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IMMAGINETTE MARIANE


     

1. Titoli mariani delle immaginette
Secondo una stima ancora approssimativa, ma ritenuta verosimile, l'immagine della Madre di Dio è il personaggio più effigiato nei santini. La Vergine si trova raffigurata:
- secondo la tradizione evangelica (Maria di Nazaret, Annunciazione di Maria, Visitazione, Madre di Dio, Sacra Famiglia, Addolorata);
- secondo la tradizione ecclesiale (Immacolata, Assunta, Maria Aiuto dei cristiani, Consolatrice degli afflitti, Madre della Grazia, della Misericordia, Regina degli Angeli, del Santo Rosario, della Pace, Maria salute degli infermi, Sede della Sapienza, Stella del Mare...);
- secondo la pietà popolare, in riferimento a «titoli» di santuari mariani (Madonna di Loreto, del Divino Amore, di Pompei...) e a «devozioni» particolari (Cuore Immacolato di Maria, Madonna del Carmine, della Medaglia Miracolosa, Maria Bambina, Maria presentata al Tempio).

2. Immaginette di preghiera
Uno dei tipi di immaginette facilmente individuabile e fra i più numerosi è quello costituito dalle «immaginette preghiera». Si tratta di santini che dal Seicento in poi riportano sul retro dell'immagine, alla base o in testa, una preghiera. Dapprima si comincia a stampare una semplice invocazione, come si osserva appunto sui santini più antichi del Sei-Settecento, poi l'invocazione si arricchisce, fino alla stampa sul retro dell'immagine di una preghiera vera e propria, che in genere ha una sua sobrietà di contenuto e di forma, anche per il limitato spazio disponibile. Questa categoria di immagini, attraverso i due elementi di comunicazione del messaggio, quello iconico d'immediata lettura visiva, e quello verbale, in genere sotto forma di preghiera, svolge una funzione ben precisa, quella di memorizzare e privatizzare la pietà mariana, ma soprattutto quella di dare un patrocinio specifico. Le brevi invocazioni, novene, suppliche, preghiere, per occasioni speciali o per ottenere indulgenze, hanno chiaramente il ruolo di propagandare un messaggio che parte dall'alto, ma che poi si adegua a processi di adattamento locali. Cosi la preghiera spesso oltre ad essere espressa secondo invocazioni e richieste generiche di «grazie» contiene pure specifiche notizie sul santuario in cui si svolgono il culto e la devozione alla Vergine. Anche in questi casi appare evidente la duplice natura dell'immaginetta, che può dar luogo a moduli ortodossi ed eterodossi di comportamento religioso, a doppi moduli iconologici e a modalità diverse nella lettura della preghiera, nell'ambito della liturgia canonica o in quella di tipo personale e individuale. Da notare inoltre che le immaginette sollecitano l'atteggiamento orante del singolo devoto, di una associazione (come le Figlie di Maria), di un gruppo religioso organizzato (come ad esempio gli aderenti allo scapolare della Madonna del Carmine). Tra il livello iconico e quello verbale si verifica una vera e propria collaborazione: non solo l'immagine della Vergine od una scena che la riguarda - tratteggiate con una variegata ricchezza di riproduzioni - diventa tramite di preghiera, ma soprattutto l'orazione rivolta direttamente a Maria intercede da lei protezione e «grazie».

3. Immaginette di contemplazione
Altro tipo caratteristico è quello delle immagini di contemplazione, ossia quei santini che raffigurano la Vergine del Rosario come esercizio di meditazione sui quindici misteri della fede, oppure l'Immacolata e l'Assunta, le due «grandi cose» compiute da Dio in Maria all'origine e al termine della sua vita, o ancora l'immagine della Madre di Dio simboleggiata secondo i tre tipi fondamentali della pittura bizantina: Madonna in Maestà, della Tenerezza, dell'Intercessione.

LA VERGINE DEL ROSARIO
Questo tipo di immagine si diffonde dopo la celebre battaglia di Lepanto (1571), la cui vittoria viene attribuita da Pio V alla recita del Rosario, e si collega in alcune zone con il propagarsi della pratica della meditazione od orazione mentale che tanta importanza ha avuto nella spiritualità di s. Ignazio di Loyola e dei Gesuiti. Le illustrazioni del Rosario, affermate e codificate sul finire del Cinquecento, presentano l'immagine della Vergine circondata da riquadri raffiguranti i misteri; si passa dall'assolo di ogni gruppo all'insieme dei quindici misteri, secondo la tipologia degli stendardi processionali. E questo perché anche gli analfabeti possano capire e meditare attraverso le figure. A partire dal XVI secolo diviene predominante il tema della visione di s. Domenico (1170-1221): secondo una leggenda divulgata dai Domenicani, la Vergine appare al santo consegnandogli una corona, che egli chiama «corona di rose di Nostra Signora». In epoca successiva s. Domenico compare accanto a s. Caterina, una delle più importanti patrone dell'ordine domenicano. L'incisione a bulino su pergamena di Jon Van Sande (1600-1664) propaganda questo modulo iconografico. Al centro dell'immagine si trova la Vergine con il Bambino in braccio e ai lati la didascalia-giaculatoria: «Virgo SS. Rosarii»; un po' più in basso sono genuflessi s. Domenico e s. Caterina. La Madre porge al fondatore dei Predicatori la corona del Rosario mentre il Figlio pone sul capo della santa senese una corona.

