CATEGORIA: BIOGRAFIE - PERCORSI
TITOLO DELLA PUBBLICAZIONE: Indagine su Maria


René Laurentin - Francois M. Debroise
Indagine su Maria.
Le rivelazioni dei mistici sulla vita della Madonna
Mondadori, Milano 2012

Nella sua ultima fatica, il novantaquattrenne storico e mariologo René Laurentin ritorna sul personaggio che più l’ha affascinato durante la sua lunga vita: Maria. Laurentin è noto per gli studi su Lourdes, coronati dai 7 volumi dei Documenti autentici e i 6 della Storia autentica, cui s’aggiungono numerose opere su La Salette, Pontmain, Medjugorje e altro.
Ora esce in libreria Indagine su Maria. Le rivelazioni dei mistici sulla vita della Madonna (Mondadori, pp. 264, euro 18,50) scritto col sociologo François-Michel Debroise. È un’opera originale, audace per la libertà con cui è concepita, rigorosa nel metodo e prudente. Quest’indagine , difatti, non tratta della Maria «storica» o «evangelica» o «teologica» e nemmeno di quella apparsa a Melanie o Bernadette. Si occupa della figura della Vergine nelle rivelazioni private di 8 mistici-veggenti, e in particolare di 4: la venerabile María de Ágreda (1602-1665), la beata Anna K. Emmerick (1774-1824), la laica carismatica Maria Valtorta (1897-1961) e Consuelo, spagnola del XX secolo. Lo scopo di Laurentin è comprendere se esista una concordanza fra queste rivelazioni private – private, non pubbliche né riconosciute, è bene rimarcarlo – ricevute in estasi o in preghiera e poi trascritte in opere che hanno influito non poco sulla devozione di molti credenti. Al confronto s’aggiungono frammenti di Therese Neumann, Luz Amparo Cuevas e degli anonimi «Rosa» e «Domenico », che pure hanno trascritto «rivelazioni», sebbene non paragonabili all’estensione delle opere delle prime 4 mistiche e soprattutto della Valtorta (migliaia di pagine). Chiariamo: queste 8 persone (7 donne e un uomo) «ricevettero» rivelazioni private sulla vita della Madonna che vengono giudicate alla stregua di narrazioni edificanti e letture devote, come precisa Vittorio Messori nell’utile introduzione, giacché la Chiesa è estremamente cauta nell’accogliere questi racconti, soprattutto quando pretendono di aggiungere dettagli alle Scritture. Per ragioni di prudenza e buon senso, la Chiesa «bandisce in linea di principio il termine 'rivelato' quando si tratta di rivelazioni private, senza valore ufficiale » poiché «la Rivelazione pubblica è Parola di Dio assunta dallo Spirito Santo e garantita dalla Chiesa» e, dopo la Scrittura biblica, le vite rivelate «non sarebbero in grado di apportare alcun complemento autorizzato (Gal 1, 8­ 9)». È noto, ad esempio, che L’Evangelo come è stato rivelato di Maria Valtorta fu messo all’Indice soprattutto per quell’uso della parola «evangelo ». La pubblicazione ne è tuttavia tollerata, a patto che si metta in evidenza che l’opera riporta «semplicemente forme letterarie di cui si è servita l’Autrice per narrare, a suo modo, la vita di Gesù». Laurentin però, di fronte al fatto che alcuni di questi testi arri­vano da misti­che canonizzate, crede legittimo chie­dersi se, e come, dipendano da «ispira­zioni dettate dall’alto». Essi non alterano la narrazione evangelica ma la arricchiscono di dettagli non sostanziali – un po’ come le tradizioni apocrife. Un esempio: l’ascensione di Gesù. Per María de Ágreda, la Vergine restò con Gesù nel Cenacolo per 40 giorni dopo la Resurrezione. Quando il Figlio ascese al cielo, davanti a «120 testimoni» (Atti 1,15), lei fu proclamata Regina della Chiesa. Per Rosa e per la Emmerick, Gesù ascese all’aperto di fronte a un’immensa folla «a perdita d’occhio». Per la Valtorta, invece, assistettero all’ascensione «120 testimoni» e «72 discepoli ». Insinuandosi nelle piccole variazioni fra Vangeli e Atti, le mistiche modulano il racconto aggiungendo tocchi di colore e di realismo negli abiti, nei luoghi, nei personaggi, variandoli al modo delle sacre rappresentazioni: la Madonna della Ágreda, ad esempio, sviene spesso come accadeva alle dame altolocate del XVII secolo. La Valtorta, invece, nomina centinaia di personaggi secondari non citati nei Vangeli, che non ne alterano il racconto ma agiscono come le comparse di un sontuoso film in costume.
La domanda di Laurentin è: se tali testi, negli aspetti più indipendenti dai Vangeli, dagli Atti, dagli apocrifi, mostrassero qualche concordanza significativa, si potrebbe parlare di «ispirazione» nel senso attribuito ad altre opere non apostoliche? Per rispondere egli cerca concordanze fra le varie rivelazioni ma incappa spesso in risultati negativi: molte sono le discordanze anche se qualche singolare analogia c’è, che – afferma – potrebbe al limite soccorrere la fede senza mai entrare nel dogma (espressione normativa e strutturata della Rivelazione). Queste «rivelazioni private», o meglio «ispirazioni», mostrano molte divergenze, molte convergenze spiegabili e un piccolo nucleo di concordanze «inspiegabili». Alla fine della sua ricerca, comunque, Laurentin non teme d’invitare alla lettura di queste carismatiche (racconti ortodossi, è bene chiarirlo) perché li considera edificanti, vivaci (Valtorta), armoniosi (María de Ágreda) o eleganti (Emmerick); letture devote insomma che potrebbero aiutare a visualizzare meglio gli episodi evangelici, come farebbe un film. Forse è stato inaugurato un nuovo genere nello studio della letteratura spirituale fino ad ora (spesso a ragione) trascurato.

Mario Iannacone
Avvenire 7 febbraio 2012
 

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