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MICHELE DI SANT'AGOSTINO



Michele di S. Agostino (Van Ballaert) è un carmelitano belga della Riforma di Touraine.

1. Cenni biografici
Nato a Bruxelles il 15 aprile 1621 in una famiglia in cui tutti i figli ascesero al sacerdozio e si fecero religiosi, entrò tra i carmelitani a Lovanio nel 1637, professando ivi il 14 ottobre 1640. Ordinato sacerdote nel 1645, presto ebbe incarichi di direzione, quale maestro dei novizi, priore, assistente del Provinciale, Provinciale, Commissario Generale. Modestamente ilare e soavissimo, affabile con tutti, da qualche religioso era chiamato "la madre della Provincia". Direttore spirituale apprezzato, visse i suoi impegni tendendo soprattutto all'autentica formazione carmelitana dei religiosi, ai quali predicava specialmente con l'esempio di una vita di orazione continua, in un clima di austerità e di solitudine, e nella applicazione costante allo studio, specialmente della teologia spirituale. Nel 1674 era stato nominato Commissario Generale, mentre nel 1677, nonostante il desiderio vivissimo di essere lasciato in disparte, era di nuovo eletto Provinciale. Nel 1681 poté conseguire in parte quanto sognava. Come semplice religioso, senza impegni di governo propriamente detto, poteva consacrarsi maggiormente alla preghiera, allo studio, alla direzione spirituale. Ma fino alla fine dovette occuparsi dei novizi, alla cui formazione era ancora preposto quando "sorella morte" venne a cercarlo il 2 febbraio 1684. Dopo breve malattia, probabilmente polmonite, invocando Gesù e guardando l'immagine di Maria, poteva finalmente essere da lei "presentato" al Padre insieme con il Figlio.

2. Le opere di Michele di Sant'Agostino
Frutto del suo impiego diligente del tempo e dell'esperienza personale e di quella del suo ministero sacerdotale sono le sue opere ascetico-mistiche, veramente troppo poco conosciute, forse a causa della lingua fiamminga e latina nella quale vennero edite dall'Autore. Comunque, riflettendo alla fortuna di altri scritti di merito assai inferiore, pure editi nel secolo XVII in latino, non ci si può non meravigliare della quasi completa dimenticanza toccata alle opere di Michele. Fra tutte, oltre a testi di meditazioni per Corsi di Esercizi Spirituali ed un trattatello sulla vita angelica (con riferimento all'angelo custode), va ricordato soprattutto uno "Specchio di perfezione" sugli esempi del carmelitano Arnoldo di S. Carlo, insieme con una estesa biografia di Maria di S. Teresa Petyt (2 volumi, Gand 1683-1684), preceduta da un compendio della stessa, apparso a Bruxelles nel 1681. Ecco un elenco delle opere pubblicate dapprima in latino e poi in versione riveduta in fiammingo, o viceversa, opere che nel 1671 lo stesso Michele raccolse in due volumi ad Anversa con il titolo: "Institutionum mysticarum libri quatuor. Quibus anima ad apicem periectionis et ad praxim mysticae unionis per gradus deducitur". Le opere precedenti confluite nelle Institutiones erano:
- Introductio in terram Carmeli et gustatio fructuum illius, seu introductio ad vitam vere carmeliticam seu mysticam et fruitiva praxis eiusdem (Bruxelles 1659);
- Pia vita in Christo pro incipientibus, proficientibus et perfectis cum compendio tentationum et remediorum pro eisdem (Bruxelles 1663);
- Onderwisinghe tot een grondighe verloogheninghe sijns selfs ende van alle creaturen, ende tot een Godtvormigh geddelijck Leven in Godt om Godt (Mechelen 1669). In quest'ultima opera si trova, quasi come appendice, il Tractaet van een Marie-vormigh Marielijch Leven in Maria cm Maria, che nel 1671 sarà ripreso in latino nelle Institutiones mysticae, dopo il libro IV: "De totali abnegatione sui et omnium creaturarum, et de vita divina et mariana ac de adoratione Dei in Spiritu ", con il titolo: "De vita mariaeformi et mariana in Maria propter Mariam".

