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COOPERAZIONE E SERVIZIO


La Vergine Maria si affaccia nella storia sotto il segno del servizio attivo alla causa del Vangelo: la sua maternità, tanto fisica verso Cristo, quanto spirituale a favore dei cristiani, è segno del più perfetto inserimento della nostra umanità nel disegno di Dio. Egli non agisce, per così dire, in proprio ma, quando si rivela, coinvolge l'interlocutore ed è questa la caratteristica con la quale è possibile vedere tutta l'esistenza del discepolo in un'ottica mariana.

1. La missione di Maria nel mistero di Cristo
a) La vicinanza dell'uomo a Dio rinvia al suo essere stato creato a sua immagine e somiglianza (cf. Gen 1,27) e colloca la nostra umanità e le nostre migliori potenzialità e capacità all'interno di un progetto, in un'ottica di collaborazione (cf. Gen 1,28-31). Da qui scaturisce tutta una teologia del lavoro elaborata dalla Chiesa nella dottrina sociale, che inoltre diviene oggetto di preghiera. Appare chiaro, scorrendo le varie pagine della Scrittura (e le diverse epoche che esse comprendono), che tale situazione favorevole per l'uomo non sempre è accolta e resa concreta con un'adeguata condotta. Ciò accade perché la collaborazione con Dio è esigente, ma ciò che l'uomo non riesce a comprendere è il valore trasformante che tale collaborazione può produrre. Tuttavia se quest'ultimo è ben incanalato e sorretto dalla grazia, egli può godere pienamente dei benefici del Signore, ma è necessario il suo impegno. Il comando e l'esortazione a portare il suo carico che Gesù definisce leggero (cf. Mt 11,30) contribuiscono alla crescita dell'uomo anche nelle situazioni più difficili e critiche.
Ciò appare indubbiamente un paradosso e la Pasqua di Morte e Resurrezione attuata dal Figlio di Dio lo evidenzia in toni molto precisi: la salvezza cristiana si attua con il passaggio per la porta stretta, perché quella larga e comoda non serve a nulla, se non a perdersi (cf. Mt 7,13 e Lc 13,24). Rivestirsi del Crocifisso-Risorto come ci invita a fare S. Paolo (cf. Rom 13,14) significa senz'altro preoccuparsi delle cose di lassù (cf. Col 3,1) e, al contempo, farsi carico non soltanto della propria ma anche della salvezza degli altri fratelli e sorelle e, in tal modo, estendere la buona notizia propria della fede cristiana. In questo consiste il nostro esercitare la mediazione, elemento proprio del dialogo concreto che Dio, collocandosi al centro nella persona di Gesù di Nazareth, vuole mantenere con l'uomo. A partire da Lui si rende possibile ogni progresso nella fede/testimonianza del singolo cristiano e della Chiesa comunità. Il Concilio Vaticano II, più volte, ha sottolineato questa attività dell'uomo all'interno del disegno di Dio; ad esempio, nella costruzione della civile convivenza. Tuttavia resta come denominatore la presenza amorosa di Dio sull'uomo che deve rendersi uditore della Parola e testimone autentico della ricchezza che da essa proviene.
b) La presenza di Dio arricchisce quindi l'uomo e lo rende veicolo di salvezza ed il coinvolgimento è globale: Dio entra nella storia attraverso un canale umano, si serve di un aiuto che trasforma il limite creaturale attraverso la Vergine Maria della quale la Lumen gentium illustra il suo ruolo nei confronti di Cristo e della Chiesa. Al termine della nuova visione della Chiesa, apportata dal Concilio, come mistero di comunione, Maria appare quale donna di comunione che, con la sua presenza, favorisce la collaborazione dell'uomo al progetto salvifico. Per due volte ci viene presentato il significato stesso di questo arduo e discusso concetto di mediazione fissandone quei confini che, non sempre, sono stati rispettati nel corso della storia della mariologia e della devozione mariana. La sostanza è questa: al centro si deve necessariamente collocare il Cristo che favorisce e suscita una varia collaborazione dei credenti al suo progetto salvifico. É chiaro allora che la Madre occupa qui un posto particolare, ma sempre derivato «dal beneplacito di Dio e sgorga dalla sovrabbondanza dei meriti di lui». Più avanti si dirà che oltre il Cristo non si può andare, ma neppure si può né si deve detrarre e svilire la sua funzione. La centralità e la missione salvifica di Cristo sono perciò alla base della grandezza della Vergine Madre e ciò, come sappiamo, appare quale punto fermo dei dogmi mariani dell'Immacolata e dell'Assunta che ci mostrano una condizione di conformazione della Vergine Santa al Figlio. Giovanni Paolo II nella Redemptoris mater illumina in modo breve, ma esaustivo, questa catena di rapporti che legano l'umanità a Dio. Leggiamo infatti in questo meditato documento: «Il primo momento della sottomissione all'unica mediazione "fra Dio e gli uomini" - quella di Gesù Cristo - è l'accettazione della maternità da parte della Vergine di Nazareth». Si tratta perciò di un binomio di elementi (mediazione-servizio) che Cristo stesso dona a coloro che lo vogliono seguire a partire dal Battesimo, momento in cui avviene l'iniziale conformazione della creatura umana a Lui. Nel caso di Maria abbiamo la piena valorizzazione non soltanto di questa vocazione a seguire il Cristo facendo la Sua volontà (come Egli si pone in obbedienza al Padre) ma anche il traguardo al quale ci spinge la nostra condizione di discepoli del Cristo: un destino di beatitudine che è proprio degli inizi della creazione e lo sarà alla fine dei tempi. Davvero l'Immacolata Madre, contemplata nella sua Assunzione, è segno di sicura speranza e consolazione per noi che camminiamo su questa terra, senza che ciò ci esenti dal praticare la volontà di Dio.

