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BALDO GIUSEPPE



1. Cenni biografici e spiritualità del Beato

a)  Il beato Baldo Giuseppe nacque il 19 febbraio 1843 a Puegnago, sulla riva occidentale del Lago di Garda in provincia di Brescia, sesto di nove figli. A 16 anni entrò nel Seminario vescovile di Verona. Ordinato sacerdote nel 1865 a soli 22 anni, gli fu affidato l'incarico di vicereggente del Collegio vescovile di Verona. Nel 1877 gli fu assegnata la parrocchia di Ronco all'Adige (Verona), dove già all'arrivo trovò le minacce di un gruppo di massoni. Numerose le opere che nacquero dal suo impegno sociale e caritativo. Nel 1882 istituì il sodalizio delle «Ancelle della Carità di Santa Maria del Soccorso»; poi l'Asilo infantile gratuito, la Scuola di Lavoro, il Ginnasio parrocchiale, una Biblioteca Circolante. Nel 1884 fondò la Società Operaia di Mutuo Soccorso, per difendere i poveri dagli usurai e nel 1888 aprì il piccolo ospedale «Casa Ippolita». Nel 1893 aprì un ricovero per anziani e nel 1844 la «Cassa Rurale Cattolica». Per i laici nel 1882 istituì il Comitato parrocchiale uomini e l'Associazione madri cristiane. Nel 1894 fondò la Congregazione delle «Piccole Figlie di San Giuseppe». Morì il 24 ottobre 1915 a Ronco all'Adige. È sato beatificato da San Giovanni Paolo II nel 1989.
b) Determinante era la sua struttura interiore: una fede profondamente radicata fin dagli anni della sua fanciullezza; una pietà solida fatta d’assimilazione della Parola di Dio nella meditazione quotidiana, di lettura spirituale e di colloquio eucaristico prolungato, di celebrazione devotissima della S. Messa, di devozione illuminata, soda e filiale alla Madonna. Don Baldo programmò la sua vita in quattro lapidarie espressioni: «Dio per fine; Gesù Cristo per modello; la S. Vergine sempre in aiuto; me stesso in sacrificio». E con una fermezza, che tocca l'eroismo: «Il Signore vuole più da me; vuole maggior lavoro, maggior mortificazione, maggiore rinuncia». E con una leggera venatura d’umorismo: «Quando abbiamo quel tanto di bernoccolo da saper offrire tutto per amor di Dio, basta». Era un'ottica d’essenzialità, ma non riduttività; che limitasse solo ad alcuni settori le sue premure, i suoi interventi, la sua attività pastorale. Anzi il suo orizzonte col progredire dell'esperienza e col maturare di una spiritualità sempre più viva e feconda, andò allargandosi fino ad una straordinaria completezza d’opere, iniziative, metodi, in tanti e appa­rentemente disparati settori di vita sacerdotale. Gli undici anni come responsabile del Collegio Vescovile di Verona, compito assegnatogli appena un anno dopo la sua ordinazione, cioè a 23 anni, furono per lui come un tirocinio, una scuola preparatoria, un campo sperimentale e formativo, ma insieme un terreno fertile dove poté seminare largamente e rivelare i suoi talenti d’educatore.

