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FESTA DELLA CONCEZIONE


1. La festa della Concezione di Anna in Oriente
a)
a)Fin dagli inizi del secolo VIII la Chiesa bizantina celebrava il 9 dicembre la festa della Concezione di sant'Anna, madre della Theotokos: lo attestano un canon o inno composto da Andrea di Creta (†740) per l'apertura della celebrazione e un'omelia pronunciata da Giovanni di Eubea (†750): «... bisogna festeggiare solennemente dieci importanti ricorrenze. E la prima è quella nella quale Gioacchino e Anna ricevettero la lieta notizia della tutta immacolata e Madre di Dio Maria. La seconda è l'augustissima nascita di Maria; nella prima, dico, celebriamo il concepimento; nella seconda, invece, ne festeggiamo la nascita». La festa, pur non avendo mai avuto un rilievo paragonabile a quello della Natività, dell'Annunciazione, della Presentazione e dell'Assunzione, acquistò progressivamente importanza: nel 883 è menzionata nel Nomocanon del patriarca Fozio; l'imperatore Leone il Saggio (†912) e Giorgio metropolita di Nicomedia, vissuto nella seconda metà del secolo IX, pronunziarono sermoni dai quali emerge che alloro tempo la festa era celebrata in tutto l'impero; nel 1166 Emanuele Comeno decretò che la festa del 9 dicembre fosse annoverata tra quelle in cui era prescritta l'astensione dal lavoro.
b) L'oggetto della festa quindi è la concezione da parte della sterile Anna (concezione attiva) della futura Madre di Dio, come viene raccontata nel Protovangelo di Giacomo; ma, attraverso il dato apocrifo-tradizionale, si intende celebrare un particolare intervento di Dio, che pose la beata Vergine, fin dal primo istante della sua esistenza, sotto la protezione dell'Altissimo e la sottrasse all'influsso del Maligno.

2. Passaggio e diversa impostazione della festa in Occidente
a)
 la festa passò all'Occidente secondo i percorsi ormai noti, tra cui gli insediamenti di monaci orientali in Italia e i rapporti frequenti tra Bisanzio e l'Italia meridionale. Infatti la festa del 9 dicembre è registrata nel famoso calendario marmoreo di Napoli, scolpito tra l'840 e l'850: «Conceptio sanctae Mariae Virg.». Ma, oltre che nell'Italia meridionale, la festa si celebra anche in Inghilterra nel secolo XI. Lo attestano vari documenti liturgici:
- alcuni calendari anteriori al 1100, nei quali alla data dell'8 dicembre si legge: «Conceptio sanctae Dei genitricis Mariae»;
- la Benedictio in Conceptione sanctae Mariae del Pontificale di Exeter 187, del Pontificale di Canterbury e le tre orazioni del formulano dell'8 dicembre nel Messale di Leofric.
Da questi testi risulta che l'oggetto della festa si sta spostando dall'attenzione verso la concipiente - Anna, concezione attiva - a quella verso la concepita - Maria, concezione passiva -. I testi liturgici, seguendo il filone del Protovangelo di Giacomo, rilevano che la concezione di Maria fu annunziata da un intervento angelico (beatam Dei genitricem angelico concipiendam praeconavit oraculo, Pont. Canterbury); la Vergine molto prima di concepire il Verbo era stata prescelta dallo Spirito Santo (Pont. Exeter) e santificata prima della nascita (Pont. Canterbury); Dio intervenne con la sua grazia nella concezione di Maria, perché da essa sarebbe stato concepito il suo Figlio unigenito (ex qua [Maria] eius [Dei] conciperetur Unigenitus, Pont. Exeter); la singolare concezione di Maria, in quanto fatto appartenente al progetto salvifico di Dio, è degna di venerazione (veneranda conceptio, Pont. Canterbury; Mess. Leofric). La liturgia inglese quindi aveva colto un peculiare intervento di Dio nella concezione di Maria e sentiva il dovere di celebrano con adeguata solennità (cuius [Mariae] conceptionis sacra solemnia congrua frequentatione celebratur, Mess. Leofric). Tale era la situazione della festa dell'8 dicembre in Inghilterra prima dell'occupazione dei Normanni. Essi la spazzarono via insieme con altre usanze liturgiche. Ma la festa fu restaurata agli inizi del secolo XII per l'opera di Anselmo il giovane (†1148), vescovo di Londra, nipote del grande Anselmo di Canterbury (†1109), e di alcuni suoi amici e collaboratori, tra i quali Osberto de Giare e il monaco benedettino Eadmero, già discepolo e segretario di Anselmo. Il suo Tractatus de conceptione sanctae Mariae ebbe un influsso decisivo nella storia del dogma dell'Immacolata Concezione.
b) L'oggetto della festa restaurata appare mutato: l'attenzione non è più puntata sul corpo di Maria nel quale si sarebbe incarnato il Verbo divino, ma sulla sua anima: «E un dovere - scrive Eadmero rivolgendosi alla Vergine - per i figli della santa Chiesa venerare i primi istanti della tua creazione (primordia creationis tuae venerari), che essi ritengono furono santi, puri, esenti dalla ruggine del peccato e della corruzione (a corruptionis vel peccati ruga discreta)».