2. Maria, il comportamento dell'uomo e la risposta a Dio
a)
Trasportato ed attratto da mille richiami e da mille voci che non sono la vera voce del Cristo-pastore (cf. Gv 10,4), ecco che l'uomo con il peccato si allontana da ciò che può dare risposta al suo essere enigma a se stesso. Proprio questo enigma, questo interrogativo che con le sue sole forze l'uomo non può risolvere, si viene a porre quando egli è dinanzi ad eventi che lo sopravanzano come, ad esempio, la sofferenza, la morte ma anche il fallimento prodotto dal peccato. Su questa situazione di 'piccolezza e povertà' dell'uomo, molto è stato scritto. Umanamente è impossibile (e qualche filosofo ci ha provato) offrire una risposta che getti luce su queste problematiche per cui resta il fatto che a correre incontro all'uomo in questi momenti critici resta unicamente quell'evento-esperienza della Croce che si ripresenta, possiamo dire 'parcellizzato e sminuzzato' nelle varie circostanze negative.
b) Ma anche qui la cooperazione dell'uomo non viene meno: nell'icona di Maria ai piedi della Croce, ritroviamo quella collaborazione all'edificazione del Regno che si esige dal credente. Senz'altro la Vergine è presente presso la Croce del Figlio ad indicarci un comportamento di partecipazione alle sofferenze, ma il fatto che Dio soffre indica una partecipazione più grande ed il valore della vita dell'uomo che raggiunge il suo culmine proprio nel Crocifisso-Risorto. É la risposta di un Dio che non lascia soli e che dona, quale garanzia del suo essere viator con l'uomo, la Madre da prendere fra le nostre cose più care (cf. Gv 19,27). Consegna grande ed impegnativa in quanto Maria ci colloca nel cuore della testimonianza che Cristo ha reso al Padre a beneficio dell'umanità, mostrandoci nella sua personale esistenza il 'come' relazionarci al Figlio alfine di ottenere il premio destinato ai servi fedeli (cf. Mt 25,21.23). Accogliere Maria presso di noi significa, riprendendo il titolo di un famoso libro di H. U. von Baithasar (†1988)9 accettare il sì di Dio all'uomo che Lei rappresenta non soltanto per la singolarità della sua persona, ma perché questo suo sì risplende laddove la tenebra del limite e del peccato vengono ad addensarsi e ad opprimere. Non può essere diversamente se si tiene conto che le tenebre non sono riuscite ad annientare la luce rappresentata da Cristo, Parola di Dio (cf. Gv 1,5) portata in grembo e successivamente messa in pratica da Maria.

