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DE MARIA NUNQUAM SATIS



1. Origine dell'espressione
Abitualmente - quasi istintivamente, si direbbe - la frase viene attribuita al cantore della Vergine - Bernardo da Clairvaux - anche se nessuno, a tutt'oggi, ha mai saputo dire dove e quando il santo Dottore abbia scritto o pronunciato quell'aforisma. Si può comunque affermare, e a buon diritto, che le fortune del celebre detto ebbero inizio nel 1843, con il Trattato della vera devozione a Maria di Luigi Maria Grignion da Montfort (1673-1716), edito allora per la prima volta, in Francia, dopo essere stato sepolto per più di un secolo, "nelle tenebre e nel silenzio d'un cofano". "E' giusto e doveroso ripetere con i santi: De Maria nunquam satis - scrive il Montfort -. Maria non è stata ancora abbastanza lodata, esaltata, onorata, amata e servita. Ella merita più lode, rispetto, amore e servizio". La paternità del detto sembra così trasferirsi da un cantore della Vergine - Bernardo da Chiaravalle - all'altro: Luigi Maria da Montfort. E quanto mette in rilievo H. M. Koester nella prima parte di un suo saggio. Nel manoscritto del Trattato della vera devozione a Maria i quattro termini del De Maria nunquam satis si distaccano nettamente dal contesto, in caratteri tre volte più grandi degli altri. L'Autore ama sottolineare così l'aspetto assiomatico di quell'aforisma. Attribuendolo ai santi, o egli dà una sua personale formulazione al loro pensiero, o cita esplicitamente la formula stessa che ha innanzi a sé, in pagine a noi sconosciute. Nell'uno e nell'altro caso, il Trattato della vera devozione a Maria va considerato come la fortunata stazione trasmittente del celebre effato mariano.

2. La formula nella teologia mariana del Novecento

Circoscrivendo alla sola mariologia del nostro secolo questa carrellata sul De Maria nunquam satis, balza subito agli occhi come su tale effato vi sia una netta disparità di giudizio nei singoli autori. Alcuni lo considerano con occhio severo e sospettoso; altri, con vigile senso critico; altri, infine, con benevola attenzione... Ascoltiamoli in successione diacronica, quasi come testimoni a favore o a disfavore del noto aforisma, in attesa di poter formulare noi stessi, a ragion veduta, un giudizio personale su tale argomento.
a) A. M. LEPICIER
In capolinea si pone A. M. Lépicier osm, con la sua disquisizione teologica sulla quantità di grazia concessa alla B. V. Maria. L'Autore. respinge duramente il metodo superficiale di chi ricorre all'aforisma per attribuire glorie aprioristiche alla Vergine. "Con tale argomentazione - osserva - si espongono i dogmi della nostra fede all'irrisione degli infedeli". Del resto - aggiunge - il procedimento teologico del De Maria nunquam satis non si addice all'alta stima che si deve avere per la Madre del Signore. Conferendole doni incerti e dubbi, si rischia, infatti, di non riconoscerle gli altri tantissimi di cui ella è stata realmente arricchita. Di più: l'improvvida voglia di attribuire a Maria i favori più nuovi e insoliti ingenera un falsus sensus nell'animo di molti fedeli, i quali, rifuggendo dall'irrationabili obsequio proposto dai seguaci del De Maria nunquam satis, si sentono, a tutto loro danno, come allontanati dalla vera devozione a Maria. Inoltre, attribuire un ambito assoluto e universale al De Maria nunquam satis sarebbe cadere nientemeno che nell'assurdo: sic quippe nec Maria existere posset. Chi, dunque, nello studio del mistero di Maria si lasci guidare dal principio De Maria nunquam satis, ei similis dicendus erit qui navi sine gubernaculo, immenso semet oceano, commiserit, cui miserandum naufragium certissime imminet. Tuttavia - annota il Lépicier - ciò non significa che il giudizio critico verso tale formula debba considerarsi come un segno di tiepido amore verso la B. V. Maria. La vera devozione scaturisce sempre dalla fede vera. Né vuol dire che il detto non possa avere un suo preciso e giusto significato. "Parlando della Madre di Dio, lo stesso san Tommaso d'Aquino riconosce la validità del criterio De Maria nunquam satis, nel senso che la dignità di Madre di Dio, considerata in se stessa, ha una certa infinitezza che le deriva dal bene infinito che è Dio, e non può, quindi, essere mai abbastanza stimata, lodata, esaltata".
