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STUDI BIBLICI


1. La Scrittura a fondamento del dogma
Molti studi biblici concernenti Maria, nella prima metà del nostro secolo, sono legati a dogmi o movimenti di pensiero e di pietà presenti nella Chiesa del tempo. Si tratta in particolare dei dogmi dell'Immacolata Concezione, dell'Assunzione e della verginità che impegnano, con la riflessione teologica, anche il lavoro di parecchi esegeti. Per quanto riguarda il tema dell'Immacolata, l'occasione per una riflessione sul suo significato teologico fu offerta dal cinquantenario e dal centenario della definizione dogmatica, rispettivamente nel 1904 e nel 1954. Nella prima circostanza Pio X promulgò l'enciclica Ad diem illum laetissimum, ed ebbe luogo, a Roma, il congresso internazionale mariano. In occasione del 1954, insieme con il congresso mariologico-mariano di Roma, dedicato all'argomento, si svolse tutta una serie di studi e di iniziative culturali nelle varie nazioni, aventi come obiettivo l'approfondimento teologico del privilegio dell'Immacolata. Nonostante la sensibilità diversa degli autori e il progresso della scienza biblica nel cinquantennio trascorso, la metodologia non era molto cambiata: gli studi biblici sull'argomento si proponevano generalmente di reperire nella Scrittura i fondamenti della definizione dogmatica. Similmente per l'Assunzione, proclamata nel 1950, i contributi esegetici si limitavano solitamente a giustificare con la Bibbia i contenuti del dogma. Anche circa la mediazione di Maria, dottrina che animò la discussione mariologica nella prima metà del secolo (per merito di uomini come il Card. D. Mercier, J. Bover, I. Bittremieux e molti altri), in genere si ricercava nella Scrittura il fondamento di una dottrina che si voleva fosse proclamata; dottrina circa la quale, com'è noto, esistevano e permangono diffuse perplessità.

2. Maria nella storia della salvezza

Certo, il Concilio segna lo spartiacque tra una mariologia che procedeva in maniera più o meno parallela alla Bibbia o se ne serviva a conferma di posizioni teologico-dogmatiche ed una mariologia centrata sulla storia della salvezza. Ciò non significa, ovviamente, che prima degli anni sessanta mancassero saggi correttamente impostati; tuttavia solo con l'evento conciliare la linea storico-salvifica è pienamente accreditata e diventa praticamente irreversibile. Le autorevoli e ripetute affermazioni del Vaticano II sul primato normativo della Scrittura non potevano lasciare indifferenti i cultori di tutte le discipline teologiche, compresa la mariologia. É vero che già le encicliche di Leone XIII e di Benedetto XV, nonché i successivi documenti pontifici e della Commissione biblica contenevano affermazioni esplicite circa la centralità della Scrittura in teologia e nella vita della Chiesa, ma con l'evento conciliare si verificò un cambiamento di mentalità: il clima era diverso e i tempi maturi per attuare tali illuminati orientamenti. Non solo il Concilio ribadisce che la Scrittura è l'"anima" e il "fondamento perenne" della S. Teologia, ma ne dà esempio concreto adottando l'impostazione storico-salvifica nei documenti emanati. Anche il cap. VIII della Lumen gentium, dopo il proemio, introdotto da Gal 4,4s, presenta Maria nell'economia della salvezza (LG 55-59). Non solo, ma si deve sottolineare che tale prima parte del capitolo mariano offre una specie di "criteriologia" per la lettura e interpretazione dei testi biblici concernenti Maria. Questi parlano non di privilegi mariani, ma dinamicamente della sua "funzione" nella storia della salvezza. L'Antico Testamento rivela il suo senso profondo, solo se letto in chiave cristologica: i testi antichi infatti "descrivono la storia della salvezza, nella quale lentamente viene preparandosi la venuta di Cristo nel mondo" (LG 55). La lettura cristologica praticata dalle comunità primitive è lettura ecclesiale, approccio autentico alle Scritture. In tale contesto, accanto a Cristo, è possibile scorgere la figura di Maria sua madre. "E questi primi documenti (sempre con riferimento all'Antico Testamento), come sono letti nella Chiesa e sono capiti alla luce dell'ulteriore e piena rivelazione, passo passo mettono sempre più chiaramente in luce la figura di una donna: la madre del Redentore" (LG 55). Solo in tale contesto si possono intendere i passi classici della teologia mariana, come Gen 3,15 e Is 7,14. Ma non si tratta semplicemente di brani isolati da interpretare, bensì di ricercare la teologia biblica soggiacente e di valorizzarne le coordinate maggiori. Nell'Antico Testamento si delinea un cammino di lenta preparazione e di maturazione del popolo di Dio, le cui linee più significative convergono nella figura di Maria di Nazareth. Cosi - per attenerci all'esplicitazione conciliare - ella primeggia tra gli umili e i poveri del Signore e realizza, in maniera esemplare, la figura composita della "figlia di Sion". Accogliendo queste prospettive, il Concilio offre un esempio autorevole di lettura ed ermeneutica biblica, che orienterà inevitabilmente la ricerca posteriore. Esegesi e mariologia non potranno non tenerne conto. La visione conciliare è notevolmente serena e in armonia con le acquisizioni migliori delle scienze bibliche contemporanee. Il discorso è propositivo ed incoraggiante e le polemiche dei decenni precedenti sembrano ormai superate. Il dettato sinodale ribadisce la scientificità della ricerca, ma non si ferma "a metà strada": accogliendo l'esortazione della Sancta Mater Ecclesia, sottolinea la dimensione teologico-salvifica della rivelazione, la sua finalità spirituale e la sua efficacia pastorale. In questa visione "riconciliata" e globale dovranno procedere ormai non solo gli studi di esegesi, ma tutta la riflessione teologica, compresa quella concernente la Vergine Maria. Dopo il lento e faticoso recupero di identità delle varie discipline teologiche - nel confronto con un'epoca profondamente trasformata - s'impone ormai la ripresa di un dialogo franco e costruttivo tra i vari settori della ricerca ed una collaborazione interdisciplinare. Ciò vale particolarmente per la mariologia, che appare sempre più quale crocevia di molteplici discorsi teologici e di approfondimenti ecclesiali. Il movimento biblico che è stato uno dei fattori decisivi del rinnovamento teologico è anche alla base - insieme con altre componenti - della mariologia storico-salvifica che caratterizza il nostro tempo. "Gli studi scientifici della sacra Scrittura hanno fatto progressi enormi dai tempi della rinascita promossa da Leone XIII ad oggi... lo studioso dei problemi di culto mariano, continuamente è sorpreso constatando come gli esegeti gli offrano appunti e temi mariani suscettibili di tradursi in forme cultuali...Oggi, quindi, chiunque si vuole occupare fruttuosamente di culto alla santa Madre del Signore, non teme il contatto con la divina Parola..., ma lieto si affida alle indicazioni degli esegeti per riavere un patrimonio testuale più ricco e più solido" La mariologia, che in un passato non lontano procedeva parallela alla ricerca esegetica e in qualche misura ne temeva i contatti, trae oggi dalla Scrittura impulsi vivaci e prospettive illuminanti. La ricerca biblica, d'altra parte, si interessa con maggior naturalezza e frequenza di Maria all'interno della rivelazione, nel mistero della salvezza.

