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VIGO PIO VITTORIO


Pagina: 1/2


1. Cenni biografici
Pio Vittorio Vigo nasce ad Acireale il 4 novembre 1935. Entrato nel seminario di Acireale nel 1948, è ordinato sacerdote il 20 settembre 1958. Dal 1957 al 1960 è alunno dell’Almo Collegio Capranica di Roma e frequenta la Pontificia Università Gregoriana, conseguendo nel 1963 la laurea in filosofia. Ritornato in Diocesi, insegna filosofia nel seminario vescovile e religione nelle scuole medie e superiori statali. Fino al 1980 è anche Vicedirettore dell’O.A.S.I. “Maria SS. Assunta” di Aci Sant’Antonio, a fianco del carismatico fondatore mons. Michele Cosentino. Nel 1975 è nominato Vicario Generale della Diocesi di Acireale e, sei anni dopo, il 13 gennaio 1981, è eletto Vescovo Ausiliare di Catania. Un mese dopo, il 14 febbraio, riceve la solenne ordinazione episcopale per mano del Card. Salvatore Pappalardo che aveva al suo fianco, come co–consacranti l’Arcivescovo di Catania Domenico Pichinenna e il Vescovo di Acireale, mons. Giuseppe  Malandrino. Il 7 marzo 1985 è eletto Vescovo di Nicosia; il 24 maggio 1997 diviene Arcivescovo di Monreale. Il 15 ottobre 2002, ritorna come Arcivescovo – Vescovo nella Diocesi di Acireale, della quale prende possesso il 30 novembre del 2002 e al cui governo rinuncia, in conformità al can. 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico, il 26 luglio 2011.

2. Il nonconformismo cristiano nella poesia di Pio Vigo
a)
Pio Vigo è uno degli autori di maggior risalto nel panorama letterario italiano contemporaneo. Nelle sue opere si trova un discorso unitario che si evolve nel tempo, impostato ad un cammino consapevole e intimamente vissuto, sia dal punto di vista poetico che da quello umano. C’è un dualismo sempre presente nel suo animo che si sostanzia e si dissolve nel desiderio di libertà dalle miserie umane, spesso espresso con la metafora del volo, nella brama delle ali che incarnano ed esprimono il desiderio del non appiattimento ma del vivere in piena sintonia con la Luce. È, quindi, forte e palese la volontà di contrastare quegli aspetti che più offendono la dignità dell’uomo o mortificano la sua piena realizzazione.
b)
La poesia di Pio Vigo sfata il diffuso pregiudizio contro la poesia religiosa per cui si pensa che la fede mortifichi lo slancio creativo mettendole a disposizione i già fatti stilemi espressivi tradizionali della Liturgia, che offrono la visione di un mondo in sé conclusivo, perfetto e rivolto verso Dio. Nella poesia di Vigo è presente, invece, lo stimolo originale della ricerca esistenziale, il brivido sempre nuovo del contatto col mistero e della sua scoperta, il rumore angoscioso della tempesta che spesso avvolge l’umana esistenza. Nulla, quindi, di prefabbricato, ma una visione che guarda sempre al sorgere di un arcobaleno di speranza, dove la fede non è un principio statico di appiattimento, ma dischiude e delinea nella drammaticità del vivere, i sentieri sfavillanti della vera liberazione. La presenza di Dio, non mortifica l’uomo, ma diventa culla, espressione, anima e respiro di un amore che lo salva e gli restituisce dignità e serenità, ricordandogli che è chiamato, in e oltre ogni contingenza, sempre e comunque, ad una comunione personale, originale e trasformante con l’Infinito.
c)
Anche nella poesia di Pio Vigo, il cammino dell’ esistenza, nel suo variegato quotidiano, è fatto di gioie e dolori, affetti e delusioni, ideali alti e brucianti amarezze, in un continuo alternarsi di luci ed ombre: la sofferenza, la prova, la tentazione, il peccato, sono sempre e significativamente presenti nella vita dell’uomo. Ma a tutto questo, la risposta non è il rifugiarsi nella disperazione e nel nulla. Per Pio Vigo il dramma dell’esistenza non può trascinare l’uomo verso il baratro ma le contingenze umane possono riscattarsi e illuminarsi sempre dello splendore della salvezza.  Al “giorno è finito, la notte si avvicina” di Krapp, Pio Vigo risponde che “ancora è giorno” e, cioè, che la notte non è fine a se stessa, ma prelude il chiarore di un’alba che sempre ritorna. I momenti del silenzio, non sono l’inizio della fine o l’espressione estrema dell’esistenza, ma soltanto la sofferta vigilia in cui la vacuità trova nella saggezza l’invincibile principio della sua rinascita. Il sereno e spesso anche sofferto Amen che il poeta pronuncia, non è altro che il rinnovarsi dell’Eccomi di Samuele e cioè il grido altissimo dell’anima che, malgrado sia buio, ha gli occhi aperti e il volto rischiarato dagli splendori del mistero che redime.
d)
Emerge con chiarezza, infine, come la poesia di Pio Vigo si stacca con decisione dai giudizi paritetici e complementari della cultura dominante, perché si rifiuta di guardare all’esistenza con gli schemi interpretativi comuni e, cioè, rinnega ogni possibile compromesso con il pensare e l’agire dominanti di una società in cui spesso la morte della speranza, il non-valore e l’assenza di Dio sono segni di appartenenza e di creatività. Pio Vigo non lascia minare da questo la sua genuina personalità espressiva ma, al contrario, offre un forte richiamo alla necessità dell’essere sé stessi; alla coerenza verso irrinunciabili valori fondamentali; al significato autentico della vita umana, tutte cose che, spesso, il processo di alienazione dell’individuo e l’uniformazione generalizzata lasciano volentieri dimenticare. Per Pio Vigo l’uomo è ciò che vuole essere non quello che è e nessuno può sottrarre allo spirito umano la possibilità del suo volo autentico verso la vera libertà, oltre l’abbagliante ma vuoto clamore dell’appiattimento. Egli ridona, in definitiva, voce all’uomo esiliato nel suo egoismo e nel suo conformismo, ripetendo le divine e immortali parole che riscattano l’uomo – numero e ne fanno l’uomo – persona. Pio Vigo scardina quella visione corposa, raziocinante, disumanizzante, economocentrica, alle cui logiche le vite umane sono costrette, proponendo la libertà di un pensiero e di un modo di vivere atti a superare la perdita di senso e di entità etica che spesso permea e corrode la modernità sfiancandola e privandola di autentiche prospettive.

