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  La «Marialis cultus» di Paolo VI 
MagisteroIntroduzione alla lettura dell'Esortazione Apostolica di Paolo VI. Appunti dalle lezioni di I. Calabuig, Marianum, Roma 1999-2000.

 Il contesto storico

Il 2° febbraio 1974 il papa Paolo Vi pubblicò l’esortazione apostolica Marialis cultus per il retto ordinamento e sviluppo del culto della Beata Vergine. Essa giunse inattesa, ma si inseriva nel contesto del magistero mariano di Paolo VI che già aveva mostrato il suo grande interesse per la pietà mariana con questi documenti precedenti:
- 1965: Enciclica Mense Maio
- 1966: Enciclica Christi Matri sul rosario per la pace nel mondo
- 1967: Esortazione apostolica Signum magnum sul culto da tributarsi alla Madre della Chiesa
- 1969: Recurrens mensis October sul Rosario
Vi era necessità di questo nuovo documento mariano? A distanza di tempo dobbiamo dire di si perché i precedenti non avevano affrontato alcune questioni della pietà mariana della Chiesa che in quel momento erano di viva attualità.

1. Il contesto storico
E’ il vivace decennio postconciliare (1965 – 1975) di cui si deve tenere in conto per comprendere il documento
1. Il Concilio Vaticano II
La Marialis cultus accoglie e ripropone gli indirizzi fondamentali in fatto di dottrina e di pietà mariana del Concilio, anche se non è una semplice ripetizione del Cap. VIII. L’accordo con il Concilio si fonda sul convincimento che la venerazione della Madre di Dio è fondata sul ruolo da lei avuto nella fase storica dell’evento Cristo e che ancora continua con la sua intercessione celeste e sul fatto che tale venerazione si esprime in modo naturale ed eminente nella celebrazione liturgica dei misteri della salvezza.

2. L’origine remota

Occasione remota fu la richiesta del P. Patrik Peyton fatta nel maggio del 1970 al Papa perché dichiarasse preghiera liturgica il Rosario, un modo per arginare il malessere che si era creato attorno alla pietà mariana e la sua inspiegabile quanto generalizzata flessione negativa. Il papa seguiva la crisi e l’aveva anche denunciata nello stesso anno in un suo famoso discorso al Santuario di Bonaria in Sardegna, dove della diminuita devozione e della pericolosa esitazione nel renderle il culto dovuto.

3. Il rinnovamento liturgico nel decennio 1964 – 1974
La Marialis cultus è anche collegata con il rinnovamento liturgico e la riforma del calendario liturgico romano che fu accusata da più parti di essere chiaramente antimariana e la causa del raffreddamento del culto verso la B. Vergine.

4. Il decennio del silenzio mariologico (1964 – 1974)
Il decennio della riforma liturgica coincise anche con il decennio del silenzio su Maria che corrispose ad una sorprendente e preoccupante crisi mariologico. La mariologia è rifiutata e scompare dai trattati teologici dei teologi progressisti e non riesce a rinnovarsi in quelli dei tradizionalisti. Mentre il popolo continuava a venerare la Vergine, la crisi colpiva i chierici, i gruppi ecclesiali impegnati, l’élites intellettuali per cui più rara divenne la predicazione sulla Vergine, più scarsi i pii esercizi in suo onore, più tenue l’invito ad imitare i suoi esempi, più contenute le manifestazioni della gioiosa coscienza di essere suoi figli. Una situazione davvero paradossale: mentre il Concilio esortava a promuovere generosamente il culto liturgico verso la B. Vergine e sollecitava tutti ad avere in grande stima le pratiche e i pii esercizi in suo onore, il risultato di tutto fu la preoccupante flessione del culto mariano.

5. La responsabilità del un Pastore
Paolo VI avvertì tutta la gravità della situazione che non corrispondeva affatto alle intenzioni del Concilio, né alle sue personali. Incurante dell’opposizione di alcuni padri, subito dopo la promulgazione della Lumen Gentium proclamò Maria Madre della Chiesa e pellegrinò nel 1967 a Fatima in occasione del 50 anniversario delle apparizioni. Egli era colpito soprattutto dall’accusa che era stata la riforma liturgica da lui voluta e promulgata ad aver causato la flessione nella pietà verso la Madre del Signore.
La Marialis cultus fu la risposta serena, pacata, senza toni polemici e senza nessuna intenzione apologetica a tutte queste problematiche.
6. I risultati di un’analisi
Il papa compie una rassegna dei contenuti mariani dei libri restaurati della liturgia romana: il Calendario, il Messale, il Legionario, La Liturgia delle ore, i rituali per la celebrazione dei sacramenti, della professione religiosa, delle esequie e così via. Una rassegna rapida ma che offrì al papa una confortante constatazione: la riforma aveva considerato con adeguata prospettiva la Vergine nel misero di Cristo e le aveva riconosciuto il posto singolare che le compete nel culto cristiano, quale Madre di Dio e alma socia del Redentore. Confortato da questa constatazione, il papa si considerò libero di poter proporre le sue considerazioni e le direttive atte a favorire il legittimo sviluppo della venerazione verso Maria.

