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  Don Bosco, un educatore mariano 
Santi

Due articoli di Aldo Giraudo in Maria Ausiliatrice, n1 - 2007, pp. 3-5; n. 2 - 2007, pp. 4-5.



I PARTE

Don Bosco, come tutti i santi della Chiesa, ha vissuto un’intensa pietà mariana e ha ritenuto la devozione a Maria uno dei cardini spirituali nella vita dei cristiani. Quali sono gli aspetti che qualificano e caratterizzano la devozione mariana vissuta e propagata da Don Bosco? Che riflessi possono avere sulla nostra vita?

La formazione mariana di Don Bosco

Maria è presente nella vita di Don Bosco fin dai suoi primi anni di vita. Nato il giorno successivo alla festa dell’Assunta del 1815, fu educato da mamma Margherita a quell’amore tenero e spontaneo, tipico della devozione popolare, verso questa Madre, Consolatrice e sostegno del popolo cristiano. La donna «di maestoso aspetto, vestita di un manto, che risplendeva da tutte le parti»1, da lui descritta quando ci racconta il sogno fatto a nove anni, nel quale è preannunciata la sua missione di educatore e pastore dei giovani, è la Madonna raffigurata secondo la rappresentazione tradizionale e comune nel suo ambiente. Di essa Don Bosco sottolinea soprattutto la maternità amabile e sollecita, l’intercessione potente presso Dio. Questo aspetto è quello più consono al suo animo, che lo accompagnerà fino all’ultimo respiro di vita. Nelle sue Memorie, raccontando la propria formazione, ci ricorda molti degli aspetti e delle devozioni tipiche della religiosità popolare: rosario in famiglia, Angelus tre volte al giorno, novene e tridui, invocazioni e giaculatorie, consacrazioni, visite ad altari e a santuari, feste mariane (Maternità, Nome di Maria, Madonna del Rosario, Addolorata, Consolata, Immacolata, Madonna delle grazie...). Nel primo libro da lui pubblicato, i Cenni storici sulla vita del chierico Luigi Comollo (1844), in cui tratteggia la figura spirituale del suo compagno e amico di seminario morto in giovane età, Don Bosco illustra i tratti che caratterizzavano la sensibilità spirituale e la devozione del buon seminarista. Luigi, «quando discorreva della Madonna tutto si vedeva compreso di tenerezza, e dopo d’avere raccontato o udito raccontare qualche grazia concessa dalla Madonna a favore del corpo, egli sul finir tutto rosseggiava in volto, e alle volte rompendo anche in lagrime esclamava: se Maria cotanto favorisce questo miserabile corpo, quanto non saranno i favori che sarà per concedere a pro delle anime di chi la invoca?».2 E ci racconta che nella malattia finale Luigi fu consolato dalla visione di Maria che lo prendeva per mano: «Oh! se gli uomini potessero essere persuasi qual contento arrechi in punto di morte essere stati divoti di Maria, tutti a gara cercherebbero nuovi modi con cui offrirle speciali onori. Sarà pur dessa, che col suo figlio tra le braccia formerà la nostra difesa contro il nemico dell’anima nostra all’ora estrema; s’armi pure tutto contro di noi l’inferno, con Maria in nostra difesa, nostra sarà la vittoria. Guardati però dall’essere di quei tali, che per recitare a Maria qualche preghiera, per offrirle qualche mortificazione credono di essere da lei protetti, mentre conducono una vita tutta libera e scostumata».3 Questo soprattutto è l’aspetto che caratterizza la pietà mariana per il giovane Don Bosco formatosi nella meditazione degli scritti mariani di Sant’Alfonso: la vera devozione a Maria garantisce la protezione più potente che si possa avere in vita e in morte. Lo scriverà anche nel Giovane provveduto nel 1847: «Se sarete suoi devoti, oltre a colmarvi di benedizioni in questo mondo, avrete il paradiso nell’altra vita».4 È il tratto più caro alla cultura, ai gusti e alla “devozione” del tempo. Tuttavia c’è, scavando in profondità nella fisionomia spirituale di Don Bosco, una dimensione che va oltre le sensibilità storiche e culturali della pietà popolare e, proprio per questo, può offrirci nutrimento interiore e stimolo, se necessario, ad una revisione critica della nostra pietà mariana.

