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MICHEA 5,1-5


«E tu, Betlemme di Efrata, così piccola per essere fra i villaggi di Giuda, da te uscirà per me colui che deve essere il dominatore in Israele; le sue origini sono dall'antichità, dai giorni più remoti. Perciò Dio li metterà in potere altrui fino a quando partorirà colei che deve partorire...».    

L'ultimo grande oracolo della teologia messianica che comprenda anche un riferimento alla Madre lo possiamo trovare nel libro del profeta Michea, all'interno di un poema che annuncia e descrive un nuovo regno. Anche in questo caso è opportuno premettere alcune osservazioni introduttive di carattere storico e letterario per poter inquadrare bene il testo ed evidenziare il senso inteso dall'autore.

1. Inquadramento storico e letterario
L'attività del profeta Michea è collocata nel regno di Giuda durante il governo di Jotam (740-736), Acaz (736-716) ed Ezechia (716-687): dunque egli è un contemporaneo di Isaia, ma di ben altra estrazione sociale. Originario di Moreset, un paesino a sud-ovest di Gerusalemme, Michea è un uomo del popolo, uno dei tanti poveri che hanno subito direttamente i danni delle continue guerre di quegli anni che culminarono con l'occupazione della Giudea da parte del re assiro Sennacherib; Michea è una delle tante vittime dello sfruttamento e del saccheggio, ma invece di una passiva rassegnazione egli sceglie la protesta sociale contro la classe dominante e diviene così portavoce di Dio, araldo della giustizia e del diritto. La sua predicazione, fatta soprattutto di minacce e di lamenti, è stata raccolta in seguito in libro che porta il suo nome, ma seguendo un metodo redazionale che prevedeva anche l'aggiunta di altri elementi; fra questi il principale sembra essere il poema contenuto nei capitoli 4-5, opera unitaria post-esilica, nata dall'insegnamento di Geremia, del Secondo Isaia e di Ezechiele. Il tema di questo poema è l'attesa del regno definitivo instaurato da un futuro e perfetto discendente di Davide e la composizione letteraria presenta una pregevole disposizione parallelistico-concentrica che mette in evidenza proprio nel centro l'oracolo sul futuro re. Il genere letterario del poema può essere definito midrashico-escatologico-messianico, nel senso che interpreta gli oracoli più antichi e ne ricava lo spunto per la descrizione della futura epoca del Messia. L'epoca di composizione sembra essere il periodo post-esilico della restaurazione con Esdra e Neemia. L'ambiente storico è dunque quello della ricostruzione in epoca persiana, tempo di estrema povertà e grandissima speranza; tempo di ricordi e di vivaci attese, preambolo storico del genere apocalittico.

2. Il senso dell’oracolo (Mic 5,1-5)

Mentre la monarchia davidica sembra ormai definitivamente scomparsa, il poeta-profeta annuncia un nuovo principio proprio a partire dal clan efrateo di Betlemme da cui era uscito il re Davide. La piccolezza e l'insignificanza del luogo d'origine è proporzionata alla situazione del resto che abita Gerusalemme: ma proprio da questa situazione di debolezza Dio saprà trarre la grandezza e la novità assoluta. Il nuovo sovrano non è chiamato melek (= re), termine troppo tecnico e deturpato dalla storia; viene invece definito semplicemente m"shel (= dominatore). L'autore dell'oracolo sta rileggendo le antiche profezie messianiche ed intende interpretare in modo nuovo l'antica teologia del consacrato regale, portatore della benedizione davidica: l'origine di questo personaggio, infatti, non è improvvisata, ma da lunghissimo tempo preparata. Così le immagini di Isaia e di Ezechiele gli servono per abbozzare una descrizione del futuro dominatore come il pastore pacifico che riunisce il gregge disperso e lo custodisce finalmente nella pace. Il tempo che separa il deplorevole stato attuale dal momento luminoso del Messia è presentato dal profeta con un’espressione volutamente ambigua, che contiene proprio il riferimento alla madre del dominatore che interessa alla nostra ricerca: "Perciò li darà finché una partoriente partorisca" (Mic 5,2a). La traduzione letterale mette in evidenza l'ambiguità del testo: probabilmente l'autore intende dire che il Signore lascerà il suo popolo in balia di altre forze e nelle mani di governi stranieri fino al momento della fortunata nascita. Anche in questo caso sembra evidente la rilettura midrashica di un precedente oracolo: quasi sicuramente il profeta fa riferimento all'oracolo isaiano dell'Emmanuele (Is 7,14) che annunciava la nascita di un bambino segno di salvezza e di liberazione.