 La prevalenza dei principi

Pur essendo legata, come abbiamo appena visto, ad un preciso contesto storico, la Marialis cultus risulta sorprendentemente attuale, fresca e in molti punti per nulla sorpassata. Questo è forse dovuto al fatto che l’esortazione non ha voluto essere un prontuario di consigli o soluzioni pratiche per risolvere i problemi della pietà mariana, ma un’esposizione dei principi teologici e liturgici che ne mostrano la validità e ne assicurano lo viluppo.

1. Primato della Liturgia
La Marialis cultus assume la Liturgia come punto di partenza perché nella sua trama celebrativa incontra nel modo più alto significativo la Vergine. La Liturgia è infatti:
- celebrazione del Mistero di Cristo al quale è indissolubilmente congiunta la Vergine di Nazaret
- azione della Chiesa di cui Maria è il membro sovreminenze e del tutto singolare
- celebrazione sacramentale della storia della salvezza nei cui momenti essenziali la vergine è presente: nel momento profetico, nel momento della pienezza come avvenimento, nel momento del prolungamento come intercessione materna e come immagine escatologica
- luogo di sintesi di esperienze cultuali, dove si incontrano le più sublimi della pietà mariana, della sua fede e del suo genio letterario e artistico.
Da questa fondamentale impostazione liturgica derivano principi o corollari che illustrano aspetti vari della pietà mariana:
a) Principio dello sviluppo armonico e subordinato: ad ogni sviluppo autentico del culto cristiano consegue necessariamente un corretto incremento della venerazione alla Madre del Signore
b) Principio dell’esemplarità del culto liturgico: la Liturgia, per il suo preminente valore cultuale, costituisce una regola d’oro per la pietà cristiana, per cui nessuna azione della Chiesa ne uguagli l’efficacia allo stesso titolo e allo stesso grado.
c) Principio della valutazione delle feste mariane: al posto singolare di Maria nel piano della salvezza, corrisponde anche un culto singolare per lei. Ne consegue però che bisogna dare assoluta precedenza a quelle celebrazioni mariane che commemorano eventi salvifici, in cui la Vergine fu strettamente associata al Figlio. Non è quindi una questione numerica di quante feste mariane ci sono nell’anno liturgico, ma l’essenziale è che la Liturgica, celebrando il mistero di Cristo, metta in luce la partecipazione intensa e molteplice della Madre all’opera salvifica del Figlio.

2. Un unico culto cristiano in un’unica compagine ecclesiale
Una delle questioni più delicate del culto mariano è la sua collocazione nell’ambito del culto cristiano.
a) Un unico culto cristiano: la pietà mariana non può evidentemente costituire un sistema chiuso in se stesso con i suoi ritmi, le sue strutture, le sue feste e le sue raccolte ecologiche. La sua bellezza è nell’essere una pietà di comunione e di raccordo, che da una parte confluisce verso Dio, dall’altra verso l’uomo, per questo deve essere pienamente inserita nell’alveo dell’unico culto cristiano che trae origine ed efficacia da Cristo e per mezzo di Cristo, nello Spirito, conduce al Padre. Maria è strettamente legata a Cristo e la sua cooperazione all’evento Cristo non è marginale, ma fa parte essenziale del mistero della salvezza.
b) Un’unica compagine ecclesiale: la venerazione alla Vergine, come si rapporta necessariamente al mistero di Cristo, così è strettamente legata al mistero della Chiesa, per cui anche la nota ecclesiologica deve distinguere la pietà mariana. E’ necessario, afferma il papa, che con gli esercizi di pietà con cui i fedeli esprimono la loro venerazione alla Madre del Signore manifestino in modo cospicuo il posto che essa occupa nella Chiesa. Maria non è sopra la Chiesa, ma nella Chiesa e della Chiesa è simultaneamente Madre e membro eminente, per cui è il vertice della comunione dei santi che unisce la chiesa terrestre a quella celeste. La sua è una presenza orante e di intercessione ed una presenza esemplare.
c) Il profondo rapporto Maria – Chiesa, sorgente di culto
La Vergine e la Chiesa sono perciò indissolubilmente unite e tra di loro sussiste un costante e molteplice rapporto. I molteplici rapporti si traducono nella Chiesa anche in atteggiamenti cultuali verso la Madre di Dio e cioè dall’esperienza in cui la Chiesa sperimenta la presenza di Maria come sua Avvocata ed Ausiliatrice, nasce la venerazione verso di Lei, madre spirituale delle membra di Cristo. La pietà mariana non nasce da fattori esterni ma da un’esperienza ecclesiale e personale, guidata e sorretta dalla fede.