2. De vita mariaeformi et mariana in Maria propter Mariam
a)
Quest'opera indubbiamente costituisce lo scritto più importante di Michele di S. Agostino o, almeno, di quello al quale oggi lega il suo nome nella storia della spiritualità. Certamente anche gli altri scritti sono validi sia per la dottrina, concettualmente e terminologicamente imparentala con quella dei grandi spirituali reno-fiamminghi, specialmente di Giovanni van Rouysbroeck, Enrico Herp e, più vicino, del santo fratello carmelitano cieco della sua stessa riforma carmelitana di Touraine, Giovanni du Molin di S. Sansone (1571-1636), sia per la profonda personale esperienza mistica - continuamente sottolineata da Timoteo della Presentazione, suo discepolo e biografo - sostenuta e confermata dall'esperienza delle persone che dirigeva, e di cui gli Scritti sono spesso eco. Sebbene l'opera teologico-spirituale di Michele è eclettica, frammentaria e senza una linea logica chiara, spesso moralistica e con caratteristiche "devozionali", tuttavia sarebbe ingiusto non rilevare anche positivamente l'accentuazione teologica esatta che egli pone sulle disposizioni necessarie alla contemplazione nel silenzio, nel distacco, nella solitudine e, per i religiosi, nella fedeltà totale alla sequela di Cristo in una "professione" coerente dei consigli evangelici.
b) La "vita deiformis" (termine che gli è molto caro), come egli sottolinea bene, è possibile soltanto per chi cammina in una vita di purificazione liberatrice, di spogliamento, di "annichilimento" aperto al "tutto" di Dio. Per questo il Venerabile propone un itinerario evangelico molto esigente e coerente, avendo spesso presenti come primi destinatari i carmelitani, che sospinge fortemente alla perfezione della loro, vocazione nella fedeltà all'ideale contemplativo-apostolico che, mentre li apre allo sguardo di fede e di amore su Dio e il suo mistero in Cristo Gesù, li impegna nel servizio apostolico che nasce dalla contemplazione e diventa contemplazione. L'arte della direzione spirituale, nella quale Michele si dimostra maestro, gli conferisce un grande buon senso e un equilibrio pieno di saggezza soprannaturale ed umana. Per cui egli, distinguendo nettamente la grazia mistica dai fenomeni che possono accompagnarla, insieme con la tradizione più sicura fissa i criteri esatti per distinguere quanto può procedere dallo Spirito buono e quanto può essere contraffazione del demonio o, più semplicemente, manifestazione naturale della psiche. Per questo, più che insistere su tali fatti, Michele propone la grande legge, che gli è carissima, della totale abnegazione e del distacco, mezzo anche di fedeltà all'autentica grazia mistica, l'unione più intima con Dio, con l'esperienza della sua presenza ed azione, sotto l'influsso dello Spirito Santo.
c) Il Venerabile, soprattutto, centra la sua attenzione di teologo spirituale sul Cristo Gesù, che deve essere detto il cardine ideale di tutta la sua dottrina, il punto di riferimento di ogni sforzo, l'oggetto di tutto l'amore, la realtà personale alla quale orienta l'orazione contemplativa fino alla trasformazione. La stessa dottrina mariana, che sarà poi enucleata brevemente, è inintelligibile senza il riferimento continuo a Cristo, con il quale Maria è strettamente congiunta, in eterno. Bisogna rilevare che Michele viveva quanto insegnava. L'accennato profilo gustosissimo tracciato da Timoteo della Presentazione (†1710) mette in risalto soprattutto la speciale comunione con la SS. Trinità, il profondo spirito contemplativo che lo rendeva in certo senso orazione vivente, l'impegno del vivere perennemente sulle tracce del profeta padre del Carmelo, Elia, alla presenza del Dio vivente. Mentre il suo spirito si apriva alle effusioni della bontà di Dio, che sembrava riflettersi in lui, insieme si dilatava ad una straordinaria carità verso tutti gli uomini. Come nella preghiera aveva presente tutto l'Ordine amatissimo, di cui sognava la perfetta ripresa monastica, così abbracciava e faceva sue le necessità e le sofferenze di tutto il mondo, alla Trinità attraverso il Cuore di Gesù offriva i cuori di tutti gli uomini, per tutti pregava, invocando specialmente la conversione dei peccatori e la liberazione delle anime del Purgatorio.

