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ORDINE CARMELITANO



La devozione alla Madonna è la risposta concreta all'esperienza che la famiglia carmelitana ha fatto e continua a fare dell'amore materno di Maria con un'infinità di prove della sua tenerezza e protezione. Questa relazione con la Madonna, certamente non esclusiva della famiglia carmelitana - anche se unica -, è tale che le Costituzioni definiscono l'Ordine «eminentemente mariano».

1. La presenza di Maria nelle origini dell'Ordine 
a) L'amore a Maria, è presente fin dagli inizi. I primi eremiti del monte Carmelo, costruirono in mezzo alle loro celle una cappella. Essa fu il centro della loro vita, dove si incontravano per celebrare insieme la S. Messa. Scelsero di dedicare questa cappella alla beata Vergine Maria, eleggendola così come patrona. Secondo la mentalità medievale, il santo titolare di una chiesa o cappella aveva un ruolo essenziale nella vita di coloro che erano legati a quella stessa chiesa o cappella. Questi si affidavano con giuramento al servizio e all'onore di Dio e del particolare santo che veniva venerato; in cambio si aspettavano la protezione del patrono in ogni situazione della vita. Abbiamo la prova storica che già nel 1220 gli eremiti del monte Carmelo avevano liberamente scelto quale patrona della loro chiesa (e quindi del loro gruppo) la Madonna. In seguito quando gli eremiti passarono in Europa, furono conosciuti come l'Ordine dei «Fratelli della Beata Vergine Maria del Carmelo».
b) Perché i primi eremiti scelsero Maria come patrona? Non conosciamo con certezza la motivazione della loro decisione, ma possiamo avanzare ipotesi sicuramente attendibili. I primi eremiti, desiderosi di servire il Signore, proprio nella terra che era stata bagnata dal sangue redentore di Cristo, vollero avere un rapporto speciale anche con la Madre di lui. La Regola prescriveva loro di vivere «nell'ossequio di Gesù Cristo», nel senso medievale di prendere Cristo come proprio Signore. Come il Signore era il Patrono della Terra Santa, che si era acquistata a prezzo del proprio sangue, così la creatura a lui più vicina, sua Madre, era considerata la Patrona del luogo. Per questo gli eremiti del Carmelo si posero volentieri al servizio della Madre di Dio. Non si trattava di un semplice atteggiamento spirituale; i primi carmelitani le prestarono il loro servizio in modo concreto, in particolare con l'onore liturgico reso a Maria. I primi libri liturgici dell'Ordine sono ripieni delle sue lodi.

2. La dedicazione dell'Oratorio al Monte Carmelo luogo in cui si sentiva la "presenza" di Maria
Certamente la devozione a Maria era già nel cuore degli eremiti e fu senz'altro questa devozione, vissuta prima in Europa e poi nel contesto crociato, che li indusse alla scelta di Maria come Patrona. Tuttavia, la dinamica della dedicazione mariana di chiese in Terra Santa, si ricollega ad una affermazione, indubbiamente valida per quel tempo, della "presenza" o "legame" di Maria col luogo che viene a lei dedicato. E' avvenuto anche questo per i Carmelitani? Tutto il Monte Carmelo e il Wadi ‘ain es-Siah in cui sorse il primo convento carmelitano, è immerso in un alone di tradizioni sacre, con riferimento a Elia e a Maria. Per quanto riguarda il fondamento biblico per una relazione tra Maria e il Carmelo, esso è sostenuto da vari Padri della Chiesa e scrittori, le cui affermazioni in quell'epoca erano assai note nel mondo dei pellegrini e dei cristiani di Terra Santa. Citiamo in particolare due passi biblici applicati a Maria: «il tuo capo si erge come il Carmelo» del Cant 7,6; e la visione della nuvoletta avuta da Elia al Carmelo in 1 Re 18,42-45. Il simbolismo della nuvoletta, basato specialmente su testi di Isaia 19,1 e 45,8 e applicato a Maria Madre di Dio, Vergine e canale di grazie, è ricorrente nell'antichità cristiana. Si trova ad esempio in testi di S. Girolamo, Procopio e Sant'Ambrogio. Esistevano quindi riferimenti biblici avvertiti da chi visitava o abitava il Carmelo, luogo in cui si sentiva così una "presenza" di Maria. E tale presenza parlava al cuore di valori e di insegnamenti spirituali. Il pellegrino dell'epoca medievale cercava di relazionarsi concretamente ai luoghi e alle cose legate alla vita dei santi, istituendo quasi un contatto fisico con essi. Così i pellegrini-crociati come erano i primi eremiti carmelitani che poi si stabilirono al Monte Carmelo, cercavano i luoghi santificati dalla presenza di Gesù e Maria, che sempre vista in intima unione al Figlio, era soprattutto venerata come la Madre di Dio. Ciò trova conferma anche nelle storie arabe dei secoli XII-XIII, in cui esplicitamente si fa riferimento alla devozione dei cristiani a Maria, la Madre dello "Spirito e Verbo di Dio, la Madre della luce". Così il Carmelo alimentava nei primi eremiti una profonda pietà mariana, piena di amore e di tenerezza.