Maria, modello educativo

 Nel libretto Il mese di maggio consacrato a Maria SS. Immacolata ad uso del popolo (1858), Don Bosco inquadra esplicitamente e insistentemente la devozione mariana in un contesto che ha come obiettivo un concreto e serio impegno di vita cristiana vissuta con fervore e amore. «Tre cose da praticarsi in tutto il mese:
1. Fare quanto possiamo per non commettere alcun peccato nel corso di questo mese: sia esso tutto consacrato a Maria.
2. Darsi grande sollecitudine per l’adempimento de’ doveri spirituali e temporali del nostro stato.
3. Invitare i nostri parenti ed amici e tutti quelli che da noi dipendono a prendere parte alle pratiche di pietà che si fanno in onore di Maria nel corso del mese».5
È significativo che i trentuno Fioretti, uno per giorno del mese di maggio, suggeriti nel volumetto, consistano essenzialmente in esercizi pratici per alimentare l’unione con Dio, il fervore spirituale e l’esercizio delle virtù nel corso del vissuto quotidiano.6
Nel seguito del libro, Don Bosco distribuisce una serie di letture o piccole meditazioni giornaliere, le quali non riguardano – come ci si aspetterebbe le “glorie di Maria” –, ma presentano una sintesi motivante delle verità che devono nutrire e illuminare la vita del cristiano: Dio creatore - Anima - Redenzione - Chiesa - Capo della Chiesa - Pastori della Chiesa - Fede - Sacramenti - Dignità del cristiano - Preziosità del tempo - Presenza di Dio - Fine dell’uomo - Salvezza dell’anima - Peccato - Morte - Giudizio particolare - Giudizio universale - Pene dell’inferno - Misericordia di Dio - Confessione - Confessore - Messa - Comunione - Peccato di disonestà - Virtù della purità - Rispetto umano - Paradiso. Si tratta di temi comuni nella letteratura spirituale e nella predicazione del tempo (che era preoccupata di “istruire” e di catechizzare); però vengono ripresi da Don Bosco con le accentuazioni che caratterizzano la sua pedagogia spirituale.
La cosa che più pare preoccuparlo è l’urgenza di insegnare ai giovani e al popolo che la celebrazione del mese di Maria, che la vera devozione mariana, è un modo efficace per operare una conversione continua, una crescita di impegno cristiano, simultaneamente sul piano morale, spirituale e dei doveri quotidiani: «Ella ci ottenga da Gesù suo Divin Figliuolo la grazia di poter conoscere, amare, servire Iddio in questa vita e andarlo poi un giorno a godere eternamente in Cielo».7 Mi pare significativo l’uso di queste espressioni, che nel Catechismo indicavano il fine ultimo dell’uomo, e qui vengono riportate per riassumere e finalizzare la devozione mariana.
L’altro tema, ereditato da tutta una tradizione devota, è il collegamento tra devozione mariana e salvezza eterna: «Poiché il più bell’ornamento del cristianesimo è la Madre del Salvatore, Maria Santissima, così a Voi mi rivolgo, o clementissima Vergine Maria, io sono sicuro di acquistare la grazia di Dio, il diritto al Paradiso, di riacquistare insomma la perduta mia dignità, se Voi pregherete per me: Auxilium christianorum, ora pro nobis».8
Don Bosco è convinto che Maria interviene come avvocata efficacissima e mediatrice potentissima presso Dio per aiutarci a raggiungere quella perduta dignità di figli, quell’“immagine e somiglianza” di Dio nell’uomo che i nostri progenitori hanno compromesso col loro peccato, per se stessi e per la loro discendenza. Dunque, recuperare, attraverso l’inserimento in Cristo Salvatore, un modo profondo di comunicazione con Dio capace di rigenerarci in uomini nuovi. In questa prospettiva si comprende tutta la sua missione educativa e il suo modello formativo.

