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APOCALISSE 12


1. Interpretazione "mariana" di Apocalisse 12
Questa interpretazione non è certo esclusa dalla interpretazione ecclesiale, al contrario. Maria, la madre di Gesù, non è forse, soprattutto nella tradizione giovannea, la realizzazione concreta e personale della Chiesa? Non è forse la « Chiesa nascente »? Se è vero che l'esegesi contemporanea manifesta una tendenza molto netta a mettere l'accento sull'interpretazione ecclesiologica, ci sono tuttavia diversi esegeti che - ci pare a buon diritto - fanno valere con insistenza il fatto che l'interpretazione mariana non può essere esclusa, anzi che essa è persino necessaria per una spiegazione completa ed equilibrata di Apocalisse 12. Ma come sintetizzare i due aspetti? Proseguendo la nostra esposizione, tenteremo di dare una risposta a questa domanda. Se avessimo solo questi pochi versetti dell'Apocalisse riguardanti la Donna e il suo Figlio minacciati dal dragone, sarebbe molto difficile - nel pensiero di alcuni autori - riconoscervi un simbolo mariano. È la donna nelle doglie del parto quella che viene descritta qui, mentre noi abbiamo visto che la nascita di Gesù a Betlemme era stata una nascita « santa », verginale (cfr. Lc 1, 35), senza le doglie del parto per la madre. È dunque evidente che c'è qui una difficoltà insormontabile, per una applicazione direttamente mariana del parto di cui parla Apocalisse 12, alla nascita verginale di Gesù a Betlemme. Ma, come abbiamo notato prima, in Apocalisse 12 non si tratta dell'incarnazione ma della resurrezione di Cristo e della nascita della Chiesa. I dolori del parto della Donna devono essere spiegati a quest'altro livello; ciò vale ugualmente se si pensa di vedere qui un'applicazione a Maria. Preso da solo, il testo di Apocalisse 12 è dunque insufficiente per giustificare una interpretazione mariana, ma le cose si presentano in modo differente quando sono situate nel quadro più esteso della tradizione giovannea presente altrove nel Nuovo Testamento, e quando sono interpretate in questa prospettiva più vasta. Diversi autori hanno fatto notare con ragione che è impensabile che la Chiesa apostolica, di fronte alla descrizione della Donna di Apocalisse 12, non abbia mai pensato a Maria. Il motivo è chiaro: Maria era una donna concreta, occupava un posto speciale nel mistero della salvezza annunciato alla giovane Chiesa dai predicatori del vangelo. Inoltre due fatti devono essere tenuti presenti: in primo luogo che lo sfondo del tema fondamentale che noi stiamo studiando, il mistero di Maria nel Nuovo Testamento, è una figura femminile dell'Antico Testamento, la « Figlia di Sion »; in secondo luogo che, in modo particolare in Giovanni ma anche in Luca, è precisamente la parola « Donna » che viene impiegata per designare Maria, la madre di Gesù. Quando si considera questo insieme, cioè questa figura femminile dell'Antico Testamento che è stato lo sfondo a partire dal quale diversi testi del Nuovo Testamento hanno parlato di Maria, sembra impossibile che la prima generazione cristiana e tutta la Tradizione seguente non abbiano dato anch'esse, in questo quadro più vasto, una interpretazione mariana della Donna vittoriosa di Apocalisse 12. Questo, in effetti, è ciò che è avvenuto, soprattutto nella tradizione monastica, nella liturgia (cfr. la liturgia dell'Assunzione) e nell'arte cristiana. Basta qui ricordare il testo già citato della Glossa interlinearis, riguardante Maria ai piedi della croce: « Ecclesiae sanctae nova inchoatio » (« della Chiesa che è santa, Maria fu il primissimo inizio »). Il tema della Donna nell'Apocalisse è dunque legato alla figura della donna in altri episodi del Nuovo Testamento, soprattutto quello di Giovanni 19, 25-27.

2. Apocalisse 12 alla luce di Giovanni 19, 25-27
Tra i due passi si può scoprire un triplice parallelismo. In Gv 19, 25-27 la madre di Gesù è caratterizzata da tre tratti che non si ritrovano negli altri vangeli [...]:
1) L'insistenza con la quale la madre di Gesù è chiamata « Donna ». La coincidenza a questo riguardo tra le due scene di Cana e del Calvario tradisce una intenzione che deve essere di ordine dottrinale. In particolare [...] in quanto ella è la Donna in qualche modo per eccellenza, Maria è data come madre a San Giovanni.
