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SANTA FAMIGLIA DI NAZARETH



1. La santa famiglia e il mistero del Natale
Come afferma Giovanni Paolo II, il Verbo incarnato ha iniziato l’opera della salvezza con l’unione verginale e santa di Maria e Giuseppe, nella quale si manifesta la sua volontà di purificare e santificare la famiglia, santuario dell’amore e culla della vita. Il Figlio di Dio, infatti, incarnandosi, si è scelto una famiglia, è voluto entrare nella storia degli uomini attraverso la famiglia, mostrandoci così che matrimonio e famiglia fanno parte di un disegno particolare di Dio e rivestono un ruolo singolare per il bene della persona e della società umana, anche nel suo progetto salvifico. Il mistero dell’Incarnazione del Verbo se è dunque, in stretto rapporto con la Santa famiglia di Nazareth, lo è anche con ogni famiglia, dal momento che il Figlio di Dio nell’Incarnazione, come afferma lo stesso pontefice, si è unito in certo modo ad ogni uomo.
Questa intima relazione del matrimonio di Maria e Giuseppe con l’umanità di Gesù e il significato che il matrimonio stesso ha nell’ordine e nella finalità della creazione, fanno sì che proprio questo matrimonio sia la prima opera della salvezza. Proprio alle soglie del Nuovo Testamento, come già all’inizio dell’Antico, c’è una coppia. Ma, mentre quella di Adamo ed Eva era stata sorgente del male che ha inondato il mondo, quella di Maria e di Giuseppe, costituisce il vertice, dal quale la santità si espande su tutta la terra.
Di conseguenza, la Famiglia di Nazareth si pone, nella storia, come punto di riferimento di tutte le famiglie, come un loro modello esemplare, sia per aver posto il figlio, nato verginalmente da Maria al centro della sua esistenza e sia per averne seguito gli stimoli e gli insegnamenti per una vita regolata secondo il progetto di Dio, malgrado tutte le difficoltà, le contraddizioni, le grandi sofferenze che questo ha comportato. Le dinamiche relazionali all’interno della Santa Famiglia di Nazareth si trasformano così in interrogativo per la nostra coscienza, in invito a riflettere sugli aspetti più profondi di una esperienza di vita in comune che non è mera convenienza materiale, ma presupposto perché ogni persona si sviluppi in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.

2. Maria e Giuseppe modelli esemplari della coppia genitoriale
Il Vangelo, dopo aver rivelato il matrimonio di Maria e di Giuseppe, si premura di dichiarare la “maternità” di Maria e la “paternità” di Giuseppe. Pur essendo avvenuta per opera dello Spirito Santo e di una Madre Vergine, la generazione di Gesù, come quella di tutti gli uomini, ha conosciuto le fasi del concepimento, della gestazione e del parto. Inoltre la maternità di Maria non si è limitata soltanto al processo biologico del generare, ma, al pari di quanto avviene per ogni altra madre, ha donato anche un contributo essenziale alla crescita e allo sviluppo del figlio.  Maria è Theotokos non solo perché ha generato e partorito il Figlio di Dio, ma anche perché lo ha accompagnato nella sua crescita umana. I doni speciali, di cui Dio aveva ricolmato Maria, la rendevano particolarmente idonea a svolgere il compito di madre ed educatrice.  Nelle concrete circostanze di ogni giorno, Gesù poteva trovare in lei un modello da seguire e da imitare, e un esempio di amore perfetto verso Dio e i fratelli.
Accanto alla presenza materna di Maria, Gesù poteva contare sulla figura paterna di Giuseppe, uomo giusto, che assicurava il necessario equilibrio dell'azione educativa.  Esercitando la funzione di padre adottivo, Giuseppe ha cooperato con la sua sposa a rendere la casa di Nazareth un ambiente favorevole alla crescita ed alla maturazione personale del Salvatore dell'umanità.  Iniziandolo, poi, al duro lavoro di carpentiere, Giuseppe ha permesso a Gesù di inserirsi nel mondo del lavoro e nella vita sociale. 
Maria e Giuseppe emergono perciò come modelli di tutti i genitori. Essi mostrano loro il cammino per giungere ad una formazione incisiva ed efficace dei figli.  La loro esperienza educatrice costituisce un punto di riferimento sicuro per i genitori cristiani, chiamati, in condizioni sempre più complesse e difficili, a porsi al servizio dello sviluppo integrale della persona dei loro figli, perché vivano un'esistenza degna dell'uomo e corrispondente al progetto di Dio. 

