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FULTON JOHN SHEEN



Vescovo statunitense, grande telecomunicatore, prossimo alla beatificazione approvata da papa Francesco.

1. Cenni biografici, attività e causa di beatificazione
a) Fulton John Sheen, nacque a El Paso, l'8 maggio 1895, ultimo dei quattro figli di Newton e Delia Fulton. Il 20 settembre 1919 fu ordinato sacerdote per la diocesi di Peoria, nell'Illinois, città nella quale si era trasferito giovanissimo con la famiglia. Compì gli studi universitari presso l'Università Cattolica d'America, a New York. Nel 1923 ottenne il dottorato in filosofia all'Università Cattolica di Lovanio, in Belgio. Il 28 maggio 1951 papa Pio XII lo nominò vescovo titolare di Cesariana e vescovo ausiliare di New York; ricevette la consacrazione episcopale l'11 giugno successivo dalle mani del cardinale Adeodato Piazza, essendo conconsacranti l'arcivescovo Leone Giovanni Battista Nigris e il vescovo Martin John O'Connor. In questa veste, tra il 1962 e il 1965, partecipò come padre conciliare a tutte e quattro le sessioni del Concilio Vaticano II. Il 21 ottobre 1966 papa Paolo VI lo nominò vescovo di Rochester. Rassegnò le dimissioni, poco prima di raggiungere il limite d'età dei 75 anni, il 6 ottobre 1969; da quello stesso giorno e fino alla sua morte fu arcivescovo titolare di Newport.
b) Nel 1930, invitato dall’emittente radiofonica statunitense Nbc partecipa ogni domenica ad un programma intitolato “L’ora cattolica”. Nel 1950, il suo linguaggio limpido e comprensibile a tutti approda anche in televisione. La sua missione di telepredicatore comincia con il programma della Nbc “Vale la pena di vivere”. Rivolgendosi ai telespettatori, oltre 30 milioni ogni settimana, ricorda che l’unica soluzione di tutti i problemi è Gesù Cristo. Nel 1950, viene nominato direttore nazionale della Società per la propagazione della fede. Inizia una lunga serie di viaggi in Asia, Africa e Oceania.
c) Morì il 9 dicembre 1979 per problemi cardiaci, all'età di 84 anni. Il suo corpo riposa nella cripta della cattedrale di San Patrizio a New York. Nel 2002 sono state aperte le pratiche per la canonizzazione, ricevendo egli pertanto l'appellativo di Servo di Dio, mentre il 28 giugno 2012 papa Benedetto XVI ne ha dichiarato le virtù eroiche attribuendogli così il titolo di Venerabile. Il 5 luglio 2019 papa Francesco riconosce un miracolo avvenuto per intercessione di monsignor Fulton Sheen, aprendone la strada alla beatificazione.

2. Un grande apostolo del Rosario e la corona a cinque colori
a) La devozione mariana del venerabile era ardente, illuminata, tenera ed apostolicamente efficace. Leggendo i numerosissimi suoi pensieri mariani, pare di ritrovare l’entusiasmo di S. Bernardo e dei grandi Dottori mariani. Nei suoi libri parla sempre di due cose: la pace e Maria SS. Fulton Sheen fu un grande apostolo del Rosario negli Stati Uniti d’America; lo indicò come la preghiera idonea anche per le tante persone che, nei tempi moderni, hanno difficoltà a concentrarsi. Scriveva: «Il difficile, per gli spiriti tormentati, è che la concentrazione è impossibile quando la loro mente è turbata da pensieri che si accavallano, migliaia di immagini sommergono la mente; si è distratti e sviati. Nell’angoscia mentale i mille pensieri non trovano alcun ordine o sollievo. Il Rosario è la terapia migliore per questi distratti, per queste anime paurose e deluse, perché implica l’uso simultaneo di tre facoltà: fisica, vocale e spirituale. Le dita, toccando i grani, ci ricordano che questi piccoli grani vanno usati per la preghiera; le labbra si muovono all’unisono con le dita e così la volontà seguirà ben presto e la preghiera terminerà per coinvolgere il nostro cuore. I grani aiutano la mente a concentrarsi. Sono un po’ come l’accensione di un motore: dopo un po’ di giri e di sforzi l’anima comincia a muoversi».
b) Il grande apostolo del Rosario, aveva ideato una corona a cinque colori, ancora molto in uso: una decina di grani verdi, per ricordare le lussureggianti foreste dell’Africa; una decina di grani rossi per l’America, abitata un tempo dai Pellirossa; una decina di grani bianchi per l’ Europa, in omaggio alla veste del Papa; una decina di grani azzurri per l’Oceania, immersa nell’azzurro dell’Oceano Pacifico; una decina di grani gialli per l’immenso Continente asiatico, abitato fra gli altri dai ‘gialli’ della Cina… Così, sencondo il suo pensiero, alla fine della corona, si abbraccia tutto il mondo.