3. L’interpretazione della «partoriente»

L'oracolo di Michea, per indicare la madre, adopera un termine ancora più generico: y"ledah, infatti, è il semplice participio femminile del verbo yld (= generare); è senza articolo determinativo, quindi evoca una figura imprecisata; ed indica pertanto una partoriente, una gestante, una donna che aspetta un bambino. Il riferimento implicito alla madre dell'Emmanuele offre una buona spiegazione dell'oracolo: la figura di una donna che attende la nascita di un figlio, carica del simbolismo messianico e regale elaborato alla corte di Gerusalemme, è divenuta un puro simbolo dell'attesa, della gestazione e del travagliato parto del Messia. Il profeta adopera un linguaggio antico e proietta in un futuro imprecisato la simbolica figura della Regina Madre: quando sarà il momento costei darà alla luce il dominatore escatologico. La certezza dell'oracolo si associa alla massima indeterminatezza: l'autore è certo del fatto, ma non precisa assolutamente nulla sui particolari e le modalità dell'evento. A proposito di questo testo si può parlare con tranquillità di oracolo messianico diretto e, quindi, anche di profezia mariana; ma l'unica cosa che viene affermata è che il Messia avrà una madre. L'interpretazione messianica di questo testo è antica, comunemente diffusa ed indiscussa. Il Targum aramaico traduce con particolare sobrietà e fedeltà il testo ebraico esplicitando con chiarezza che si tratta del Messia; a Qumran il versetto di Michea è evocato in un inno a carattere messianico; anche nella letteratura talmudica continua l'uso di tale citazione in chiave messianica. L'interpretazione cristiana ha accolto con favore la lettura messianica già tradizionale dell'oracolo di Michea e l'ha di preferenza adoperata per sottolineare la corrispondenza fra l'attesa del Messia da Betlemme e la realizzazione avvenuta in Gesù. L'evangelista Matteo cita ampiamente questo testo, mettendolo proprio in bocca ai sommi sacerdoti e agli scribi del popolo che intendono indicare ad Erode il luogo della nascita del Messia (Mt 2,5-6): tale citazione ne presuppone un uso diffuso nell'ambiente giudaico e ne conferma l'interpretazione. Similmente nel Vangelo di Giovanni si allude a questo versetto e alla sua lettura messianica, quando viene riferito il dubbio del popolo per il fatto che Gesù venga da Nazaret: "Il Cristo viene forse dalla Galilea? Non dice forse la Scrittura che il Cristo verrà dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide?" (Gv 7,41b-42). Tale accreditato uso evangelico ha reso notissima la profezia nella letteratura patristica e molti maestri cristiani l'hanno commentata con esegetica precisione.

Bibliografia
DOGLIO C, Donne bibliche. Figure femminili nella Sacra Scrittura, dal sito http://www.atma-o-jibon.org/italiano/don_doglio16.htm; DE LA POTTERIE I., Maria nel mistero dell'alleanza, Genova 1988; CAZELLES H., "La Mère du Roi-Messie dans l'Ancien Testament", in Maria et Ecclesia 5 (1959) pp. 39-56; GOTTWALD N. K., "Immanuel as the Prophet's Son", in: Vetus Testamentum 8 (1958) pp. 36-47; LAURENTIN R., I Vangeli dell'infanzia di Cristo. La verità del Natale al di là dei miti, Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo 1989; AA. VV., Maria nel Nuovo Testamento, Cittadella Editrice, Roma 1985; CASILLO P., La Madonna nel Vecchio testamento, Casa Mariana, Frigento 1988; AA. VV., Maria secondo le Scritture, in Theotokos, VIII (2000) n. 2.; SERRA A., La presenza e la funzione della Madre del Messia nell’A.T. Principi per la ricerca e applicazioni, in Dizionario di spiritualità biblico – patristica, 40 (2005), pp. 101-109; MANELLI S. M., Mariologia biblica, Casa Mariana Editrice, Frigento 1989. GARCIA PARADES J. C. R., Maria nella comunità del regno. Sintesi di Mariologia, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1997; ROTA G., Note di Mariologia ad usum auditorum, Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale, Milano, Anno accademico 2012-2013.

VEDI ANCHE:
- ANTICO TESTAMENTO
- ISAIA 7,14
- PROTOVANGELO






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