 3. Presenza di Maria nella poesia di Pio Vigo
a)
In questa visione culturale, religiosa, etica ed esistenziale che abbiamo appena delineato, si inserisce la poesia “mariana” di Pio Vigo. Basta scorgere i titoli, per comprendere subito come la Vergine sia una presenza costante in tutte le raccolte: nove in “Inseguirò la luce”; due in “Lasciatemi le ali”; uno in “Scintille di gioia”; tre in “Mani cariche di canto”; uno in “Ancora è giorno”; 5 in “Come un raggio di sole”; dieci in “Oltre il silenzio”. Pio Vigo guarda a Maria con soavità, tenerezza e stupore ma sottolinea spesso in Lei la forza, la passione e il coraggio anticonformista. Mentre ne contempla il fascino del mistero che la avvolge, evidenzia egualmente la forza e l’impegno della sua testimonianza e della sua opzione radicale per l’Amore, per cui in Lei, l’umanità bisognosa di comprensione e avvolta di sofferenza, può leggere un eterno messaggio di vita:
        […] Non ti dà pace vedere i tuoi figli
        indifesi, smarriti o concordi soltanto
        nel momento della guerra.
        I piccoli, i poveri, i deboli, le famiglie intere
        presenti in ogni parte della terra
        hanno bisogno di ripararsi
        sotto l’ombra del tuo pianto.
        Il tuo dolore mescolato con l’arsura
        dei nostri passi
        squarcia i veli della notte che ci soffoca.
        I tuoi occhi lasciano intravedere
        come aurora
        il Volto di Dio
        e ci parlano nel silenzio
        dello splendore del cielo.

b)
Per Pio Vigo, Maria è una Donna di frontiera: la frontiera di Dio, che in Lei realizza il mirabile evento dell’Incarnazione, per cui diviene la Donna per eccellenza, inserita a pieno titolo e con peculiari funzioni nella Storia della Salvezza; la frontiera dell’uomo chiamato ad accogliere la salvezza che, nelle propaggini della sua notte, gli permette di intravedere i chiarori del giorno. Per questo, la Vergine è la Stella del mattino; la Porta del cielo; la Nuova Creatura in cui si conclude un processo cronologico centrato sulla giustizia e se ne matura uno nuovo centrato sulla misericordia:
        O Vergine Maria
        ti riconosciamo come unica “Porta del cielo”.
        Il Verbo di Dio
        e l’Amore che da sempre il Padre e il Figlio
        si sono dati
        entrano nella nostra storia attraverso Te.
        Sei “Porta dorata” della pioggia abbondante dello Spirito;
        “Arco trionfale” della misericordia
        che lasci passare, con la gioia di Madre,
        il perdono divino donato a noi tuoi figli.

