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GLYKAS MICHELE


1. Cenni biografici e opere
a) Soprannominato Sikidites, Glykas è stato considerato il più originale e vivace esegeta bizantino del secolo XII. Ricercatore interessato e curioso di tante cose, ha dimostrato di possedere una mentalità aperta su vari settori della cultura, senza lasciarsi distogliere dagli argomenti religiosi e dalle problematiche teologiche. Nacque probabilmente a Corfù nei primi anni del secolo XII. La sua vita coincise con il periodo in cui regnò Manuele I Comneno (1145-1180), del quale divenne il grammatico imperiale, ossia una specie di segretario. Sennonché nel 1159 fu coinvolto in un affare di stregoneria; ma si ipotizza addirittura una sua partecipazione ad un complotto contro l'imperatore stesso. Il processo a suo carico si concluse con la condanna ad una forma di parziale accecamento, disposta dall'imperatore medesimo, e di carcerazione che si protrasse almeno fino al 1164. Ritiratosi in un convento, si dedicò alla composizione delle sue numerose opere che spaziano dal terreno della storia alla poesia profana e liturgica, dall'esegesi biblica alla teologia. Incerta è la data della sua morte, ma sicuramente viveva ancora nel 1204, quando avvenne la famigerata conquista di Costantinopoli da parte degli eserciti europei della quarta crociata.
b) Dei suoi scritti meritano di essere ricordati gli Annali, una popolare narrazione degli eventi accaduti dopo la creazione del mondo e fino alla morte dell'imperatore Alessio I Comneno (1081-1118); le 95 Interpretazioni teologiche, nelle quali espone ciò che vi è di più caratteristico e curioso nella teologia bizantina, le Aporie o dubbi a proposito di alcuni capitoli della Scrittura. Di particolare interesse è il capitolo 22, in cui parla della Dormizione della Madre di Dio. In tema di dottrina eucaristica, Glykas insegnò un errore che riguarda la condizione del corpo del Signore durante la celebrazione della divina liturgia: la carne di Cristo rimarrebbe inanimata fino alla Comunione, momento in cui ti prenderebbe vita per vivificare i fedeli che si comunicano. Della questione si occupò il sinodo di Costantinopoli del 1199-1200, presieduto dal patriarca Giovanni X Kamateros. Nell'ambito della dottrina mariana, Michele, seguendo l'insegnamento dei Padri che egli ha appreso dalla tradizione eucologica e liturgica del popolo di Dio, traccia l'immagine teologica di una Vergine proiettata verso il mistero della Chiesa; un'immagine saldamente radicata nella parola di Dio ma che non esclude il supporto degli apocrifi quando questi si rivelano sintonizzati con la verità proclamata dalla Chiesa stessa.