3. Estendersi della festa in Occidente e riserve di San Bernardo
a)
La restaurata festa dell'8 dicembre passò dall'Inghilterra in Francia, prima in Normandia e poi nella diocesi di Lione. Ciò provocò la reazione di Bernardo (†1153), il quale nella famosa lettera Ad canonicos Lugdunenses, espresse il suo stupore che nella più antica e illustre Chiesa di Francia fosse stata introdotta «una festa nuova, che i riti della Chiesa ignorano, che la ragione non approva, e che l'antica tradizione non raccomanda». L'abate di Clairvaux, tributario della dottrina di Agostino sulla trasmissione del peccato originale, riteneva che la concezione di Maria, avvenuta in modo comune, non era stata santa, perché l'amplesso maritale, a causa della decadenza della natura, è inficiato da una peccaminosa concupiscenza: «Se dunque [la Vergine] non poté essere affatto santificata prima della concezione perché non esisteva ancora e neppure all'atto della concezione, perché in esso c'era il peccato, non rimane se non credere che Essa sia stata santificata dopo la concezione mentre si trovava nell'utero materno, sì che la sua nascita risultò santa, ma non la concezione che non poteva fare a meno del peccato. Stando così le cose, che ragione c'è per una festa della Concezione? In che maniera, dico, si potrà affermare santa una concezione che non proviene dallo Spirito Santo, per non dire che proviene dal peccato, e si potrà considerarla degna di una festa, quando non è affatto santa?».
b) La presa di posizione di Bernardo rese più difficile il cammino della diffusione della festa; ma, d'altra parte, suscitò una fioritura di studi che contribuì all'approfondimento della dottrina sul concepimento immacolato di Maria. Dalla parte di Bernardo si schierarono teologi sommi come Tommaso d'Aquino, (†1274) e Bonaventura (†1274); contro, oltre a Eadmero, teologi quali il benedettino inglese Nicola di sant'Albano; ammiratore di Bernardo ma suo fermo oppositore in questa disputa teologica, autore dell'opuscolo De celebranda Conceptione béatae Mariae contra beatum Bernardum in seguito un altro teologo insulare, il francescano Giovanni Duns Scoto (†1308), approfondendo le indicazioni di Eadmero, fornirà la chiave per risolvere le principali obiezioni contro la dottrina della concezione immacolata di Maria; essa non si oppone - egli afferma - alla verità dogmatica della redenzione universale, poiché anche la Vergine è stata redenta, se pure in modo singolare: mediante la preservazione dal peccato in previsione dei meriti della morte di Cristo, unico e universale redentore, mediatore perfetto. Nei secoli successivi la disputa tra maculisti e immaculisti sarà molto accesa, dividendo in opposte fazioni, nazioni, ordini religiosi, università, ma progressivamente la causa immaculista prenderà il sopravvento.

4. Diffusione della festa nei secoli XIII-XV
a)
Durante i secoli XIII-XV la festa si va diffondendo e si registra un fatto nuovo: durante il periodo avignonese (1309-1376), i papi partecipano alla messa che, l'8 dicembre, si celebra nella chiesa dei Carmelitani e, rientrati a Roma, permettono la sua celebrazione nella Curia Romana e nell'Urbe. In quest'epoca la liturgia dell'8 settembre costituisce, anche per motivi prudenziali, un sicuro punto di riferimento: da essa si desumono generalmente le letture (epistola: Pr 8, 22-35, Dominus possedit me, vangelo: Mt 1,1-16, Liber generationis Iesu Christi); in più di un caso sarà sufficiente sostituire il termine nativitas con conceptio per avere un testo "proprio" per la festa dell'8 dicembre:

Ant. Magn. 8 sett.
Gloriosae Virginis Mariae
Nativitatem dignissimam
recolamus.
Sentiant omnes tuum iuvamen
quicumque celebrant
tuam sanctam Nativitatem.
Ant. Magn. 8 dic.
Gloriosae Virginis Mariae
Conceptionem dignissimam
recolamus.
Sentiant omnes tuum iuvamen
quicumque celebrant
tuam sanctam Conceptionem.

