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MARIA, DONNA CHE AMA


«Dio è amore» (1 Gv 4,16). Questo amore infinito di Dio si manifesta nella storia umana nell'evento supremo dell'incarnazione del Suo figlio. In questo evento sublime, Dio si fa carne nel grembo di una donna di nome «Maria», colei che occupa un posto centrale nella storia dell'umanità. Maria lo merita perché ha creduto nell'amore di Dio e si è fidata delle sue promesse. In questo evento centrale della storia della salvezza, l'Agape si incarna in Maria (Mt 1,18-25; Lc 2, 1-7; Gv 1,14). Maria diventa la Madre di Dio che è amore. Maria manifesta il suo amore, non solo nel mistero dell'incarnazione, ma anche nella vita pubblica di Gesù, sino alla fine della vita del suo figlio, stando ai piedi della Croce (Gv 19, 25-27). Lo stesso amore ci viene trasmesso anche oggi per la sua intercessione presso il suo figlio. Maria è la donna che sa amare e sa trasmettere l'amore eccelso del suo figlio a tutta l'umanità

1. Maria, donna che ama

Nell'Enciclica Deus caritas est di Benedetto XVI, dedicata espressamente alla carità, Maria viene presentata come «una donna che ama». Il Pontefice, nella sua enciclica, ci fa un forte richiamo alla virtù della carità. Ci fa capire come Maria non può essere che una donna che ama e ci riporta all'amore trinitario come fonte e a quello di Cristo come dono e servizio. Essendo intimamente penetrata dalla Parola di Dio, ella può diventare madre della Parola incarnata. Infine Maria è una donna che ama. Come potrebbe essere diversamente? In quanto credente che nella fede pensa con i pensieri di Dio e vuole con la volontà di Dio, ella non può essere che una donna che ama. Secondo il Pontefice, l'amore di Maria è dunque il pensare e il volere secondo Dio. Gli autori del Nuovo Testamento ci presentano Maria, madre di Dio, come colei che ama Dio e l'umanità. Maria è per eccellenza la donna della virtù della carità.

2. L'amore di Maria testimoniato dai Vangeli
La carità che Maria pratica nella sua vita si basa sulla fiducia nella Parola di Dio. Si nota che il Papa nel descrivere la virtù della carità nella vita della Vergine Maria, ripercorre i noti testi della Sacra Scrittura. Maria porta nel suo grembo «la Parola» che è Gesù Cristo. Il sommo Pontefice scrive nella sua enciclica che «lei [Maria] nella Parola di Dio è veramente a casa sua, ne esce e vi rientra con naturalezza. Ella parla e pensa con la Parola di Dio; la Parola di Dio diventa parola sua, e la sua parola nasce dalla Parola di Dio». Infatti, c'è un legame strettissimo e inseparabile fra Maria e la Parola di Dio. Gli evangelisti la descrivono come una donna che ama Dio e una donna di Servizio.

3. Maria si fida dell'amore donato (Lc 1,26-28)

Nell'annunciazione, Maria viene chiamata kecharitoméne (piena di charis, di grazia). (Lc 1,26-38) Questo saluto dell'angelo Gabriele mostra con evidenza che è l'amore di Dio che l'ha resa ricolma di grazia. È un amore gratuitamente donato a Maria. Da Spinetoli scrive che «l'espressione "il Signore è con te" [...] indica la protezione, l'assistenza che Dio accorda ai suoi inviati e ora a Maria, in vista dei futuri compiti che sono destinati ad assolvere». L'evangelista Luca mette in risalto i «privilegi» di Maria, soprattutto l'amore di Dio verso Maria che è chiamata a collaborare nel piano di salvezza. Davanti alle parole dell'angelo, Maria rimane turbata (v. 29), ma non ha alcun dubbio della provvidenza di Dio e del Suo amore. «Maria crede alla possibilità dell'impossibile. La sua passione per l'esistente si completa con la passione per il possibile. [...] La fede di Maria si esprime come un esplorare le frontiere del possibile, seguendo i passi di un amore onnipotente». Maria crede ad un amore che fa vivere, «che scaccia il timore» (1Gv 4,18). [...] Si fida dell'amore gratuito di Dio sino a credere all'impossibile. Per cui, ella ha potuto rispondere: «Ecco la serva del Signore, avvenga di me secondo la tua parola» ( v. 38). Questa fede di Maria in un Dio che è amore, le concede il privilegio di concepire il figlio di Dio nel suo grembo. Cosi ella diventa la madre del Messia e la donna prediletta di Dio. Questo atto di fidarsi di Maria nell'amore gratuito di Dio che si è espresso attraverso l'angelo Gabriele, apre la strada verso un futuro che porterà il Messia in mezzo a noi, la piena espressione dell'amore di Dio Padre. «Ella [Maria] è cosi, per noi, la Madre di ogni umano consenso. Il suo ruolo nella storia della salvezza è unico e indispensabile». «Maria testimonia l'amore di Dio perché tipico di chi ama è fare spazio alla persona amata, favorirla, porla in evidenza, assicurarle il primo posto». Cosi Maria offre se stessa a Dio come un'espressione migliore del suo amore, per portare avanti il piano di salvezza. Il suo amore verso Dio e l'umanità è il fondamento della sua risposta positiva nel momento dell'annunciazione.

