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BERETTA MOLLA GIANNA



Sposa, madre di famiglia e medico, canonizzata da Giovanni Paolo II il 16 maggio 2004.

1. Profilo biografico
a)
Gianna Beretta nacque a Magenta (diocesi e provincia di Milano) il 4 ottobre 1922, decima dei 13 figli dei coniugi Alberto Beretta e Maria De Micheli. Già dalla fanciullezza accoglie con piena adesione il dono della fede e l'educazione limpidamente cristiana, che riceve dagli ottimi genitori e che la portano a considerare la vita come un dono meraviglioso di Dio, ad avere fiducia nella Provvidenza, ad essere certa della necessità e dell'efficacia della preghiera. La Prima Comunione, all'età di cinque anni e mezzo, segna in Gianna un momento importante, dando inizio ad un'assidua frequenza all'Eucaristia, che diviene sostegno e luce della sua fanciullezza, adolescenza e giovinezza. In quegli anni non mancano difficoltà e sofferenze: cambiamento di scuole, salute cagionevole, trasferimenti della famiglia, malattia e morte dei genitori. Tutto questo però non produce traumi o squilibri in Gianna, data la ricchezza e profondità della sua vita spirituale, anzi ne affina la sensibilità e ne potenzia la virtù. Negli anni del liceo e dell'università è giovane dolce, volitiva, e riservata, e mentre si dedica con diligenza agli studi, traduce la sua fede in un impegno generoso di apostolato tra le giovani di Azione Cattolica e di carità verso gli anziani e i bisognosi nelle Conferenze di San Vincenzo. Laureata in Medicina e Chirurgia nel 1949 all'Università di Pavia, apre nel 1950 un ambulatorio medico a Mesero (un comune del Magentino); si specializza in Pediatria nell'Università di Milano nel 1952 e predilige, tra i suoi assistiti, mamme, bambini, anziani e poveri. Mentre compie la sua opera di medico, che sente e pratica come una «missione», accresce il suo impegno generoso nell'Azione Cattolica, prodigandosi per le «giovanissime» e, al tempo stesso, esprime con gli sci e l'alpinismo la sua grande gioia di vivere e di godersi l'incanto del creato. Si interroga, pregando e facendo pregare, sulla sua vocazione che considera anch'essa un dono di Dio.
b) Scelta la vocazione al matrimonio, l'abbraccia con tutto l'entusiasmo e s'impegna a donarsi totalmente «per formare una famiglia veramente cristiana». Si fidanza con l'ing. Pietro Molla e vive il periodo del fidanzamento, nella gioia e nell'amore. Ringrazia e prega il Signore. Si sposa il 24 settembre 1955 nella basilica di San Martino in Magenta ed è moglie felice. Nel novembre 1956 è mamma più che felice di Pierluigi; nel dicembre 1957, di Mariolina; nel luglio 1959, di Laura. Sa armonizzare, con semplicità ed equilibrio, i doveri di madre, di moglie, di medico, e la gran gioia di vivere. Nel settembre 1961, verso il termine del secondo mese di gravidanza, è raggiunta dalla sofferenza e dal mistero del dolore; insorge un fibroma all'utero. Prima del necessario intervento operatorio, pur sapendo il rischio che avrebbe comportato il continuare la gravidanza, supplica il chirurgo di salvare la vita che porta in grembo e si affida alla preghiera e alla Provvidenza. La vita è salva, ringrazia il Signore e trascorre i sette mesi che la separano dal parto con impareggiabile forza d'animo e con immutato impegno di madre e di medico. Trepida, teme che la creatura in seno possa nascere sofferente e chiede a Dio che ciò non avvenga. Alcuni giorni prima del parto, pur confidando sempre nella Provvidenza, è pronta a donare la sua vita per salvare quella della sua creatura: «Se dovete decidere fra me e il bimbo, nessuna esitazione: scegliete - e lo esigo - il bimbo. Salvate lui». Il mattino del 21 aprile 1962, dà alla luce Gianna Emanuela e il mattino del 28 aprile, nonostante tutti gli sforzi e le cure per salvare entrambe le vite, tra indicibili dolori, dopo aver ripetuto la preghiera «Gesù ti amo, Gesù ti amo», muore santamente. Aveva 39 anni.