3. Amore e devozione di Michele per Maria
a) Vero carmelitano, Michele fu un innamorato straordinario della Madonna, "suo rifugio in ogni necessità e madre clementissima". Eletto Provinciale ancora relativamente giovane nel 1656, affidò il suo governo alla "Madre amabile" (era il nome che dava abitual20 mente alla ss.ma Madre di Dio), il cui nome volle che sigillasse ogni documento e ogni lettera. Ma sigillava specialmente il suo cuore continuamente teso alla Vergine, delle cui immagini era molto devoto. Ne portava continuamente una con sé, e ad essa ricorreva, appoggiandovisi nell'orazione nei periodi di aridità e di difficoltà, perché Maria fosse sua intermediaria presso Dio, suo supplemento. Nella celebrazione dell'Eucarestia si affidava come un bambino alla Madonna perché gli concedesse le disposizioni, i sentimenti, le virtù con cui Ella aveva accolto Gesù nel suo seno nell'Incarnazione e con i quali aveva partecipato alla mensa eucaristica. Fedelissimo al Rosario quotidiano, aveva l'abitudine di peregrinare spiritualmente ai vari santuari del mondo, magnificando la misericordia di Maria e ricorrendo alla sua protezione.
b) Se alla Madonna affidava i suoi giovani, "riponendoli nel suo seno", egli stesso a Maria continuamente guardava e a lei si ispirava, chiedendole in dono quella "infanzia" evangelica che è una delle caratteristiche della sua esperienza spirituale. Se tale "infanzia" era da lui richiesta a Maria con particolari accenti di pietà nel giorno dell'Annunciazione, dalla contemplazione ripetuta del mistero dell'Incarnazione si sentiva interiormente rinnovato in Cristo e restituito, in certo qual senso, all'innocenza della semplicità e dell'umiltà del Vangelo. E scongiurava la Madonna: "Madre mia, Madre mia carissima, conservami piccolo, conservami piccolo!". Il desiderio, nota Timoteo, andava intensificandosi con il crescere degli anni, imprimendo sempre più alla preghiera del Venerabile la nota della semplicità e dell'umiltà, al suo apostolato una disposizione di gioiosa totale dipendenza da Gesù e Maria, al suo governo la caratteristica del servizio sereno e premuroso di chi si fa il più piccolo e l'ultimo.

Bibliografia
MACCA V.,"PATI DIVINA". La mistica mariana nella Chiesa, in MICHELE DI SANT'AGOSTINO, Vita mariaforme, Edizioni Monfortane, Roma 1982, pp. 17-21; TIMOTEO DELLA PRESENTAZIONE, Introductio ad vitam internam (Roma 1926), pp. VII-XL; CATENA c., La consacrazione a Maria in S. Luigi Maria Grignion di Montfort e nel ven. Michele di S. Agostino in Analecta O. Carm. 16 (1951) pp. 3-43; VALENTINO DI S. MARIA, La vita mariana nella vita e nella dottrina del padre Michele di S. Agostino in Rivista di vita spirituale 18 (1964) pp. 498-518; MARIA DI S. TERESA - CATENA C., Sulle orme di Maria: Maria di S. Teresa, carmelitana del Terz'Ordine in Lo Scapolare 1 (Roma 1950, pp. 12-17; VAN DEN BOSSCHE L., Une expérience de vie mariale in Carmel 35 (1952) pp. 46-53. ID., Introduzione in Vie mariale, Parigi 1928 - traduzione italiana del padre Ignazio di G.B., in Maria madre e regina, 2' ed., Roma 1950, pp. 93-157; ID., L'union mystigue à Marie, Juvisy, 1936.

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