 3. Il simbolo del monte Carmelo pienamente attualizzato in Maria
a) Baconthorp (†1348) è stato il primo carmelitano a studiare circa il perché della scelta di Maria come Patrona. Secondo questo autore, è stata la Scrittura ad ispirare la devozione dei primi carmelitani alla Madonna e la conseguente dedicazione della cappella alla sua memoria. I primi carmelitani dunque scelsero come patrona la beata Vergine perché il monte Carmelo, secondo il piano di Dio quale ci appare nella Scrittura, è un simbolo della bellezza di Maria. Il Cantico dei Cantici «descrive la più bella delle donne per mezzo del Carmelo: "Quanto sei bella e quanto sei graziosa! Il tuo capo si erge su di te come il Carmelo" (7, 6-7). Ora la Chiesa canta questo della beata Maria». Nella sua tradizione liturgica la Chiesa ha visto nella sposa del Cantico la prefigurazione tanto della Chiesa come della Madonna. Secondo Baconthorp, i carmelitani che nelle lussureggianti e verdi balze del Carmelo intravedono l'immagine della bellezza della Madre di Dio, non fanno altro che imitare quanto fa la Chiesa. Per il viandante nella terra d'Israele, la catena di monti del Carmelo offre una vista gradita e un sollievo dopo il difficile cammino attraverso l'arida pianura di Esdrelon che gli sta attorno. Allo stesso modo la bellezza di Maria è tanto più notevole, se paragonata alla mediocrità di tanta parte del genere umano. Dal momento che la Scrittura usa il paragone del Carmelo, la mentalità medievale lo riconosceva come una prova del piano di Dio.
b) Baconthorp non prende in considerazione soltanto quest'unico passo della Bibbia, ma spiega che Dio ha rivelato il suo disegno anche in altre profezie. Quella più ampiamente citata riguarda la nascita verginale di Cristo. «Quando Isaia profetizzò l'incarnazione di Cristo, promise che soltanto una vergine l'avrebbe partorito, e questa avrebbe avuto altresì la bellezza del Carmelo. Per cui Isaia dice della Vergine: "Esulti e fiorisca la steppa", e prosegue: "Le è dato lo splendore del Carmelo" (Is 35, 1-2). S. Bernardo nel sermone Loquamur dice: "Lo splendore del Carmelo le fu dato quando su di lei stese la sua ombra la potenza dell'Altissimo che la rese feconda senza alcuna corruzione"». Richiamandosi alla geografia biblica, Baconthorp parla di Nazareth, la città natale di Maria, che si stende ai piedi del Carmelo. Colà, all'ombra di quella catena, Maria pronunciò il suo Fiat e quello che le accadde si rifletté nella maestà e nello splendore dei monti vicini. Come il Carmelo si erge dalla pianura arida e pulsa di vita, così anche Maria fu tratta fuori dalla sua solitudine e resa madre portatrice di vita, che col frutto del suo seno arrecherà gioia, bellezza e bontà a tutto il genere umano. Maria perciò, come la solitudine del Carmelo, fiorisce con uno splendore capace di rallegrare non solo il viandante d'Israele, ma chiunque apra il cuore all'incarnazione dell'amore paterno di Dio. Maria, rimanendo intatta nella sua verginità, ha portato in sé il tesoro di Dio per l'uomo.
