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CONCILIO COSTANTINOPOLITANO II


1. Presupposti del Concilio
Le intese faticosamente raggiunte a Calcedonia nel 451, non potevano soddisfare tutti, come difatti si può costatare rileggendo la storia del periodo che va dalla seconda metà del V secolo a tutta la prima meta del VI secolo. Una forte opposizione si era manifestata specie nelle province periferiche dell'impero, in Siria ed Egitto in particolare. L'epicentro della resistenza era in Egitto, dove i cristiani (chiamati pii tardi Copti dagli Arabi) consideravano i sostenitori di Calcedonia Meichiti, ossia imperiali. Nel 482 l'imperatore Zenone decise di fare un intervento pacificatore e pubblica un decreto di unione (Henotikon) sostenuto da Acacio di Costantinopoli. L'iniziativa, che respinta da Roma e in genere dall'Occidente, non ottenne affatto lo scopo che si proponeva. Gli avversari del Concilio ne denunciarono il nestorianesimo, mentre i sostenitori ritenevano gli altri «monofisiti», cioè sostenitori di una sola natura in Cristo. All'inizio del VI secolo, un sinodo di Antiochia (509) ritenne di condannare come nestoriani gli scritti di quattro autorevoil teologi: Teodoro di Mopsuestia, Diodoro di Tarso, Teodoreto di Ciro e Ibas di Edessa. Non a caso si trattava di teologi già condannati dal conciliabolo (chiamato anche brigantaggio) di Efeso nel 449 e riabilitati dal successivo Concilio di Calcedonia. Dopo molte altre tensioni, nel 543, l'imperatore Giustiniano prese una nuova iniziativa di riconciliazione, pubblicando una condanna contro gli scritti di Teodoro di Mopsuestia, Teodoreto di Ciro e Ibas di Edessa (I Tre Capitoli). La condanna fu respinta dai neocalcedonensi come irrispettosa del Concilio, ma anche dai monofisiti come insoddisfacente. Il prestigio dell'imperatore era ormai in gioco e Giustiniano si orientò verso la convocazione di un concilio per confermare la condanna. Il papa Vigilio si trovava già a Costantinopoli dal 547. Giustiniano si premurò di ottenere dal papa un atto solenne (ludicatum) di conferma della condanna stessa e procedette alla celebrazione del Concilio.

2. Celebrazione del Concilio
Il secondo Concilio di Costantinopoli, quinto ecumenico, si svolse dal 5 maggio al 2 giugno 553. Le riunioni si svolsero in una sala attigua alla basilica della Santa Sophia sotto la presidenza di Eutichio, patriarca della capitale, e alla presenza di circa centocinquanta vescovi. La sola questione trattata fu quella dei Tre Capitoli. Vigilio non prese parte ai lavori, benché ripetutamente pregato, adducendo a scusa il suo stato di salute. Il 14 maggio egli pubblicò in argomento il Constitutum, ove condannò sessanta proposizioni tratte da scritti di Teodoro di Mopsuestia ma rifiuta di anatemizzare la memoria di un defunto, e così anche di condannare Teodoreto di Ciro e Thas. II Concilio invece, nelle sedute del 17 e 19 maggio, sanzionò la liceità della condanna. Nella seduta conclusiva del 2 giugno, pubblicô 14 anatemi in cui condannava gli scritti di Teodoro di Mopsuestia, le affermazioni di Teodoreto di Ciro ostili a Cirillo e al Concilio efesino del 431, e la lettera di Ibas di Edessa a Mans. Nel contempo riaffermava la validità dei primi quattro Concili Ecumenici. Vigilio, che era rimasto a Costantinopoli, 1'8 dicembre approvò la condanna dei Tre Capitoli e ribadì questo atteggiamento il 23 febbraio con un secondo Constitutum. Gli atti originali del Concilio sono andati persi; se ne conserva solo un'antica versione latina, ad eccezione degli anatematismi, di cui si ha anche l'originale greco. I documenti rimasti - Sentenza contro I Tre Capitoli e anatematismi - contengono la dottrina genuina del Concilio. Scopo del Concilio, al di la della questione dei Tre Capitoli,  fu di difendere e di riproporre la dottrina cristologica del precedente concilio di Calcedonia.

3. Maria nel Concilio
II Concilio non ha trattato di questioni mariologiche; nondimeno la posizione di Maria nella teologia della Chiesa ne esce confermata e rafforzata, come risulta dalla formula più volte usata al suo riguardo. Maria è designata difatti come «santa gloriosa Madre di Dio e semprevergine Maria». La formula si ritrova in alcuni scritti di Giustiniano, ma è di origine liturgica e la si può ritrovare nelle Anafore di Basilio Magno e di Giovanni Crisostomo. Il rigetto definitivo da parte del Concilio del termine Anthropotokos e la solenne riaffermazione del termine Theotokos costituisce per la mariologia la massima garanzia teologica. Maria è inoltre detta «santa», «gloriosa» e soprattutto aeiparthenos o «semprevergine». La ripresa da parte del Concilio di questo ultimo titolo da tempo acquisito, corrisponde ad una vera definizione dogmatica della perfetta verginità di Maria.

Bibliografia
AA. VV. Testi mariani del primo millennio. I. Padri e altri autori greci, Città Nuova Editrice. Roma 1988, pp. 679-680;  MURPHI E. X - SCHERWOOD, Constantinople II et Constantinople III. Orante, Paris 1974.

VEDI ANCHE:
- CONCLIO COSTANTINOPOLITANO I
- CONCILIO DI CALCEDONIA
- CONCILIO DI EFESO
- CONCILIO DI NICEA
- CONCILI ECUMENICI
- CONCILIO VATICANO II






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DOTTORE IN S. TEOLOGIA CON SPECIALIZZAZIONE IN MARIOLOGIA
DOCENTE ALL'ISSR "SAN LUCA" DI CATANIA

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