3. Riscoprire i valori della famiglia insieme alla Santa Famiglia di Nazareth
- Secondo Giovanni paolo II, è solo all'interno della famiglia, così come voluta da Dio e santificata dalla presenza di Cristo, che si manifesta la ricchezza dell'esistenza umana e sovrannaturale.
- Occorre, anzitutto, tornare a considerare la famiglia come il santuario della vita, perché è il luogo in cui la vita, dono di Dio, deve essere adeguatamente accolta e protetta contro i molteplici attacchi a cui è esposta, e deve svilupparsi secondo le esigenze di un'autentica crescita umana. Contro la cultura della morte, la vera famiglia costituisce la sede della cultura della vita. In essa, i diritti del bambino si riassumono nel diritto ad essere amato e rispettato, fin dal suo concepimento e nel diritto ad essere difeso, protetto ed accompagnato nel suo pieno sviluppo. In sostanza  ogni creatura che viene al mondo, deve trovare nella famiglia sempre accoglienza, ed avere le molteplici garanzie di maturazione integrale.
- Inoltre, in tutte le enormi difficoltà incontrate e affrontate con serenità e nella consapevolezza della presenza di Dio, la Famiglia di Nazareth insegna e garantisce che la fedeltà a Dio non uccide i sogni dell’uomo, ma li rende fecondi. Quando gli eventi vanno al di là della possibile comprensione umana, Maria e Giuseppe, diventano testimoni di un coraggio in cui il calcolo umano non ha nessun valore e solo l’ascolto della Parola e la preghiera diventano gli elementi portanti e rassicuranti. La vicenda umana e spirituale della Santa Famiglia, insegna, perciò, ad ogni famiglia come affrontare con coraggio e con forza, le difficoltà che si presentano, i disagi sociali ed ambientali, le incomprensioni, non nella prospettiva del disfacimento, ma sempre in quella di un pieno riscatto e di un totale rinnovamento.
- Infine, il rispetto assoluto che Gesù dimostra nei confronti della madre e del padre putativo, testimoniato anche dal Vangelo che afferma: “Tornò a Nazaret e stava loro sottomesso” e il richiamo della Scrittura: “Soccorri tuo padre nella vecchiaia … Anche se perdesse il senno compatiscilo e non disprezzarlo”, insegna ai figli che devono amare e rispettare fino in fondo, sempre e comunque i loro genitori. L'abbandono in cui tanti anziani genitori vivono, isolati o staccati dalla realtà sociale, lasciati soli nelle loro case o abbandonati nelle case di riposo, è in stridente contrasto con quel clima di unione, comprensione e affetto che emana dalla Santa Famiglia di Nazareth. Come la Santa famiglia rimase sempre unita nell'amore, sia nella miseria della grotta di Betlemme, sia nella fuga verso la terra straniera, sia nella povertà e quotidianità di Nazareth, genitori e figli, sono chiamati a realizzare la suprema realtà dell'amore familiare e vicendevole, sempre, in ogni circostanza, sino al sacrificio e sino alla fine.

Bibliografia
GRASSO A., La Santa Famiglia di Nazareth, dalla trasmissione NON UN GIORNO QUALSIASI della Radio Vaticana del 28 gennaio 2015; STRAMARE T., La Santa Famiglia nel mistero dell'incarnazione, Editrice Domenicana Italiana, Napoli 1994.






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DOTTORE IN S. TEOLOGIA CON SPECIALIZZAZIONE IN MARIOLOGIA
DOCENTE ALL'ISSR "SAN LUCA" DI CATANIA

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