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ANNI SENZA MARIA


Sono così chiamati gli anni che vanno dal 1964 al 1974, perché segnati da una grave crisi della Mariologia.

1. Il decennio postoconciliare
Il decennio postconciliare, che coincise con il decennio della riforma del Calendario Romano, fu il decennio del “silenzio su Maria”, corrispose, cioè, ad una sorprendente e preoccupante crisi in cui la mariologia venne rifiutata e scomparve dai trattati dei teologi progressisti e non riuscì a rinnovarsi in quelli dei tradizionalisti. Questa crisi, le cui radici affondavano nel lontano 1950 e che non toccò né il magistero, né la pietà liturgica e gli atteggiamenti cultuali della maggioranza dei fedeli, colpì principalmente i chierici, i gruppi ecclesiali impegnati e le élites colte, per cui più rara divenne la predicazione sulla Vergine, più scarsi i pii esercizi in suo onore, più tenue l’invito ad imitarne gli esempi. Essa, fu come una crisi dai connotati intellettuali, quasi una crisi di rigetto, causata principalmente dalla mancanza di mediazioni accorte tra la riflessione critica degli studiosi e la vigile azione dei pastori. La Chiesa di quegli anni si trovò, così, in una situazione davvero paradossale: mentre il Concilio Vaticano II esortava a promuovere generosamente il culto liturgico verso la Madre del Signore e sollecitava tutti ad avere in grande stima le pratiche e i pii esercizi in suo onore, il risultato fu questa grave, lunga e preoccupante flessione del culto mariano. In più, a tutto questo si aggiunse l’accusa, sostenuta anche da fonti autorevoli opposte, ripetutamente rivolta contro la riforma liturgica - cioè dei libri, dei riti e del calendario generale romano -, di essere stata chiaramente antimariana e di aver fortemente contribuito alla crisi, se non causato essa stessa il raffreddamento del culto verso la Beata Vergine.

2. L’azione di Paolo VI
Paolo VI avvertì tutta la gravità della situazione che non corrispondeva affatto né alle intenzioni del Concilio, né alle sue personali. Il Pontefice fu soprattutto colpito dall’accusa fatta alla riforma liturgica da lui fermamente voluta e promulgata, di essere stata la causa scatenante della flessione nella pietà mariana. Nell’udienza generale del 10 maggio 1967, Papa Montini fa questa lucida analisi della paradossale situazione: «È noto come questo santo e benedetto nome di Maria sia divenuto oggi, in un certo senso, come quello di Cristo, “signum cui contradicetur”, bersaglio di contraddizione (Lc 2, 34): vi è chi esulta, in modo talvolta eccessivo, oltre i limiti delle debite proporzioni dottrinali, o cultuali, che innestano la pietà mariana armonicamente nel quadro teologico e liturgico, proprio della Chiesa cattolica; è vi è chi deprime e impugna, come indebita, come soverchiante il culto a Cristo solo dovuto, la devozione a Maria. […] Noi siamo convinti che la fede, sia come virtù che ci abilita a riconoscere vera la rivelazione divina interpretata e insegnata dal magistero ecclesiastico, sia come dottrina obiettiva, a cui ogni fedele deve aderire, offre la luce, la misura, il gaudio del nostro culto alla Madre di Cristo, ch’è perciò, sotto diverso aspetto, Madre di Dio e Madre nostra».E ancora nel 1970 nel Santuario di Bonaria, interrogandosi sulla crisi del culto mariano, si chiedeva: «Perché, oggi, che cosa è avvenuto? È avvenuto fra i tanti sconvolgimenti spirituali, anche questo: che la devozione alla Madonna non trova sempre i nostri animi così disposti, così inclini, così contenti alla sua intima e cordiale professione com’era un tempo. Siamo noi oggi così meno devoti a Maria come lo era fino a ieri il clero e il buon popolo cristiano? Ovvero siamo oggi più tiepidi, più indifferenti? Una mentalità profana, uno spirito critico hanno forse reso meno spontanea, meno convinta la nostra pietà verso la Madonna? Noi non vogliamo ora cercare i motivi di questa eventuale diminuzione di devozione, di questa pericolosa esitazione. Noi vogliamo adesso piuttosto ricordare i motivi della nostra obbligazione verso il culto di Maria Santissima, che sono validi oggi come, e più di ieri».

