσμος – “mondo” è usato circa 105 volte negli scritti della tradizione giovannea. Chiunque si accosti al quarto vangelo è colpito da questo profilo così dilatato sull’intera creazione. La persona di Gesù, Logos divino fatto carne, è ripensata a livello planetario. In questa prospettiva, nel momento straordinario del compimento della sua ora, Gesù affida alla Madre la missione di una maternità universale a servizio di tutti: una infinita grandezza ed una funzione di proporzioni cosmiche che nessuno può dimenticare, ignorare o minimizzare. Tutti i testi giovannei, facendo del Calvario, il luogo di esaltazione verso cui si realizza il misterioso ma irreversibile convergere dei dispersi figli di Dio, ne fanno uno specialissimo luogo di rivelazione, in cui tutte le persone, i nomi nuovi, le funzioni vanno prese con estrema attenzione. Lo spazio in cui è issata la Croce e, inoltre, luogo di consegne definitive: Maria riceve per sempre in consegna l’apostolo e si lascia per sempre a lui consegnare, divenendo una realtà universalmente e perennemente valida. In questo denso e significativo contesto, l’illuminazione retrospettiva che proviene dall’Antico Testamento circa la riunione dei dispersi, conferisce necessariamente anche alla maternità spirituale di Maria una dimensione planetaria, ecclesiale ed ecumenica.

4. Il raduno dei “dispersi figli di Dio” nell’Antico Testamento

Secondo l’Antico Testamento i dispersi figli di Dio sono gli esuli del popolo di Israele, da Jahvé dispersi fra i gentili a causa dei loro peccati. Lontani dalla loro terra, essi sono divenuti un non-popolo, per cui sono paragonati a morti scesi nel sepolcro, a una sterminata distesa di ossa aride. Tuttavia, questa situazione, non è lo stadio definitivo del disegno di Dio. Se il peccato e il misconoscimento della Legge avevano causato questa drammatica situazione nazionale, la conversione a Jahvé potrà salvare le sorti di Israele. Nella desolata terra dell’esilio, Jahvé manda i suoi profeti e il popolo, da essi ammaestrato, si converte. A seguito di questo ritorno, il Signore lo attiva e risuscita ad opera del suo Spirito; raduna, cioè, i suoi figli di mezzo ai gentili fra i quali li aveva dispersi e, mediante il suo “Servo sofferente”, li riconduce alla loro terra che sarà il luogo della riunificazione e del raduno nell’unità.  Sullo sfondo di questa imponente restaurazione post - esilica, acquistano un peculiare significato Gerusalemme e il Tempio, ricostruiti dalle rovine. Essi si trasformano nel centro ideale dove sono radunati i dispersi figli di Dio, cioè gli israeliti reduci dall’esilio e i gentili a loro incorporati:
- Gerusalemme viene salutata come Madre di questi figli innumerevoli che Jahvé ha convogliato dentro le sue mura. Dopo essere stata desolata e sterile a causa dell’esilio, ora conosce la gioia e la sorpresa di una prodigiosa e universale maternità. Per questo evento inatteso, la Figlia di Sion è invitata all’esultanza trepida e gioiosa;
- Il Tempio, invece, si erge a simbolo della riunificazione. Ebrei e gentili si riconosceranno come un solo popolo, il popolo di una Nuova Alleanza, in quanto radunati entro il medesimo santuario per adorare l’unico Re - Signore.