b) E. CAMPANA
Nel 1933, E. Campana ricorre al De Maria nunquam satis non tanto per stabilire un suo principio metodologico di mariologia, quanto per difendere la buona causa della devozione mariana del mese di maggio. Scrive: "Qual palestra più cara ed affascinante per un sacro oratore, che quella di parlar ogni anno, per un mese intero, di Colei della quale san Bernardo affermava che nessuno non dirà mai abbastanza? La materia, no, non manca, non può mancare; prima che non essa, si esaurirebbe la vita anche del più fecondo e longevo predicatore: De Maria nunquam satis".
c) G. ROSCHINI
Formato alla scuola del Lépicier, G. Roschini, nel 1941 riprende l'insegnamento del maestro. Detto che in teologia mariana non pochi hanno abusato e abusano del notissimo effato, attribuendo alla B. V. Maria ogni possibile perfezione, senza alcun limite, avverte che tale aforisma può essere riferito a Maria in quanto Madre di Dio. Tale dignità, infatti, trascende il nostro intelletto, per quella certa infinità che le proviene dal bene infinito che è Dio, così che non potremo mai esaltarla quanto si conviene.
d) D. BERTETTO
Sul De Maria nunquam satis così scrive D. Bertetto, nel 1949: "Questo assioma vale di Maria in quanto è Madre di Dio Redentore. Essendo così eccelso il privilegio della maternità divina, non possiamo eccedere nel lodare ed esaltare questa dignità e nell'attribuire alla B. Vergine le grazie e i privilegi che la rendono degna Madre di Dio Redentore. Dio infatti non può ricusarle i doni ed i privilegi necessari e convenienti, perché ella fosse degna Madre di Dio. Però i privilegi e le grazie da attribuirsi alla B. Vergine in ragione della sua maternità divina, devono convenire alla sua condizione di creatura, di donna, di cooperatrice alla missione del Verbo incarnato e redentore. In forza dell'assioma citato non possono quindi essere attribuiti alla Vergine, durante la sua esistenza terrena, la visione beatifica ed i privilegi propri di coloro che sono nello stato di gloria celeste, né le operazioni angeliche, né l'amministrazione dei Sacramenti, né l'impassibilità. Non sono neppure da attribuirsi alla B. Vergine tutte le perfezioni e i privilegi possibili, ma solo quelli che attraverso sicuri argomenti appaiono necessari e. convenienti, perché Maria sia degna Madre di Dio".
e) R. LAURENTIN
Sempre nel 1949, René Laurentin pubblica uno dei suoi primi articoli sulle due tendenze che dividono i cultori di teologia mariana e suscitano periodicamente posizioni contrastanti e conflittuali. Denominata critica l'una di queste due tendenze, e mistica, l'altra, riferisce il giudizio del critico nei confronti del mistico, in questi termini: '...scorre in lui l'onda dell'entusiasmo e di una immaginazione sconfinata. Tale entusiasmo si è solidificato in comode premesse maggiori che gli consentono di giungere ad ogni genere di conclusione. Così è, ad esempio, del De Maria nunquam satis! (un point d'exclamation élevé à la hauteur de principe rationnel!), da cui si traggono non poche deduzioni ahurissantes... In ultima analisi, il critico insorge contro un cristianesimo della Vergine nel quale san Paolo avrebbe difficoltà a riconoscersi. Esorta quindi i teologi, degni di questo nome, a lottare contro una teologia minacciata non soltanto dall' irrisus infidelium, ma anche dall'eresia". Onestamente il Laurentin non manca, poi, di far ascoltare la voce dell'altra campana: quella del mistico. Dopo di che suggerisce opportuni elementi di soluzione del problema critico-mistico, avvertendo che "in concreto il problema non è così semplice... La soluzione rimane cosa personale e incomunicabile nel suo fondo; non è soltanto deduzione da dati principi, bensì opzione delicata guidata dallo Spirito Santo". Più tardi, nel 1963, durante il Vaticano II, il Laurentin porta il discorso sulle due tendenze della mariologia allora in auge: quella cosiddetta massimalista e quella minimalista. Nell'analisi delle due tendenze - nel clima del Vaticano II - egli sembra tradire, allora, una certa allergia per l'aforisma. Fa notare come "quelli che sono per il nunquam satis e l'evoluzione dei dogmi in ciò che si riferisce alla Vergine e al magistero, sono generalmente per lo status quo nelle altre materie dogmatiche, o in materia sociale, ad esempio".
