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BACCHER PLACIDO



Sacerdote napoletano, apostolo dell'Immacolata, Venerabile dal 27 febbraio 1944.

1. Cenni biografici e ministero sacerdotale
a) II Venerabile Don Placido Baccher nacque il 5 aprile 1781 a Napoli. Già da bambino, amava giocare costruendo altarini e officiando con i fratellini e gli amici delle cerimonie religiose, quasi fosse un vecchio sacerdote. Frequentò da esterno il Collegio dei Padri Domenicani, dove ebbe per maestro il P. Salvatore Pignataro che, insieme con il sacerdote napoletano Don Raffaele Schiano, ne curò la formazione culturale e spirituale, proponendo come modello la figura di San Luigi Gonzaga, di cui Placido divenne molto devoto. Insieme a migliaia di altri cittadini, sospettati di aver tenuto fede al re durante la Repubblica Partenopea del 1700, fu fatto prigioniero e detenuto a Castel Capuano. Anche suo padre era stato esiliato, mentre i suoi fratelli Gennaro e Gerardo erano caduti sotto i colpi del plotone di esecuzione, giustiziati nel castello angioino. Si racconta che alla vigilia della sua esecuzione capitale, mentre si assopiva recitando il Rosario, gli sarebbe apparsa la Madonna che gli avrebbe detto: «Confida, figliuolo; domani sarai liberato da questo orrido carcere. Tu però dovrai essere mio e sarai chiamato in una delle principali chiese di Napoli a zelare le glorie del mio immacolato concepimento». Condotto, il giorno dopo davanti al tribunale dei giudici, fu riconosciuta la sua innocenza e fu lasciato libero. Ma poco tempo dopo fu emesso un nuovo mandato di cattura. Placido fu calato con una fune in un pozzo ma per una errata manovra andò a cadere sul parapetto di un terrazzo procurandosi una grossa ferita alla testa. Mentre però si rimarginava la ferita, l'esercito del card. Ruffo assediò Napoli; la flotta inglese, al comando del generale Nelson, presidiava dal mare e la Repubblica Partenopea volgeva ormai, definitivamente, al suo tramonto. Sopiti i bollori della rivoluzione, Placido intraprese nuovamente gli studi da chierico esterno presso il convento di S. Tommaso d'Aquino per divenire sacerdote. Sotto la guida del sacerdote Vincenzo Aprea, suo revisore, si preparò alla vestizione del sacro abito che gli fu imposto il 20 febbraio 1802 e fu assegnato alla parrocchia di S. Giovanni Maggiore. Il suo impegno negli studi fu serio e già nel 1803 fu ammesso alla prima clericale tonsura e, nella Pentecoste dell'anno successivo, gli furono conferiti gli Ordini Minori. Nel maggio del 1805 ricevette il Suddiaconato e il Diaconato e il 30 maggio 1806 fu consacrato Sacerdote nella Basilica di S. Restituta. Celebrò la sua Prima Messa nella chiesa di S. Lucia al monte.
b) Don Placido iniziò il suo ministero con il Padre Pignataro, rettore della chiesa di S. Tommaso d'Aquino. Qui radunava ogni sabato i molti fedeli che gli erano affezionati fin da quando spiegava il catechismo in S. Giovanni Maggiore. Con essi, insieme con l'amico Don Gennaro Pellino, recitando il Rosario, si portava alla chiesa dell'Immacolata di Suor Orsola Benincasa. Per questo apostolato mariano e per l'amore che inculcava nelle anime a Gesù Eucaristia, i Superiori lo nominarono rettore della chiesa del SS. Salvatore, detta del Gesù Vecchio, in via Giovanni Paladino nel cuore della vecchia Napoli. Placido accettò la nomina dopo essersi consultato con il suo santo confessore P. Francesco Saverio Maria Bianchi, asceso agli onori degli altari, e altri sacerdoti suoi amici ricchi di pietà e di scienza. La chiesa del Gesù Vecchio era rimasta abbandonata per diversi anni. Don Placido la riportò al suo splendore, e fece costruire l'organo per rendere più solenni le funzioni. Profuse tutto il suo patrimonio, che gli fu restituito dai Borboni al loro rientro dopo la parentesi della rivoluzione, e quante offerte generose gli si offrivano dai fedeli. Il Gesù Vecchio, così, divenne, per lo zelo di Placido, una delle più belle e frequentate chiese di Napoli.
c) Il 19 ottobre 1851, all'età di settanta anni e sei mesi, nel giorno sacro alla purità di Maria, assistito dall'Arcivescovo e da uno stuolo di sacerdoti, tra cui il nipote don Gennaro Baccher, mentre una folla di devoti in chiesa pregava per lui la Madonna, Placido Baccher, balbettando per l'ultima volta i nomi di Gesù e Maria, lasciava la terra, per entrare nella beata eternità. «Voglio rimanere ai piedi della Madonna» aveva spesso ripetuto in vita, volendo significare che alla sua morte desiderava essere sepolto ai piedi della Madonnina venerata nella sua chiesa. E fu esaudito. Infatti la salma restò esposta per tre giorni in chiesa, il Re concesse la dispensa dall'interro al Cimitero e l'Arcivescovo accolse la domanda dei Prelati e del popolo per il deposito canonico della salma. Recitato l'elogio funebre dal canonico Penitenziere don Giovanni Gallo, la salma fu tumulata dietro l'altare maggiore il 22 Ottobre 1851.