5. Il raduno dei dispersi figli di Dio in Giovanni

Per Giovanni, come d’altronde anche per i Vangeli Sinottici, tutte le antiche profezie sul raduno dei dispersi, si avverarono compiutamente e in maniera definitiva col mistero pasquale di Cristo - Messia. Alla luce della Pasqua, Giovanni in particolare, attribuisce un contenuto cristologico a ciascuno dei temi connessi alla riunificazione dei dispersi. Per lui, infatti:
- Gesù, come Servo sofferente di Jahvé-Agnello di Dio, è colui che riconduce all’unità i dispersi. Essi sono chiamati dispersi in quanto morti e, cioè, vittime del Maligno che rapisce e disperde  e sono detti figli di Dio per anticipazione, perché diventeranno tali se accoglieranno Gesù e la sua Parola. La dispersione di questi figli verrà ricomposta nell’unità del Padre e del Figlio;
- In luogo del Tempio di pietra, subentra adesso il tempio non costruito da mano d’uomo, vale a dire la persona di Cristo risorto. In lui saranno “attratti” e “radunati” tutti coloro che adorano il Padre e accettano, sotto l’impulso dello Spirito, la verità del Vangelo. Questo segna l’inizio della “risurrezione” che avrà il suo coronamento in quella finale. Inoltre, siccome Gesù è una sola cosa con il Padre, l’unità dei dispersi si realizza entro la comunione d’amore che arde tra il Padre e il Figlio: “Siano una sola cosa come noi siamo una cosa sola; io in loro e tu in me, affinché siano perfetti nell’ unità”. Spariscono, quindi, le categorie etnico - spaziali: l’unità del gregge di Cristo si edifica e cresce ove ogni uomo, ebreo o gentile, ascolta la sua voce ed entra a far parte del suo regno.

6. La Mater Dolorosa, nuova Gerusalemme-Madre dei dispersi

Se l’apostolo Paolo, dopo aver esaltato l’avvento del Figlio “nato da Donna”, può parlare di una “Gerusalemme celeste, che è libera ed è nostra madre” e, riferendosi ad essa, sottolineare il suo misterioso parto verginale: “grida nell’allegria tu che non conosci i dolori del parto” e universale: “molti sono i figli dell’abbandonata, più di quelli della donna che ha marito”, stando ai testi giovannei, possiamo parlare noi, e a maggior ragione, di Maria, madre del Figlio di Dio e madre nostra, come della Gerusalemme nuova, della nuova terra in cui tutti siamo nati, così che possiamo attribuirle, per analogia, quello che si dice di Sion: “l’uno e l’altro è nato in essa e l’Altissimo la tiene salda”. Il Signore scriverà nel libro dei popoli: là costui è nato”. La conseguenza logica, infatti, di quanto abbiamo detto finora sul raduno è che, in luogo di Gerusalemme - Madre dei dispersi radunati da Jahvé entro le sue mura e particolarmente nel Tempio, subentra ora Maria - Madre dei dispersi figli di Dio, radunati da Gesù in quel mistico Tempio della Nuova Alleanza, costituito dall’unione del Figlio con il Padre. Nell’economia del Nuovo Patto, sancito col mistero pasquale, la Madre di Gesù, diviene la personificazione della Nuova Gerusalemme, cioè di quella Figlia di Sion verso la quale i profeti indirizzavano i loro vaticini sui tempi ultimi. E siccome nel linguaggio biblico - giudaico sia Gerusalemme  e sia il Popolo Eletto erano raffigurati abitualmente sotto l’immagine di una Donna, si comprende perché Gesù si rivolge alla madre proprio con questo appellativo. In lei, quindi, il Redentore indica la personificazione della nuova Gerusalemme - Madre che suscita la fede nei discepoli e, poi, li accoglie nel grembo come suoi figli. Se Gerusalemme era la madre universale dei dispersi adunati nel Tempio che sorgeva entro le sue mura, la Mater Dolorosa è madre universale dei dispersi figli di Dio, unificati nella persona di Cristo che ella ha rivestito della nostra carne nel suo grembo materno e ha resto nostro fratello. Essendo Madre di Gesù, ai piedi della Croce Maria è dichiarata Madre di coloro che sono una sola cosa con lui a causa della loro fede. Per questo motivo in Gv 19,25-27, l’evangelista non presenta la Vergine col suo nome proprio (Maria), ma con i titoli “Madre di Gesù” e “Donna”. Alla maternità di Gerusalemme fa, quindi, riscontro la maternità di Maria e se la maternità della prima era intesa come un evento di carattere universale, altrettanto deve dirsi, per coerenza, della seconda. Maria è, quindi, madre dei discepoli che credono in Cristo, di tutti coloro che, in ogni angolo della terra, sono radunati da lui, in un solo gregge; è, cioè, Madre della Chiesa la quale, nel suo seno materno e accogliente come quello della Vergine - Madre, rivive in perenne attuazione questa verità e rinnova, attraverso i Divini Misteri, l’unione dei suoi figli con Cristo, unico Salvatore, Sommo ed Eterno Sacerdote. Maria, infatti, si identifica in pienezza con la Vergine Figlia di Sion veterotestamentaria, la Donna rappresentazione ideale del popolo di Israele, perché sintetizza nella propria persona non soltanto Gerusalemme ma l’intero popolo eletto. Ora, secondo il disegno divino, all’antico Israele succede, senza soluzione di continuità, il nuovo Israele: nel Testamento nuovo la Figlia di Sion è la Chiesa di Cristo, personificata anch’essa da Maria di Nazaret culmine e consumazione dell’antico Israele, suo inizio e prototipo. La sua esperienza di grazia e di maternità, infatti, è principio paradigmatico che coinvolge la Chiesa, cioè tutti coloro che, come lei, grazie all’azione dello Spirito del Padre e del Figlio, crederanno, accoglieranno, genereranno e serviranno nella fede il mistero dell’uomo-Dio Gesù di Nazaret. Per questo motivo, come già rilevavano i teologi medievali, a Maria si applica in modo eminente ciò che la Scrittura dice della Figlia di Sion e della Chiesa di Cristo. Come queste, Maria è sposa fedele, vergine integra, madre universale, dimora sacra di Dio, creatura santa, che riflette nella vita la presenza e la santità del suo Signore. Anche il Prefazio del formulario 7 della “Collectio missarum indica la Vergine che presenta il Figlio nel Tempio come la Figlia di Sion rivestita di luce, gloria e potenza  quando afferma: «È lei la Vergine Figlia di Sion, che per adempiere la legge presenta nel tempio il Figlio, gloria di Israele e luce delle genti”. Maria, dunque, è “la città santa, la nuova Gerusalemme, che scesa dal cielo è pronta come una sposa adorna per il suo sposo». A motivo della sua maternità di nuova Eva e madre dei viventi, alimentata dall’inesauribile sorgente della vera Vita che è Cristo Salvatore e Nuovo Adamo, nell’Eden della nuova creazione, si tergerà ogni lacrima dai nostri occhi, non ci sarà più morte, né lutto, né lamento, né affanno. Per questo motivo e giustamente, la liturgia nella solennità dell’Immacolata Concezione rivolge a Maria il gioioso elogio fatto a Giuditta: “Tu gloria di Gerusalemme, tu letizia d’Israele, tu onore del nostro popolo!”. È proprio sul seno e sulle ginocchia della Mater Dolorosa, da cui veniamo misticamente e misteriosamente accolti, che lo Spirito Consolatore, ci sazierà con la sovrabbondanza della sua consolazione.