La sua è una vitale presenza accanto a tutti gli uomini, ma soprattutto accanto a chi soffre, ai poveri, agli oppressi, ai rifugiati, a tutti coloro che nella loro indigenza fanno paura al nostro perbenismo. Lei ci insegna a non ingrossare i cordoni di sicurezza, a non alzare ancora di più i muri delle frontiere dell’odio e del disinteresse, ma ad aprire le porte dell’amore dell’accoglienza. In Lei sopravvive ed è testimoniata la speranza degli uomini tutti figli di Dio e, per questo, è e rimane, il “Segno” perenne del cielo:
        […] Accoglienza e ascolto
        è stata la tua vita.
        Eri piccola e sei rimasta tale;
        ma l’Infinito ti ha chiesto
        di restare in eterna udienza con te.
        Sorgente della vita sei divenuta
        capace di ascoltare da madre
        le nostre suppliche
        e di asciugare le lacrime
        che abbondanti segnano
        il nostro cammino […].
        Insegnaci a farci
        accoglienza ed ascolto come te
        e scopriremo il dono della pace.
……………
        […] Il tuo cuore si è fatto
        storia di tutte le genti
        il tuo Magnificat
        innesto di luce
        nei passi del povero […].
…………….
        Grandi cose hai sentito vivere
        nel tuo grembo
        e la gioia ti ha fatto trasalire d’esultanza
        fino a farti messaggera e serva
        dei lontani e dei poveri!
c) Dalla poesia di Pio Vigo, la Vergine, inoltre, emerge come il prototipo di una Donna che, sebbene segnata dalla sofferenza e dai silenzi della solitudine angosciosa del dolore, non ha mai passivamente accettato le circostanze avverse della vita personale e sociale, non è stata vittima dell’alienazione, ma ha combattuto, ha affrontato gli ostacoli a viso aperto, si è ribellata all’ingiustizia del suo tempo. Con estremo coraggio, ha affrontato le croci della sua travagliata esistenza e la Croce del Figlio, con la consapevolezza che l’essere Madre di Dio, non la esimeva dai tormenti violenti della vita. Una Donna, quindi, controcorrente, coraggiosa e forte, in cui si condensa ed è rappresentata tutta la sofferenza del mondo. Per questo motivo, ci è maternamente sempre accanto, proprio per aiutarci a portare il fardello delle tribolazioni quotidiane, non con l’animo dei disperati, ma con la serenità di chi ha impresso nel suo cuore la Parola consolante e rigeneratrice del Dio Salvatore.
        Con la tua presenza
        hai sorretto
        tuo figlio e la sua Croce.
        Non poteva restare senza risposta
        quell’ora.
        Da Madre
        hai voluto vivere accanto
        tutta inchiodata al dolore.
        Il tuo silenzio
        ha fatto scorrere l’offerta
        come incenso che si consuma.
        Anche il creato
        ha voluto condividere l’angoscia del Golgota:
        ripiegato in sé stesso
        ha reso più dense le tenebre.
        Solo il tuo cuore è rimasto a vegliare
        lampada di ogni vivente.
…………………….
        […] Il chiarore dei tuoi occhi
        mi ha insegnato a riporre le mie angustie
        sul braccio dell’Onnipotente.

Emergono, pertanto, da tutto il contesto delle raccolte, oltre a questi aspetti generali, alcuni aspetti specifici della figura di Maria, che il poeta ama con più insistenza sottolineare e che, adesso, analizzeremo brevemente, riassumendoli in questi quattro titoli teologicamente e mariologicamente significativi:
- Maria, Donna di Nazaret
- Hai accolto la Parola
- Cuore di Madre
- Una Bellezza chiamata Maria