c) Ma l'idea che sta al fondo del pensiero di Baconthorp, è che il simbolo del monte Carmelo viene pienamente attualizzato nella persona di Maria. La bellezza naturale del Carmelo non è che una pallida immagine dell'intima personalità spirituale di colei che è stata scelta per essere Madre di Dio e madre nostra. Tocca agli abitanti del Carmelo coltivare una bellezza interiore simile alla sua; il ricordo delle altezze alle quali sono chiamati, è mantenuto vivo dalle bellezze naturali che li circondano e dalla figura di Maria, personificazione viva e umanissima di quel simbolo. In altre parole, nella storia della salvezza il piano di Dio relativo al Carmelo si realizza non solo quando viene apprezzata la bellezza naturale della montagna, e immagine dell'intimo splendore di Maria apportatrice di vita, ma anche quando i membri della famiglia carmelitana rispecchiano colei che è la Bellezza del Carmelo. L'aspetto mariano del Carmelo non è quindi un fatto, ma è un elemento costitutivo del carisma dell' Ordine. Come la verginità di Maria permise a Dio di disporre pienamente di lei, al punto che divenne la vergine­madre, così il cuore del carmelitano deve affidarsi al Signore tale da diventare anch'egli portatore al mondo della vera vita. La verginità feconda di Maria, simbolizzata dal Carmelo, deve essere fatta pienamente risplendere e diffusa nella Chiesa dalla testimonianza viva dei suoi seguaci.

4. La Patrona diviene la Madre dell'Ordine
a)
Oltre ad affermare che il Carmelo appartiene tutto a Maria, si arriva anche ad attribuire a Lei la stessa nascita o fondazione dell'Ordine. La Patrona diviene così la Madre dell'Ordine. Infatti, nel contesto del patronato mariano, per il cammino nelle virtù con «Maria Regina delle virtù»,  si sviluppa frequentemente l'attenzione alla Vergine Maria come mediatrice e soprattutto si afferma la sua maternità verso l'Ordine. Gli atti del capitolo provinciale di Lombardia del 1333 iniziano: «Nel nome di N.S.G.C. (Nostro Signore Gesù Cristo) e della gloriosa Vergine, madre del nostro Ordine del Carmelo». Giovanni di Cheminot (1333) definisce Maria «fonte delle misericordie, Madre nostra», e riferendosi alle leggende sulle visite di Maria al Carmelo, ne rileva il carattere materno: «Era conveniente che la Madre delle virtù, arricchisse il luogo della santità e i suoi figli devoti con la sua presenza».
b) In conclusione, si coglie alle origini dell'Ordine dei Carmelitani una connotazione mariana, alimentata da riferimenti biblici, da tradizioni locali e dalla consapevolezza del ruolo di Maria nel mistero di Cristo e della Chiesa. I valori del dinamismo sotteso nella dedica mariana del primo oratorio degli eremiti latini al Monte Carmelo hanno riferimento senza dubbio alla Madre di Dio, oltre che alla Patrona, alla "Domina loci". Così, è sotto la forma della Vergine Madre di Dio, della Signora del luogo e della Patrona che incontriamo la presenza della Vergine Madre di Dio agli inizi e nelle prime generazioni del Carmelo. Da questo "humus" iniziale, in armonia con il clima feudale e delle crociate, si svilupperà poi, attraverso un processo di idealizzazione delle proprie origini mariane, un rapporto carico di affettuosità, cordialità e tenerezza e di intima familiarità con Maria, che conoscerà anche nuove dimensioni e nuove sfumature.

5. Diverse forme di presenza di Maria nella storia e nella vita del Carmelo
a)
Nel suo lungo cammino storico dell'Ordine la presenza di Maria ha assunto varie e influenti forme. In particolare esse sono:
- Maria Patrona
: la Madre del Signore, la Signora del Luogo, della Terra Santa (secoli XIII-XIV);
- Maria Vergine Purissima:
la Vergine, la Immacolata, la "tota pulchra" (= tutta bella), la "donna dell'Apocalisse", unita alla figura della Madre del Redentore (secoli XIV-XV);
- La Madonna dello Scapolare:
colei che preserva dall'inferno e libera dal purgatorio (dal secolo XVI fino ai nostri giorni).