2. Maria nella vita e nella pastorale del Beato
La Vergine Maria fu per don Baldo la stella del suo Sacerdozio. Ricordiamo l’entrata in seminario e la vestizione clericale avvenute sotto gli sguardi dell’Immacolata, e l’Ordinazione sacerdotale nella festa dell’Assunta. Il Rosario legava in uno tutte le occupazioni della giornata, fin dal primo mattino. Il sabato ‘dies Mariae’ era sottolineato da fioretti come l’astensione dalla frutta, la recita dell’Ufficio in ginocchio e altri: in quel giorno suggeriva che nelle famiglie si tenesse acceso il lumino davanti a una immagine della Vergine. Assieme ai fedeli onorava la Madonna in modo solenne per tre mesi all’anno: in maggio, in ottobre e nel "mese doloroso". La novena e la festa della Natività di Maria erano un avvenimento celebrato con intenso fervore e pari solennità. Nel 1880 introdusse l’iscrizione alla confraternita del Carmine, e lui stesso vi si iscrisse. L’organista Tognetti ha da dire qualcosa: «A vent’anni io sono stato chiamato alle armi. Andai a salutare il caro Arciprete. Egli mi fece viva raccomandazione di continuare la mia vita di buon cristiano, di frequentare buoni amici, di stare lontano dai tristi, perché tra le file dei soldati c’era tanto male. Poi mi diede una medaglia della Madonna dicendomi: Tienla cara, ti porterà fortuna! E così avvenne». Quando parlava della devozione mariana alle suore era felice! «Parlare della devozione alla Madonna ad anime consacrate a Gesù! Come dovete sentirla, figliole, e quanta soavità deve mettervi in cuore questa devozione! La Madonna è la mamma di tutti, ma tra voi e lei esistono dei rapporti del tutto speciali. Il suo Figlio divino Gesù, vi ha elette per sue spose e per ciò stesso viene raddoppiata la sua maternità per voi. Abbiate grande confidenza in Maria, o figliole. Sia essa il vostro rifugio nei momenti della prova e della tentazione». È difficile dire quanto abbia sofferto a motivo degli insulti lanciati contro la Madonna da un ‘messo di Satana’ nella piazza di Ronco nel 1909. Il pomeriggio di quella stessa domenica, don Baldo ne parlò in chiesa accorato e promise alla Madonna una solenne riparazione. Fra l’altro disse: «Giorni fa passò per un paese un cane idrofobo, e fu un serra serra, un correre di mamme in cerca dei figlioli: passa un messo di Satana... e io domando: dove erano i vostri figlioli, o mamme?». Mantenne la promessa e, passata la furia dei grandi lavori, per il 17 agosto promosse un triduo di riparazione, collocò su di un alto trono l’immagine della Vergine in un trofeo di gloria; molti si accostarono ai sacramenti e nel pomeriggio vi fu una processione grandiosa attraverso quella piazza che era stata spettatrice delle orrende bestemmie. All’Addolorata don Baldo affidava le Madri Cristiane, perché in lei trovassero un attraente esempio di pazienza e un asilo dove attingere comprensione e conforto; così all’Immacolata consegnava le giovani, perché gustassero il fascino della castità e in Maria trovassero la sorella buona, la madre amorosa, la regina potente. Profeticamente, nella sua azione pastorale verso le donne, il Beato anticipava le parole di Giovanni Paolo II: «La figura di Maria di Nazareth proietta luce sulla donna in quanto tale per il fatto stesso che Dio, nel sublime evento dell’incarnazione del Figlio, si è affidato al ministero, libero e attivo, di una donna. Si può, pertanto, affermare che la donna, guardando a Maria, trova in lei il segreto per vivere degnamente la sua femminilità ed attuare la sua vera promozione. Alla luce di Maria, la Chiesa legge sul volto della donna i riflessi di una bellezza, che è specchio dei più alti sentimenti, di cui è capace il cuore umano: la totalità oblativa dell’amore; la forza che sa resistere ai più grandi dolori; la fedeltà illimitata e l’operosità infaticabile; la capacità di coniugare l’intuizione penetrante con la parola di sostegno e di incoraggiamento» (Redemptoris Mater n. 46).

Bibliografia
CAVARRO G., Essenzialità e completezza di un parroco precursore del nostro tempo, in AA. VV., Centenario e processo apostolico del servo di Dio don Giuseppe Baldo, Piccole Figlie di san Giuseppe, Verona 1979; SILVESTRELLI S. I., Due sempre nel Beato Giuseppe Baldo, Edizioni Casa di Nazareth, Roma 1989; CAPPELLETTI G., Bravo, amico mio, Stimmgraf, Verona 1977; MANELLA A., Don Giuseppe Baldo. Prete non per sé, ma per gli altri, Stimmgraf. Verona 1989; VALENTINI E., Il pensiero e l'azione del servo di Dio, Don Giuseppe Baldo, Tipografia Poliglotta Vaticana, Città del Vaticano 1977; Il servo di Dio D. Giuseppe Baldo, A cura della Postulazione della causa di Beatificazione e Canonizzazione, Tipografia Don Bosco, Verona 1958; AA. VV., Celebrazioni in onore di Don Giuseppe Baldo, Piccole Figlie di S. Giuseppe, Verona 1986.







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