f) W. BEINERT
Nel 1975, W. Beinert fa proprie, amplificandone il tono, le osservazioni del Laurentin. Scrive: "La mariologia divenne così la disciplina teologica che più tendeva ad espandersi. Mentre negli altri campi la teologia mostrava un volto piuttosto conservatore, mentre le novità teologiche venivano trattate con la massima diffidenza e il più vigile scetticismo, in mariologia si procedeva continuamente a nuove e coraggiose costruzioni, senza troppo curarsi se poggiavano realmente su una base solida. Per moltiplicare le glorie di Maria si sviluppò il principio Deus potuit, decuit, ergofecit... Poste queste premesse, non c'erano, si può dire, più limiti. Quanto questa corrente fosse condizionata dal sentimento e quanto poco fosse oggettiva lo si arguisce anche dal fatto che i fautori del De Maria nunquam satis... difendevano nella maniera più rigida lo status quo in tutti gli altri campi della dottrina e della vita ecclesiale. I progressisti in mariologia erano nello stesso tempo i minimalisti più arrabbiati in tutti gli altri settori".
g) G. SÖLL
Nella sua Storia dei dogmi mariani, G. Söll, pur condannando gli abusi mariologici che potrebbero derivare da un malinteso De Maria nunquam satis, riconosce tuttavia che, sapientemente usato, quell'aforisma può anche dare frutti buoni nel campo della teologia mariana. Ecco le sue parole: "Metodologicamente, occorre rilevare che questo Padre della chiesa (sant'lreneo) lavora già con postulati teologici e con motivi di convenienza. Espressioni linguistiche a tale scopo furono έδει o έπρεπεν in greco, «oportet» oppure «decuit» in latino; ad esse seguirà più tardi, con riferimento al Primo Artefice Divino, il «potuit - decuit - fecit». In seguito, le testimonianze per tali deduzioni a mo' di postulato diventarono legione e non sempre hanno contribuito a rendere particolarmente credibile la mariologia cattolica. Bisogna tuttavia osservare al riguardo che - in particolare nei Padri della Chiesa - operava non soltanto una fantasia poetica a favore dell'assioma «de Maria nunquam satis» proclamato poi da san Bernardo, ma il tentativo di mostrare, rifacendosi al patrimonio di fede riconosciuto, che proprio così e non diversamente Dio ha portato a compimento, nel migliore dei modi e nella maniera più adatta, il suo piano di salvezza e che esisteva un nesso logico tra le promesse storico-salvifiche e il modo della loro realizzazione".
h) S. C. NAPIÓRKOWSKI
Negli anni '80, S.C. Napiórkowski critica la passata ipertrofia di speculazione e psicologismo d'una parte della mariologia cattolica. In essa - scrive - "dominava una speculazione sui cosiddetti privilegi di Maria, una tendenza a proclamare suoi nuovi titoli (con un'espressione caratteristica: Intrecciare un nuovo gioiello nella corona di Maria), come pure uno psicologismo che, in base alla psicologia della donna e della madre, generava spesso delle prediche sentimentali sul cuore materno, le quali finivano con il suggerimento di far ricorso a Maria, piuttosto che a chiunque altro, fosse pure Cristo stesso. La massima attribuita a s. Bernardo di Chiaravalle: De Maria nunquam satis... aveva portato a moltiplicare eccessivamente il discorso su Maria. La preoccupazione della fedeltà alla s. Scrittura ed alla verità cedette al fervore di proclamare sempre nuovi titoli per la gloria di Maria. Nello stesso tempo le voci critiche o caute erano considerate negativamente, come segno di mancanza di venerazione verso la Madre di Dio. Il buon vino del vangelo era stato cambiatò in un mare di parole qualsiasi su Maria".
i) TESTI MARIANI DEL PRIMO MILLENNIO
Nella Introduzione generale del Testi mariani del primo millennio, il noto De Maria nunquam satis viene inteso non come tendenza a proclamare sempre nuovi privilegi e nuovi titoli per Maria, bensì come invito a far emergere la novità dall'antico, sull'esempio del capofamiglia che dal suo tesoro tira fuori cose vecchie e cose nuove.