II PARTE

L'Apostolo di Maria

Nel 1868, in occasione dell’inaugurazione del Santuario di Maria Ausiliatrice, Don Bosco scrive e diffonde un fascicolo intitolato Maraviglie della Madre di Dio invocata sotto il titolo di Maria Ausiliatrice.1 Nel testo è maggiormente sottolineata la dimensione ecclesiale, sulla quale si va sempre più orientando lo sguardo del Santo e le sue preoccupazioni educative e missionarie. I titoli di Immacolata e di Ausiliatrice nel contesto ecclesiale del tempo evocavano il “grande scontro” tra Chiesa e società liberale. Si faceva una lettura religiosa degli eventi politici e sociali, sulla linea della reazione cattolica all’incredulità, al liberalismo anticlericale, alla scristianizzazione. Tra le mura dell’Oratorio, però, la devozione all’Immacolata e all’Ausiliatrice non ha questi toni, pur aprendosi ad una coscienza ecclesiale e missionaria: «Il bisogno oggi sentito di invocare Maria non è particolare, ma generale; non sono più tiepidi da infervorare, peccatori da convertire, innocenti da conservare. Queste cose sono sempre utili in ogni luogo, presso qualsiasi persona. Ma è la stessa Chiesa Cattolica che è assalita. È assalita nelle sue funzioni, nelle sue sacre istituzioni, nel suo Capo, nella sua dottrina, nella sua disciplina; è assalita come Chiesa Cattolica, come centro della verità, come maestra di tutti i fedeli».2 In questa direzione Don Bosco orientava la preghiera e l’invocazione mariana, anche se, per i suoi ragazzi e per il popolo, continuava a sottolineare prevalentemente la dimensione spirituale e apostolica della pietà mariana. Infatti, la pratica del mese di maggio e delle varie devozioni mariane era da lui presentata con questi obiettivi:
* determinare nei giovani la decisione di un maggior impegno nel proprio dovere,
* nell’esercizio delle virtù,
* nell’ardore ascetico (mortificazioni in onore di Maria),
* in una carità operativa,
* e in una generosa azione di apostolato tra i compagni.

L'educazione evangelizzante

Don Bosco tende, dunque, ad assegnare a Maria Immacolata e Ausiliatrice un ruolo determinante nell’opera educativa e formativa dei cuori e delle menti e a valorizzare, nel clima del grande fervore mariano del suo tempo, gli esercizi virtuosi e le pratiche devote per condurre una vita di purificazione dal peccato e dall’affetto ad esso e di crescente totalità di dono di sé a Dio. Già precedentemente, nel Giovane Provveduto (1847), il santo presentava l’invocazione di Maria come mezzo efficace per il superamento delle tentazioni: «Un sostegno grande per voi, miei figliuoli, è la divozione a Maria Santissima ... Tre grazie in modo particolare le dovrete immediatamente chiedere, le quali sono di assoluto bisogno a tutti, ma specialmente a voi che vi trovate in giovanile età. La prima è quella di non commettere mai peccato mortale in vita vostra. Questa grazia voglio che pretendiate a qualunque costo dall’intercessione di Maria. Sapete che cosa voglia dire cadere in peccato mortale? La seconda grazia che chiedere dovrete è di conservare la santa e preziosa virtù della purità. Quindi nasce la necessità della terza grazia ed è quella appunto di fuggire i cattivi compagni. Felici voi, o miei figliuoli, se fuggirete la compagnia de’ malvagi».3 Nel libretto del 1868 (Maraviglie della gran Madre di Dio invocata sotto il titolo di Maria Ausiliatrice), come dicevamo, lo sguardo di Don Bosco si allarga anche su altri aspetti della vita cristiana: Maria, è presentata:
* come il modello dell’unione perfetta con Dio nell’Annunciazione;4
* come esempio di azione santificatrice verso il prossimo nella Visita a Santa Elisabetta (santificare nel servizio);5
* come maestra di tenera, misericordiosa, sollecita, diligente attenzione alle necessità dei fratelli nelle nozze di Cana;6
* e come madre dei credenti tra i dolori del Calvario.7
Ma l’accento è posto soprattutto sul fatto che Maria favorisce chi lavora per la fede.8 Dunque: lotta contro il peccato e orientamento a Dio, santificazione di sé e del prossimo, servizio di carità, forza nel portare la croce e impegno missionario nella Chiesa e nel mondo. Sono questi i tratti salienti di una devozione mariana che ha ben poco di devozionalistico e di sentimentale, nonostante il clima dell’epoca e i gusti popolari che, comunque, Don Bosco valorizza.

