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SACROSANTUM CONCILIUM


Costituzione del Concilio Vaticano II sulla Sacra Liturgia promulgata da Papa Paolo VI il 4 dicembre 1963.

1. Maria nella Sacrosantum Concilium
Il 4 dicembre 1963 Paolo VI promulgava il primo documento del Concilio Vaticano II indetto dal suo predecessore Giovanni XXIII: la costituzione Sacrosanctum concilium, dando inizio al cammino della “riforma liturgica” più completa ed organica, più vasta ed incisiva, che la Chiesa cattolico-romana abbia mai conosciuto. La riforma conciliare ha riguardato anche la celebrazione liturgica e la venerazione ecclesiale e popolare di Santa Maria, cioè il cosiddetto “culto mariano”, elemento qualificante la fede, gli atteggiamenti e la celebrazione della fede del popolo cristiano. A tal riguardo annotava un importante liturgista: «La memoria della Vergine riguarda aspetti non marginali della liturgia cristiana ma le sue strutture più tipiche: il calendario, perché ogni Chiesa dedica numerose memorie e feste alla Benedetta fra le donne (cfr. Lc 1,42); la celebrazione dell’Eucarestia, memoriale della Pasqua, in cui la Madre di Gesù è sempre ricordata con venerante amore; i riti sacramentali, segni comunicatori di grazia, dove la menzione di santa Maria, ora discreta ora intensa, assume connotati vari; la liturgia delle Ore, che è quasi raccolta antologica di espressioni varie – venerazione, lode, supplica […] – di pietà mariana; gli edifici cultuali che sono spesso dedicati alla beata Vergine e, attraverso una sapiente disposizione di elementi architettonici e iconologici, costituiscono, non di rado, soprattutto in Oriente, un’illustrazione della cooperazione della nuova Eva all’opera salvifica della Redenzione. Nell’arte liturgica – musica, pittura, scultura […] –, la figura della Vergine occupa uno spazio vasto e altamente significativo sia per la sua frequente presenza, sia per lo straordinario valore artistico di molte espressioni, sia, infine, per la luce che getta in ordine alla celebrazione del mistero salvifico». La costituzione liturgica ha un testo molto importante non solo per la teologia liturgica, ma anche per la mariologia; un testo celebre che merita d’essere proposto nella sua icasticità e congruenza: «Nella celebrazione di questo ciclo annuale dei misteri di Cristo, la santa Chiesa venera con speciale amore la beata Maria madre di Dio, congiunta indissolubilmente con l’opera salvifica del Figlio suo, in Maria ammira e esalta il frutto più eccelso della redenzione, e contempla con gioia, come in una immagine purissima, ciò che essa tutta desidera e spera di essere» (Sacrosanctum concilium 103).

2. La "Protomariologia" della Sacrosantum Concilium
 Il testo di Sacrosanctum concilium 103 si può e si deve considerare una sorta di icastica “protomariologia” in cui la dimensione protologica, charitologica e simbolica della persona, del ruolo e del significato della Madre del Verbo incarnato e redentore, è splendidamente offerta dal primo documento del Concilio a se stesso (nel senso che risulta essere autorevole “canovaccio” metodologico e teologico del capitolo mariano poi redatto e proposto dalla Lumen gentium) e alla Chiesa intera, di cui Maria è icona santa e bella da ammirare ed imitare. Il brano, inoltre, si segnala per la decisa inserzione della venerazione mariana all’interno della celebrazione annuale del mistero di Cristo, fondamento, principio e motivo assiale del genuino culto cristiano. A tal riguardo osserva un liturgista: «A livello della fede celebrata, il Vaticano II ha promosso la rilettura della testimonianza biblica su Maria e della sua missione nella storia della salvezza, favorendo il ricentramento della sua icona liturgica nella luce cristologica ed ecclesiologica. Ciò ha sortito l’effetto di esaltare più compiutamente i tratti della memoria di Maria nell’economia storico-salvifica celebrata nei santi segni. È evidente che, sia nei testi biblici che eucologici, Maria conosce nella liturgia odierna i riflessi di una rinnovata espressione radicata non nel devozionalismo, ma nella teologia liturgica che sostiene l’economia sacramentale. Alla ricchezza “mariana” del Lezionario (la preghiera ecclesiale che prende sempre le mosse dalla rivelazione), si accompagna la varietà di orazioni e prefazi, il cui arricchimento qualitativo e quantitativo tiene conto di una triplice linea: ispirazione biblica, valorizzazione del pensiero patristico e della tradizione, ricezione di temi di SC e LG […]. Temi, tipologie, dinamiche che contrassegnano la memoria liturgica della Madre del Signore attendono di essere meglio recepiti nel tessuto pastorale e interiorizzati dai fedeli». Rimane notevole aver riportato nel cattolicesimo romano il primato della celebrazione liturgica dell’evento mariano nell’alveo giustificativo e naturale che è quello di Cristo, bandendo ogni velleitario monofisismo mariano, contestato giustamente all’interno e anche dall’esterno della comunità ecclesiale. Per cui il dato primario da sottolineare è la presenza della Madre del Signore nella celebrazione dei mysteria Christi nell’anno liturgico, che si dipana e si propone come itinerario trinitario e storico-salvifico in cui la Chiesa per ritus et preces ripercorre ciò che la Parola di Dio attesta di Maria, dall’Annunciazione del Signore (cfr. Lc 1,26-38) fino alla Pentecoste dello Spirito (cfr. At 1,14).