2) Ella ha dunque altri figli oltre a Gesù: il Salvatore stesso dà per figlio a Maria il suo discepolo prediletto.
3) Questa maternità spirituale è legata al Golgota. Ora è un fatto che questi tratti caratterizzano similmente la madre del Messia dell'Apocalisse anch'ella è chiamata Donna [...]; anch'ella ha altri figli oltre al Messia; infine anche a lei è attribuita una generazione metaforica che è legata alla Croce [... ]. Diventa indubitabile che noi siamo in presenza anche là di una tradizione propriamente giovannea, comune al Vangelo e all'Apocalisse.
Alla luce di questa analisi rileggiamo ora alcuni tratti di Apocalisse 12, in una prospettiva mariana.
Dopo la fuga della Donna nel deserto (12,14) viene il versetto 17: « Allora, per placare la sua collera contro la Donna, il dragone se ne andò a guerreggiare con il resto dei suoi figli, cioè quelli che obbediscono agli ordini di Dio e che custodiscono la testimonianza di Gesù ». È un versetto importante, che non menziona più il figlio della Donna, il Messia, ma « il resto dei suoi figli », cioè tutti i cristiani. Oltre al Figlio maschio che ha dato alla luce (il Messia), la Donna ha ancora altri figli. Ed ecco che questo richiama in modo straordinario la scena di cui abbiamo trattato nel capitolo precedente: Maria ai piedi della croce. È là che la madre di Gesù diventa, su un piano spirituale, la madre del discepolo, di tutti i discepoli: « Donna, ecco tuo figlio... Ecco tua madre » (Gv 19, 25-27). Attraverso questa maternità spirituale, Maria è diventata la madre della Chiesa, di cui è anche l'immagine. Rinviamo qui a un bel testo di Ambrogio, dove questa sintesi è già fatta: « Possa il Cristo dall'alto della croce dire anche a ciascuno di voi: ecco tua madre; possa dire anche alla Chiesa: ecco tuo figlio. Allora voi comincerete a essere figli della Chiesa, quando vedrete il Cristo trionfante sulla Croce ». La Donna ai piedi della croce è dunque trasposta da Ambrogio in tipo della Chiesa e madre della Chiesa. Nel testo di Origene precedentemente citato troviamo una riflessione che va nello stesso senso. Quanto al discepolo, attraverso il suo sguardo di fede verso il costato trafitto di Gesù, guidato dallo sguardo di Maria, è trasformato in uomo nuovo, egli comincia a essere figlio di Maria, un figlio della Chiesa, cioè un cristiano. Noi siamo tutti chiamati a questa condizione di figlio in senso spirituale, secondo il modello della filiazione di Gesù. Qui, ai piedi della croce, ha luogo la nascita del nuovo popolo di Dio, della Chiesa, di cui Maria è nello stesso tempo l'immagine e la madre.
La figura della Donna in Apocalisse 12 ha dunque un significato ecclesiale e mariano nello stesso tempo, ma soprattutto sotto l`aspetto della maternità della Donna, dunque nel rapporto con i suoi figli. Ella è la Madre del figlio maschio che ha dato alla luce, ma sul piallo spirituale ella è anche - questo vale sia per Maria che per la Chiesa - madre di altri figli, « il resto della sua discendenza ». Qui dobbiamo fissare l'attenzione su un altro dettaglio del versetto 17, che è rivelatore per quanto concerne i figli della Donna: « ... cioè quelli obbediscono agli ordini di Dio e che custodiscono fedelmente la testimonianza di Gesù». Questi altri figli sono dunque i credenti che attraverso le prove e le persecuzioni osservano i comandamenti di Dio e continuano a custodire la testimonianza di Gesù. Ora, l'ultima parola di Maria che è stata consegnata nel Nuovo Testamento, dice proprio questo: « Fate tutto ciò che Egli vi dirà » (Gv 2, 5). Come abbiamo detto nella nostra interpretazione delle nozze messianiche a Cana, si tratta là della obbedienza a Gesù, della fedeltà all'Alleanza conclusa tra Dio e il suo popolo, dell'apertura e della disponibilità nei confronti della iniziativa salvifica di Dio; in breve, si tratta della fede profonda, che è la porta d'accesso alla condizione di figliolanza spirituale e che ne è la caratteristica fondamentale. Questo si riallaccia all'insegnamento del versetto di Apocalisse 12,17.