3. Maria e la preghiera garante del rapporto tra l'uomo e Dio

Il nostro Dio quindi mai ci abbandona ed è Lui stesso a ricordarci che, quando la sua vicenda terrena sarà conclusa, manderà il suo Consolatore: Spirito di Sapienza, capace di condurre alla pienezza della Verità in quanto attinge dalla profondità di Dio (cf. Gv 16,13-14). Ciò colloca la Chiesa di ogni tempo in un atteggiamento di attesa orante, atteggiamento al quale Maria non è estranea (cf. A 1,14). C'è da riflettere allora sull'elemento della preghiera in rapporto a Maria che la tradizione della Chiesa vede come modello di creatura orante a partire da alcuni episodi della sua esistenza (ad esempio, il Magnificat, oppure le nozze di Cana), ma anche creatura pregata e venerata per la sua grandezza e per la protezione esercitata sul popolo di Dio. Considerando il suo essere modello di creatura orante, siamo nuovamente sospinti a considerare la fede-conformità di Maria al piano di Dio, caratteri favoriti dalla sua obbedienza, mentre notevoli e varie sono le manifestazioni e i titoli devozionali con i quali il popolo cristiano invoca la presenza e l'assistenza della Madre del Signore soprattutto nei momenti di difficoltà. Particolare importanza assume qui la testimonianza di un autore come Bernardo di Chiaravalle (†1153) con la sua immagine della stella, ma anche con il suo commento all'Annunciazione dove compare la richiesta corale della Chiesa affinché la Vergine manifesti il consenso per l'universale salvezza. Molto più antica poi l'immagine iconografica della Mater misericordiae. In entrambi i casi si parla di una salvezza che, per l'uomo, significa il passaggio dall'oscurità alla luce, tale da fargli gustare la comunione completa con Dio nella quale Maria è già immersa: la verità di fede dell'Assunzione e la solennità che noi celebriamo nel pieno dell'estate attestano il nostro destino, significano che ogni uomo/ donna è prezioso agli occhi del Signore, con la coscienza che Maria continua nella gloria ad esercitare la sua materna protezione. Il grande insegnamento di Maria che a Cana (cf. Gv 2,3) prega e si rivolge in modo concreto alla potenza di Dio apparendone quasi inascoltata e che, a sua volta, è pregata non fa altro che collocarci di nuovo dinanzi alle nostre responsabilità di cristiani che credono, sperano ed amano. Attraverso queste tre virtù (intesi come doni che il Signore elargisce e che sta a noi far fruttificare) delle quali Maria è modello, si può percorrere con serenità la strada della nostra vocazione consapevoli che la nostra umanità è gradita al Signore. Egli infatti, con la sua Incarnazione, ne ha sposato tutti i caratteri.

Conclusione
Ogni cristiano inserito sacramentalmente in Cristo con il Battesimo può condurre altri uomini e donne alla conoscenza del messaggio evangelico, una conoscenza che è comunione profonda con il mistero della salvezza. In tal modo il cristiano esercita una funzione mediatrice, collaborando al piano della salvezza e dell'unità. Ciò non è senza sacrificio e lotte con il peccato e con il mondo spesso ostile. L'immagine di Maria, nella quale si riflettono e si riverberano i massimi dati della fede, deve essere per il discepolo segno di un favore che Dio costantemente ripropone all'umanità desiderosa di risposte.

Bibliografia
DI GIROLAMO L., La Madre del Signore, modello di cooperazione e di servizio in Santa Maria Regina Martyrum, XIV (2012), n. 1., pp. 23-27; CONCILIO VATICANO II,  Lumen gentium, in Enchiridion Vaticanum, Dehoniane, Bologna 1981; PHILIPS G., La Chiesa e il suo mistero. Storia, testo e commento della Lumen gentium, Jaca Book, Milano 1986; RATZINGER J  VON BALTHASAR H. U., Maria il sì di Dio all'uomo. Introduzione e commento all'enciclica Redemptoris mater, Queriniana, Brescia 2005; BERNARDO DI CHJARAVALLE, Sermone III Super missus est, 17, in ID., Opera, Ed. Cistercenses, Roma 1966, vol. IV; DI DOMENICO P. - PERETTO E. M. (a cura di), Maria Madre di misericordia. Monstra te esse matrem, Ed. Messaggero, Padova 2003.

VEDI ANCHE:
- COOPERAZIONE ALLA REDENZIONE
- CORREDENTRICE
- MISSIONE DI MARIA






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