3. Presenza di Maria nella Liturgia
La liturgia, non è altro che celebrazione anamnetica del mistero teandrico del Signore/Salvatore e, nella misura in cui la Vergine è stata per volontà divina associata a questo mistero, la sua presenza rimane giustificata in quella presentazione commemorativa ed efficace del mistero salvifico che è l’anno liturgico (cfr. Sacrosanctum concilium 102-110). Inoltre, questo stretto vincolo con l’evento del Salvatore a cui la prima e perfetta Salvata per grazia è attivamente inserita rimane il fondamento di quelle solennità e feste mariane che precedono il Natale del Signore (Immacolata, Natività, Presentazione di Maria), o seguono il compimento del mistero pasquale del Redentore (Assunzione di Maria), o fanno memoria di alcuni aspetti del mistero della Madre del Cristo, insistendo sulla sua partecipazione personale e sui doni a lei elargiti dal Dio misericordioso e benigno (Maternità divino-messianica, Maria ai piedi della Croce/Addolorata, Maria Regina), o in manifestazioni storiche e devozionali riguardanti la sua presenza materno-sororale (Vergine del Carmelo, di Lourdes, Cuore Immacolato, etc.). Il sobrio ma prezioso testo di Sacrosanctum concilium 103, sempre dal punto di vista liturgico, non circoscrive la presenza della Madre di Gesù alla celebrazione dell’anno liturgico come tale, cioè nei testi del Messale e della Liturgia delle Ore, ma è aperto ad ogni espressione liturgica del mistero di Dio in Cristo, come è la celebrazione eucaristica e quella dei sacramenti della fede, come poi chiariranno e proporranno – allargando l’orizzonte e l’interesse alla pietà mariana e alle sue forme nobili (angelus, rosario, mesi mariani, akatistos, liturgie della Parola, etc.: cfr. Sacrosanctum concilium 13) – alcuni importanti testi della Chiesa: il rinnovato Calendario Romano generale (1969); il Messale Romano col relativo Lezionario (nelle varie edizioni approvate da san Giovanni Paolo II [1978-2005]); l’importante esortazione apostolica Marialis cultus di Paolo VI (1974), la Collectio Missarum de beata Maria Virgine (1987); il Direttorio su pietà popolare e liturgia (2002), promulgati dalla Congregazione per il Culto Divino a seguito della riforma sancita dal Concilio Vaticano II.

Bibliografia
CONCILIO VATICANO II, Sacrosantum Concilium, Costituzione sulla Sacra Liturgia del 4 dicembre 1963, in AAS 56 (1964) 97-138; PERRELLA S. M., Il Capitolo VIII della Lumen Gentium del Concilio Vaticano II, fonte ispiratrice del pensiero mariano del vescovo Mons. Tonino Bello, in AA, VV., Don Tonino Bello, cantore di Marias "Donna dei nostri giorni". Atti del Convegno di studi - Alessano, 28-29 aprile 2014, a cura di Salvatore Palese, Edizioni Viverein, Roma 2014, pp. 32-37; BUGNINI A., La riforma liturgica [1948-1975], CLV-Edizioni Liturgiche, Roma 1983; MAGGIANI S., La riforma liturgica. Dalla «Sacrosanctum concilium» alla IV istruzione «La liturgia romana e l’inculturazione», in AA. VV., A trent’anni dal Concilio. Memoria e profezia, Studium, Roma 1995, pp. 39-83; CALABUIG I. M., Il culto di Maria in Oriente e Occidente, in AA. VV., Scientia liturgica, Piemme, Casale Monferrato 1998, vol. 5, pp. 255-337; CASTELLANO CERVERA, L’anno liturgico. Memoriale di Cristo e mistagogia della Chiesa con Maria Madre di Gesù, Centro di Cultura Mariana «Madre della Chiesa », Roma 1987; PECKLERS K. F., Il cinquantesimo anniversario della costituzione «Sacrosanctum Concilium», in «La Civiltà Cattolica» 165, 2014, I, pp. 461-473; MAGGIONI C., Liturgia, in S. DE FIORES-V. FERRARI SCHIEFER-S.M. PERRELLA (a cura di), Mariologia. I Dizionari, San Paolo, Cinisello Balsamo 2009; CONGREGAZIONE PER IL CULTO DIVINO E LA DISCIPLINA DEI SACRAMENTI, Direttorio su pietà popolare e liturgia. Principi e orientamenti, LEV, Città del Vaticano 2002.

VEDI ANCHE:
 - CONCILIO VATICANO II
 - DE BEATA
 - LUMEN GENTIUM E MARIA

 






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