1. Il più grande liturgista del IX secolo
Amalario di Metz (†850), arcivescovo di Treviri e poi amministratore della diocesi di Lione, è ritenuto il più grande liturgista del secolo IX. La sua opera più celebre, il Liber de ecclesiasticis officiis o Liber officialis, ebbe, lui vivente, tre edizioni, l'ultima delle quali nell'835. L'opera di Amalario trasmette preziose informazioni liturgiche, ma per l'eccessivo allegorismo nell'interpretazione dei riti non giovò molto alla genuina spiritualità liturgica.

2. Maria nella Liturgia seconto Amalario
a) Amalario si mostra attento alla presenza della Vergine nella liturgia: la rileva con sobrietà, ne mette in luce il motivo cristologico, ma nella misurata parola trapela la sua affettuosa devozione alla Madre del Signore. Si veda come commenta, in prospettiva trinitaria, la menzione della Vergine nel Communicantes del Canone romano: «Communicantes et memoriam venerantes... Communicare, hoc est participare; memoriam venerare, hoc est in memoria honorabiliter tenere quod sancta Maria virgo per adventum Spiritus Sancti genetrix facta est Filii Dei Iesu Christi Domini nostri, qui Deus et homo est, per quem Patrem supplicamus, et fidem communicare debemus, et credere quod, Spiritu.Sancto veniente, Filius Dei natus est ex ea, et virginitas eius non est violata».
b) Il ricorso all'intercessione della Vergine nell'embolismo del Padre nostro, gli suggerisce questo commento, che mette in luce la comunione orante di Maria con gli Apostoli: «Intercedente pro nobis beata et gloriosa semper virgine Dei genitrice Maria et beatis apostolis tuis Petro et Paulo atque Andrea. Invocamus nobis in adiutorium genetricem Dei quae virgo fuit ante partum, virgo in partu, virgo post partum, et beatos apostolos, qui nobis haec mysteria celebranda tradiderunt, ritis ac praesentibus veniam promereri, nec de futuris cautelam, nisi nobis eorum oratione donetur».
c) Si consideri ancora come Amalario, forte di reminiscenze patristiche, commenta la famosa antifona dell'Avvento, tratta da Is 45,3: «Rorate, caeli, desuper, et nubespluant iustum; aperiatur terra, et germinet saivatorem [ ... ] Aperta est terra, uterus scilicet sanctae Mariae virginis sine damno virginitatis, et protulit germen totius mundi odoris; qui bonus odor redolet per universum mundum».
Ci sono molti altri esempi dell'attenzione di Amalario alla figura della Madre del Signore. Essi mostrano come, al di là dello spiccato allegorismo, egli abbia colto bene il significato della presenza della Vergine nella celebrazione dei divini uffici: perché la Vergine fu presente, in prospettiva trinitaria, cristologica, ecclesiale, negli eventi salvifici celebrati dalla liturgia.

Bibliografia
CALABUIG I. M., Il culto di Maria in oriente e in occidente,  Pontificia Facoltà "Marianum", Dispensa anno accademico 1999/2000, pp. 322-324; HANSSENS I. M., Amalarii episcopi opera liturgica omnia, I-III, Città del Vaticano 1948-1950; BOUMAN C. A.,, The Immaculate Conception in the Liturgy, in O'CONNOR E. D., (a cura di), The dogma of the Immaculate Conception. History and significance, Notre Dame - Indiana 1958, pp. 114-120.