 


 

 


In genere i testi liturgici mettono in luce il contesto soteriologico, comprendente pure l'antitesi Eva-Maria, nel quale è da leggersi l'evento della concezione senza macchia della futura Madre del Salvatore e l'ordinamento intrinseco della conceptio sia alla maternità divina sia alla salvezza del genere umano. Così nella colletta e nel postcommunio del Messa di Fécam:

Deus ineffabilis misericordiae,
qui primae piacula mulieris per virginem expianda sanxisti,
da nobis quaesumus conceptionis ejus
digne sollemnia venerari,
quae Unigenitum tuum
virgo concepit et virgo peperit. Dominum nostrum.
Caelesti alimoniae vegetati libamine,
quaesumus, Domine Deus noster,
ut nos gloriosae semper virginis Mariae
continua foveat protectio
cuius nostrae causa salutis extitit hodierna conceptio


5. Il Concilio di Basilea e gli interventi di Sisto IV
Nel secolo XV due avvenimenti incidono profondamente nella storia del dogma e nella liturgia dell'Immacolata Concezione: la celebrazione del concilio di Basilea (1431-1437) e l'elezione alla cattedra di Pietro (1471) del cardinale Francesco della Rovere - Sisto IV -.
a) Nell'agenda del concilio di Basilea figurava la questione della Concezione di Maria, ma quando essa fu trattata (17 settembre 1438) il Concilio era già stato chiuso da Eugenio IV (18 settembre 1437), per cui le decisioni non avevano alcun valore canonico. L'assemblea di Basilea aveva formalmente dichiarato che: «doctrinam illam disserentem gioriosam Virginem Dei Genitricem Mariam, praeveniente et operante divini numinis gratia singulari, numquam actualiter subjacuisse originali peccato; sed immunem semper fuisse ab omni originali et actuali culpa, sanctamque et immaculatam; tamquam piam et consonam culto ecclesiastico, fidei catholicae, rectae rationi, et sacrae scripturae, ab omnibus catholicis approbandam fore, tenendam et amplectendam». Il decreto, nonostante fosse stato promulgato nel periodo scismatico dei concilio, ebbe una grande risonanza e lasciò presagire il futuro orientamento del Magistero.
b) Il pontificato di Sisto IV (1471-1484), frate francescano e teologo ben preparato, segnò una tappa importante nella storia della festa dell'Immacolata. Nelle sue decisioni in favore della dottrina immaculista è da vedere anche una intelligente reazione agli eccessi dell'opposizione maculista: così se nel 1475, Vincenzo Baldell, frate domenicano, focoso predicatore, divenuto capo degli oppositori, non perde occasione per scagliarsi contro la dottrina del concepimento immacolato di Maria, ritenendola un «dogma pestiferum, diabolicum». Nel 1477 Sisto IV risponde approvando con la bolla Cum praecelsa la messa e l'ufficio dell'Immacolata composti da Leonardo Nogarolo, illustre chierico veronese, protonotario della cancelleria papale. Con la bolla Cum praecelsa Sisto IV non istituiva con carattere obbligatorio e generale la festa dell'8 dicembre né comandava di inserire i nuovi formulari nei libri liturgici romani. Egli però, autorizzando l'uso generalizzato di tali formulari nella festa dell'Immacolata e durante l'ottava, compiva un significativo passo in favore della dottrina immaculista e della diffusione della festa: era la prima volta che un papa interveniva ufficialmente, appellandosi alla sua auctoritas apostolica, in favore della festa dell'8 dicembre e, implicitamente, della relativa dottrina.
c) Per le letture della nuova messa, il Nogarolo mantiene quale epistola Pr 8, 22-35 (Dominus possedit me), ma cambia la pericope evangelica, sostituendo Mt 1,1-16 (Liber generationis lesu Christi) con Lc 11, 27-28 (Loquente lesu ad turbas), che è simultaneamente lode della maternità divina ed esaltazione della sua fede. Per le antifone e il graduale, ricorre prevalentemente al Cantico dei cantici, il che dà al formulano un tono leggiadro, come nel canto introitale:
Egredimini et Odete fiiae Sion Reginam vestram, quam laudant astra matutina,
cuius pulchritudinem sol et luna mirantur et iubilant omnes fiii Dei.