4. Visitazione

È un gioiello questo piccolo (Lc 1,39-45) racconto dell'incontro delle due madri. L'evangelista Luca dice che Maria si mise in viaggio in fretta (v. 39). Alcuni biblisti lo traducono: «si mise in cammino con sollecitudine». Fare una visita è un atto di carità. Perché Maria si affretta verso il paese di Elisabetta? Il motivo più alto dell'affrettarsi di Maria è il motivo della carità soprannaturale. Lo zelo di servire la sua cugina la spinge ad andar in fretta. Il cuore di Maria è sempre orientato a servire gli altri che sono nel bisogno. In questo incontro tra le due madri, si manifesta qualcosa di straordinario che ci lascia trasportare dalla fantasia. È un incontro d'amore. Da parte di Maria, è un incontro in cui ella compie un servizio di carità che culmina nel canto del Magnificat. Benedetto XVI parla di Maria in riferimento al suo servizio di carità: «Nel Vangelo di Luca — egli scrive — la troviamo impegnata in un servizio di carità alla cugina Elisabetta, presso la quale resta "circa tre mesi" (1,56) per assisterla nella fase terminale della gravidanza». M. G. Masciarelli commenta queste parole del Pontefice e mette in rilievo il servizio caritatevole di Maria: È un'icona quella che il Papa pone dinanzi agli occhi dei credenti, prima di ogni altra considerazione che sviluppa in seguito. I tratti dell'icona sono: itineranza, presenza, lentezza, cura della vita nascente. Maria anzitutto ha lasciato la sua casa per rendere un «servizio di carità» dove c'è bisogno. È un tratto distintivo dell'amore: l'intraprendenza, il lasciare e l'andare: questo perché l'amore è estroverso, è espansivo, mentre chiama al decentramento da se stessi. Maria, dimenticando le sue cose, esce dalla sua casa e va alla casa di Elisabetta per soccorrerla. La visita a lei non consuma il suo senso nell'ambito di un gesto particolare di carità, ma assurge a valore simbolico. Quella visita è solo un'occasione in cui si manifesta e si esplicita lo stile caritativo della Vergine che si pone come tipo nell'esercizio della virtù, il punto prospettico della sua esistenza.

5. Il Magnificat

Cantando il Magnificat, (Lc 1,46-56) Maria riconosce il suo amore per lei e rende lode a Dio. «Il punto di partenza è la gioia messianica che ha invaso l'animo di Maria e di quanti con lei attendono la salvezza (vv. 46-48 cfr. 1,28), ma il fatto più importante è che è comunicata agli ultimi della scala sociale». L'anima di Maria esalta Dio per le cose meravigliose che il Signore ha fatto in lei e nella casa di Israele. Questa lode incessante di Maria è più che un ringraziamento che viene dal suo cuore, riconoscendo pienamente l'amore eterno di Dio. E una preghiera di Maria che esprime il suo amore per Dio-Salvatore. Come osserva A. Valentini, «non si tratta di semplice sguardo o di pura benevolenza, ma di coinvolgimento diretto e attivo; [...] tale intervento di Dio scaturisce dalla sua misericordia nei confronti della «doule», ma ancor più dalla sua santità». Nel cantico del Magnificat, Maria dischiude la bontà infinita di Dio e il suo amore per i poveri e gli umili. Maria che rappresenta la comunità cristiana, si identifica con i poveri. Giovanni Paolo II mette in rilievo questo aspetto del canto del Magnificat: Il suo amore di preferenza per i poveri è iscritto mirabilmente nel Magnificat di Maria. Il Dio dell'Alleanza, cantato [...] dalla Vergine di Nazaret, è insieme colui che "rovescia i potenti dai troni e innalza gli umili, [...] ricolma di beni gli affamati e rimanda i ricchi a mani vuote, [...] disperde i superbi [...] e conserva la sua misericordia per coloro che lo temono". Maria è profondamente permeata dello spirito dei "poveri del Signore" [...]. Attingendo dal cuore di Maria, dalla profondità della sua fede, espressa nelle parole del Magnificat, la Chiesa rinnova sempre meglio in sé la consapevolezza che non si può separare la verità su Dio che salva [...] dalla manifestazione del suo amore di preferenza per i poveri e gli umili, il quale, cantato nel Magnificat, si trova poi espresso nelle parole e nelle opere di Gesù. Maria si identifica con i poveri. Questa sua identificazione è un indizio della sua umiltà. Questa virtù dell'umiltà è la forma con cui Maria «accetta di essere trascurata nel periodo della vita pubblica di Gesù, sapendo che il Figlio deve fondare una nuova famiglia e che l'ora della Madre arriverà soltanto nel momento della croce, che sarà la vera ora di Gesù (cfr Gv 2,4; 13,1). Spiegando questo aspetto, M.G. Masciarelli dice: «Maria ha fatto coincidere le due virtù: l'amore l'ha portata ad essere umile; l'umiltà l'ha portata ad amare».