c) I suoi funerali furono una grande manifestazione unanime di commozione profonda, di fede e di preghiera. Fu sepolta nel cimitero di Mesero, mentre rapidamente si diffondeva la fama di santità per la sua vita e per il gesto di amore e di martirio che l'aveva coronata. «Meditata immolazione», così Paolo VI ha definito il gesto di Gianna ricordando, all'Angelus domenicale del 23 settembre 1973, «Una giovane madre della diocesi di Milano che, per dare la vita alla sua bambina sacrificava, con meditata immolazione, la propria». È evidente, nelle parole del Santo Padre, il riferimento cristologico al Calvario e all'Eucaristia. Gianna è stata beatificata da Giovanni Paolo II il 24 aprile 1994, nell'Anno Internazionale della Famiglia e poi canonizzata dallo stesso Pontefice il 16 maggio 2004. 

2. Maria nella vita di Gianna Beretta Molla
La devozione alla Madonna fu nella vita di Gianna intensa e determinante, durante tutta la sua vita. Assimilata insieme alla pienezza di fede vissuta e al profondo spirito di carità dai suoi “santi genitori”, come li ricordava al marito in una lettera da fidanzati del 22 aprile 1955, la devozione per Maria è andata sempre più rafforzandosi nella sua giovinezza e maturità, quando con tanta dedizione e con l’esempio l’ha trasmessa alle sue Giovani di Azione Cattolica. L’ha pienamente condivisa con il marito e i figli, ai quali faceva spesso recitare l’Ave Maria. “Gesù ti amo!”,… “Mamma aiutami!”, “Maria…” le sue ultime parole durante la sua agonia, prima di “volare al Cielo con i Santi”, come ha testimoniato il marito.

        a) In famiglia le radici profonde della devozione
       
Allora abitavamo a Bergamo in Borgo Canale. Il momento più bello della sera era la recita del Santo Rosario con tutta la famiglia”, ricorda lo zio Don Giuseppe (zio Don Giuse), fratello di Gianna,  maggiore di lei di due anni. E la figlia ricorda: “Il papà, in piedi innanzi al quadro della Madonna, con attorno i figlioli più grandi, intonava il Santo Rosario, e noi più piccolini, Gianna, Virginia ed io, ci inginocchiavamo attorno alla nostra mamma che ci aiutava a rispondere all’Ave Maria, fino a che non ci addormentavamo con la testa sulle sue ginocchia”. Anche la sorella di Gianna, Madre Virginia, della Comunità Canossiana di Bergamo, di tre anni più giovane, cresciuta sempre accanto a lei sotto la sua amorevole e saggia guida, conserva ancora vivi ricordi ormai lontani nel tempo: “Pregavamo il Santo Rosario tutte le sere con tutta la famiglia, davanti al quadro o alla statuetta della Madonna, sempre presente nella sala; poi, prima di andare a letto, in ginocchio recitavamo ancora le preghiere, e fra queste l’Ave Maria". Gianna, sin da bambina, portava sempre al collo una medaglietta con una bella Madonnina con in braccio Gesù e dietro la scritta: “Sancta Maria, ora pro nobis!”.