Notevole è la colletta, di cui si rilevano tracce nella formula definitoria del 1854 e che è tuttora in uso nella messa dell'8 dicembre:
Deus, qui per immaculatam Virginis conceptionem
dignum Filio tuo habitaculum praeparasti:
quaesumus, ut qui ex morte eiusdem Fui tui praevisa
eam ah omni labe praeservasti,
nos quoque mundos eius intercessione ad te pervenire concedas.

Per una esigenza cristologica dunque - offrire al Figlio una dimora degna della sua santità e divinità - e in previsione dell'evento salvifico della morte dello stesso Cristo, Dio Padre preservò la Vergine dal peccato originale nella sua Concezione.
d) Non fu questo l'unico intervento di Sisto IV in favore della liturgia dell'Immacolata: tre anni più tardi, il 4 ottobre 1480, egli con il breve Libenter, approvava l'ufficio e la messa composti da Bernardino de Bustis (†1513), frate francescano, eminente per zelo apostolico, dottrina e santità di vita, autore di un famoso Mariale. L'approvazione era quasi un gesto di amicizia: Sisto IV concedeva a fra' Beniardino, e a quanti altri lo volessero, di recitare «pro devotione sua libere et licite» i nuovi formulari liturgici, che erano pieni di unzione e confessavano apertamente il privilegio della Concezione senza macchia di Maria. La messa, con sequenza e prefazio propri, si distingue per la ricchezza delle metafore - tempio, santuario, palazzo, sole, stela, rosa, giglio, sorgente... - con cui si allude simbolicamente all'Immacolata, e per la varietà di aspetti con cui è proposta la sua figura: Sposa, Signora, Madre, Maestra, Figlia. Il formulano tuttavia risulta talora esuberante e appare lontano dall'equilibrio di quello del Nogarolo.

Bibliografia

CALABUIG I. M., Il culto di Maria in oriente e in occidente,  Pontificia Facoltà "Marianum", Dispensa anno accademico 1999/2000, pp. 324-332; BOUMAN C. A, The Immaculate Conception in the Liturgy, in O'CONNOR E. D. (a cura di), The dogma of the Immaculate Conception. History and significance, Notre Dame - Indiana 1958, pp. 114-115; PASSAGLIA C., De immaculato Deipare semper virginis conceptu, III, Napoli 1855; CECCHIN A. M., La Concezione della Vergine nella liturgia della Chiesa occidentale anteriore al secolo XIII, in Marianum, 5 (1943), pp. 58-114; WORMALD F., English Kalendars before A.D. 1100, London 1934, pp. 125. 167. 223; WOOLLEY R. M. (a cura di), The Canterbury Benedictional, London 1917, pp. 118-119; WARREN F. E. (a cura di), The Leofric Missale as used in the Cathedral of Exeter (1059-1072), Oxford 1883, p. 268; GAGOV G., L'ambiente liturgico e culturale inglese a favore dell'Immacolata e Giovanni Duns Scoto, in AA. VV., Virgo Immaculata. Acta Congressus Mariologid-Mariani Romae anno MCMLIV celebrati, IV, Roma 1955, pp. 74-89; GASTALDELLI F. (a cura di) Opere di San Bernardo, Milano 1986; GEENEN G., Eadmer, le preinier théologien de l'Immaculée Conception, in Virgo Immaculata, V, nota 190, pp. 90-136; ID., San Bernardo e l'Immacolata Concezione. Significato storico e teologico della lettera "Ad canonicos Lugdunenses, in Marianum, 54 (1992), pp. 111-124; TALBOT C. H., Nicholas of St. Albans and Saint Bernard, in Revue Bénédictine, 64 (1954), pp. 83-117; BALIC C., Ioannes Duns Scotus Doctor Immaculatae Conceptionis, I, Textus Auctoris, Romae 1954; ALVIERI H., Doctrina theologorum de Immaculata B. V. Mariae Conceptione tempore Concilii Basileensis, Romae 1954; SERICOLI CH., Immaculata B.M. Virginis Conceptio iuxta Xysti IV constitutiones, Sibenici-Romae 1945.

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 -  SISTO IV

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