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CONFRATERNITE DEL ROSARIO


1. La Battaglia di Lepanto e le Confraternite del Rosario
Il culto alla Vergine del Rosario è quello numericamente più rappresentato dalle confraternite. L'azione di propaganda dei domenicani è stata certamente intensa e capillare, tanto che all'indomani della vittoria dei cristiani sui Turchi a Lepanto (7 ottobre 1571) le confraternite si moltiplicano. Come è noto, la coincidenza del giorno in cui avviene lo scontro navale con quello in cui le confraternite del Rosario compiono a Roma le loro processioni, induce Pio V a considerare la Vergine del Rosario come la protettrice della cristianità. Tale battaglia si trova dipinta a sinistra sullo sfondo della tela con la Madonna del Rosario e i santi Domenico e Caterina d'Alessandria nella chiesa del Rosario di Comacchio ed eseguita intorno al 1640. Il dipinto viene eseguito probabilmente da un seguace di Guido Reni per la confraternita del Rosario della chiesa omonima. Nel cartiglio, retto dall'angelo a sinistra in basso della tela, si legge una massima indicativa dell'evento: «Non armis sed rosis», finora non ritrovata in altre opere. Inoltre, in ringraziamento alla Madonna della Vittoria viene promulgata da Pio V la festa il 7 ottobre di ogni anno, festa poi istituita con l'intitolazione alla Beata Vergine del Rosario da Gregorio XIII, con la bolla Monet Apostolus del 1° aprile 1573, e fissata per la prima domenica di ottobre.

2. Diffondersi delle Confraternite del Rosario e i Domenicani
Da questo momento e per tutto il tardo Cinquecento la devozione rosariana esplode veramente in Italia, appunto perché la fondazione di confraternite del Rosario in ogni chiesa dell'Ordine viene raccomandata dai capitoli dei domenicani (1571, 1574 e 1580). Osserva acutamente Mario Rosa: «... il moto era inarrestabile: le confraternite rispondevano pienamente ad una esigenza organizzativa, istituzionale, devozionale della Controriforma [ ... ] In effetti, il Rosario è l'unica devozione comune che la Controriforma abbia elaborato a livello di pietà popolare», dando luogo anche a manifestazioni di culto pubblico come le processioni, durante le quali venivano portati stendardi dipinti, raffiguranti la Madonna del Rosario, spesso con s. Domenico e qualche confratello committente. Inoltre l'uso di portare durante le processioni pubbliche tali stendardi e gonfaloni dipinti o statue lignee della Madonna del Rosario, era prescritto nei capitoli e statuti delle varie confraternite. Alla diffusione di un certo culto del Rosario in epoca moderna sembrano tuttavia concorrere diversi elementi di provenienza eterogenea e maturati in tempi differenti. L'idea di fondare delle fratellanze domenicane che pregassero per onorare Maria risale al sec. XIII. Sono infatti già testimoniate ad Osimo, Recanati, Toscanella per aver ricevuto indulgenze da Alessandro IV nel 1257, a Bagnorea nel 1258 e, quasi nella stessa epoca, a Reggio Emilia.

3. L'opera di Alano de la Roche e di Jacob Sprenger
a) Queste confraternite mariane di patronato domenicano, la cui presenza è attestata per tutto il Trecento, anticipano un indirizzo cultuale mariano che assumerà una connotazione precisa solo alla fine del Quattrocento ad opera del bretone Alano de la Roche, autore dell'opera De dignitate psalterii Mariae, scritta intorno al 1470 e tradotta poi in varie lingue. Questi, avendo costatato un certo affievolirsi del fervore religioso nelle confraternite mariane, decide di riformarle, infondendo loro nuovo vigore, insegnando agli aderenti una nuova forma di preghiera: la preghiera meditata. Egli avverte inoltre la necessità che la confraternita mariana fosse unica, universale, non dipendente dalle chiese domenicane e che fosse fondata sulla partecipazione reciproca dei meriti di quanti si impegnavano nella recita del «Salterio della Vergine Maria», composto di 150 Ave Maria.
b) Alano de la Roche trova un propugnatore instancabile in Jacob Sprenger, priore dei domenicani di Colonia, il quale istituisce in questa città nel 1475 la prima confraternita del Rosario di cui si abbia notizia. Ad essa si associano nello stesso anno di fondazione l'imperatore Federico III con la consorte Eleonora e il figlio, il futuro Massimiliano I, poi imitati da numerosi nobili ed ecclesiastici. Importanti in questo senso sono la lettera di compiacimento di Sisto IV del 1478 e la Bolla Ea quae del 1479. Dal 1480 in poi, si ha una rapida diffusione del culto del Rosario, prima nella zona fiammingo-renana e di qui in Francia, Spagna e Italia, con la fondazione di varie confraternite. Venezia, la Toscana, Roma, sono i centri o le zone dove la devozione attecchisce presto, già alla fine del Quattrocento.

