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  Il ''Mese di Maggio'' e Maria 
Devozione Due articoli di Nicolas Gadesseh e Antonio Di Lorenzo su Terra me' - Mensile dell’Arcidiocesi di Lanciano-Ortona 9 (2012) n. 59. p. 1 e p. 3.


 

 1. Maria, segno privilegiato dell'amore di Dio

Inizia il mese dedicato alla Beata Vergine Maria e molto caro alla pietà popolare. Tante parrocchie e famiglie, sulla scia di tradizioni religiose ormai consolidate, continuano a fare di maggio un mese “mariano”, moltiplicando iniziative liturgiche, catechistiche e pastorali. Il desiderio di intimità con la Madre di Dio e Madre nostra, sorge in noi spontaneamente. Vogliamo esserle vicini come lo si può essere con una persona viva: su di Lei, infatti, la morte non ha trionfato, ed Ella sta in corpo e anima accanto a Dio Padre, a suo Figlio e allo Spirito Santo. Per capire il ruolo di Maria nella vita cristiana, per sentirci attratti verso di Lei, per cercare con affetto filiale la sua amorevole compagnia, non occorrono lunghe disquisizioni, anche se il mistero della maternità divina ha una ricchezza di contenuto su cui non si rifletterà mai abbastanza.
La fede cattolica ha saputo riconoscere in Maria un segno privilegiato dell’amore di Dio: Dio ci chiama fin da ora suoi amici; la sua grazia opera in noi, ci rigenera dal peccato, ci dà la forza affinché, pur nella debolezza di chi è sempre polvere miserabile, possiamo riflettere in qualche modo il volto di Cristo. Non siamo dei naufraghi cui Dio ha promesso la salvezza: la salvezza opera già in noi. Di fronte a Dio non siamo come ciechi che aspirano alla luce e tuttavia peniamo fra le angustie dell’oscurità: siamo figli che sanno di essere amati dal loro Padre. La devozione a Maria è stato uno dei fili conduttori e caratteristici del pontificato di Giovanni Paolo II, che ha scelto come “motto” del suo ministero l’espressione “Totus tuus” . Il Papa ha desiderato profondamente che ogni credente possa servirsi di Maria per arrivare più velocemente a Cristo. Maria è infatti, come recita un antico inno, la stella del mare, colei che nella navigazione della fede ci aiuta a non perdere mai la rotta, e a virare sempre verso Cristo. Maria è maestra di verità e segno della fede vera nel suo Figlio.
È l’occasione per tutti noi di vivere il Rosario come una “scuola completa di preghiera” che fonda il nostro agire cristiano nel mondo. Questo agire cristiano è illuminato e motivato dalla carità e dalla compassione. La vita cristiana è proprio un pellegrinaggio verso Dio. Il Vangelo di Gesù Cristo rischiara il cammino dall’inizio alla fine. Il Rosario ci permette di tenere unita la nostra vita alla vita intera di Gesù, al centro della storia degli uomini. Sulla strada di Damasco, Paolo ha vissuto il grande incontro della sua vita: l’incontro con il Cristo risorto che vive in mezzo alla sua Chiesa: «Perché mi perseguiti?». Ognuno di noi è chiamato, come Paolo, ad incontrare Cristo risorto sulla sua strada e a scoprire la compassione e la carità per manifestare questo incontro a tutti i nostri fratelli e sorelle sparsi per il mondo. La Beata Vergine Maria del Rosario ci doni la gioia nella Chiesa, di vivere questa scuola di preghiera per camminare sulla strada della compassione e della carità verso il Regno di Dio.