2. Riflessione storico-teologica sul mistero della Dormizione

a) Della vita della Madre di Dio Michele Glykas si limita a dare qualche informazione ricavata dalla tradizione apocrifa e senza alcuna pretesa di novità. Ella sarebbe nata in particolari condizioni di santità, senza macchia di peccato (amomos), per una divina promessa fatta al genitori A tre anni di età, sarebbe stata offerta al Signore nel tempio, dove visse a lungo nei sacri recinti e dove un angelo le portava il nutrimento quotidiano A undici anni fu data in sposa a Giuseppe, in seguito al prodigio della verga fiorita. Parlando dell'Annunciazione, l'autore interpreta il testo lucano come affermazione dell'intervento delle tre persone trinitarie nell'Incarnazione del Verbo: l'Altissimo, ossia il Padre, la Potenza (dynamis) che è il Figlio, secondo Cor 1,24, e lo Spirito Santo, disceso sulla Vergine. Prodigioso e indolore è stato il parto della Vergine. Descrive a lungo la venuta dei Magi; accenna alla presentazione di Gesù al tempio senza però inserire l'episodio di Simeone, ricorda la fuga in Egitto e il ritorno a Nazareth.
b) Ma l'attenzione maggiore del Glykas si rivolge all'episodio conclusivo della vita terrena della Madre di Dio, sul quale a quel tempo continuavano a concentrarsi l'interesse e il sensus fidei del popolo cristiano, nonché la-riflessione della teologia. Che la morte, la risurrezione e l'assunzione di Maria al cielo fossero un avvenimento allora molto in auge nella Chiesa orientale, lo si può comprendere dal fatto che esso veniva celebrato con una festività considerata, per motivi di tradizione storica, la più solenne festa manana nelle Chiese di rito bizantino. Di questa situazione danno conferma una lunga serie di autori, a partire dagli ultimi Padri della Chiesa in poi. Da Giovanni Fournes, Michele Glykas attinge ispirazione; ne riprende la tesi e la difende nel 22° capitolo teologico delle Aporie. La ritiene una questione di rilevante importanza e negli Annali ne tratta in modo essenziale e sintetico. Maria morì e fu deposta nel sepolcro perché anche lei era membro della stirpe umana e pertanto sottoposta alla legge di natura. Tuttavia Dio l'ha innalzata al di sopra di questa legge, per cui né la morte né la corruzione della tomba hanno potuto trattenerla in loro potere. Come Cristo, anche lei è risuscitata e ha lasciato nel sepolcro soltanto le bende e il lenzuolo usato per la sepoltura: «Tutte le cose che le divine Scritture affermano che siano avvenute per Cristo, si sono verificate anche per la Purissima allorché fu innalzata al di sopra della condizione terrena. E ciò che, come Figlio, egli concesse alla Madre quale segno di onore». Se dunque Maria, pur sottoposta alla legge della natura, con la sua risurrezione ha superato i confini della natura, ha potuto farlo solo dopo la risurrezione di Gesù. L'evento era già stato profetizzato dal re Davide: «Alzati, o Signore, e vieni al luogo del, tuo riposo, tu e l'arca della tua santificazione» (Sal 131,8). Glykas interpreta la prima parte del versetto come un riferimento a Cristo, la seconda parte come un riferimento a Maria; e a proposito di questa sua ermeneutica non ha dubbi. Lo dimostra spiegando che, se il salmista avesse inteso parlare unicamente di Cristo, avrebbe detto: «Alzati, Signore, e vieni al luogo del tuo riposo». Aggiungendo: «Tu e l'arca della tua santificazione», ha voluto sicuramente profetizzare sulla sorte della Madre del Signore, che è l'arca santa per eccellenza, avendo portato dentro di sé il Verbo Incarnato. Da questa interpretazione risulta chiaro, sebbene sottinteso, che la maternità divina è stata la motivazione fondamentale dell'assunzione di Maria al cielo. La seconda dimostrazione ha un carattere più teologico e si basa sul paragone con la sorte dei due progenitori. Copiando da Fournes, precisa che i corpi di Adamo ed Eva, a causa della loro prevaricazione, sono stati sottoposti non solo alla morte ma anche alla conseguente corruzione che, per una legge misteriosa di trasmissione ereditaria, si è riversata sulla loro intera discendenza. Ad essi si oppone la nuova coppia formata da Cristo e dalla Madre sua, i quali, scrollandosi di dosso la corruzione, sono diventati le primizie di quell'incorruttibilità che tutti gli esseri umani sono destinati a conseguire alla fine deitempi. Con l'assimilazione della sorte di Maria a quella del Figlio nella morte e nella risurrezione, che si ritrova come un punto fermo già nella tradizione precedente, l'autore esclude indirettamente l'opinione di quelli che ritenevano che il corpo di Maria fosse stato portato nel paradiso terrestre o comunque in un luogo conveniente alla sua dignità di Madre di Dio. Tornando sull'argomento nel capitolo 22 delle Aporie, Glykas ricorre a ben note testimonianze patristiche: cita la prima omelia sulla Dormizione di Andrea di Creta e le tre omelie di Germano di Costantinopoli sul medesimo evento, il Canone per la Dormizione di Cosma di Maiuma; e così aggiunge alla dimostrazione biblica del Sal 131 la dimostrazione patristica della tradizione. Da Andrea di Creta riprende l'ipotesi che gli apostoli e gli evangelisti non abbiano scritto nulla sulla fine della vita terrena della Vergine perché si occuparono degli eventi che riguardavano il periodo di permanenza di Gesù sulla terra, vale a dire partire dalla sua nascita dalla Vergine fino all'Ascensione al cielo. Essendo la Madre di Dio vissuta fino a tarda età, sarebbe morta dopo che gli scritti del Nuovo Testamento furono completati.

Bibliografia

GAMBERO L., Fede e devozione mariana nell'impero bizantino. Dal periodo post-patristico alla caduta dell'impero (1453), San Paolo, Cinisello Balsamo 2012, pp. 232-239; The Oxford Dictionary of Byzantium, Il, pp. 853-856; AA. VV., Testi mariani del secondo millennio, vol. 1, pp.  232-239; SOPHRONIOS EUSTRATIADES, Michael tou Glyka eis tas aporias tes Theias Graphas kephalaia, 2 vol, Atene 1906; ROSCHINI G., Maria SS. nella storia della salvezza, 4voll., Editrice M. Pisani, Isola del Liri 1969; PALAMAS M., Omelie di Teofane Kerameo, Jerusalem 1860; BECK H. G., Kirche und theologische Literatur im Byzantinischen Reich, Beck'sche VerIag, München 1959.






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