L'IMMACOLATA
Nell'arte cristiana la tematica dell'Immacolata concezione, definita come dogma nella Chiesa romana nel 1854, compare molto più tardi rispetto alle altre singole immagini di Maria, per la difficoltà di trascrivere nel linguaggio figurativo un concetto cosi astratto. Il perché si comprende conoscendo l'insidiosa e faticosa strada battuta dalla ricerca teologica per puntualizzare un dogma già sentito e vissuto dalla fede cristiana. Il tema si diffonde ampiamente nel Cinquecento, spesso in forma di «Disputa»: la Vergine in piedi o genuflessa davanti all'immagine dell'eterno in cielo è circondata, a indicare il dibattito che si svolgeva intorno all'argomento, dai Dottori della Chiesa intenti a discutere e a consultare i propri libri, tra essi s. Agostino, s. Ambrogio, s. Girolamo, s. Bonaventura. Il frate scrivente, che a volte figura nel gruppo, è Giovanni Duns Scoto, un francescano convinto sostenitore del dogma. Il pontefice in trono è Sisto IV, anch' egli francescano, che istituì la festa della Concezione. La Controriforma, nell'impulso dato al culto della Vergine, ebbe un ruolo determinante nella codificazione iconografica del tipo dell'Immacolata come la conosciamo attraverso le immagini più diffuse. Riferimenti biblici, come la condanna del serpente nella Genesi: «Ella ti schiaccerà il capo e tu le insidierai il calcagno», l'albero di Jesse, la donna dell'Apocalisse, lo stesso incontro di Gioacchino ed Anna alla Porta Aurea, raccontato dal Protovangelo di Giacomo, sono momenti di riflessione teologica ai quali l'arte si appiglia per dare corpo alla simbologia di questo altissimo e indicibile privilegio della Vergine di Nazaret. Tra le immaginette che riproducono tale varietà e pluralità di riferimenti simbolici, prendiamo in considerazione un esemplare della raccolta del Centro mariano di Rovigo. L'immagine, che rappresenta una versione popolare del XIX secolo, raffigura l'Immacolata secondo l'iconografia codificata. Sul capo della Vergine un nimbo dorato: è un riflesso della luce di Cristo della quale è partecipe non tanto per averlo partorito, ma per averlo accolto e seguito quale Maestro della sua vita: «Io sono la luce del mondo; chi segue me non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita» (Gv 8,12). La Vergine porta sopra il vestito bianco un manto azzurro, colore della trascendenza che esprime il distacco da tutto ciò che è terrestre e sensibile e la tensione dell'anima verso Dio. In conformità al suo ruolo di «Nuova Eva», calpesta il serpente, secondo le parole della Genesi: «Io porrò inimicizia fra te e la donna, tra la sua stirpe e la tua stirpe: questa ti schiaccerà la testa». Ai suoi piedi è il crescente lunare, simbolo di castità, e il globo terrestre circondato da mazzi di rose. Le mani di Maria sono giunte in atto di preghiera e intorno alla sua figura si libra in volo uno stormo di uccelli.

Bibliografia
PEDICO M. M., La Vergine Maria nella pietà popolare, Edizioni Monfortane, Roma 1993, pp. 159-169; ZAVOTTO P., Il santino tra "metafisica" e pietà popolare, in La Scuola Cattolica, 116 (1988), pp. 56-60; ANGIOLINO G., Le immaginette sacre, Roma 1984; ID., Le immaginette mariane, Roma 1984; MARCUCCI D., Le immaginette: che passione!, in La Madre di Dio, 38 (1984), n. 11, pp. 18-19;  CASELLA M. T. - POZZI G., La Madonna del Sasso nei santini, in La Madonna del Sasso fra storia e leggenda, Locarno 180, pp. 231-265; GRIGIONI E. G. - PRANZINI V., Santini piccole immagini devozionali a stampa e manufatte dal XVII al XX secolo. Presentazione di Giovanni Morello, Ravenna 1990; , p. 19. MAZZARIOL F., Santini mariani a Vicenza, in Jesus, ottobre 1988, pp. 24-25; BORELLO L., Arte e devozione nelle immaginette (sec. XVIII-XX), Torino 1991; GELAO C., L'iconografia del Rosario da Lepanto a Pompei e alcune esemplificazioni in Puglia (sec. XVI-XIX), in Maria storia e simbolo. Atti della VIII Primavera di santa Chiara 1988, a cura di Salvatore Spera, Roma 1989; CASALINI E., L'Immacolata nell'iconografia, in Riparazione mariana 61 (1976) 144-146.






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