Ci rimane ancora da dare una interpretazione mariana a un altro tema di Apocalisse 12: il combattimento tra il dragone e la Donna. Non pensiamo evidentemente al livello della storia. Non ha senso domandare: quando Maria è fuggita nel deserto? Non si tratta certamente di un'allusione storicizzante al suo soggiorno in Egitto, di cui parlano i vangeli dell'infanzia, né al fatto che, secondo una certa tradizione, ella sarebbe andata in Asia minore e sarebbe morta nei dintorni di Efeso. Tutto ciò è totalmente estraneo al testo. Non è a questo genere di interpretazioni che dobbiamo ricorrere qui. Crediamo tuttavia che - se Maria è l'immagine della Chiesa, con tutto ciò che quest''ultima deve sopportare di prova, di persecuzioni e di torture del corso della storia- bisogna poter fornire ugualmente una interpretazione mariana di quella lotta tra la Donna e il dragone.
Riguardo al versetto 6,10 già citato del Cantico dei Cantici: « Chi sorge come l'aurora, bella come la luna, risplendente come il sole e terribile come un esercito schierato a battaglia? », A. Feuillet fa una osservazione che può sembrare banale, ma che è tuttavia molto pertinente: è una immagine piuttosto strana, egli dice, che la donna del Cantico dei Cantici sia insieme bella come la luna e temibile come un esercito. Egli vede in questo un argomento per affermare che la Donna significa in primo luogo Israele. Questo sorprendente gioco di immagini, che esprime nello stesso tempo sia lo splendore di questa Donna che la sua potenza misteriosa, deve essere integrato nella visione sintetica della Donna-Sion, del popolo di Dio; ma può ugualmente, contro ogni aspettativa, essere applicata a Maria.
Un'acquisizione molto importante dell'esegesi moderna è quella di aver messo in luce che il mistero di Maria forma in qualche modo la sintesi di tutta la rivelazione precedente sul popolo di Dio, su tutto ciò che Dio attraverso la sua azione salvifica vuoi realizzare per il suo popolo. In Maria si compiono tutti gli aspetti delle promesse dell'Antico Testamento alla Figlia di Sion, e nella sua persona concreta si trova anticipato ciò che si realizzerà per il nuovo popolo di Dio, che è la Chiesa. Ora, la storia della rivelazione riguardo al tema della Donna Sion, concretizzata nella persona di Maria e prolungata nella Chiesa, costituisce un bastione dottrinale, un insieme strutturato incrollabile per la comprensione della storia della salvezza, dalle origini fino alla escatologia. Una visione sul mistero di Maria biblicamente fondata, ecclesiologicamente integrata e strutturalmente sviluppata, ci permette dunque di formare una immagine completa della realizzazione concreta di tutto il mistero dell'Alleanza.
Questo vale anche per il tema della vittoria della Donna sul dragone. E in questa prospettiva che si può comprendere perché, nella liturgia delle feste mariane del passato, si incontrava regolarmente questa mirabile antifona: « Gaude, Maria Virgo, cunctas haereses sola interemisti in universo mundo » (« Rallegrati, Vergine Maria, tu sola hai distrutto tutte le eresie nel mondo intero »). Questo non significa, evidentemente, che Maria nella sua vita abbia fatto qualcosa contro le eresie, ma piuttosto che una corretta dottrina mariana - cioè tutto l'intreccio dei dogmi sulla Vergine, visti in connessione con un mistero della salvezza fondato nella Scrittura - assicura la solidità della fede e fortifica nella lotta contro le deviazioni dottrinali. In questo senso, Maria è veramente « terribile come un esercito in ordine di battaglia ». Con una fede incrollabile in tutto ciò che è stato rivelato in lei, in relazione col mistero centrale della fede cristiana, la Chiesa è sicura della vittoria finale sulle forze del male. Si può persino pensare che Maria stessa sia impegnata personalmente nella lotta escatologica contro il male. Questa espressione della Chiesa antica, in questi due sensi è ai nostri giorni di una bruciante attualità.