l) B. FORTE
Per Bruno Forte, l'assioma s'inserisce nella mariologia simbolica, dove precisamente l'approccio simbolico non è concorrente o alternativo rispetto a quello narrativo storico-critico, ma dipende da esso, sviluppandone l'efficacia. "La lettera e lo spirito non si oppongono nel discorso di fede sulla madre del Signore: anche in questo senso Maria sta fra l'antica e la nuova legge, sicut aurora diei et noctis. Ed è in questo senso che si lascia interpretare l'assioma, risalente a s. Bernardo: De Maria nunquam satis: esso veicola il carattere evocativo e simbolico della riflessione credente su Maria, costruita comunque e misurata a partire dal fondamento normativo della testimonianza della Scrittura".
m) C. VALENZANO
Nell'ambito del settimo Simposio internazionale mariologico del 1988, Crispino Valenziano, parlando del culto popolare a Maria, si chiede: "De Maria nunquam satis: è bramosia di quantità ovvero assioma per la selezione della qualità?", e avverte che "i mariologi stessi alle volte tentennano".
n) S. DE FIORES
Ultimo, in ordine diacronico, della nostra carrellata, è il volume di Stefano De Fiores Maria Madre di Gesù. Parlando di Maria rivelazione di Dio nel mistero, l'autore afferma: "La linea apofatica del mistero interessa Maria, in quanto è luogo e teatro dell'azione di Dio, che si rivela e insieme si nasconde in lei, si manifesta e nello stesso tempo si occulta. Le grandi cose (Lc 1,49) operate in lei partecipano del carattere paradossale dell'agire salvifico divino (cf Sap 5,2), poiché uniscono aspetti contrastanti: maternità e verginità, bassezza ed innalzamento... Anche in Maria la salvezza si realizza in modo imprevedibile, che sfida la logica e i ragionamenti umani. Nonostante tutto quello che dirà di lei il NT, la Madre di Gesù resterà avvolta nel mistero provocando lo stupore dei contemplativi e della liturgia. Ella partecipa all'economia del mistero, perché in lei si compie la promessa veterotestamentaria e si apre a Cristo l'epoca della nuova alleanza. A motivo delle grandi cose (Lc 1,49) operate in lei dal Dio potente e misericordioso, si è diffuso nella chiesa l'effato de Maria nunquam satis. Al di là dell'uso trionfalistico che se n'è fatto, questa intuizione percepisce Maria come luogo privilegiato dell'azione trinitaria e nodo relazionale che «riunisce per così dire e riverbera i massimi dati della fede» (LO 65). Una teologia che pretendesse esaurire il discorso su Maria non terrebbe conto del mistero divino cui ella dice relazione".

3. Il testo del 1627

Eccoci al testo del 1627. Si tratta di una raccomandazione che Fr. Robertus Berthelot (+1630), vescovo di Damasco, carmelitano francese, autore di molti libri e amico di san Francesco di Sales fa dell'Elucidarium Deiparae, edito in quell'anno a Lione. Tale raccomandazione si trova all'inizio del volume, prima dell'Index librorum, tractatuum et capitum, e recita così: "De Beatissima Virgine nunquam satis digne dixerint Authores, si tamen id possint assequi ut digne aliquando dicere possint: nunquam satis devote, si tainen id eis concedatur, ut satis devote scribant de ea, quae est post Deum prima: hoc istud Elucidarium praestat, vel praestare conatus est Author in eo, digne et devote quae intendit, praestans. Atque ut in commodum omnium cedat, praelo quo dignum est, merito committetur. Actum Lugduni ultima Iunij 1627. Fr. Robertus Berthelot Episcopus Damasci". È evidente che l'espressione del Berthelot non va intesa in un ambito assoluto e universale, quasi voglia dire aprioristicamente che non si parlerà mai abbastanza né si scriverà mai abbastanza di Maria. Essa, invece, va compresa in un ambito relativo e circoscritto, nel senso, cioè, che non si parlerà mai tanto degnamente né si scriverà mai tanto devotamente quanto si addice alla lode di Colei, quae est post Deum prima... Così le parole del Berthelot non sono responsabili di quel criterio deduttivo che in campo mariologico apre la via a intemperanze