Dio al centro della vita

Riflettiamo ora sul significato spirituale di questa prospettiva. Don Bosco sapeva che il precetto di “Amare Dio sopra ogni cosa” significa, innanzitutto, convertirsi in profondità e consegnarsi totalmente a Lui (usava frequentemente espressioni come: è necessario “darsi a Dio per tempo”; “darsi totalmente e senza riserve a Dio”). Insegnava che si deve vivere il proprio Battesimo giorno per giorno, facendo un lavoro costante e profondo di sradicamento dall’egoismo, di morte al proprio orgoglio, di purificazione delle intenzioni che ci guidano nell’azione, in un amore di carità che gioiosamente si consegna a Dio. Lo aveva imparato facendo gli esercizi spirituali nello spirito di Sant’Ignazio di Loyola, e lo aveva assimilato dal suo santo preferito, Francesco di Sales, maestro di carità gioiosa: il quale insegna che la vita è veramente “devota” quando, trasfigurata dalla carità, non misura quanto dà, fa tutto con gioia, con ardore, con libertà di spirito, con generosità e facilità, con amorevolezza e brio. Come si vede, questa è una prospettiva che richiede conversione decisa, costantemente ripetuta: un sì radicale detto a Dio, nella conformazione al Cristo obbediente e crocifisso, capace di ribaltare il no detto un giorno dai nostri progenitori nel giardino dell’Eden. Un cuore che ripete esistenzialmente, vitalmente, la stessa risposta di Maria: «Eccomi. Sono la serva del Signore: si compia di me secondo la tua parola». La stessa risposta di Cristo al Padre: «Io ho detto: eccomi, manda me». Tale generoso atteggiamento di offerta lo vediamo in Don Bosco, lo cogliamo nei giovani da lui formati alla santità, come Domenico Savio, ma è l’atteggiamento fondante di ogni forma di santità cristiana nella storia. I veri credenti, i santi – operando questa conversione di mentalità, mettendo in Dio il proprio centro di unificazione interiore (spirituale e psicologico) – vengono rigenerati dalla carità e vedono tutto da un punto di vista diverso e nuovo: sono uomini nuovi nel Cristo e in Maria. In loro, a ben guardare, la “devozione” mariana, anche nelle sfumature della sensibilità ottocentesca – affettuosa, romantica, fervida e zelante –, ha questa radice e porta a quest’effetto di conversione totale, di Battesimo fatto proprio fino alle ultime conseguenze. Nella vita e nella spiritualità di Don Bosco, dunque, Maria è una presenza che stimola un cammino di santità. Una presenza da lui percepita nella fede, una presenza operativa: colei che lo ha accompagnato, sostenuto, guidato, e incoraggiato nel suo cammino di conformazione a Gesù; colei che sostiene la Chiesa nella sua missione e che accompagna, consola, conforta e guarisce i credenti che si sforzano di vivere una devozione non separata dalla conversione del cuore e dall’impegno di vita cristiano. Ed è una presenza che stimola a vivere consapevolmente sotto gli occhi di Dio, in tensione di dono totale. Così Don Bosco la proponeva ai suoi giovani, ai collaboratori e agli amici, come vediamo anche da questa breve invocazione da lui scritta ai piedi di una sua fotografia mandata agli amici nel 1878: "Al pensier di Dio presente fa’ che il labbro, il cuor, la mente di virtù seguan la via o gran Vergine Maria. Sac. Gio Bosco"

NOTE
I PARTE
1 G. Bosco, Memorie dell’Oratorio di San Francesco di Sales dal 1815 al 1855. Introduzione, note e testo critico a cura di A. da Silva Ferreira, Roma, LAS 1991, I, 154-155.
2 G. Bosco, Cenni storici sulla vita del chierico Luigi Comollo morto nel seminario di Chieri, ammirato da tutti per le sue singolari virtù [1844], in [A. Caviglia,] Opere e scritti, vol. V, Torino 1965, p. 40.
3 Ivi, p. 55.
4 G. Bosco, Il giovane provveduto per la pratica de’ suoi doveri negli esercizi di cristiana pietà..., Torino 1847, p. 51.
5 G. Bosco, Il Mese di Maggio consacrato a Maria SS. Immacolata ad uso del popolo, Torino 1858, p. 8.
6 Ivi, pp. 9-11.
7 Ivi, p. 80.
8 Ivi, p. 63-64.

II PARTE
1 G. Bosco, Maraviglie della Madre di Dio invocata sotto il titolo di Maria Ausiliatrice, Torino, Tip. dell’Oratorio di San Francesco di Sales 1868.
2 Ivi, p. 7.
3 G. Bosco, Il giovane provveduto, pp. 51-54.
4 G. Bosco, Maraviglie, pp. 20-25.
5 Ivi, pp. 25-26.
6 Ivi, pp. 31-37.
7 Ivi, pp. 37-41.
8 Ivi, pp. 55-61.

 

Inserito Lunedi 16 Febbraio 2015, alle ore 17:48:27 da latheotokos
 
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DOTTORE IN S. TEOLOGIA CON SPECIALIZZAZIONE IN MARIOLOGIA
DOCENTE ALL'ISSR "SAN LUCA" DI CATANIA

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