6. L'amore di Maria nell'ora di Cana (Gv 2,1-12)

L'unico evangelista che narra questo evento delle nozze di Cana è Giovanni. Il vocabolario del quarto vangelo è noto per il suo significato duplice e a volte anche molteplice. Il vangelo di Giovanni è ricco e denso di significati teologici. Questo brano (Gv 2,1-12) ha un ruolo importantissimo nella struttura del quarto evangelo e offre anche una chiave di lettura per capire il piano narrativo dell'evangelista. La prima ad essere menzionata è la madre di Gesù. Nel v. 4 Gesù la chiama 'donna'. "Lo stesso fenomeno si ripete in Gv 19,25-26, cioè nella scena del Calvario. Questa funge da grande inclusione con quella di Cana". Si nota che Giovanni non menziona mai il nome di Maria nel suo vangelo. Questi due episodi sono tra loro strettamente legati e si chiariscono l'uno con l'altro. Maria viene presentata sempre con questa espressione "madre di Gesù". A. Serra commenta che "evidentemente, più che al nome proprio della Vergine («Maria»), l'evangelista è interessato al ruolo che le compete, significato dai titoli: «madre di Gesù» e «Donna»". Quando viene a mancare il vino, Maria si preoccupa e richiama l'attenzione del suo figlio sulla situazione di disagio. Maria interviene con delicata premura e con ammirevole discrezione. In questo racconto delle nozze di Cana, vogliamo puntare il nostro sguardo su un aspetto molto importante, quale «l'attenzione di Maria nell'Ora di Cana». L'attenzione di Maria alle nozze di Cana dimostra il suo amore verso gli sposi. Commentando questo brano (Gv 2,1-12), E. M. Ronchi dice: «[Maria] crede nell'amore umano come benedizione divina [...], Crede a un amore che si prende cura [...], Crede nella polifonia dell'amore [...], Crede all'amore come primo luogo di evangelizzazione». Il ruolo che Maria gioca alle nozze di Cana è non solo quello di una madre che si prende cura dei suoi figli, ma anche quello di una donna attenta ai bisogni degli altri e solerte nelle difficoltà e nei disagi delle persone. In questo racconto delle nozze di Cana, Maria risulta esemplare per l'attenzione, la sensibilità e l'amore verso gli altri.