4. Maria, Donna di Nazaret
a) L’ANNUNCIO A MARIA (Lc 1,26-38)
Esso è il momento sorgivo della Nuova Alleanza ed ha sorprendenti consonanze con la ratifica dell’Antica Alleanza avvenuta alle pendici del Monte Sinai. Il Verbo di Dio scende, per opera dello Spirito, nel grembo verginale della fanciulla di Nazaret, inaugurando così la nuova creazione e l’inizio del Nuovo Popolo della salvezza.
        […] E la potenza dell’Altissimo
        ha collocato in te
        la sua Parola.
        […] Abbracciata al cielo
        hai inaugurato le feste di Pasqua
        per tutte le genti.
……………………
        […] Nel pozzo di luce
        mi è stata consegnata ancora
        la Parola come germoglio[…].
…………………..
        […] Il soffio di Dio ha coperto interamente la Vergine
        e le ha consegnato il Figlio.
Maria è, così, riempita del favore divino che opera in lei una profonda e radicale trasformazione in tutta la sua persona:
        Il tuo essere donna
        è riemerso nello splendore di Dio;
        la piccolezza è diventata statura
        dell’Infinito;
        l’umiltà un trionfo;
        la purezza
        il volto umano scelto dall’Onnipotente.
La Vergine Annunziata è l’icona esemplare di ogni discepolo del Signore. Anche noi siamo chiamati ad essere “teofori” e cioè “portatori” di Dio, quando sotto l’impulso dello Spirito Santo (Gv 4,23) apriamo il cuore e la mente alla sua parola di verità. L’Alleanza sancita nell’Annunciazione, si prolunga, così, nella persona che asseconda l’azione dello Spirito. Il credente diventa “Madre di Gesù” e “tabernacolo” della sua presenza:
        Quanti attingono la gioia alla sua ombra
        imparano a saltellare
        anche sulle strade impervie di montagna.
………………………
        Sorretto al palo della tenda
        chiedo di diventare grotta
        per custodire l’Annunciazione.
b) MARIA, FIGLIA DI SION
Proprio l’evangelista Luca vede in Lei la personificazione ideale dell’Israele degli ultimi tempi, la realizzazione perfetta del popolo di Dio, Colei in cui giunge a compimento il cammino del “resto di Israele” verso il Messia Redentore. Nella pienezza del tempo, al momento della sua venuta, Dio andrà ad abitare nel suo seno, come era andato nell’Arca dell’Alleanza, per cui ella sarà il tabernacolo vivente di Dio tra i suoi. Maria perciò può esultare di gioia e, con lei, anche tutta la Chiesa, nuovo popolo. La ragione di questa gioia infinita è Cristo che, avendo preso dimora nel suo grembo verginale, è diventato per sempre il “Dio con noi”, Colui che ci salva dalla schiavitù e dall’esilio del peccato e ci introduce nell’esultanza del suo regno.
        Mani e cuore hanno cominciato a danzare
        con la contentezza dei poveri.
        La casa di Nazaret si è vestita di splendore.
        È rimasta piccola
        ma capace di trattenere il cielo.
………………..
        Grandi cose hai sentito vivere
        nel tuo grembo
        e la gioia ti ha fatto trasalire d’esultanza.
………………..
        Viene la Figlia di Sion
        con i primi accordi del giorno;
        porta nel grembo e nelle labbra
        l’Onnipotente.
        […] Tra i monti e i prati
        il mattino e il vespro della vita
        intrecciano capriole di gioia
        con il Magnificat.
c) IL MAGNIFICAT
Dal cuore esultante della Figlia di Sion, nuova Arca dell’Alleanza, sgorga il Magnificat, il canto della liberazione messianica. Maria ci appare come la Donna profetica che promuove la giustizia che libera l’oppresso e la carità che soccorre il bisognoso e come la testimone perenne e operosa dell’amore salvifico di Dio che interviene nella storia con forza e potenza per instaurare il suo regno di giustizia e di pace. Proprio la Donna del Magnificat risveglia i cristiani dalla loro tranquilla o cattiva coscienza nei riguardi degli oppressi, dei poveri, degli emarginati; non li lascia languire nel loro perbenismo, né permette che si trincerino in atteggiamenti di neutralità o di indifferenza di fronte ai tragici e pressanti problemi della miseria e dell’ingiustizia.
        Prostrato ora ai tuoi piedi
        ti adoro e desidero
        nutrimi presto di te.
        Così i miei passi
        potranno farsi leggeri
        come quelli di tua Madre
        inviata ai poveri che attendono
        l’oceano di pace.
………………....
        Il tuo cuore si è fatto
        storia di tutte le genti.
        Il tuo Magnificat
        innesto di luce
        nei passi del povero.
…………………
        Le tue mani
        hanno generato
        tenerezza e abbondanza.
        Il cammino dei poveri e dei perseguitati
        l’infanzia e la vecchiaia
        sono diventati profezia
        per tutte le genti.
………………….
        Il tuo saluto
        una palla di luce
        che ha infranto le tenebre e l’attesa.
        […]Fontana zampillante
        è divenuta la tua casa
        col tuo Magnificat.
        I piccoli
        hanno riconosciuto Dio
        nella loro carne.
………………..
        […] La tua umiltà
        ci faccia capire che nel servizio
        si trova il segreto di essere grandi;
        la tua gioia
        ci solleciti ad accogliere tutti come fratelli.
        I giorni del nostro cammino con Te
        siano tempi di grazia,
        invito di conversione,
        inizio di crescita più intensa di comunione.




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DOTTORE IN S. TEOLOGIA CON SPECIALIZZAZIONE IN MARIOLOGIA
DOCENTE ALL'ISSR "SAN LUCA" DI CATANIA

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