4. Le Confraternite del Rosario in Italia e Giovanni di Erfadia
a) In Italia l'esempio di Colonia viene infatti seguito cinque anni dopo da Venezia con la fondazione nel 1480 della confraternita del Rosario nella chiesa di s. Domenico di Castello. La sua importanza è non solo per essere la prima italiana, ma anche per recare sulla copertina del suo statuto una xilografia raffigurante la Madonna in piedi, orante, con indosso una tunica ornata da una lista verticale lungo la quale sono distribuiti quindici puntini (forse con allusione ai misteri). La figura è collocata entro un'edicola lunettata, dinanzi alla quale sono sparse delle rose. A destra, in basso, è inginocchiato un devoto che stringe una sorta di cordicella ritorta, con la quale, indubbiamente l'ignoto incisore ha voluto simulare un Rosario. Tale iconografia, infatti, deve considerarsi un unicum e di essa, stando almeno alle ricerche sinora effettuate, non si troverà più traccia.
b) Propagatore delle confraternite del Rosario in Italia è ritenuto Giovanni di Erfadia, come riferisce Alberto da Castello, autore del primo manuale del Rosario in lingua italiana: Rosario della gloriosa Vergine Maria, edito a Venezia nel 1521. La preghiera del Rosario, che viene facilmente imparata a memoria e la cui recita procura indulgenze, facilita notevolmente la diffusione del culto. San Luigi Maria Grignion da Montfort (1673-1716) è talmente convinto del valore e dell'efficacia pastorale del Rosario da farlo entrare nei mezzi più opportuni per «rinnovare lo spirito del cristianesimo dei cristiani». Inoltre egli istituisce in ogni luogo confraternite del Rosario che ne esigono la recita una volta la settimana.
c) La devozione del Rosario ha un vigoroso e netto impulso nei secoli XVIII e XIX col rifiorire delle confraternite, che prosperano ad esempio in tutto il Sud d'Italia ed hanno il loro riconoscimento anche dalla legislazione civile del tempo. Sottolinea Vincenzo Nadile: «Segno evidente ditale affermata devozione sono, tra l'altro, le statue della Madonna del Rosario, presenti in quasi tutti i paesi della diocesi [Gerace-Locri], per lo più in costume da dama del Settecento, riccamente ricamato in seta ed oro, con una chioma inanellata, con la corona in testa, il Bambino ed il Rosario in mano, volgarmente detta anche «Madonna della Pasqua», perché una volta questo tipo di statua della Vergine veniva adoperato il giorno di Pasqua per la tradizionale Confrontata, Cumpruntata, Affruntata o Cunfrunta, una specie di pubblica rappresentazione popolare per le vie dei singoli paesi per indicare e far rivivere, nei fedeli menò eruditi, il gioioso incontro della Vergine Maria, addolorata, col proprio Figlio risorto. Questa stessa immagine viene poi esposta alla pubblica venerazione per tutto il mese di ottobre, che è dedicato appunto alla Madonna del Rosario».

5. L'impulso di Leone XIII
Il rilancio della devozione rosariana del secolo scorso avviene ad opera di Leone XIII, le cui encicliche sull'argomento, apparse tra il 1883 e il 1901, periodo storico particolare per la storia della Chiesa in Italia, fanno di lui il padre del culto rosariano contemporaneo. Sotto il suo pontificato il mese del ottobre è dedicato al culto del Rosario; nelle litanie lauretane si inserisce l'invocazione «Regina Sanctissimi Rosarii»; viene esaltata l'unione tra preghiera orale e preghiera mentale e si istituisce il Rosario perpetuo in tutto il mondo; a Lourdes saranno consacrati a Maria SS. ma del Rosario quindici altari.

Bibliografia
PEDICO M. M., La Vergine Maria nella pietà popolare, Edizioni Monfortane, Roma 1993, pp. 181-185;  ID., Segni della presenza di Maria nella storia dell'antica diocesi di Adria (1563-1818), Roma 1987; BERTOLDI LENOCI L., Confraternite mariane in Puglia. Culto ed arte, in Maria. Storia e simbolo. Atti della VIII Primavera di Santa Chiara 1988, a cura di Salvatore Spera, Roma 1989, pp. 61-87; ESPOSITO L. G., Le confraternite del Rosario in Puglia tra Cinquecento e Ottocento. Datazioni e note storiche, in Ricerche di storia sociale e religiosa, 19 (1990), n. 37-38, pp. 275-290; FERRANTE P., La pietà mariana nella diocesi di Agrigento, Roma 1991, pp. 174-185; GELAO G., Aspetti dell'iconografia rosariana in Puglia tra il XVI e la prima metà del XVII secolo, in BERTOLDI LENOCI L. (a cura di), Le confraternite pugliesi in età moderna. Atti del seminario internazionale di studi (28-30 aprile 1988), Fasano 1988, pp. 527-565; GRIGOLI M. R., L'insediamento della Confraternita del Rosario a Verona (1583). Tesi di laurea presso l'Università di Padova, Anno Accademico 1975-1976; LODI L., Per l'iconografia post-tridentina della Madonna del Rosario nella diocesi di Ferrara: alcune riflessioni, in La Candida Rosa. Il Rosario nell'arte centese ed emiliana dal XVI al XVIII secolo, a cura di Salvatore Baviera e Jadranka Béntini, Bologna 1988, pp. 63-78; NADILE V., La Madonna del Rosario nella diocesi di Gerace-Locri, in Bartolo Longo e il suo tempo. Atti del convegno storico (Pompei 24-28 maggio 1982), Roma 1983, pp. 269-292; ROSA M., Pietà mariana e devozione del Rosario nell'Italia tra Cinque e Seicento, in Religione e società nel Mezzogiorno tra Cinque e Seicento, Bari 1976, pp. 217-243.

VEDI ANCHE
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