3. La Marialis cultus e l'avvio del rinnovamento
Se l’aggancio diretto della Marialis cultus al Concilio, in definitiva, manifestò la volontà di Paolo VI di spiegare e rilanciare la mariologia conciliare notoriamente lenta a decollare, non pienamente compresa, più precisamente in stato di grave sofferenza, l’esortazione apostolica fu anche la risposta serena, senza toni polemici e senza nessuna intenzione apologetica a tutte le critiche elevate soprattutto contro la riforma liturgica. Il Papa, infatti, compì un’accurata rassegna dei contenuti mariani dei libri rinnovati della Liturgia romana, che gli offrì una confortante constatazione: contrariamente a come si credeva, la riforma aveva considerato con adeguata prospettiva la Vergine nel mistero di Cristo e le aveva riconosciuto il posto singolare che le compete nel culto cristiano, quale Madre di Dio, Alma Socia del Redentore, Madre e icona della Chiesa.  Per confutare le false accuse Paolo VI, quindi, esamina tutti i libri liturgici riformati sotto la sua autorità, mettendone in rilievo la grande ricchezza mariologica:
- il Calendario romano generale che ha inserito in modo organico e con un legame più stretto la venerazione della Madre nel ciclo dei misteri del Figlio;
- il Messale romano dove i grandi temi dell’eucologia mariana vengono accolti in perfetta sintonia dottrinale con il passato e altri temi, in certo senso nuovi, vengono introdotti con sempre perfetta aderenza agli sviluppi teologici del nostro tempo;
- Il Lezionario che contiene un numero maggiore di letture vetero e neotestamentarie riguardanti la Vergine, aumento non disgiunto da una serena critica che ha permesso di accogliere unicamente quelle letture che possono ritenersi, sia pure in modo e in grado diversi, di carattere mariano;
-  la Liturgia delle ore che contiene eccellenti testimonianze di pietà verso la Vergine, tra cui non mancano alcuni capolavori della letteratura universale, quale la sublime preghiera di Dante alla Vergine;
- gli altri Libri liturgici, quali il rito del Battesimo, delle esequie, della professione religiosa, ecc., che contengono anch’essi espressioni di amore e di supplice venerazione verso la Theotokos.
Siccome da questa analisi, emergeva con evidenza che, anche dopo la riforma liturgica, la Vergine Maria, non solo non era stata “dimenticata”, ma era  rimasta un soggetto privilegiato del culto della Chiesa, il Papa si considerò libero di poter proporre considerazioni e direttive atte a favorire il legittimo sviluppo e il rinnovamento della venerazione a Maria.

Bilbiografia
GRASSO A., Contenuti, valore e attualità dell’Esortazione apostolica “Marialis cultus” di Paolo VI (1963-1978) in LAÓS XXI (2004), n. 2 maggio-agosto, pp. 11-28. Altra bibliografia: CALABUIG I., In memoriam Pauli VI eiusque erga Deiparam pietatis. La riflessione mariologica al tempo di Paolo VI. Travaglio e grazia, in Marianum, 40 (1878), 6*-7*; ID., Introduzione alla lettura della “Marialis cultus”, in AA.VV., De cultu mariano seculo XX. A Concilio Vaticano II usque ad nostras dies, vol 1, PAMI, Città del Vaticano 1998;  DE FIORES S., Maria Madre di Gesù. Sintesi storico salvifica, EDB, Bologna 1992; PERRELLA S. M., La Madre di Gesù nella coscienza ecclesiale contemporanea, Pontificia Academia Mariana Internationalis, Città del Vaticano 2005; SIEME LASOUL J. P., La Marialis cultus: pietra miliare nel cammino mariologico, Iter storico e apporti originali, in AA.VV. Maria e la cultura del nostro tempo. A 30 anni dalla “Marialis cultus”, AMI, Roma 2005; COLOMBO G., L’azione direttiva di Paolo VI riguardo alla pietà mariana, in  Magistero e pietà mariana in Giovanni Battista Montini-Paolo VI, Pubblicazioni dell’Istituto Paolo VI, n. 18, Brescia 1996; PAOLO VI, Udienza Generale del 10 maggio 1967, in Paolo VI, Encicliche e discorsi, Paoline, Roma 1967, vol. 13, 57–60; ID., Omelia nel Santuario di Bonaria del 24 aprile 1970, in Insegnamenti di Paolo VI, Tipografia Poliglotta Vaticana, Città del Vaticano 1970, vol. 8, pp. 359-362; RAPISARDA G., Dottrina e indicazioni del Vaticano II e del postconcilio circa la venerazione a Maria nella cura pastorale, Galatea, Acireale 1989.

VEDI ANCHE
- CRISI POSTCONCILIARE






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DOTTORE IN S. TEOLOGIA CON SPECIALIZZAZIONE IN MARIOLOGIA
DOCENTE ALL'ISSR "SAN LUCA" DI CATANIA

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