- Maria Madre e Sorella:
colei che riflette la tenerezza del Padre e, profeta e discepola di Cristo, sa accogliere la Parola seminata da Dio nel cuore del mondo.
- Vergine purissima - Madre e Bellezza del Carmelo Maria diventò l'ispiratrice della verginità carmelitana.
b) Il secondo passo dello sviluppo della devozione alla Madonna del Monte Carmelo fu di considerarla in quanto Vergine. I primi scrittori carmelitani videro in Elia e in Maria gli iniziatori del proposito di verginità; Elia tra gli uomini, Maria tra le donne. Così Maria diventò l'ispiratrice della verginità carmelitana. Questa era guardata non tanto dal punto di vista fisico, ma piuttosto come lo sforzo continuo di aderire a Dio. Ciò significa che il carmelitano ricerca la purità e la semplicità della mente, escludendo ogni peccato o allontanamento da Dio. In pratica, questo modo di guardare a Maria portò i carmelitani a far propri il concetto e la festa dell'Immacolata Concezione. Come è noto, la corte papale, durante la sua permanenza ad Avignone, cele­brava questa festa nella chiesa dei carmelitani, i quali chiamavano i più famosi predicatori ad esaltare le virtù della Vergine purissima.
c) Nei secoli 14° e 15°, i carmelitani raffigurarono di preferenza Maria nelle loro immagini circonfusa da raggi di sole, in piedi su una falce di luna, con il serpente sotto il calcagno. Questa donna dell'Apocalisse, la favorita di Dio, rappresenta la nuova umanità, quella che esce di nuovo direttamente dalle mani di Dio. Anche lei, come Eva, è senza macchia ereditaria, bella («Madre e Bellezza del Carmelo») e giovane, rivestita degli splendidi abiti della nuova creazione. È raffigurata sulle nubi, cioè senza contatto con la terra, preservata dalla sua corruzione.
d) Per i carmelitani, il manto bianco divenne «il manto di Maria»; il suo colore il simbolo della purità di lei. Spontaneamente collegarono quella purità di spirito con la loro vita interiore, che doveva essere permeata di preghiera. Come la purità di Maria mosse Dio a unirsi a lei in un modo assolutamente unico, prendendo carne dal suo grembo, così il carmelitano non può predisporsi meglio all'unione con Dio che cercando di imitare la purità della Vergine. In questa linea tradizionale, uomini come Thomas Merton definiscono la Madonna del Monte Carmelo Madre e Patrona della vita contemplativa.

6. Con Maria nelle vie di Dio e della santità
Fin dall'origine dell'Ordine, le prime generazioni carmelitane hanno sempre inteso come una vera devozione mariana non può consistere solo in parole. Per essere efficace ed effettiva, essa deve coinvolgere e impegnare il proprio modo di essere, agire e vivere. Gli aspetti più rilevanti delle considerazioni mariane che hanno esercitato una forte influenza nella loro vita fino al secolo XV, sono basate su affermazioni che trovano la propria giustificazione nel mistero dell'incarnazione e della Maternità verginale e divina di Maria. Tra questi aspetti si possono rilevare:
- Maria è interamente attenta e dedicata a Dio, immersa nel suo mistero (dimensione teocentrica e cristocentrica, dominanti la vita di Maria). Di qui la glorificazione della Madonna.
- Maria è per il carmelitano la "Domina loci - Signora del Luogo". Ciò significa, che le relazioni tra Maria e i carmelitani sono di reciproca appartenenza, di sollecita attenzione previdente, di rispetto e affettuosa dipendenza.
- Maria marca profondamente con la sua presenza la fisionomia spirituale della vita carmelitana. Il culto a questa "Signora" porta alla consacrazione e all'affidamento ad essa nella sequela di Cristo. Questa presenza conduce il carmelitano a imitare fino ad assimilare i suoi atteggiamenti e virtù dando così una particolare qualità al proprio cammino di santità. In questo modo Maria orienta il carmelitano verso Cristo principio e fine della sua vita.
