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  San Luca e il Vangelo della Misericordia  
Bibbia

Catechesi di Davide Cerri e del prof .Rinaldo Fabris - Parrocchia S. Maria Regina di Busto Arsizio (MI)



Introduzione

Più di altri evangelisti Luca arriva al cuore delle persone. Non che egli adotti strategie o sofisticate alchimie per smuovere gli affetti, ma solo trasmette la gioia semplice che scaturisce spontaneamente dai suoi racconti. È lui che ci ha consegnato gli episodi dolci e carichi di amore della natività di Gesù e dei suoi primi anni di vita. Sono sue le pagine più cariche di misericordia, per altro uniche della produzione evangelica. Luca ci racconta del Padre misericordioso che riaccoglie il figlio degenere scappato di casa; è ancora lui che testimonia del buon samaritano, dei discepoli di Emmaus. Lui è il cantore della buona notizia di Gesù. Senza la sua testimonianza non avremmo nelle nostre mani il testo della Misericordia di Dio. Il suo annuncio, poi, non è rivolto anzitutto ai potenti ma privilegia i poveri e i piccoli, quelli che sono più penalizzati e meno considerati. Il suo Vangelo sembra capace di rialzare chi è caduto, di incoraggiare chi è stanco, di perdonare chi si sente perso. Il Gesù che emerge chiaro dalle parole di Luca risulta essere un uomo vicino, che condivide l’umana natura e ne coglie tutte le sfumature emotive facendole proprie ed esaltandone le qualità.  Lo sguardo di Luca sul mistero di Cristo sembra essere quasi materno, e al lettore attento appare come il riflesso di una parola di amore femminile che ha accompagnato Gesù dall’inizio alla fine. Come vedremo più avanti Luca ha modo di raccogliere la testimonianza di Maria, la Madre di Gesù; è una traccia che inequivocabilmente emerge in tutta la sua grandezza. Qualche autore arriva addirittura a sostenere che tutto il Vangelo - ed in particolare i racconti dell’infanzia di Gesù - , sia il punto di vista della Madre sulla vicenda del Figlio. A differenza di Matteo, che offre lo sguardo di Giuseppe sugli inizi della vita di Gesù, Luca ci offre quello di Maria: sguardo pieno di luce e di amore. E, tuttavia, la sua penna non è sdolcinata o, ancor peggio, tendenziosa; Luca ha un impianto narrativo solido e ben costruito. Egli si basa su fonti storiche attendibili e testimonianze dirette dei testimoni oculari più accreditati. Il terzo evangelista ha un approccio storico e "scientifico" (dovremo spendere qualche parola su questo termine), pur senza perdere la peculiarità del Vangelo che è - e rimane - testimonianza di fede della vita di Gesù. Tutta la critica, ormai, è concorde nel ritenere che l'autore degli Atti degli Apostoli sia anche lo stesso del terzo Vangelo. Ma chi è questo Autore che chiamiamo Luca?  Certamente una risposta completamente esaustiva è impossibile, restano però molti elementi, sia esterni, sia interni al Nuovo Testamento, che attestano la personalità e l'opera di Luca.

1. Riferimenti esterni al Nuovo Testamento

- Canone Muratoriano. Un antico elenco manoscritto di libri del Nuovo Testamento, composto nella Chiesa di Roma verso la fine del II secolo d.C., scoperto e pubblicato dallo storico L. A. Muratori nel 1740. Secondo questo canone il terzo Vangelo e gli "Atti di tutti gli Apostoli" sono stati scritti da Luca che li ha dedicati a Teofilo.
- Ireneo, morto nel 200 circa, cita assai spesso gli Atti degli Apostoli nei suoi scritti e ripetutamente scrive che loro autore è "il discepolo e seguace degli Apostoli, Luca". Fin dalla fine del secondo secolo S. Ireneo attribuisce il terzo vangelo a Luca: un medico, amico di Paolo e citato nelle sue lettere. Ireneo, desideroso di sottolineare l’autorità di Luca, lo presenta non solo come un discepolo di Paolo, ma come uno stretto collaboratore che lo avrebbe accompagnato in quasi tutti i suoi viaggi. Questo secondo alcuni studiosi sarebbe confermato dal comparire, nel libro degli Atti, di quelle che si chiamano le sezioni "noi". Si tratta delle parti in cui l’autore dice "noi", lasciando intendere che abbia personalmente partecipato ai fatti che narra. Queste sezioni iniziano con l’ingresso di Paolo nel territorio europeo come narra Atti 16,10-17, e continuano, con alcune interruzioni, fin quasi alla fine del libro. Ireneo continua: "Luca era siriano, originario di Antiochia, medico e discepolo degli apostoli. Più tardi seguì Paolo fino al suo martirio." Luca dunque non sarebbe stato un figlio spirituale di Paolo come Timoteo e Tito, l’avrebbe raggiunto invece a metà della sua missione, dopo essere stato formato alla fede in oriente, con l’influenza diretta degli altri apostoli.
- Origene e Clemente Alessandrino affermano più volte che gli Atti sono opera di Luca
- Tertulliano definisce gli Atti come commentario di Luca
- Eusebio e Gerolamo confermano, con tutto il resto della tradizione, "…la comune opinione intorno a Luca, autore del terzo Vangelo e degli Atti degli Apostoli"
- Un documento anonimo della fine del II secolo, conservato come prologo al terzo vangelo in molti manoscritti dice che "Luca era siriano, originario di Antiochia, medico e discepolo degli Apostoli. Più tardi seguì Paolo fino al suo martirio" .