Bibliografia
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Testi biblici citati
Is 54,2-3.6 -  Gv 11,51-52 -  Gv 19,36 - Gv 10,11.18-19 - Gv 12,32 - Gv 13,1 - Gv 19, 28a.30 - Gv 10,30 - Gv 1,8; 6,46 - Gv 1,14 - Gv 19,28 - Dt 4,25-27; 28,62-66; 30,1-4 - Dt 4,26; 30,15-19; Tb 13,21 - Ez 37,2-9; 11-13 - Dt 4,27-31; 30,1-6; Tb 13,6 - Ger 31,3 - Dt 30,6; Ez 37,1-4; Tb 13,2s.5 - Is 43,5s; 48,21 - Ger 31,8-11; Ez 34,13 - Is 14,1; Ger 23,8 - Ez 34,13.27 - Is 60,1-9; 49,19 - Tb 13,12s - Is 49,14.21; 54, 1-4; 60,15.20 - Is 49,18-23; 54,1-3; 60,1-22 - Zc 2,14-15; Sf 3,14-18 - Gl 2, 21-27 - Ez 37,21.26-28 - Is 56,6s; 66,18-21 - 2,15 - Gv 1,29.30 - Gv 11,52 - Gv 5,25 - Ez 37,1-14 - Gv 10,12; 16,32 - Gv 1,12 - 1Gv 3,1.2.9.10 - Gv 11,52; 10,30 - Mc 14,58 - Gv 2,19-22 - Gv 12,32 -  Gv 4,23 - Gv 14,19; 5,25 - Gv 5,28-29 - Ap. 12,1 - Ap 21,2 - Ap 21,4 - Gdt 15,9.






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