Alcuni autori dei secoli XVII e XVIII, trattando della vita mariana, usano espressioni che rivelano l'intensità e la fedeltà del carmelitano nella sua relazione con Maria. La sua vita è "in", "per", "con" Maria. Tra questi autori ricordiamo Michele di S. Agostino con il suo celebre Trattato della vita marieforme e mariana, in cui propone una vita d'intensa comunione con Maria «come nuovo modo di vivere in Dio», e l'esperienza di Maria Petijt di unione mistica con Maria, l'amabile Madre.

7. Come il Carmelo vede Maria oggi
a)
È naturale che ogni epoca focalizzi l'uno o l'altro aspetto vitale del mistero di Maria, approfondendo la ricchezza in esso presente. Appare, quindi, in ogni epoca una propria "immagine" di Maria (ossia, Maria figura, icone, modello e tipo della Chiesa e di ciascun cristiano), e i suoi tratti corrispondono ai dati della fede e alle caratteristiche della spiritualità del proprio tempo. Attualmente i mutamenti socio-culturali e religiosi stanno portando ad un nuovo approccio a Maria, e quindi alla formazione di una nuova immagine emergente di Maria sia nella riflessione teologica sia nel "sensus fidelium". I connotati di questa immagine si vengono ad articolare in un riferimento:
- a Maria a noi vicina;
- a Maria donna responsabile e "serva del Signore" nell'ascolto fedele della sua pa­rola;
- a Maria la credente, la discepola, la "più piccola del Regno";
- a Maria icona di libertà e di liberazione dell'umanità e del cosmo;
- a Maria guidata pienamente dallo Spirito.
Nel periodo postconciliare, la riflessione in atto nell'Ordine Carmelitano su Maria, riguardo alla sua esemplarità, preferisce parlare di ispirazione, perché l'espressione indica maggior dina­mismo. Senza rinnegare la ricchezza della devozione mariana del passato, si chiama l'attenzione a darle maggior fondamento teologico secondo le prospettive del Vaticano II. Nella produzione letteraria popolare, e anche in studi specializzati, più che cercare una reinterpretazione della devozione dello Scapolare per oggi, si diffondono la meditazione sull'esemplarità-ispirazione mariana e su Maria "appartenente al numero dei poveri di Javé", con tendenza a privilegiare il suo atteg giamento di preghiera, di ascolto della Parola, di disponibilità allo Spirito, di semplicità di vita, e il suo atteggiamento di dono e servizio verso gli altri. La figura di Maria diviene così ispirante con riferimenti alla sua vita. Nei documenti ufficiali dell'Ordine del Carme­lo vengono indicati e approfonditi alcuni elementi di questa ispirazione mariana. In particolare:
- l'ascolto fedele della Parola di Dio,
- la disponibilità al servizio,
- l'impegno concreto nel quotidiano,
- la continua conversione del cuore,
- l'animazione della primitiva comunità di Gerusalemme,
- l'appartenenza ai poveri di Javé,
- il legare la propria vita mariana all'opzione preferenziale per i poveri.
Si nota quindi una tendenza a riscoprire i valori profondi caratterizzanti il ricco patrimonio della tradizione mariana carmelitana, legati all'immagine di Maria Patrona, Vergine Purissima e Sorella, e al tempo stesso si avverte pure l'influsso della tendenza in atto nella Chiesa nel guardare a Maria, in un ambiente culturale ormai trasformato.
b) Come indica il documento Alle sorgenti (1979), il confronto con l'immagine biblica di Maria spinge il carmelitano, nel mutato contesto culturale, a meglio aprirsi alla Parola di Dio nella storia attuale dell'umanità, all'esercizio del discernimento della volontà di Dio sul mondo, sulla propria vita frater­na e sulle sue scelte apostoliche. Nello stesso documento Maria è presentata come modello per quanto è essenziale per l'essere e l'agire dell'Ordine: nella preghiera e contemplazione, nella fraternità e in mezzo al popolo: «Noi, come carmelitani, guardiamo a Maria per comprendere e vivere fino in fondo il suo atteggiamento di ascolto e risposta alla Parola di Dio, evitando così di identificare la religiosità col pietismo alienante o col secolarismo che chiude alla trascendenza. Come lei vogliamo tendere a una sempre più intima consuetudine di vita con Dio e realizzare, per ciò stesso, profondi e vivificanti rapporti con gli altri. Considerare Maria come modello ispiratore della nostra vita significa per noi, in ultima analisi, accostarci al Cristo e conformarci a Lui nella triplice apertura: a Dio, attraverso l'ascolto e la preghiera; a noi stessi, attraverso l'incarnazione della nostra identità; e agli altri, attraverso il servizio generoso, specialmente alla gente umile e abbandonata». (Alle sorgenti, n. 7). Queste prospettive vengono poi approfondite in seguito, specialmente nel lavoro di preparazione delle Costituzioni dell'Ordine, approvate nel capitolo generale del 1995.