3. La Madonna di Fatima e l'Islam
Fulton Sheen propone anche un’interessante connessione tra la devozione musulmana per Maria e per la figlia di Mohammed, e l’apparizione di Nostra Signora a Fatima. Diceva: “Questo ci porta al nostro secondo punto, cioè il motivo per cui la Beata Madre, in questo ventesimo secolo, abbia dovuto rivelarsi in questo insignificante piccolo villaggio, in modo che tutte le generazioni future la ricordassero come “Nostra Signora di Fatima”. “Siccome Dio nei segni che ci manda ha attenzione per ogni più piccolo dettaglio, credo che questa scelta significhi che Dio abbia voluto mandare un segno di speranza anche ai musulmani. E per garantire che anche loro, che mostrano così tanto rispetto a Maria, un giorno accetteranno anche il suo Divino Figlio”. Sorprendentemente, infatti, oltre ad essere meta dei pellegrini cristiani, il santuario di Fatima attira anche moltissimi musulmani. Vi si recano per vedere il luogo in cui la Vergine Maria apparve, in una città chiamata in onore di una delle donne che più venerano. Come profeticamente affermava Mons. Sheen, in definitiva, a Fatima la Beata Vergine Maria ha chiamato i cristiani a pregare per la pace nel mondo. In un’epoca in cui la violenza è così spesso commessa in nome dell’Islam, quanto più dobbiamo ricorrere alla Madonna di Fatima! «Continuiamo ad operare per la pace nel mondo e volgiamo il nostro sguardo alla Madonna affinché sia un ponte tra musulmani e cristiani, chiedendole di porre fine all’odio che ha causato tanta violenza in tutto il mondo».

4. La "Danza del sole" a Fatima e l'avvenire del mondo
a) In una trasmissione televisiva Mons. Sheen affermava: «La bella rivelazione della Madonna Benedetta a Fatima in Portogallo dall’aprile all’ottobre del 1917, fu una riprova della tesi russa: quando il mondo avrebbe misconosciuto il Salvatore, Egli ci avrebbe mandato Sua Madre a salvarci. Infatti la sua più grande rivelazione ebbe luogo nello stesso mese in cui scoppiò la Rivoluzione Bolscevica». Riferendosi alla miracolosa “danza del sole” del 13 ottobre 1917,  Mons. Sheen offre una spiegazione allegorica molto efficace: «Penso che fosse un segno di speranza, e significasse che la Madonna ci aiuterà a sfuggire al pervertimento della natura operato dall’uomo. La Sacra Scrittura ha predetto: “Quindi in cielo apparve un grande portento, una donna che aveva il sole per manto” (Ap12, 1). Per secoli e secoli la Chiesa ha cantato Maria “Electa ut Sol”, bella come il sole che fa il giro del mondo, spargendo la sua luce dovunque gli uomini non si schermissero, riscaldando ciò che è freddo, donando fiori al bocciolo e forza a ciò che è debole. Fatima non è solo ammonimento, è una speranza! (…). Mentre l’uomo prende l’atomo e lo spacca per annientare il mondo (attraverso la costruzione di armi letali, ndr.), Maria scuote il sole come un ninnolo appeso al suo polso per convincere il mondo che Dio le ha conferito un enorme potere sulla natura, non per la morte, ma per la luce, la vita e la speranza: “Dio non vuole la morte del peccatore ma che si converta e viva!” (Ez 18,32) (…). Maria è l’anello di congiunzione e ci assicura che non verremo distrutti perché la sede stessa dell’energia atomica, il sole, è un giocattolo nelle Sue mani. Come Cristo fa da mediatore tra Dio e l’uomo, così Ella fa da mediatrice tra il mondo e Cristo. Non lo abbiamo scelto noi, è dono di Dio che ha voluto con Sé una Corredentrice alla quale affidare tutte intere le sue grazie da dispensare agli uomini in ogni tempo, fino al ritorno del Figlio Divino. Come un figlio ostinato che, ribellandosi contro il padre avesse abbandonato la casa, si rivolgerebbe prima alla madre chiedendole di intercedere per lui, così dobbiamo far noi con Maria, l’unica creatura pura e senza macchia che può intercedere fra noi figli ribelli e il Suo Divin Figliuolo. Una terza guerra mondiale non è necessaria e non ci sarà se mettiamo la Donna contro l’atomo. Tra le creature c’è una Donna che può avvicinare il male senza esserne morsa, ed aiutarci a disfarcene (…) ». 
b) Il carisma profetico che sempre “trasudava” dalle parole sempre ispirate di Sheen, traspare con evidenza nelle battute conclusive della sua densa tele predica: «Al principio della storia dell’umanità, quando il Diavolo tentò l’uomo a sostituire l’amore di Dio con l’egoismo, Dio promise che il tallone di una Donna avrebbe schiacciato il capo del Serpente (Gn 3,15). Che sia un cobra rosso o un martello che batte e una falce che taglia, ciò ha poca importanza per la Donna attraverso cui Dio conquista nell’ora del male. Cominciate col pregare come non avete mai pregato prima d’ora. Dite il Rosario al mattino mentre andate a lavorare, in casa, nel tempo libero e mentre lavorate nel campo, nel granaio, o negli uffici, non vergognatevi. Non ci saranno più guerre se pregheremo! Ciò è assolutamente certo, perché la promessa non è fatta dagli uomini che tutti siamo traditori e inaffidabili, ma ci viene dal Cielo, da Dio per mezzo della Madre (…). Abbiamo speranza. Se il mondo fosse senza speranza, credete che Gesù ci avrebbe mandato Sua Madre con l’energia atomica del sole ai suoi ordini? Oh che bello sarebbe se i vostri parroci v’insegnassero il Trattato della vera Devozione a Maria, cercatelo, Pio XII ha canonizzato di recente l’autore, San Luigi M. Grignon de Montfort che in questo libretto predisse tutto quanto vi sto dicendo io oggi. Voglio invitarvi tutti a riflettere su Fatima, a conoscere le storie dei tre pastorelli, ascoltateli! (…)».