        b) Presenza di Maria nella giovinezza e nella maturità
        Nella giovinezza e nella maturità la devozione si rafforza sempre più: “Gianna e io”, continua nel ricordo la sorella di Gianna, “sin dalla nostra giovinezza eravamo molto devote della Madonna del Carmine. Vivendo a Bergamo, durante il mese di maggio andavamo con tutta la famiglia ogni sera alla Chiesa della Madonna del Carmine in Città Alta. Poi, quando abitavamo a Pavia per gli studi di Medicina, ci recavamo proprio nella Chiesa della Madonna del Carmine, e durante il viaggio in treno da Magenta a Pavia recitavamo spesso il Santo Rosario”. Alla morte per tubercolosi, all’età di 27 anni, della loro sorella maggiore Amalia, nel gennaio 1937 la famiglia si trasferì a Genova Quinto al Mare, dove Gianna si iscrisse alla 5ª ginnasio presso l’Istituto delle Suore Dorotee. Negli anni della residenza genovese, Gianna maturò profondamente la sua spiritualità. Durante un corso di Santi Spirituali Esercizi, predicato per le alunne della scuola delle Suore Dorotee dal Padre Gesuita Michele Avedano nei giorni 16-17-18 marzo 1938, ella, a soli quindici anni e mezzo, fece l’esperienza fondamentale e decisiva della sua vita. Di questi Santi Esercizi è custodito dai figli con amorevole cura il suo quadernetto, trenta paginette dal titolo: “Ricordi e Preghiere”, firmato Gianna Beretta. Tra le sue preghiere: “O Gesù ti prometto di sottomettermi a tutto ciò che permetterai mi accada, fammi solo conoscere la tua Volontà…” e questa intensa preghiera alla Madonna: “O Maria, nelle tue materne mani mi rimetto e mi abbandono interamente, sicura di ottenere quello che ti chiedo. Di Te mi fido perché sei la mia dolce Madre, in Te confido perché sei Madre di Gesù, a Te mi affido. In questa fiducia riposo, sicura di essere in tutto esaudita. Con questa fiducia nel cuore ti saluto: “Mater mea, fiducia mea”. A Te interamente mi consacro pregandoti di ricordarti che sono cosa e possessione tua. Guardami e difendimi, o dolce Madre, e in ogni istante di mia vita presentami Tu stessa al tuo Figlio Gesù”. Sul quadernetto si leggono anche queste belle parole rivolte a Maria: “Ave Maria! Sugli atomi fuggenti di mia vita maternamente vigili la tua bontà infinita e nell’istante della morte mia serrami tra le braccia o Madre mia”. «Al tempo del Liceo a Genova Albaro», ricorda la sorella, «Gianna e io eravamo iscritte al Gruppo “Figlie di Maria” organizzato dalle Suore Dorotee di Santa Paola Frassinetti, presso cui frequentavamo la scuola. Era un sodalizio a cui le alunne erano libere di iscriversi. Ricordo che nel primo anno le aderenti venivano definite Aspiranti e portavano una specie di scapolare che terminava sul davanti con un medaglione raffigurante la Madonna; il nastro che lo tratteneva era verde per le Aspiranti e azzurro per le Definitive. A noi pareva, in quel modo, di avere sempre vivo il richiamo alla Madonna. Portavamo questa specie di scapolare per amor suo». Gianna ha conservato per tutta la sua vita l’abitudine nata nella sua prima infanzia di recitare ogni giorno il Santo Rosario. “Al pomeriggio, anche se assillata dallo studio,”- ricorda ancora la sorella - “una visita a Gesù Eucaristico costituiva il suo intervallo di distensione intellettuale e il suo nutrimento spirituale. Portava sempre in tasca o nella borsetta, pronta per essere adoperata non appena le si presentava un momento libero, o si prendeva una pausa dallo studio per stanchezza, la corona del Rosario, che recitava ogni giorno”.