c) Così, contemplando Maria nel mistero di Cristo e della Chiesa, i carmelitani vedono realizzato tutto ciò che desiderano e intendono essere nella realtà del presente momento storico della Chiesa e del mondo. Maria diviene ispirazione e guida nell'incarnazione delle tre caratteristiche della loro vita:
- Contemplazione:
come la Vergine Purissima - che ascolta, accoglie, medita e contempla nel suo cuore quanto si riferisce al Signore - il carmelitano si pone in ascolto della voce dello Spirito e si lascia da esso educare e plasmare. Come Maria, è capace di leggere il disegno divino di salvezza e si unisce al suo "Fiat" e al suo inno di lode per quanto il Signore ha compiuto e compie nella sua realtà;
- Fraternità:
come la Madre del Signore e nostra - sua discepola perfetta, presente nel Cenacolo unita agli Apostoli e ad alcune donne, la "famiglia del Signore" - il carmelitano, che vede in lei anche la Sorella, s'impegna nel camminare con i fratelli, condividendo con loro fatica e impegno, dolori e gioie, attese e speranze, amore e servizio;
- Diaconia:
come Maria - che si affretta ad aiutare la cugina e a trarre d'impaccio i giovani sposi di Cana - il Carmelitano si cura delle necessità del proprio fratello con la presenza, l'aiuto e l'amore, e si rende disponibile ad accogliere tutti i "piccoli" nella propria comunità e nella propria realtà.
Così i Carmelitani sono condotti con e per Maria a realizzare la propria vita, fondata sull'assoluto dell'esistenza: Gesù Cristo. Come pietre vive nell'edificio della Chiesa, sono chiamati a vivere la propria testimonianza profetica, che si fonda sulla Parola di Dio e sull'Eucaristia, vissute in fraternità e crescendo con spirito aperto e accogliente di ogni essere umano e particolarmente verso e con i piccoli, i "minori" della storia.

Bibliografia
Maria, Madre del Carmelo, dal sito del Monastero Mater Carmeli di Biella; DI STASIO F., Sul Carmelo le meraviglie di Maria, Editrice Domenicana Italiana, Bologna 2013; SECONDIN B., Una fraternità orante in un mondo che cambia. Rileggere la Regola del Carmelo oggi, Graphe.it Edizioni, 2007;  BORRIELLO L. - GAETANI L. (a cura di), Per una mariologia carmelitana, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2014; CHECA R., L'orazione nel Carmelo. Passato, presente, futuro, OCD, Roma 2004; MOVIMENTO CARMELITANO, Pregare con Maria. Signora, madre e sorella di Carmelo, Mimep-Docete, Pessano con Bornago 2004; VIGANI M., Maria la madre del Carmelo secondo s. Teresa di Gesù Bambino, la beata Elisabetta della Trinità, il beato Tito Brandsma, Mimep-Docete, Pessano con Bornago 2001; BETTATI F., Il carmelo. Una spiritualità per il 2000, Mimep-Docete, Pessano con Bornago 1997; SECONDIN B. - GAMGOA AROSTEGUI L., Alle radici del carmelo, OCD, Roma 2006; TRUZZI C., Un monte una madre. Storia dei Carmelitani Scalzi, OCD, Roma 2005; SICARI A., Libro dei santi carmelitani, OCD, Roma 1999; PESENTI G., Madonna del Carmine, "Decor Carmeli" Maria, Elledici, Leumann 2013;  BALLESTREO A., Il Carmelo... La mia casa, OCD, Roma 2016; GUERRIERE A. - BOMBA C., Presenza e ruolo di Maria negli Ordini Carmelitani, Provincia Napoletana della Madre di Dio, Napoli 2013.

VEDI ANCHE:
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- FLOS CARMELI
- GIOVANNI XXII
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