3. L’esemplarità della Vergine
a) Esemplarità nell’esercizio del culto ecclesiale: Maria è il modello, secondo il papa, dell’atteggiamento con cui la Chiesa celebra e vive i divini misteri. La Chiesa, cioè, deve celebrare i divini misteri con le disposizioni interiori di fede, di speranza, di carità e di unione a Cristo che furono in sommo grado nella Vergine di Nazaret, donna dal canto puro e santo e dall’oblazione generosa e santa. Maria viene presentata dal papa come Vergine dell’ascolto, Vergine orante, Vergine partoriente, Vergine offerente.
b) Esemplarità della Vergine nel culto della vita: Maria non è solo modello del culto rituale della Chiesa, ma è anche prototipo di quel culto spirituale che consiste nel fare della propria vita un’offerta a Dio. Con il suo fiat a Dio, Maria è per tutti i cristiani lezione ed esempio per fare dell’obbedienza alla volontà del Padre la via e il mezzo della propria santificazione.

4. Principi teologici
Nella seconda parte, Paolo VI indica alcuni principi per il rinnovamento della pietà mariana. Esse sono tre note e quattro orientamenti.
Note: trinitaria, cristologia ed ecclesiologica
Orientamenti: biblico, liturgico, ecumenico, antropologico
a)Tradizione ecclesiale e istanze del nostro tempo: Anche la pietà mariana deve rispondere alle istanze del nostro tempo e rinnovarsi perché non sfugge alla legge generale del culto cristiano che deve essere sempre in contatto con la tradizione, quale momento vivificante e garanzia della propria identità e nondimeno deve essere anche sempre attento alla situazione del mondo contemporaneo, spazio in cui si svolge e dove raggiunge il suo scopo di glorificare Dio e di cooperare alla salvezza dell’uomo. Inoltre la pietà mariana autentica è l’ambito in cui fioriscono la lode schietta e la supplica fiduciosa alla Vergine, l’imitazione delle sue virtù, ma anche spazio in cui ci si apre alla comunità ecclesiale e sociale, all’impegno per la pace, alla cultura della vita, alla tutela della dignità umana, alla promozione della donna, alla causa dell’unione dei cristiani, alla lotta contro la fame ecc. Essa è inoltre un fattore che concorre alla formazione dei veri discepoli di Cristo.
b) Quale pietà mariana: il papa condanna, come fece il Concilio il massimalismo e il minimalismo, la falsa esagerazione ma anche la grettezza di mente. Egli propone un culto mariano che sia:
- solido nel suo fondamento
- obiettivo nell’inquadramento storico per cui deve essere eliminato ciò che è manifestamente leggendario o falso
- adeguato al contenuto dottrinale, donde la necessità di evitare una presentazione unilaterale della Vergine
- limpido nelle sue manifestazioni per cui sarà tenuto lontano ogni meschino interesse

 Conclusioni

La Marialis cultus non è stata fatta oggetto di grandi commenti anche se, dopotutto, ha avuto anche in ambienti protestanti una positiva accoglienza. A questo hanno contribuito il tono pacato, il linguaggio persuasivo, l’organicità della trattazione, l’apertura al dialogo, la volontà di armonizzare le esigenze della tradizione con le istanze del mondo contemporaneo. Inoltre l’esortazione apostolica raggiunse gli obiettivi che il papa si era preposti:
- dissipò i dubbi sulla pietà mariana, mostrandone i fondamenti biblici e teologici, nonché l’efficacia pastorale;
- ridiede dignità alla pietà mariana, rilevandone il posto nell’ambito del culto cristiano
- offrì valide direttive per il corretto ordinamento e sviluppo del culto verso la Santa Vergine.
La Marialis cultus conserva ancora oggi una inconsueta vitalità ed è un costante punto di riferimento per le questioni riguardanti la pietà mariana. Le citazioni di essa, anche nei documenti successivi del magistero sono molto frequenti. Molti studiosi hanno definito il documento come il più importante di Paolo VI, ma anche uno dei più significati del magistero della Chiesa di tutti i tempi.

Inserito Mercoledi 16 Settembre 2009, alle ore 15:44:37 da latheotokos
 
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