        c) I pellegrinaggi ai Santuari Mariani
       
Gianna amava recarsi in pellegrinaggio ai Santuari Mariani. “I pellegrinaggi ai luoghi Mariani”, continua la sorellla, “erano per Gianna un’occasione per sentire la Madonna ancora più vicina. Spesso, andando ai Santuari, facevamo anche un po’ di sacrificio, stavamo digiune o, per esempio, andando al Santuario della Madonna della Guardia sopra Genova, facevamo la salita a piedi. Era un modo per prepararci meglio all’incontro con la Mamma del Cielo. Quando abitavamo a Genova Quinto ci siamo recate, oltre che diverse volte al Santuario della Madonna della Guardia, anche al Santuario della Madonna di Montallegro, sopra Rapallo. C’è una bella fotografia in bianco e nero, che sul retro porta scritta la data del 21 aprile 1939, che ritrae Gianna e me insieme alle nostre amiche davanti agli alberi che circondano questo Santuario. Anche quando d’estate andavamo a Viggiona, sopra il Lago Maggiore, a trascorrere le vacanze con tutta la nostra famiglia, si può dire che ogni giorno facevamo la passeggiata a piedi fino alla Cappella della Madonna, situata poco fuori l’abitato, o fino alla Madonna del Sassone, un po’ più lontano, una statua di Maria collocata sulla cima del monte Sassone, per fermarci a pregare. Era una tradizione”. I bombardamenti su Genova provarono molto la mamma di Gianna, Maria, già debole di cuore, e così la famiglia nell’ottobre 1941 ritornò a Bergamo, San Vigilio. Fu qui che Gianna, l’anno successivo, quello della sua maturità classica, perse entrambi i suoi tanto amati genitori, prima mamma Maria e poi papà Alberto, a poco più di quattro mesi di distanza l’una dall’altro. Nell’ottobre dello stesso anno 1942, all’età di 20 anni, ritornò con tutti i suoi fratelli e sorelle a Magenta, nella casa dei nonni paterni dove era nata, e a novembre si iscrisse e frequentò la Facoltà di Medicina e Chirurgia, prima a Milano e poi a Pavia, dove si laureò il 30 novembre 1949. Furono questi gli anni in cui Gianna si inserì nella vita della comunità parrocchiale di San Martino, offrendo la propria collaborazione al Parroco, Mons. Luigi Crespi, e lavorando intensamente nell’educazione della gioventù nell’Oratorio delle Madri Canossiane. Ricorda la sorella: «Andavo con Gianna tutti i giorni feriali al Santuario dell’Assunta al mattino alle 7.00, si faceva la meditazione, si diceva il Santo Rosario e poi si partecipava alla S. Messa d’orario delle ore 7.30, con la S. Comunione. Nel pomeriggio andavamo nella Basilica di San Martino a far visita al Santissimo Sacramento e a pregare la bellissima Madonnina, Regina della Pace e della Famiglia. Si ricorreva a Maria per ogni bisogno: volevamo tutte e due un gran bene alla Madonna. Per Gianna, e anche per me, pensare alla Madonna era come sentire di avere una Mamma in Cielo che ci proteggeva. Specialmente dopo che abbiamo perso la mamma e il papà, la Madonna è stata ancor più sentita da noi come la Mamma in Cielo. Combinazione si chiamava Maria anche la nostra mamma, così si associavano le due Mamme. Ricordo che Gianna aveva un’estrema confidenza con la Madonna e ripeteva spesso la giaculatoria “Mater mea, fiducia mea!”». Ricorda ancora la sorella: “Da quando ci siamo trasferite a Magenta, la maggior parte delle volte i nostri pellegrinaggi erano organizzati per accompagnare nei luoghi di Maria altre persone, e soprattutto le Giovani dell’Azione Cattolica che ci venivano affidate, e a cui Gianna sapeva trasmettere il suo entusiasmo. Andavamo spesso, la mattina presto, al Santuario della Madonna dei Miracoli di Corbetta, a piedi, sono circa due chilometri da Magenta. Generalmente accompagnavamo le bambine dell’Azione Cattolica. Al ritorno si faceva una merenda o una colazione per chi era stato digiuno, ed era veramente una festa per queste bambine”. Un'occasione speciale, è stata quella dell’Anno Santo del 1950. Ricorda ancora la sorella: "Ci siamo infatti unite al pellegrinaggio parrocchiale di Cuggiono; non avevamo la responsabilità di guidare altre ragazze, quella volta andammo per noi. Visitammo Loreto e Pompei e i loro Santuari Mariani, e proseguimmo il viaggio visitando Roma". Altri Santuari mariani visitati da Gianna sono stati:
- Santuario di Santa Maria del Fonte, Caravaggio (Bergamo)
- Santuario Madonna della Cornabusa, Sant’Omobono Imagna - Fraz. Crepino (Bergamo)
- Santuario della SS. Pietà, Cannobio (Verbania)
- Santuario della Madonna del Sangue, Re, Val Vigezzo (Novara)
- Santuario della Madonna dell’Acqua Negra, Boffalora (Milano)
- Santuario Nostra Signora di Oropa (Biella
- Santuario Santa Maria Assunta del Sacro Monte di Varallo (Vercelli)
- Santuario del Sacro Monte di Varese (Varese)
- Santuario della Madonna del Sasso - Orselina (Locarno - Svizzera)
- Santuario della Madonna di Tirano (Sondrio)

        d) Gianna condivide pienamente la devozione a Maria con il marito
      
Dal febbraio 1955 Gianna e il futuro marito Pietro Molla, crearono occasioni sempre più frequenti per incontrarsi; si confidavano desideri e aspirazioni, speranze e certezze, e si comprendevano sempre meglio. Il 21 febbraio Gianna scrive a Pietro: “Carissimo Pietro… Vorrei proprio farti felice ed essere quella che tu desideri: buona, comprensiva e pronta ai sacrifici che la vita ci chiederà… Ora ci sei tu, a cui già voglio bene ed intendo donarmi per formare una famiglia veramente cristiana…”. E il giorno seguente, anche lui molto devoto alla Madonna, che onorava, come Gianna, con la recita quotidiana del Santo Rosario, le rispose: “Mia carissima Gianna… Grazia più grande e più desiderata non poteva farmi la Mamma Celeste, l’invocata Madonna del Buon Consiglio della mia devota Chiesetta di Ponte Nuovo…”. Di Gianna è stata la proposta, subito accolta con entusiasmo da Pietro, di festeggiare il loro fidanzamento ufficiale “con una speciale Santa Messa e la Santa Comunione, per ringraziare e per supplicare il Signore”, S. Messa celebrata dal fratello Don Giuseppe l’11 aprile, lunedì di Pasqua, a Magenta, nella Cappella delle Madri Canossiane, cui Gianna era tanto affezionata. “Gianna”, ricorda il marito, “godette il periodo del fidanzamento, radiosa nella gioia e nel sorriso. Ringraziava e pregava il Signore. Era chiarissima nei suoi propositi e nelle progettazioni della nostra nuova famiglia, e, al tempo stesso, era meravigliosa nel trasmettermi la sua grande gioia di vivere, nel chiedermi come doveva essere e ciò che doveva fare per rendermi felice, nell’invitarmi a ringraziare con lei il Signore per il dono della vita e di tutte le cose belle”. E in che modo Gianna ha desiderato che si preparassero spiritualmente per il 24 settembre, giorno che avevano fissato per il loro matrimonio? Lo ha scritto a Pietro il 4 settembre: “Mancano solo venti giorni e poi sono… Gianna Molla! Che diresti se, per prepararci spiritualmente a ricevere questo Sacramento, facessimo un Triduo? Nei giorni 21-22-23 S. Messa e S. Comunione, tu a Ponte Nuovo, io nel Santuario dell’Assunta. La Madonna unirà le nostre preghiere, desideri, e poiché l’unione fa la forza, Gesù non può non ascoltarci ed aiutarci. Sono certa che dirai di sì, e ti ringrazio…”. Pietro ringraziò la futura sposa del “santo pensiero del Triduo”, e lo accolse con tutto l’entusiasmo: “Di quel mattino di sabato 24 settembre 1955, sento ancora oggi la commozione indicibile che mi prese all’improvviso scrosciare di battimani, in tutta la Basilica di San Martino di Magenta, nel momento in cui la mamma entrò in Chiesa, accompagnata dal fratello maggiore Francesco, sino al suo arrivo all’altare delle nostre Nozze! Fu Gianna a scegliere personalmente i garofani bianchi per l’addobbo della Basilica, e, al termine della Cerimonia, donò il suo bouquet di fiori all’altare della Madonna, cui era tanto devota”. Durante il loro viaggio di nozze, fecero visita al Santuario della Madonna di Pompei, e a Siracusa resero omaggio al quadretto della Madonna delle Lacrime, posto in una grande piazza nell’attesa di poter essere trasportato nel Santuario ancora in costruzione. Si stabilirono a Ponte Nuovo di Magenta, nell’accogliente villetta, già abitata da Pietro, riservata alla famiglia del Direttore degli Stabilimenti S.A.F.F.A., a pochi metri di distanza dalla Chiesetta della Madonna del Buon Consiglio, dove, da allora, Gianna si recò a pregare quotidianamente e a partecipare alla S. Messa.