massimalistiche. Al Berthelot va anzi riconosciuto il merito d'una mariologia mentis et cordis che, al di là d'ogni massimalismo suggestivo e irrazionale, esorta predicatori e scrittori a parlare e a scrivere della Vergine sempre degnamente e devotamente, e mai - direbbe il Montfort - "in maniera speculativa, arida, sterile e indifferente". Lo sguardo panoramico gettato sull'origine del De Maria nunquam satis e sul significato che la mariologia contemporanea gli attribuisce, penso induca a considerare il noto aforisma secondo le indicazioni del Vaticano II. Il Concilio esorta ardentemente i teologi e i predicatori della Parola divina "ad astenersi con ogni cura da qualunque falsa esagerazione, come pure da una eccessiva ristrettezza di mente nel considerare la singolare dignità della Madre di Dio". L'aforisma esorta a superare, in campo mariologico, ogni ingiustificato massimalismo e minimalismo, per una "fedeltà obbedienziale al progetto divino della nostra salvezza, tale e quale il Signore nella sua Provvidenza ha voluto comunicare a noi con la sua Parola". In realtà, "la vera devozione a Maria parte dall'alto, non dal basso; è imposta dalla fede, non dal sentimento; è, innanzitutto, adesione a Dio e accettazione del suo disegno su di lei, costituendo parte integrante della nostra rettitudine d'intenzione nei confronti di Dio... Questa è la ragione suprema della pietà mariana". In piena "fedeltà obbedienziale" al progetto divino, l'aforisma vuole essere invito ad esplorare sempre più attentamente e profondamente la figura di Maria nell'insondabile ricchezza del mistero salvifico.

Bibliografia

RUM A., "De Maria nunquam satis". Un aforismo in cerca d'autore e di significato, in Theotokos, II (1994). n. 2., pp.163-173; GONZALEZ C. I., Mariologia. Maria, Madre e Discepola, Casale Monferrato 1988; SUENENS L. J., Chi è costei?, Catania 1958; KOESTER H. M., "De Maria nunquam satis": Wer fand, was bedeutet diese Formel?, in Mater fidei et fidelium. Collected Essays to honor Théodore Koehler on his 80th Birthday. Marian Library Studies. A new series, 17-23 (1985-1991), University of Dayton, Ohio, pp. 617-632; FORTE B., Maria, la donna icona del Mistero, Cinisello Balsamo 1988; BERANDO DI CHIARAVALLE, Sermo de nativitate Mariae: PL 183,437 D.;  GRIGNON DA MONTFORT L. M., Trattato della vera devozione a Maria in MONTFORT, VD, n. 10; Ex Biblioteca Romanae Ephemeridis "Analecta Ecclesiastica" n. 23 - De Maria nunquam satis. De quantitate gratiae Beatae Mariae Virginis theologica disquisitio, auctore R. Alexio Maria Lépicier, Romae 1905;  TOMMASO D'AQUINO, Summa. Theologica, q. 25, a.6 ad 4; CAMPANA E., Maria nel Culto Cattolico, I, Torino-Roma 1933; ROSCHINI G. M., Mariologia , I, Introductio in Mariologiam, Milano 1941; BERTETTO D., Maria nel domina cattolico. Trattato di Mariologia, Torino 1949; LAURENTIN R., Un problème initial de méthodologie mariale, in Maria, Du Manoir, I, Paris 1949, 695-706; ID., La question mariale, Paris 1963; BEINERT W., Parlare di Maria, oggi, Catania 1975; SOLL G., Storia dei dogmi mariani. Accademia Mariana Salesiana XV, Roma 1981; DE FIORES S. - MEO S., Nuovo Dizionario di Mariologia, Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo 1986; AA. VV., Testi mariani del primo millennio. I. Padri e altri autori greci, Città NUova, Roma 1988; VALENZANO C., Culto popolare a Maria con celebrazione liturgica e con ritualità spontanee, in Maria nella Chiesa in cammino verso il Duemila. Atti del 7° Simposio Internazionale Mariologico 1988, Roma 1989, pp. 330-331; DE FIORES S., Maria Madre di Gesù. Sintesi storico-salvifica, Bologna 1992; Bibliotheca Carmelitana, notis criticis et dissertationibus illustrata: cura et labore unius e Cannelitis Provinciae Turoniae collecta. - Tomus secundus. Aurelianis, M.DCCLII, coll. 687-691; SOMMERVOGEL C., Bibliothèque de la Compagnie de Jésus, t. 6, Bruxelles - Paris 1895;






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