7. La più grande prova d'amore (Gv 19,25-27)
L'evangelista Giovanni differisce dai sinottici nel ricordare la madre di Gesù ai piedi della croce. Questo brano ha un legame stretto con Gv 2,1-12. Questi due racconti (Gv 2,1-12 e Gv 19,25-27) formano un'inclusione. In tutti e due i racconti, appare la madre di Gesù. In questi due racconti, la madre di Gesù viene chiamata «Donna» (cfr. Gv 2,4; Gv 19,26). L'ora a cui Gesù si riferisce alle nozze di Cana (Gv 2,4) si compie in Gv 19,25-27. È da notare che la Madre di Gesù, è presente all'inizio e anche alla fine della vita pubblica di Gesù. In tutte e due le occasioni, la Madre di Gesù, viene presentata come una donna attenta e partecipe al disagio e alla sofferenza degli altri, in altre parole come una donna che ama. Vicino alla croce, Maria viene donata come Madre ai discepoli. Maria che partecipa al dolore del suo figlio, partecipa anche ai nostri dolori. Chi non ama non può soffrire per gli altri. La sofferenza che Maria ha sperimentato nell'offrire il suo unico figlio sulla croce è stata il culmine dei suoi dolori. Maria, da oggetto di dolore, colei che subisce la tragedia, è chiamata a diventare soggetto di dolore, a passare da un dolore soltanto subito a una sofferenza vissuta attivamente, a prendere posizione, a riprendere in mano la vita. «Donna, ecco tuo figlio», un figlio muore ma un figlio ti è dato. La tua vocazione è, da sempre, una sola: essere madre. La tua vocazione deve prevalere sul tuo dolore. I tuoi amori valgono più della tua vita. Ecco qui un figlio, ritorna a essere madre: «l'amore conta più del dolore». Dolore di agonia e dolore di parto intrecciati insieme. Gli unici dolori che hanno senso sono quelli del parto. Invitata a credere nell'amore, amore di madre, Maria vive la sua vera pasqua: maternità ferita e risorgente. Amore ferito e moltiplicato".

Conclusione
C'è sempre nella nostra vita cristiana bisogno di una maggior coscienza della virtù della carità. L'apostolo San Paolo dice: «Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità» (1 Cor 13,13). Maria ha vissuto questa virtù della carità fino in fondo e perciò diventa una donna esemplare per eccellenza per ogni persona cristiana. Maria incarna in sé l'atteggiamento essenziale del servizio in ogni momento della sua vita ed è diventata il nostro modello sublime di carità. Per cui, siamo invitati a fissare l'attenzione su Maria, la Vergine-Madre. T.F. Osanna scrive: «Maria è vangelo vivo, modello concreto delle virtù predicate dagli Apostoli, in cui ogni uomo e ogni donna può vedere che cosa significhi essere cristiano»". Lo stesso autore fa accenno a tre atteggiamenti che i Vangeli dedicano a Maria: «la incrollabile fede; la disponibilità costante e totale a fare ciò che Dio vuole da lei; il dono del cuore e la risposta d'amore». In Maria, quindi, «l'amore diviene maternità senza nulla togliere alla sua realtà di figlia e di sposa sia di fronte a Dio che agli uomini; i tre volti dell'amore - madre, sposa e figlia — restano emblematici in chi cammina nelle orme di Cristo guardando Maria». Fissiamo il nostro sguardo su Maria, donna biblica della carità, ed impariamo ad amare Dio e i nostri fratelli e sorelle. Concludiamo questa nostra riflessione e approfondimento con una preghiera, dalle parole stesse del Papa Benedetto XVI: Santa Maria, Madre di Dio, tu hai donato al mondo la vera luce, Gesù, tuo Figlio — Figlio di Dio. Ti sei consegnata completamente alla chiamata di Dio e sei cosi diventata sorgente della bontà che sgorga da Lui. Mostraci Gesù. Guidaci a Lui. Insegnaci a conoscerlo e ad amarlo, perché possiamo anche noi diventare capaci di vero amore ed essere sorgenti di acqua viva in mezzo a un mondo assetato".

Bibliografia

KULANDAISAMY D. S., Maria icona biblica della carità, in Santa Maria "Regina martyrum" XII (2009), n. 1, pp. 3-9; BENEDETTO XVI, Deus caritas est, in Insegnamenti di Benedetto XVI, I (2005/aprile — dicembre), pp. 1123ss.;  DE SPINETQLI O., Luca, Collana Commenti e Studi Biblici, Assisi 1982;  RONCHI E. M., La Vergine di Nazareth: Colei che ha creduto all'amore, TONIOLO E. M., Maria Testimone e Serva di Dio-Amore, Centro di Cultura Mariana "Madre della Chiesa, Roma 2007, pp. 65-84;  MASCIARELLI M. G., La vergine Maria nell'enciclica «Deus caritas est» e nel contesto del magistero di Benedetto XVI, in TONIOLO E. M., Maria testimone e Serva di Dio-Amore, Centro di Cultura Mariana "Madre della Chiesa, Roma 2007, pp. 9-37; VALENTINI A., Il Magnificat (Lc 1,46b-55), in Maria di Nazaret nella Bibbia, Dizionario di Spiritualità Biblico-Patristica 40, Roma 2005; SERRA A., Maria a Cana e presso la croce, Centro di Cultura Mariana "Madre della Chiesa", Roma, 1991; BENEDETTO XVI, Deusa caritas est, Lettera enciclica del 25 dicembre 2005, in AAS 98 (2006) 217-252.

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