2. Maria di Nazareth, nostra sorella e Madre

Parlando e scrivendo su Maria di Nazareth, all’inizio del mese di maggio, due dati di fatto mi hanno colpito: l’enorme interesse teologico e la diffusa attenzione popolare sulla figura della Madre di Gesù. Dopo il dogma dell’Immacolata Concezione e quello dell’Assunzione, è di grande rilievo il capitolo VIII della Costituzione conciliare Lumen gentium , dedicato a Maria. “Maria è segno di consolazione e di sicura speranza”. “La Chiesa ha raggiunto in lei la perfezione che la rende senza macchia e senza ruga”. (LG. 65). Donna vera, icona del mondo femminile, immagine della nuova umanità, segno sicuro per condividere le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce che contrassegnano il cammino di ogni uomo e donna. È proprio vero che la santità si misura dallo spessore delle attese. Maria è la più santa delle creature non solo perché scelta da Dio e arricchita di tutti i privilegi in prospettiva del Figlio, ma anche perché tutta la sua vita è cadenzata dai ritmi dell’attesa. Vergine in attesa all’inizio, Madre in attesa della del terzo giorno annunzio di Pasqua, Madre in attesa dello Spirito nel cenacolo, in compagnia degli Apostoli, Sentinella del mattino che ridesta nel cuore di tutti la passione per la missione e sveglia incessantemente l’aurora. “Attendere: infinito del verbo amare. Anzi, nel vocabolario di Maria, amare all’infinito”. (Don Tonino Bello).
Anche se, nel nostro contesto culturale odierno, si ridimensionano forme tradizionali delle novene in onore della Madonna o certo folklore si annida nel mese di maggio, è sempre imponente il flusso di fedeli, credenti e non, che si orientano nei pellegrinaggi verso Lourdes, Fatima, Loreto Medjugorje, Pompei e in tanti santuari locali. Nella pietà popolare persiste una devozione molto sentita: una presenza tanto più amata quanto più necessaria per dare a Dio quel tratto femminile, (Dio che è Padre col cuore di Madre), che sembrava mancasse. La Madre del Signore non va relegata tanto in alto e tanto distante da perdere di vista la sua più profonda natura di sorella nostra nella fede, discepola del suo Figlio, maestra alle altre sue sorelle e ai suoi fratelli di cammino nella comunità ecclesiale. Questi titoli sono presenti già nella Marialis cultus del Papa Paolo VI.
Maria entra nella storia della salvezza come ‘la Madre’di Gesù di Nazareth’. La sua identità è legata alla identità di Gesù. Il nostro modo di percepire Maria deriva in gran parte dal nostro modo di percepire il suo Figlio. Maria è una creatura eccelsa e irraggiungibile; nel tessere le sue lodi niente è di troppo, non si dirà mai abbastanza ( numquam satis ) nel riconoscerle il grado quasi infinito delle sue virtù, niente è esagerato. Una vera spiritualità mariana ha nutrito tanti santi.
Quando si è entrati in intimità col Figlio ci si accorge che quella presenza discreta di Madre è in realtà essenziale. Non è un di più, non è un accessorio, non è una devozione da tollerare in anziani bigotti. È una presenza unica e irripetibile. Senza la radice di carne che è il corpo di quella Donna, tutto il mistero dell’Incarnazione finisce col perdere l’indispensabile materialità per farsi evanescente spiritualismo, moralismo sermoneggiante, o peggio, pericolosa ideologia. Maria è “la distruggitrice di ogni eresia”, secondo l’antica proclamazione liturgica, la sua funzione materna di proteggere il Figlio continua e continuerà fino alla fine del mondo. Se gli intellettuali hanno smesso di adorare il suo Divin Figlio, per passare ad un banale e indefinito umanesimo, i popoli si sono distinti per la devozione a Maria, mettendola al centro della loro esistenza. Là dove si è estinta la pietà popolare mariana ed è venuto meno l’ardore della devozione alla Madre si è estinto anche lo zelo per la gloria del Figlio. È urgente correggere qualche tiro esagerato (per tutti, preti e fedeli), cercare di mostrare che è possibile amare, venerare e lodare la Madonna per quanto merita (e che ha profondità insondabili), senza cadere in certo stile “madonnaro”.Toni soavi, voci impostate, languori, commossi fervori, emozionalismi e sentimentalismi (che sono il contrario del sentimento) costituiscono una melassa dolciastra e allontanano dalla vera devozione a Maria. In Maria si riscopre la creatura umana, modello attingibile di ogni uomo e donna, membro e figlia della Chiesa, tipo, modello esempio per tutti. Come Maria la Chiesa (la Parrocchia, la comunità locale...) “esca di casa”, si metta in viaggio e con fretta, generi vita nuova nel mondo, sia ascolto della Parola, sia abbandono ad una Parola che sconvolge i suoi piani per quanto razionali e legittimi essi possano essere.
Anch’io, personalmente lontano da certo devozionalismo di maniera, ammiro e mi sento solidale con la proverbiale vecchietta con il suo rosario che traduce la sua fede semplice, salda e adamantina e con il popolo dei pellegrini, che assetato di fede e di amore, raggiunge i grandi santuari mariani e le piccole chiese di periferia per ridare senso e significato alla propria vita sull’esempio della Madre di Dio e Madre della Chiesa. È una devozione convinta e virile, profonda e insieme allergica ad ogni retorica. Una devozione fondata sulla meditazione del mistero di quella Donna Forte che intonò il Magnificat , che non è di certo l’inno di un devozionalismo snervato. La Donna Forte che, a Cana di Galilea, seppe dire con tranquilla decisione (ed è la sintesi del suo ruolo,il cuore della sua missione, ciò che ella ribadisce ad ogni apparizione): “Fate quello che Egli vi dirà”. Si racconta che sulle Alpi Apuane un giovane artista cercava un marmo senza venature. Gli fu chiesto: «Che ne farete?», «Scolpirò mia madre, e sarà più bella del sole», fu la risposta. Dio ha realizzato il sogno dell’artista. Ha fatto sua Madre più bella del sole, perfettissima.

 

Inserito Giovedi 28 Aprile 2016, alle ore 20:59:23 da latheotokos
 
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