        e) Maria nelle esperienze familiari di Gianna
        “Il sogno di sposa di Gianna”, continua il marito, “era quello di avere bambini, tanti, bravi e buoni. Nasce Pierluigi e la sua gioia di madre è piena e perfetta. Essa si rinnova con la nascita di Mariolina e poi ancora di Lauretta. In ogni attesa, quanta Preghiera, quanta fiducia nella Provvidenza, quanta fortezza nelle sofferenze! Ad ogni nascita, quale inno di ringraziamento al Signore! Desiderava che ciascuno di essi, appena terminata la cerimonia del Santo Battesimo, fosse consacrato e affidato alla particolare protezione e benedizione della Madonna del Buon Consiglio”. Nell’aprile 1957, in attesa di Mariolina, la mamma scrisse al papà: “Mio carissimo Pietro… Il Signore ha nuovamente benedetto il nostro Amore, donandoci un altro bimbo: io sono felice, e con l’aiuto della Mamma Celeste e con te vicino, con te che sei tanto buono, comprensivo, affettuoso, non mi spaventano più le sofferenze della nuova maternità. Grazie, Pietro carissimo, delle tue preghiere. La Madonna ti ascolterà senz’altro ed avremo così un altro bel bambino come il nostro caro Pierluigi...”. “Quando Gianna era in attesa di Pierluigi”, ricorda ancora il marito, “sicuro di farle cosa gradita le ho regalato un braccialetto composto di cinque cerchi, ciascuno con incisa una data diversa, 24 maggio, 24 giugno, 24 luglio, 24 agosto e 24 settembre, tenuti insieme da una bella medaglietta con l’immagine della Mamma Celeste e del Bambino Gesù”. I genitori portavano i loro figli a trascorrere le vacanze estive sempre a Courmayeur, in Valle d’Aosta, e Gianna si recava spesso a pregare al Santuario di Notre Dame de la Guérison, in Val Veny, ai piedi del massiccio del Monte Bianco. Il 15 luglio 1957, scrisse al marito: “Carissimo Pietro… Quando vieni, portami per favore la mia coroncina del Rosario. Grazie…”. E il giorno seguente, pensando a Pierluigi che soffriva di lussazione dell’anca, gli scrisse: “Pietro mio carissimo… Alla Madonna de la Guérison ho promesso un Rosario intero ogni giorno per il nostro caro angioletto. Cosa si farebbe per non vederlo soffrire! Oggi però è riuscito a dormire un paio d’ore con il suo apparecchio: speriamo in bene…”. Il 18 luglio: “… Il nostro caro angioletto si sta abituando all’apparecchio… Verso le 18.30 ci rechiamo in Chiesa per il S. Rosario, e di ritorno, prende pappa e frullato di frutta sempre con tanto appetito…”. E il 20 settembre, preoccupata per il torcicollo di Pierluigi, gli scrisse: «Che la Madonnina di “Notre Dame de la Guérison” ascolti le nostre preghiere!». Il 6 luglio 1958, dopo aver atteso invano l’arrivo del papà in montagna, gli scrisse: “Pietro mio carissimo, felicissima che tutto sia andato bene, ti attendo con gioia al più presto. Gigetto ti aspettava fin da ieri… Dalla finestra ti ha chiamato per un bel quarto d’ora, poi, per consolarlo, l’ho portato fino alla curva della Madonnina: ha detto l’Ave Maria pel suo papà, e siamo ritornati a casa…”. Il 24 maggio 1959, mentre era in attesa di Laura, Gianna scrisse al marito lontano, negli Stati Uniti d’America per lavoro: “Pietro mio amatissimo… Che pensiero però… confido nella Madonna e sono certa che anche questa volta mi aiuterà. Troppo sono le preghiere del mio carissimo e amatissimo Pietro. Grazie, Pedrin d’or, di tutto: del tuo grande amore per me e per i nostri tesori, delle tue fatiche, di tutto il tuo lavoro per la tua famiglia, di tutti i tuoi sacrifici…”. Il 15 luglio diede alla luce Laura nella casa di Ponte Nuovo, dove aveva dato alla luce anche gli altri miei due fratelli, Pierluigi, il 16 novembre 1956, e Mariolina, l’11 dicembre 1957. "Gianna" ricorda il marito, "seppe armonizzare, con semplicità ed equilibrio, i suoi doveri di madre, di moglie, di medico a Mesero e a Ponte Nuovo, e la sua grande gioia di vivere. In questa armonia, continuò a vivere la sua grande fede, conformando ad essa il suo operare e ogni sua decisione, con coerenza e gioia. Nella comunione di vita e d’amore della famiglia, che la nascita dei figli aveva reso ancora più ampia ed impegnativa, la mamma si sentì sempre pienamente appagata.