5. "Donna, ecco tuo figlio": una meditazione di Mons. Sheen
«Un angelo luminoso lasciò il grande Trono della Luce e discese sulle pianure di Esdrelon e, ignorate le figlie dei grandi regni e imperi, discese lì dove si trovava un’umile vergine in preghiera e le disse: «Salve, piena di grazia!». Queste non erano soltanto parole che venivano annunciate, ma era il Verbo stesso che «si faceva carne». Questa era la prima annunciazione. Nove mesi dopo, un angelo luminoso discese nuovamente dal grande Trono della Luce su dei pastori che si trovavano fra le colline della Giudea e insegnò loro la gioia del Gloria in excelsis, invitandoli ad andare ad adorare colui che il mondo intero non può contenere, un «bimbo avvolto in fasce che giace in una mangiatoia». L’Eterno era divenuto tempo, la Divinità si era incarnata, Dio si era fatto uomo; l’Onnipotenza si era fatta impotente. Secondo le parole di san Luca, Maria «dette alla luce il suo primogenito... e lo depose in una mangiatoia». Questa era la prima natività. Poi venne Nazaret e la bottega del falegname. Possiamo immaginare il bimbo divino, aspettando il tempo in cui sarebbe stato battezzato con un battesimo di sangue, costruire una piccola croce, anticipazione di quella grande croce che un giorno sarebbe stata sua sul Calvario. Possiamo anche immaginarcelo, alla fine di un lungo giorno di lavoro, stiracchiare le sue braccia esauste, mentre gli ultimi raggi di sole tracciavano sulla parete opposta l’ombra di un uomo sulla croce. Ancora, possiamo immaginare sua Madre percepire in ogni chiodo il ricordo di quella profezia secondo la quale gli uomini avrebbero inchiodato sulla croce colui che aveva fabbricato l’universo. Da Nazaret al Calvario, dai chiodi della bottega di un falegname a quelli della malvagità umana. E fu proprio dalla croce che egli portò a compimento la sua volontà e il suo testamento. Aveva già donato il suo sangue alla Chiesa, le sue vesti ai suoi nemici, il paradiso a un ladro e presto avrebbe abbandonato il suo corpo alla tomba e la sua anima al Padre eterno. A chi dunque avrebbe potuto donare i suoi due tesori da lui più amati: Maria e Giovanni? Li avrebbe donati l’uno all’altra, un figlio a sua Madre e una Madre all’amico. «Donna!». Era la seconda annunciazione! L’ora oscura della notte, la stanza silenziosa e la preghiera estatica l’avevano condotta fino al Calvario, dove il cielo si era trasformato in tenebra e il figlio moriva appeso a una croce. Eppure che consolazione! La prima annunciazione era stata fatta solo da un angelo, ma la seconda da Dio stesso, con la soavità della sua voce. «Ecco tuo figlio!». Era la seconda natività. Maria aveva dato alla luce il suo primogenito senza dolori di parto, nella grotta di Betlemme; adesso dà alla luce il suo secondogenito, Giovanni, tra i dolori del Calvario. Solo adesso Maria sperimenta i dolori del parto, non solo nel dare alla luce il suo secondogenito, Giovanni, ma anche nel dare alla luce tutti coloro che, nelle ere cristiane, sarebbero nati da lei come «figli di Maria». Ora possiamo capire perché Gesù fu chiamato suo «primogenito». Non perché Maria avrebbe avuto altri figli secondo la carne e il sangue, ma perché avrebbe partorito altri figli attraverso le doglie del suo cuore. La condanna divina inflitta a Eva è ora rinnovata in Maria, la nuova Eva, poiché essa partorisce i suoi figli con dolore. Maria, quindi, non è solo la madre di Gesù Cristo, ma è anche madre nostra. Questo non le è dato semplicemente come titolo di cortesia; non si tratta nemmeno di una finzione giuridica o di un linguaggio figurato. Siamo veramente figli suoi e lo siamo a pieno diritto, poiché essa ci ha partoriti nel dolore ai piedi della croce. All’ombra dell’albero del bene e del male, Eva aveva perso il titolo di Madre dei viventi, a causa della sua debolezza e della sua disobbedienza. Ora, invece, ai piedi dell’albero della croce, Maria, grazie al suo coraggioso sacrificio e alla sua fedele obbedienza, ha riacquistato il titolo di Madre dei viventi. Che destino meraviglioso avere come madre la Madre di Dio e come fratello Gesù! Preghiera O Maria! Come Gesù è nato nella carne nella tua prima natività, così noi siamo nati nello spirito nella tua seconda natività. In questo modo tu ci hai partorito in un mondo nuovo, dove possiamo comunicare spiritualmente con Dio, nostro Padre, con Gesù, nostro Fratello e con te, nostra Madre! Se una madre non potrà mai dimenticare il figlio del suo seno, allora, Maria, tu non potrai dimenticarci mai, poiché siamo tuoi figli. Nello stesso modo in cui tu sei co-redentrice nell’acquisizione della grazia della vita eterna, sii anche co-mediatrice nella sua elargizione. Nulla ti è impossibile, poiché tu sei la Madre di colui che tutto può. Se tuo Figlio non ha rifiutato la tua richiesta al banchetto di Cana, non rifiuterà nemmeno le tue preghiere al banchetto celeste, dove tu regni come Regina degli angeli e dei santi. Intercedi, dunque, presso il tuo Figlio divino, affinché egli possa trasformare l’acqua della mia debolezza nel vino del coraggio. Maria, tu sei il rifugio dei peccatori! Prega per noi, prostrati ai piedi della croce. Madre santa, santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte. Amen.»

