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GREGORIO DI NAREK



1. Cenni biografici
Gregorio, soprannominato il «Pindaro armeno», realizza in sè L'ideale ascetico-mistico e poetico-letterario della Chiesa e della Narione armena. Eppure si conosce poco della sua vita. Egli nacque mn probabilmente nell'anno 950, nel piccolo villaggio di Narek, a sud del lago di Van e a poca distanza dal monastero di Narek. Morta la madre mentre Gregorio era in tenera età, il padre Cosroe, divenuto in seguito vescovo, lo affida col fratello Giovanni alle cure dei monaci del monastero. Presto fu ordinato sacerdote e divenne abate del monastero. Vi condusse una vita piena di umiltà e di carità, divisa tra  il lavoro e la preghiera, animato di un amore ardente per il Cristo e la sua santa Madre. La fama della sua scienza e della sua santa vita si diffuse in tutta l'Armenia. Per sollecitazione dei vescovi e dei sovrani del tempo, scrisse trattati e panegirici, e commentò i libri della Bibbia. Per insegnare al popolo compose sermoni ed inni; ad uso dei monaci compose un libro di preghiere. Gregorio, che passava volentieri la vita in raccoglimento, si prestava volentieri a tutte queste sollicitazioni. Dopo una vita trascorsa santamente e in cui non gli mancarono le difficoltà (fu ad esempio accusato di eresia e dovette difendersi), Gregorio mori l'anno 1010 circa e fu sepolto nello stesso monastero, nei pressi della chiesa dedicata a santa Sanduxt. La sua tomba rimase meta di pellegrinaggi fino ai tempi dei massacri perpetrati dai Turchi. Il Sinassario armeno lo ricorda il 27 febbraio; attualmente la sua festa si commemora, insieme a quella dei Santi Traduttori, nella terza settimana dopo l'Assunzione. Nominato nel febbraio del 2015 Dottore della Chiesa da Papa Francesco.

2. Le Opere
Gregorio ha lasciato poche opere, ma di grande significato per la letteratura armena in generale, la teologia e la mariologia in modo particolare. La sua opera più giovanile è costituita dal «Commentario sul Cantico dei Cantici» che si ispira agli scritti dei Padri anteriori, specie a Gregorio Nisseno. Scrisse anche noti panegirici su s. Giacomo di Nisibi, sugli apostoli, sulla croce e sulla Beata Vergine. Questi due ultimi sono stati composti nel 984 su richiesta del vescovo Stefano Mokaci, in occasione della traslazione della reliquia della croce da Costantinopoli in Armenia. A lui, inoltre, sono attribuite alcune Liriche religiose, dove talvolta elementi di poesia popolare ed immagini di spiccato realismo si intrecciano con concetti e sentimenti mistici. Ma il capolavoro di Gregorio rimane la raccolta di preghiere, chiamata da lui «Elegie», ma comunemente conosciute come «Narek», dal nome del monastero in cui visse e mori. Si tratta di 95 preghiere, composte ciascuna da varie sezioni, le quali, assommate, danno il numero 366. Egli vi esprime l'ardente desiderio di essere purificato ed elevato alla stessa santità increata. Tutto in quest'opera è espresso con elevatezza di concetti e con profondità di sentimenti, in uno stile denso e personalissimo e in un linguaggio ricco di dovizie lessicali.

3. Gregorio e Maria
Gregorio, fedele alla tradizione della sua Chiesa, fu un grande devoto della Madonna, e la tradizione vuole che Maria gli sia apparsa. Egli l'ha cantata con accenti ispirati. Di questa produzione mariana sono degni di nota il «Discorso panegerico alla B. V. Maria» e la preghiera 80 del Narek. Il Discorso è una lunga composizione in prosa rimata, spesso intercalata da frasi monorime, ad imitazione di un procedimento allora in vigore negli ambienti persiani e arabi. Gregorio vi approfondisce la dottrina dell'Incarnazione, traendo lo spunto per esaltare e cantare l'eccezionale dignità e la magnifica bellezza della Vergine Maria, Madre del Verbo incarnato, con tenera pietà e sublime stile. In quest'opera, Gregorio si ispira molto probabilmente all'Acatisto, ch' egli sembra conoscere nella lingua originale. La preghiera 80 del Narek è intitolata: «Dal fondo del cuore, colloquio con la Madre di Dio». Contrariamente al Discorso, si ha qui un'opera più matura. Il poeta, sommerso da molti motivi di disperazione, vi esprime con amore ardente, la certezza di essere aiutato dalla Madre del Giudice.


Bibliografia

AA. VV., Testi mariani del primo millennio. 4. Padri ed altri autori orientali, Città Nuova, Roma 1991, pp. 574-575; MISTRIH V., Commentario sul Cantico dei Cantici di Gregorio di Narek, in Collectanea 12 (1967), p. 465-534; FALDATI U., Liriche mistiche di S. Gregorio di Nareg, in Bessarione 38 (1922), pp. 144-148; AMADOUNI G., Il più grande dottore mariano della Chiesa armena: San Gregorio di Narek, in Alma Socia Christi V, fasc. II, Roma 1952, pp. 80-95; BOVER J., Un Notable mariologo armeno: S. Gregorio di Narek, in Rivista Espanola de Teologia 1941, pp. 409-417; MECERIAN J., La Vierge Marie dans la littérature médiévale de l'Arménie: Grégoire de Narek et Nersès de Lampron, Beyrouth 1954, pp. 346-379.






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DOTTORE IN S. TEOLOGIA CON SPECIALIZZAZIONE IN MARIOLOGIA
DOCENTE ALL'ISSR "SAN LUCA" DI CATANIA

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