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  San Giuseppe B. Cottolengo e la fiducia in Maria 
Santi

Dal libro di Virgilio Noè, Come l'hanno amata! Profili di santi mariani, Edizioni Messaggero, Padova 1989, pp. 299-203.



1. Spalancarsi a Cristo

Il canonico Giuseppe Benedetto Cottolengo di Torino un giorno ebbe chiaro in quale campo lo chiamava il Signore «Padrone della messe». Dio stesso glielo indicava attraverso un gioco di circostanze, a seguito delle quali egli doveva scegliere la vita della carità più eroica e assoluta e mettersi al servizio di malati senza cure, di persone abbandonate, di coloro che avevano più bisogno. Il Cottolengo, facendo così, sapeva di rimanere con Gesù: i suoi occhi di fede scoprivano nei fratelli più bisognosi il volto luminoso di Gesù1. Il frutto portato dal Cottolengo, sarebbe stato grande; anzi, sarebbe aumentato sempre più con l'andare del tempo. Quante case sono state aperte dopo quella di Torino, da lui battezzata «Piccola Casa della Divina Provvidenza». A quella casa, città nella città, se ne aggiunsero altre. In tutte si vive nell'atmosfera della carità, sull'esempio di Giuseppe Benedetto Cottolengo che spese la sua vita per amore a Dio e al prossimo, e si esperimenta che più ci si spalanca a Cristo, più intensa e ardente si fa la vita di una comunità, e di ogni membro di essa.

2. «La grazia è fatta»

Questa luce si è accesa nella vita di Giuseppe Benedetto Cottolengo2 nella chiesa del Corpus Domini a Torino, il 2 settembre 1827, mentre egli sostava dinanzi all'immagine della Madonna della Misericordia. Quella sera il canonico Cottolengo era arrivato alla chiesa con l'animo gonfio, dopo aver assistito in un piccolo albergo una povera mamma morente. In chiesa, dopo aver pregato ancora una volta Dio, perché gli facesse conoscere la sua volontà, su ciò che doveva fare di specifico come prete, aveva fatto suonare le campane, aveva fatto accendere tutte le candele dinanzi all'altare della Madonna, aveva pregato le litanie con un gruppetto di donne arrivate nel frattempo, perché richiamate da quell'insolita scampanata. Finita la preghiera diceva a quelle donne: «La grazia è fatta! Sia benedetta la santa Madonna». Quale grazia? Quella di aver capito la volontà di Dio: scegliere la via della carità per i fratelli più miserabili.

3. «Vergine Maria, Madre di Gesù, fateci santi»

La Madonna lo ha fatto entrare nella via della carità. Lui non lo ha più dimenticato: ha voluto che in tutte le sue case ci si accorgesse della presenza di Maria, e che la si pregasse e la si amasse come una mamma3. L'immagine di lei doveva stare all'entrata della casa, perché lei doveva essere considerata come la custode. Chi entra, la saluta. Chi vi abita, la prega nelle maniere più semplici e abituali, con la recita dell'Ave Maria e del rosario, oppure con una preghiera speciale, sgorgata limpida e fiduciosa, dal cuore del canonico: «Vergine Maria, Madre di Gesù, fateci santi»: che è la grazia più importante da chiedere4. A rendere più penetrante la certezza della presenza di Maria nella casa, il canonico vuole che ogni giorno si faccia alla Vergine l'offerta del cuore, che non può non essere se non un cuore puro. E quando arriva il mese di maggio, dovrà essere, secondo il canonico, il tempo privilegiato di amore a Maria. Ma l'amore dovrà travalicare lo spazio dei trenta giorni: «Mio gran desiderio è questo, egli afferma, che nella Piccola Casa il mese di maggio continui per i dodici mesi dell'anno». In queste pratiche, che il canonico consigliava agli altri, egli metteva tutto il suo spirito. Fin da ragazzo aveva preso la risoluzione di essere tutto di Maria. Aprendo il cuore dinanzi ad una immagine della Madonna le diceva: Mettetemi, Maria, sotto il vostro bel manto, e se sono troppo peccatore e non merito tanto, mettetemi almeno sotto i vostri piedi.

4. «... Voler bene a Maria e confidare in lei»

A tanta fiducia, Maria rispondeva puntualmente come «la Madonna della Provvidenza», che aiutava quando non c'era più la farina o quando c'erano debiti da pagare. Maria nella vita e nell'opera del canonico si è mostrata sempre attenta a tutte le situazioni, sollecita a provvedere a quello che mancava. Aveva fatto così a Cana di Galilea, quando aveva detto al suo Figlio Gesù: «Guarda: gli sposi non hanno più vino, e la festa si sta rovinando»5. La riconoscenza del canonico per il miracolo che fioriva nella Piccola Casa, per intercessione di Maria, si riassume in un consiglio, che lui dava a un creditore: «Impara a voler bene a Maria, e a confidare in lei»6. Questa è la maniera per tutti di diventare creditori di Maria. Dopo aver vissuto, come figlio e servo di Maria. da morto volle essere seppellito ai piedi di lei. Lo aveva detto tante volte dal pulpito: «Figli miei, figli miei, quando io sarò morto, mi metterete sotto i piedi della santa Madonna»7. Era il posto più naturale per lui che aveva vigilato ogni giorno alla porta di Maria: ad fores Mariae quotidie.

5. «Vergine santa, adesso tocca a voi»

San Giuseppe Benedetto Cottolengo continua a esortare tutti ad amare la Madonna: «...siamo veramente felici nell'avere una mamma sì buona! Per me, dopo Dio, so chi devo amare: è la mia madre, è la madre di tutti gli uomini!»8. Esorta a pregare la Madonna: ciò è un parlarle come un figlio fa con la sua mamma: ci si trova sempre ascoltati: lui ce lo assicura9. Vuole che l'accontentiamo. Maria è contenta solo quando facciamo tutto quello che Gesù ci dice10. Il Cottolengo traduce ciò in modo pratico: «L'unica cosa che abbiamo da conservare è questa: di trovarci bene con Dio ed essere di buon conto con lui»11. Questo il segreto per trasformare tutto quello che faremo in oro per comperare il paradiso. Al paradiso, dice Giuseppe Benedetto Cottolengo: «è là che dobbiamo rivolgere gli occhi e il cuore! Se soffriamo contrarietà e tribolazioni, una spanna di paradiso ci ricompenserà di tutto»12. E in paradiso ci si va per mezzo di Maria. Le ultime parole di Giuseppe Benedetto Cottolengo morente furono: «Vergine santa, adesso tocca a voi: fate il vostro dovere: mamma mia Maria»13.

NOTE
1 Cf. BROCCATI STRADELLA A., San Giuseppe Benedetto Cottolengo, Padova 1980, pp. 129-130.
2 Cf. BALLARIO S., San Giuseppe Benedetto Cottotengo, Torino 1934, p. 191.
3 Cf. BALLARIO, o c., p. 192 ss.
4 Cf. BROCCATI STRADELLA A., o. c., pp. 134-135.
5 Cf Gv 2,3.
6 BALLARIO S., o. c., p. 196.
7 Ivi, p. 194.
8 Ivi, p. 191
9 Ivi, p. 196.
10 Cf. Gv 2,5.
11 BALLARIO S., o. c., p. 185.
12 CARENA D., Il Cottolengo e gli altri, Torino 1983, p. 324.
13
Ivi, p. 329.

 

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Inserito Mercoledi 18 Febbraio 2015, alle ore 17:12:01 da latheotokos
 
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DOTTORE IN S. TEOLOGIA CON SPECIALIZZAZIONE IN MARIOLOGIA
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