2. La sua devozione a Maria, la sua "Madonnina" e il "Sabato privilegiato"
a)
Placido attinse dalla mamma, una tenerissima devozione per la Madonna. Da sacerdote istruiva i fedeli che una vera devozione alla Madonna, deve portare ad una maggiore conoscenza ed amore di Dio e del suo Figlio e Signore nostro Gesù Cristo. Fu Apostolo infaticabile nel diffondere tale devozione, e per le feste dell'Immacolata, durante la dodicina di preparazione, disceso dal pulpito dopo aver commentato i misteri, si portava all'ingresso del tempio, si scalzava, con una «disciplina» si batteva fortemente e arrivato all'altare, si cingeva di funi, metteva al collo una catena di ferro, sul capo una corona di legno e, presa una pesante croce, si trascinava in ginocchio per tutta la Chiesa. Innumerevoli conversioni seguivano a questi edificanti atti di pietà e di penitenza; perfino i facinorosi dell'epoca venivano per consegnare al Servo di Dio armi di ogni genere e chiedevano di confessarsi per cambiar vita. Devotissimo alla Madonna trasformò la sua chiesa in un fervido centro di devozione mariana, fedele al suo motto “A Gesù per Maria”; fu ardente zelatore del Rosario, da lui considerato arma validissima di apostolato. Per il suo attaccamento a Maria e l'ardente apostolato è stato denominato "Apostolo dell’Immacolata“.
b) Nella chiesa del Gesù Vecchio, mancava l'immagine della Madonna a cui Placido, come detto, era devotissimo. Se la fece costruire dall'artista napoletano Nicola Ingaldi, così come gli era apparsa durante la prigionia a Castel Capuano. La statua è di proporzioni ridotte, è parte in creta e parte in legno; le sue vesti sono di lino ingessato e inargentato; sul manto, sulla veste e sopravveste sono dipinti fiori, stelle e frange dorate. La Madonnina sorregge sul braccio sinistro il Bambino, mentre col piede schiaccia la testa del serpente. Don Placido volle porre nelle mani della Madonna e del Bambino la corona del Rosario, e ai piedi della Vergine, sul globo, simbolo del mondo, un gruppo di teste di angeli; a destra e a sinistra due angeli recanti nelle mani un giglio e una stella; e ancora a destra uno specchio e a sinistra una rosa quasi a richiamare le litanie lauretane. La Madonnina fu collocata su un trono composto di colonne e cornici di legno indorato e ghirlandato di lauro, con in alto, a rilievo, le persone della Santissima Trinità. Alla statua  si accede con due rampe di scale in marmo, sulle quali si adagiano due angeli sostenenti candelabri di bronzo dorato. Il 30 dicembre 1826, la Madonnina di Don Placido fu incoronata e dichiarata Protettrice di Napoli, dal Cardinale di Napoli Luigi Ruffo Scilla. Le corone d'oro da porre sul capo del Bambino Gesù e dell' Immacolata furono offerte dal Capitolo Vaticano.
c) In occasione della solenne celebrazione dell'incoronazione, la Madonna apparve a Placido per esprimergli il suo compiacimento e per premiare la fede del suo fedele servo e di tutti i suoi devoti e promise solennemente: "Beati i sacerdoti che celebreranno al mio altare e beati i fedeli che vi faranno la Comunione nel sabato seguente alla mia incoronazione", cioè il sabato dopo il 30 dicembre. Nasce così il "Sabato Privilegiato". Da allora, uno stuolo di fedeli cominciò a recarsi in quel fatidico giorno alla Chiesa del Gesù Vecchio per venerare la Vergine.  Persino il pontefice Pio IX il 9 settembre 1849 si recò al Gesù Vecchio per venerare personalmente questa immagine nonché per conoscere don Placido e verificarne la santità. La tradizione del “Sabato Privilegiato” continua ancor oggi nonostante siano trascorsi quasi dei secoli: sembra che il tempo si sia fermato e, nonostante la chiesa sia stata da sempre priva di campane, tutti vi accorrono numerosi, anzi numerosissimi, oggi come ieri, dall’alba al tramonto. Di generazione in generazione, infatti, si tramanda questo culto ed è un continuo flusso di fedeli che si recano a venerare la Madonnina e la tomba di Don Placido. All’altare maggiore si celebrano ininterrottamente sante Messe durante la notte e il giorno e vari sacerdoti e diaconi distribuiscono l’Eucaristia. La folla diventa una calca soprattutto durante la santa Messa che viene celebrata ogni anno dal Cardinale Arcivescovo di Napoli. La Chiesa del Gesù Vecchio, per l'apostolato di Don Placido e per la sempre viva tradizione del "Sabato Privilegiato", è diventata un centro mariano ed eucaristico importantissimo.

Bibliografia
ANDOLFI A., L’incredibile Immacolata di Placido Baccher, in Storie di Napoli del 2 novembre 2017; DONADONI E., Don Placido Baccher de Gasaro e il Sabato privilegiato, dal sito Napoliinternos; IDEM, Devozione all'Immacolata di Don Placido, dal sito Luce oltre l'orizzonte; Vite di Servi di Dio, di Beati e di Santi napoletani, in Quaderni della “Critica”, diretti da B. Croce», agosto 1946, n. 5; CORSICATO N., Santuari, luoghi di culto, religiosità popolare. Il culto mariano nella Napoli d'oggi, Liguori Editore, Napoli 2006;






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