Bibliografia
FULTON J. S., La Madonna (The Woman), Paoline, 1952; IDEM, Le ultime sette parole. Meditazioni per la Quaresima, San Paolo, Cinisello Balsamo 1997;  IDEM, Il primo amore del mondo, Richter 1954; IDEM, La vita merita di essere vissuta. La luce della fede nelle tenebre del mondo, Fede e Cultura, Roma 2018; IDEM, Avvento e Natale, San Gaetano, Vicenza 2005; IDEM, Quaresima e Pasqua. Guidati da Fulton J. Sheen, San Gaetano, Vicenza 2005; IDEM, Storia di Gesù, figlio di Maria, Elledici, Leuman 2005; IDEM, La pace dell'anima. Psicanalisi e teologia cristiana, Fede & Cultura, Verona 2019; SHEEN FULTON J. - RAYMOND LEO, Il sacerdote non si appartiene. L'unione al sacrificio di Cristo per la salvezza, Fede & Cultura, Verona 2016;  IRVIN D. S. - EPPLE M., Religion, Culture, and the Cold War: Bishop Fulton J. Sheen and America's Anti-Communist Crusade of the 1950s, Historian, 2009; TIMOTHY H., The Preaching of Archbishop Fulton J. Sheen: The Gospel Meets the Cold War, Lexington Books, 2010; THOMAS C., America's Bishop. The Life and Times of Fulton J. Sheen, Encounter Books, San Francisco, 2001.






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