3. Maria negli studi biblici contemporanei in Italia

Per quanto concerne la situazione italiana nel post-concilio, è doveroso riconoscere che la ricerca mariologica ha compiuto un progresso notevole, testimoniato non solo dalla qualità, ma anche dalla quantità degli studi. Scorrendo i titoli della "Bibliographia Mariana" - edita periodicamente dalla rivista Marianum — si resta colpiti dalla scarsezza ed occasionalità della ricerca biblica nei decenni precedenti il Concilio, e inversamente dalla molteplicità e rilevanza dei contributi posteriori. Per gli anni 1939-1940, sotto la voce generale - e necessariamente piuttosto generica — "S. Scriptura", sono elencati non più di otto titoli, dei quali soltanto tre si riferiscono ad autori italiani. Nel volume bibliografico, edito nel 1950, si fa un passo avanti distinguendo tra Antico e Nuovo Testamento. La bibliografia è sempre piuttosto limitata, e rari sono gli studi di italiani. Nella edizione del 1958 la rubrica biblica diventa più articolata: si indicano non solo l'Antico e il Nuovo Testamento in genere, ma anche i singoli libri della Scrittura. I contributi, tuttavia, sono ancora scarsi. Nelle edizioni del post-concilio lo spazio riservato agli studi biblici è ben maggiore e le ricerche sono ordinariamente più attente e scientifiche. Non solo, ma in questo periodo - nonostante la cosiddetta "eclissi mariologica" - si assiste a tutta una serie di iniziative e di studi concernenti la Vergine Maria. Tra le numerose opere e ricerche di mariologia biblica, prodotte in Italia nel periodo post-conciliare, ne segnaliamo alcune, senza pretese di completezza. Indichiamo anzitutto uno studio di O. Da Spinetoli che, uscito in prima edizione nel 1963, nei primi tempi del Concilio, ha raggiunto nel 1988 la quarta edizione 3 . L'opera, come spesso accade ai contributi di P. Ortensio, ebbe all'inizio accoglienze contrastanti. Da una parte si vide nel suo sforzo il tentativo di uscire da certa mariologia tradizionale, con il ricorso deciso e prioritario alla Parola di Dio e all'esegesi; dall'altra ci fu un atteggiamento critico, che mise in questione le posizioni e i risultati cui perveniva l'autore. Il fatto che l'opera abbia raggiunto la quarta edizione testimonia della sua sostanziale validità e conferma che l'orientamento era quello giusto. Altro contributo degno di nota è uno studio di E. G. Mori, pubblicato nel 1970 e riproposto in seconda edizione, ampiamente rielaborata, nel 1988. Lo studio del Mori presenta una prospettiva più ampia: egli non si limita all'esegesi, ma sviluppa linee di teologia biblica, arricchita da riletture patristiche, dai testi conciliari e dagli sviluppi contemporanei. L'opera, irenica e ben documentata, è uno dei frutti tipici della mentalità e sensibilità conciliare. Elio Peretto - insieme con molteplici altri contributi - ha al suo attivo diversi studi riguardanti la mariologia nel cristianesimo antico e nella letteratura apocrifa. Una menzione particolare meritano gli studi di A. Serra, il quale metodicamente continua ad arricchire il cantiere delle sue ricerche, con materiali tratti dal giudaismo antico e dalla letteratura patristica. Le sue esegesi, sempre ponderate, hanno contribuito non poco allo sviluppo della mariologica biblica, aprendo talora prospettive nuove che stimolano verifiche ed ulteriori investigazioni. Costante attenzione alla mariologia neotestamentaria, soprattutto lucana, è stata rivolta da B. Prete il quale, tra l'altro, ha realizzato un lungo studio su At 1,13-14 e una serie di saggi su punti particolari del vangelo dell'infanzia di Luca. Un contributo significativo è offerto da A. Dalbesio, con una ricerca sul Magnificat, di cui studia l'origine, l'ambiente, il significato teologico e I 'attualità ecclesiale. M. Orsatti ha presentato una tesi di laurea su Lc 1,34b, tema molto dibattuto, sul quale è riuscito a proiettare nuova luce, in particolare dal punto di vista della filologia. S. Zedda, cui si deve una notevole produzione esegetica, ha dedicato uno studio esemplare al saluto angelico di Lc 1,28, studiato alla luce dell'Antico Testamento. La conclusione è che non si tratta di un semplice saluto, ma di un invito alla gioia messianica. E. Testa, in un' opera dal taglio enciclopedico, ma problematica in alcuni punti, offre ampie trattazioni sui vangeli dell'infanzia. Certe parti - come quelle sul midrash lucano, l'ambiente