3. Differenza tra Giovanni 19, 25-27 e Apocalisse 12
È il testo di Giovanni 19,25-27 che ha reso possibile la interpretazione mariana di Apocalisse 12. C'è tuttavia una differenza tra due pericopi, e non solo per il genere letterario (vangelo - Apocalisse). Se le due visioni non sono identiche, esse sono tuttavia perfettamente complementari.
Nel quarto vangelo, soprattutto a Cana ma anche presso la croce, l'accento è messo sulla persona individuale di Maria, la madre di Gesù (è così che la chiama Giovanni), ma con risonanze ecclesiologiche di cui abbiamo cercato di far percepire l'eco. In Apocalisse 12 il rapporto è rovesciato. Qui è in primo piano l'aspetto ecclesiologico: la Donna - Sion, la Chiesa, diventerà la Sposa dell'Agnello nella conclusione definitiva dell'Alleanza (21, 1-9). Si tratta proprio della Chiesa, ma propriamente in quanto essa è il compimento di ciò che all'origine era stato già realizzato nella figura di Maria. In Apocalisse 12, l'accento cade dunque sulla Chiesa, ma con risonanze mariologiche. Sono due approcci complementari, in una dialettica costante tra i due aspetti (individuale e collettivo) dello stesso mistero, quello dell'Alleanza tra la Figlia di Sion e Dio.
Come abbiamo già notato a più riprese, la Chiesa ha dunque una dimensione femminile, un volto mariano, nel suo rapporto sponsale con Dio: « Tutta la Chiesa è mariana ». Sul piano simbolico profondo, la Chiesa è Donna davanti a Dio. La Tradizione l'ha compreso spontaneamente: nella iconografia cristiana la Chiesa è sempre rappresentata come una Donna; ma questa Donna che diventa simbolo della Chiesa è la persona concreta di Maria. Crediamo che la visione dell'Apocalisse ci possa aiutare ugualmente a integrare i due aspetti - l'aspetto ecclesiale e l'aspetto mariano - nella nostra vita personale. Se ci impegniamo a considerare la Chiesa alla luce di Maria, la vedremo meno come una organizzazione complessa, dal volto troppo umano e maschile e di più come una persona vivente con tutto il suo mistero, come una donna, come nostra madre, nella nostra vita di fede e di discepoli di Cristo. C'è in questo un rimedio efficace contro una tendenza molto diffusa tra i cristiani e che H. U. von Balthasar ha chiamato « il complesso anti-romano ». Dalla realtà troppo umana e sociologica della Chiesa dobbiamo elevare il nostro sguardo verso il mistero della Donna, che è indissolubilmente Maria e la Chiesa, e che è nostra madre.

Bibliografia
DE LA POTTERIE I., Maria nel mistero dell'alleanza, Marietti, Genova 1988, pp. 272-278; JOURNET C., L'Eglise du Verbe Incarné, Paris 1947; BROU L., Marie, « Destructrice de toutes les hérésies » et la belle légende du répons «Gaude Maria Virgo», in «Ephemerides Liturgicae», 62 (1948), pp. 321-353; 65 (1951), pp. 28-33; FEUIILET A., Le Messie et sa Mère d'aprés le chapitre XII de l'Apocalypse, in «Revue Biblique», 66 (1959), pp. 303 ss.; BRAUN F. M., La Mère des fidèles. Essai de théologie johannique, Casterman 1953, pp. 134-192: « La Donna dell'Apocalisse »; AA. VV., Un grande segno nel cielo, in Theotokos VIII (2000), n. 1: BIGUZZI G., La donna, il drago e il Messia in Ap. 12, pp. 17-66; CORSATO C., Ap. 12, 1-6: Riletture patristiche, pp. 67-84; ROSSO S., Ap. 12 nella liturgia romana, pp. 85-112; CASALE S., La donna vestita di sole, pp. 113-127; SEBASTIANI L., Una pagina di luminosa oscurità, pp. 129-164; MASCIARELLI M. G., La donna di Ap. 12 e il futuro ultimo dell'esistenza cristiana, pp. 165-179; BIANCHI E., Lectio divina su Ap. 12, pp. 181-196; SORANZO M., Panorama iconografico della donna di Ap. 12, pp. 197-218; MUZI M. G., Iconografia medievale della mulier amicta sole, pp. 219-244; SERRA A., Echi di Apocalisse 12 nel "Transiuts Mariae"?, pp. 245-260.







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