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PIEMONTE - BANCHETTE DI BIOGLIO - Madonna della Misericordia


Il Santuario della “Madonna della misericordia” di Banchette di Bioglio, in provincia di Vercelli, sorge in un’amena posizione, tra le pendici del monte Rovella, immerso nel verde dei boschi, a 700 metri sul mare. Dal poggio sul quale si trova, offre uno splendido panorama sulla zona circostante, popolata dalle borgate di Camandona, Mosso S. Maria, Trivero, fin oltre le terre rosse di Curino. La storia del Santuario, fatta di fede e di amore per la Madonna, risale al 1400, anche se non si conosce la data precisa della sua costruzione. In un documento, conservato nell’archivio della casa parrocchiale di Pettinengo, è riportato l’atto testamentario, datato il 14 agosto 1514, fatto da Bernardino Bellia, il quale, “colpito dalla peste, si fece portare sulla strada pubblica nel cantone di Villa di Pettinengo e, alla presenza di alcuni testimoni, dettò il suo testamento al vicecurato D. Antonio Azario, poiché non era stato possibile, a motivo della pestilenza, trovare un notaio. La prima delle sue volontà testamentarie riguarda la chiesa di S. Maria di Banchette, a cui lasciò un appezzamento di terreno con cascina”.1 Risulta quindi evidente che in tale anno esisteva già in Banchette una chiesa dedicata alla Madonna. La più antica descrizione della chiesa è contenuta nella relazione sulla Visita Pastorale del 1573: l’edificio risulta coperto solo in parte dalla volta, manca del tutto il pavimento, le finestre sono senza vetri; vi sono però due altari ornati di affreschi, e le elemosine raccolte sono impiegate nelle spese dell’edificio. La presenza dei due altari sta ad indicare che alla fine del 1500 questa chiesa, pur non essendo parrocchiale, ha raggiunto una notevole importanza nella devozione popolare. Verso la fine dello stesso secolo, la chiesa fu ampliata e portata a tre navate. Dal verbale della Visita Pastorale del 1606 veniamo a conoscere che l’Immagine della Madonna, posta sull’altare centrale, è attorniata da alcuni affreschi, dei quali oggi si intravedono ancora alcuni frammenti. Il visitatore vescovile ordina di ridipingerli o di distruggerli, mentre riserva una maggiore attenzione per la figura della Madonna, oggetto di grande devozione da parte dei fedeli, “che invitava a non toccare e mutare, neppure con la costruzione di un nuovo coro o di una grande ancòna lignea”. Un’antica tradizione popolare riferisce che, fra le ceppaie del bosco, sorgeva un semplice, modesto tabernacolo con l’immagine della Madonna delle Grazie, venerata dai boscaioli; uno dei tanti piloni che testimoniano la fede popolare di tutti i tempi. Contro l’immagine della Madonna, un giorno, un esaltato lanciò un sasso che colpì la fronte della Vergine, lasciandovi un livido (di qui la denominazione di “Madona dal bull”). La gente del posto ne fu indignata, ed in riparazione si adoperò per costruire una chiesa nella quale fu incorporato il pilone dell’oltraggio. Anche se mancano documenti scritti, la tradizione non sembra del tutto inventata, perché l’affresco della Madona, ancora esistente, conserva un vistoso segno sulla fronte, come se fosse stata colpita da una pietra. “Dall’esame di questo affresco, ai cui lati si intravedono frammenti di altri dipinti, posto su un muro a pianta circolare, si deve pensare che questo creduto pilone, fosse una piccola cappella, con abside semicircolare interamente affrescata, una delle tante cappelle sorte nel Biellese tra il quattro e cinquecento, così povere che mancavano persino del muro di facciata. Quest’ultimo particolare può avere permesso all’anonimo sacrilego personaggio di scagliare una pietra contro la Vergine. Lo stesso titolo di «Madonna della misericordia», dato a questa chiesa, potrebbe confermare la tradizione. Numerosi sono i dipinti, soprattutto cinquecenteschi, raffiguranti la Madonna della Misericordia, ma tutti la ritraggono in piedi, con le braccia aperte e con un grande manto, sorretto da Angeli, sotto cui sono raccolti devoti e fedeli. A Banchette invece, viene dato questo titolo ad un’immagine della Madonna seduta in trono e col Bambino sulle ginocchia, secondo la comune iconografia pittorica delle Madonne dei secoli XV-XVI. Il titolo «della Misericordia» potrebbe quindi riferirsi all’atto sacrilego, che secondo la tradizione sta all’origine del Santuario: le popolazioni che invocano pietà e misericordia dalla Vergine per tanta offesa”. Il volto della Vergine è amabile, grave, parlante, con i capelli lunghi e gli occhi vivaci. Con la destra stringe rispettosamente a sé il Bambino, riccamente vestito, con la manina alzata e tre dita levate in segno di benedizione; con la sinistra sostiene un libro, il Vangelo, sul quale il Bambino poggia la propria mano sinistra. Nel 1959 il dipinto è stato restaurato dal Prof. Guido Fiume. Nel 1753 venne eretto, in una cappella laterale, un altare dedicato alla Madonna Addolorata; la devozione alla “Regina dei dolori” si aggiunse così a quella della “Madre della Misericordia”. Il Santuario è affiancato da un ospizio che fu, fin dai primi tempi, centro di opere culturali, con le scuole per i residenti, e di opere assistenziali per i poveri del luogo e per i pellegrini che giungevano a venerare la Madonna, od erano di passaggio sul valico verso la Valle di Mosso, Bioglio, Pettinengo. Dal 1948 il Santuario è affidato alle cure dei Padri Barnabiti che, con tanto zelo, hanno provveduto al suo restauro ed al servizio pastorale. I numerosi ex-voto testimoniano la fiducia dei fedeli nella bontà della Madonna e la generosità di Maria nell’esaudire le richieste di quanti si rivolgono a Lei.










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DOTTORE IN S. TEOLOGIA CON SPECIALIZZAZIONE IN MARIOLOGIA
DOCENTE ALL'ISSR "SAN LUCA" DI CATANIA

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