        f) Maria e il supremo sacrifico della vita
        Gianna desiderava tanto un altro bambino, ha pregato e ha fatto pregare perché il Signore la esaudisse. Il Signore la esaudì, ma questa grazia divina le avrebbe chiesto il sacrificio della sua vita, che lei fece generosamente. Nel settembre 1961, verso il termine del secondo mese di una nuova gravidanza, si sviluppò una tumefazione all’utero, sempre più voluminosa e dolente, per cui il chirurgo ginecologo, Prof. Vitali, decise per l’intervento operatorio, che rivelò una grossa massa di fibromioma, comunemente detto fibroma, tumore benigno. Egli “con mano sapiente lo asportò,… così da permettere la continuazione della gravidanza”, ha testimoniato il fratello di Gianna, Ferdinando, medico ginecologo, decedeuto il 14 luglio 1989. “Fedelissima ai suoi principi morali e religiosi, Gianna dispose, senza esitare”, ricorda il marito “che il chirurgo si preoccupasse, in primo luogo, di salvare la vita della sua creatura”, pur ben consapevole del rischio che avrebbe comportato il continuare la gravidanza, per il possibile cedimento della sutura praticata sull’utero, con secondaria rottura dell’utero stesso, e pericolo mortale immediato. “Pregò e fece pregare tanto,” - continua il marito - “certa della potenza divina della preghiera, anche di una sola Ave Maria”. Dall’Ospedale San Gerardo di Monza, dove era ricoverata per l’intervento operatorio, scrisse ai figli Pierluigi, Mariolina e Lauretta: “Carissimi miei tesori… Vi ho qui nel cuore e vi penso ogni momento. Dite un’Ave Maria per me, così la Madonnina mi farà guarire presto, e potrò tornare a Courmayeur a riabbracciarvi e stare sempre con voi”. “Gianna ringraziò Iddio con tutto l’animo”, ricorda la sorella, “per la grazia che le aveva fatto nell’averle risparmiato la perdita della sua creatura”. Il 15 settembre le scrisse: “Vado migliorando ogni giorno. Così spero proprio che la Madonna mi aiuti a portare a termine la gravidanza. Il vomito, amico inseparabile, continua, quindi buon segno”. “La mamma”, ricorda il marito, “trascorse i sette mesi che la separavano dal parto con impareggiabile forza d’animo e con immutato impegno di madre e di medico. Ha pregato e pregato il Signore, la Madonna e sua madre perché il diritto e la garanzia alla vita della creaturina in seno non richiedesse il sacrificio della sua vita e conservasse lei ai nostri bambini e alla nostra famiglia. Alcuni giorni prima del parto, pur confidando sempre nella Provvidenza, era pronta a donare la sua vita per salvare quella della sua creatura, e mi disse: “Se dovete decidere fra me e il bimbo, nessuna esitazione: scegliete - e lo esigo - il bimbo. Salvate lui”. “Gesù ti amo!”,…“Mamma aiutami!”, “Maria…” le sue ultime parole Il pomeriggio del Venerdì Santo, il 20 aprile 1962, Gianna entrò nell’Ospedale di Monza, dove le fu provocato il parto, per espletarlo per vie naturali, ritenuta la via meno rischiosa, senza esito favorevole. Diede la figlia alla luce il mattino seguente, per via cesarea, e poche ore dopo il decorso si complicò per il subentrare di una peritonite settica. “Il Sabato Santo”, ricorda il marito, “Gianna - e noi tutti con lei - avevamo la gioia ineffabile e il dono divino di una nuova creatura: Gianna Emanuela. Dopo qualche ora, sofferenze inaudite le facevano invocare ad ogni istante sua madre: la pregava di chiamarla con lei in Paradiso perché le sofferenze erano superiori alle sue forze. Quando ha preso tra le braccia la nostra creaturina, l’ha guardata affettuosissimamente, con uno sguardo che tradiva l’indicibile sua sofferenza di non poterla godere, allevare, e di non rivederla più”. “Finalmente sei qui! Sapessi, Ginia, quanto si soffre dover morire quando si lasciano i bambini tutti piccoli!”