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PIANTO DI MARIA


1. La "Mater Dolorosa" partecipe ai misteri del Figlio
Dal momento in cui con il suo “sì” a Dio, manifestato all’angelo, ebbe il suo primo contatto fisico materno con il Verbo incarnato nel suo grembo, Maria non si separò mai più dal Figlio, vivendo all’unisono con lui, pur senza mai travalicare la sua condizione di creatura di fronte a Gesù, figlio suo e figlio di Dio, e senza mai essergli di inciampo nella sua missione redentrice. La fede consentì, tuttavia, a Maria di non dare mai ai suoi dolori il tono angosciante della disperazione. E di questo i Vangeli ci danno numerose testimonianze, evidenziando la sua permanente accettazione della volontà di Dio, nella quale ella trovava sempre la sua pace. Proviamo a scrutare l’anima di Maria di fronte alle perplessità di Giuseppe, allorché la scopre incinta senza sapersene dare una spiegazione. O quando, ormai quasi al compimento della sua maternità, dovette lasciare casa e parenti a Nazaret per recarsi a Betlemme per dare corso a un editto imperiale. Il Vangelo di Luca (2,33-35) ci ha narrato l’irruzione della spada nel cuore di Maria, quasi a voler ridimensionare la gioia della maternità, assaporata dopo la pesante esperienza dell’esilio in Egitto. Non mancano altri episodi della vita di Gesù in cui Maria ha dovuto bere anche lei il suo calice, non foss’altro per la necessità di stare nascosta per non essere di intralcio alla sua vita e al suo ministero, con tutta la pesantezza provocata dal fatto di non poter intervenire per essere di giovamento al Figlio. Immaginiamo il dolore di Maria in tutto il contesto della passione, della quale possiamo pensare che sia stata nascosta testimone, sentendo nella sua carne insulti, flagelli, spine, croce, cadute, chiodi, crocifissione. In ogni momento, però, il suo dolore non l’ha schiacciata, ancorata com’era al rapporto unico con il suo Dio, che incontrava nel silenzio del suo cuore dove risolveva tutti i suoi interrogativi (cfr Lc 2,19). I Vangeli non ci narrano fatti in cui Maria ha pianto, ma possiamo facilmente pensare che le lacrime possano essere state un suo rifugio discreto e silenzioso in taluni momenti della vita sua e di quella del Figlio. Lacrime, però, non disperate, ma liberatrici, solidali, offerte e purificatrici; in alcune circostanze anche lacrime di commozione gioiosa del cuore. Sempre lacrime come luogo di contemplazione e di preghiera, avvalorate dalla certezza della promessa consolatoria di Dio: “Trattieni la voce dal pianto, i tuoi occhi dal versare lacrime, perché c’è un compenso per le tue pene […]. C’è una speranza […]” (Ger 31,16-17).

2. Il pianto di Maria per noi
C’è ancora un pianto di Maria, meno consolante, ed è quello per noi peccatori; un pianto che vuol portarci alla conversione, ad abbandonare il peccato per seguire in modo deciso il Signore Gesù sulla via della croce come discepoli fedeli (cfr Lc 14,27), chiamati a diventare figli nel Figlio, con la guida della sua e nostra madre. È questo il messaggio delle lacrime di Maria: un messaggio che non vuole impietosire il cuore trascinandolo sotto la spinta di un’emozione spirituale, ma che vuole muovere la volontà perché impari a scegliere secondo Dio in tutte le circostanze ordinarie e straordinarie della vita. Un messaggio che, in questa particolare stagione della vita del Paese e del mondo, chiama al dialogo, all’accoglienza, alla solidarietà, particolarmente verso coloro che restano ai margini delle attenzioni quotidiane, quei piccoli e quegli ultimi ai quali il Signore Gesù riserva le sue predilezioni e che ci precederanno nel regno del Padre. Il compito delle lacrime di Maria è quello di intenerire i nostri cuori perché sappiano palpitare e amare all’unisono con il suo cuore di Madre e con il cuore di Dio, Padre di tutti, perché possiamo adoperarci affinché questa nostra terra, secondo la visione profetica dell’Apocalisse, riesca, in qualche modo, ad anticipare la nuova Gerusalemme, nella quale Dio tergerà ogni lacrima e dove non ci saranno più lamenti, lutti, affanni e morte “perché le cose di prima sono passate” e Dio fa “nuove tutte le cose” (Ap 21,4-5). In un suo famoso Radiomessaggio al Popolo Siciliano del 17 ottobre 1954, parlando della lacrimazione della Madonna di Siracusa, Papa Pio XII affermava: «Senza dubbio Maria è in cielo eternamente felice e non soffre né dolore né mestizia; ma Ella non vi rimane insensibile che anzi nutre sempre amore e pietà per il misero genere umano, cui fu data per Madre, allorché dolorosa e lacrimante sostava ai piedi della Croce, ove era affisso il Figliuolo. Comprenderanno gli uomini l'arcano linguaggio di quelle lacrime? Oh le lacrime di Maria! Erano sul Golgota lacrime di compatimento per il suo Gesù e di tristezza per i peccati del mondo. Piange Ella ancora per le rinnovate piaghe prodotte sul Corpo mistico di Gesù? O piange per tanti figli, nei quali l'errore e la colpa hanno spento la vita della grazia, e che gravemente offendono la Maestà divina? O sono lacrime di attesa per il ritardato ritorno di altri suoi figli, un dì fedeli, ed ora trascinati da falsi miraggi fra le schiere dei nemici di Dio?»

Bibliografia
MUSSUMECI O., L'arcano linguaggio di quelle lacrime. Considerazioni sulla Madonna delle Lacrime, Siracusa 1963; ID., Il pianto della Madonna a Siracusa, Siracusa 1954; BATINI G. - GUARNIERI E., Il pianto della Madonna, Edizioni Bonechi, Firenze 1995; TORNIELLI A., Quando la Madonna piange, Arnoldo Mondadori Editore, Milano 1995; LORENZI A., Lacrime. Breve storia della Madonnina di Siracusa, San Paolo, Cinisello Balsamo 2013; PORTALE G., Il pianto di Maria a Siracusa, Edizioni Segno, Udine 2000; GRANIERO A., Mater Dolorosa, Daner Edizioni, Savna 1995; REGOLO L., Le lacrime della Vergine, Oscar Modadori, Milano 2014.

VEDI ANCHE:
 - ADDOLORATA
 - CORONA DELL'ADDOLORATA
 - VIA MATRIS DOLOROSAE






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DOTTORE IN S. TEOLOGIA CON SPECIALIZZAZIONE IN MARIOLOGIA
DOCENTE ALL'ISSR "SAN LUCA" DI CATANIA

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