storico e culturale della mariologia primitiva, le fasi della mariologia palestinese - presentano notevole interesse e non solo per l'aspetto documentario. A. Valentini si è occupato prevalentemente del vangelo dell'infanzia di Luca. Il lavoro più impegnativo resta Il Magnificat, ma i suoi interessi si sono concentrati anche su altre pericopi di Lc 1-2, cui ha dedicato ricerche monografiche. R. Cantalamessa presenta uno studio non direttamente esegetico, ma di densa teologia biblica, con l'apporto qualificato della tradizione patristica. Sono pagine meditate che presentano Maria quale immagine della santa Chiesa nell'incarnazione, nel mistero pasquale e nella Pentecoste. Segnaliamo infine un ampio studio di E. Della Corte circa il senso di κεχαριτωμένη in Lc 1, 28, che costituisce una vera "crux interpretum", come afferma l'autore. Egli, per superare la molteplicità delle interpretazioni, intende lasciarsi illuminare direttamente dal testo, astraendo da ogni "pre-concettualizzazione teologica". Partendo dalla critica testuale e dall'analisi lessicografica, Della Corte ripercorre le varie interpretazioni nella storia dell'esegesi e le diverse traduzioni moderne, per concludere con il testo parallelo di Ef 1,6 e con l'esame del contesto lucano. Sulla base di tale indagine egli giunge a significative conclusioni. La versione di Lc 1,28 sarebbe pertanto la seguente: "Esulta, tu che (poiché) sei stata trasformata dalla grazia divina". Questi ed altri contributi di mariologia biblica documentano a sufficienza lo sviluppo e la serietà della ricerca italiana. Ma non è tutto: in questi decenni si è dato vita a una serie di studi e di progetti che hanno alimentato ulteriormente l'interesse per la riflessione biblica su Maria di Nazareth. Nel Congresso internazionale mariano di Santo Domingo, nel marzo 1965, diversi biblisti italiani presentarono ricerche piuttosto importanti; mentre in quello successivo di Lisbona (1967), E. Peretto tenne una documentata relazione sulle citazioni bibliche nel Protovangelo di Giacomo. M. Masini, ha pubblicato il commento ai testi del Lezionario Mariano, iniziativa alla quale hanno collaborato numerosi biblisti italiani. Il periodico Parola spirito e vita ha dedicato un numero monografico alla figura di Maria, studiata nella rivelazione biblica e nella susseguente tradizione cristiana. Dal 1976 la Facoltà Teologica Marianum organizza, con scadenza biennale, gli importanti Simposi mariologici internazionali, nei quali vengono affrontati temi di notevole attualità teologica ed ecclesiale. In ogni sessione la Scrittura ha una parte di indiscusso rilievo. La rivista trimestrale Seminarium ha dedicato il n. 4 dell'anno 1987 al commento dell'enciclica Redemptoris Mater, con diversi articoli che trattano della dimensione biblica emergente dal documento pontificio. Iniziativa analoga è stata presa dalla rivista Marianum, che ha dedicato un'ampia sezione al commento biblico della Redemptoris Mater, con interventi di ben tredici esegeti, di cui sette italiani. Anche le chiese riformate presenti in Italia - in occasione e prendendo le distanze dall'anno mariano 1987-88 - hanno pubblicato una serie di studi su Maria. Il contributo biblico, affidato all'esegeta cattolico G. Barbaglio, tratta in maniera essenziale, piuttosto scarna, di Maria di Nazareth nella rivelazione neotestamentaria. Un volumetto, uscito nel 1989, raccoglie gli interventi di un gruppo di biblisti, i quali da molteplici punti di vista cercano di rispondere alla questione: "Come leggere nella Bibbia il mistero di Maria". A livello strettamente scientifico è da segnalare la XXXI Settimana biblica italiana, nel 1990, che ha riflettuto sui vangeli dell'infanzia di Matteo
e Luca. In tale circostanza Maria è stata oggetto di alcuni significativi interventi nel contesto della riflessione esegetica contemporanea. "Last but not least", è da ricordare nel panorama della ricerca mariologica in Italia, la fondazione dell' Associazione mariologica interdisciplinare italiana (1990) e l'edizione della Rivista Theotokos (1992). Sia l'una che l'altra iniziativa — la Rivista è organo ufficiale dell'Associazione — intendono mettere al centro del loro impegno la parola di Dio in tutta la sua densità: in essa si compendia in maniera privilegiata, il senso dell'esistenza e della missione di Maria.

Bibliografia
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