. Con queste dolorose parole Gianna ha accolto sua sorella, giunta provvidenzialmente dall’India il martedì mattina, e rimasta poi sempre accanto a lei, nella sua agonia. “Gianna”, ricorda la sorella, “attingeva la forza del suo saper soffrire dalla preghiera intima manifestata in brevi espressioni di amore e di offerta: “Gesù ti amo”,… “Mamma aiutami”, “Maria…”, seguite da silenziose riflessioni”. “Gianna, non solo non si rifiutò mai di sottoporsi a tutte le cure tentate nella speranza di poterla fare sopravvivere”, ha testimoniato il fratello Nando, “ma neppure emise lamenti o dinieghi, con grande edificazione di tutti coloro che la curarono”. All’alba del 28 aprile, Sabato in Albis, Gianna fu riportata, come da suo desiderio già espresso al papà, nella loro casa di Ponte Nuovo, dove, nel suo letto di sposa, “volò al Cielo con i Santi” alle 8 del mattino, sotto lo sguardo dolce e amorevole della bella Madonnina di Fatima appesa alla parete, tanto cara a lei e al papà, a loro donata dallo dal fratello Padre Alberto il 24 settembre 1959 “con gli auguri di ogni benedizione della Mamma Celeste, per la loro famiglia a Lei consacrata”. “I suoi funerali”, celebrati nella Chiesetta della Madonna del Buon Consiglio, “ le Sante Messe per lei sono state”, ricorda il marito, “un trionfo di fede e di preghiera, di commozione e di esempio”. E sul bel mosaico della Cappella di Famiglia, nel Camposanto di Mesero, dove riposano Mariolina, nata al Cielo il 12 febbraio 1964 per una glomerulonefrite acuta, i genitori del marito e la sorella Teresina, Gianna è stata raffigurata, per desiderio del marito, mentre presenta Mariolina alla Madonna di Lourdes, la Mamma Celeste nella quale ha sempre confidato e che ha tanto pregato durante tutta la sua vita, anche con queste parole, scritte nella sua giovinezza e certamente esaudite: “… nell’istante della morte mia serrami tra le braccia o Madre mia”.

Bibliografia
MAGNAGHI M., Maria nella vita di Gianna Molla, in Gianna, sorriso di Dio, 7 (2008) n. 20, pp. 4-14; BERETTA G. - MOLLA P., Lettere di Gianna Beretta, Pietro Molla, San Paolo, Cinisello Balsamo 2012; BERELLA G., Lettere al marito. Il tuo grande amore mi aiuterà a essere forte, San Paolo, Cinisello Balsamo 2005; GUERRIERO E., Gianna la donna forte. La beata Gianna Beretta Molla nel ricordo del marito di Molla Pietro, San Paolo, Cinisello Balsamo 1996; SANGALLI T., Gianna Beretta Molla. Ecco perché è santa, San Paolo, Cinisello Balsamo 2016;  SELVA C., Santa Gianna Beretta Molla. Tutti i colori della vita. Donna, sposa, mamma... santa,  Edizioni Shalom, Camarata Picena 2014; BREM OCIST H., Nella gioia dell'amore. Santa Gianna Beretta Molla madre di famiglia, San Paolo, Cinisello Balsamo 2008; ARAMINI M. - MARAFFA A., Santa Gianna Beretta Molla, Elledici, Leumann 2006; PELUCCHI G., L'amore più grande. Santa Gianna Beretta Molla, San Paolo, Cinisello Balsamo 2004; COLUMBO M., Gianna Beretta Molla. La santa innamorata, Editrice AVE,  Roma 2004; SANGALLI T., Con il Dio della vita. Santa Gianna Beretta Molla, San Paolo, Cinisello Balsamo 2011.






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