2. Riferimenti interni al Nuovo Testamento

- Specialmente in Atti (16,10-17; 20,5-15; 21,1-28; 27,2-28), Luca adopera la prima persona plurale: sono le cosiddette sezioni del noi. L'uso di queste sezioni, in particolare nella descrizione del secondo viaggio di Paolo (At 16,10-17), nel già citato ritorno di Paolo da Corinto a Filippi, nella permanenza di Paolo a Gerusalemme (At 20,5-12,18), dimostra la partecipazione di Luca stesso alla attività di Paolo. Dunque Luca è "discepolo" e collaboratore di Paolo
- Anche Paolo, con alcuni brani delle sue lettere, ci aiuta a comprendere la persona e la vita di Luca. Nel breve biglietto scritto dall'Apostolo a Filemone si legge:
        -
"Anche Marco, Aristarco, Dema e Luca, miei compagni di lavoro, ti salutano" (Fm 24)
        - In Col 4,14 leggiamo Saluti anche da parte di Luca, il caro medico, e da parte di Dema
        - Infine in 2Tm 4,9-11: "Fa' il possibile per venire presto da me, perché Dema mi ha abbandonato: ha preferito le cose di questo mondo ed è andato a Tessalonica. [… Soltanto Luca è con me"
Filemone, Colossesi, la seconda a Timoteo sono lettere scritte dalla prigionia: quella a Timoteo rispecchia anche una sorta di "testamento spirituale" di Paolo, essendo stata redatta quando la anziana vita dell'Apostolo era quasi al termine, presso la prigione romana: riconosciamo quindi l'accento commosso e riconoscente di Paolo, prigioniero a causa di Cristo Signore, che trova in Luca un conforto fedele.
- Luca conosce molto bene la comunità di Antiochia (At 11,19-27; 13,1; 14,19; 15,1 ss) e probabilmente è originario proprio di questa comunità.
- A giudicare dallo stile letterario usato da Luca, specialmente nel prologo al suo Vangelo (Lc 1,1-4) ci si trova di fronte ad una persona colta e sensibile agli avvenimenti che lo circondavano. Il linguaggio di Luca è un greco più raffinato di Marco e Matteo, anche se pur sempre linguaggio comune (koine).
- Egli è pure desideroso di trasmettere questi avvenimenti, non senza averli prima attentamente vagliati e accuratamente composti e organizzati: è l'opera tipica dello storico.
-
Abbiamo così una sorta di identikit di Luca:
                    - è un pagano di Antiochia convertito
                    - diventa compagno e discepolo di Paolo
                    - è una persona colta e sensibile
                    - la sua opera si presenta con netto taglio storico; egli è presentato come "medico", anche se non sono rintracciabili altre informazioni su questa sua presunta professione, se non la diretta citazione di Paolo
                    - a lui vengono attribuiti sia il terzo Vangelo, sia gli Atti degli Apostoli.
Anche se non del tutto verificabile, la tradizione che afferma la paternità lucana degli scritti deve essere accettata perché nella Chiesa antica nessuno poteva avere dei motivi per attribuire la composizione di un vangelo ad una figura dopo tutto piuttosto oscura.

3. Data di composizione

Le testimonianze antiche al di fuori del Nuovo Testamento ci aiutano poco a definire una data del Vangelo di Luca. Bisogna ricorrere perciò alle informazioni interne per tentare una datazione.
- Luca conosce e usa lo scritto di Marco. Dato che il Vangelo di Marco è stato scritto tra il 66 e il 70 d.C. quello di Luca non può essere stato redatto prima del 66.
- Lc 21,5-38 presuppone che la
distruzione di Gerusalemme sia già avvenuta: dunque almeno dopo il 70.
- Sia nel Vangelo, sia negli Atti
non c'è traccia della persecuzione che Domiziano operò nell'ultima parte del suo impero (81 – 96).
-
Non c'è nemmeno traccia della controversia
piuttosto dura fra la Chiesa e la sinagoga dopo la ricostruzione del giudaismo a Iamnia (85 – 90)
Queste ultime motivazioni "negative" hanno una valenza piuttosto debole e tenderebbero a datare l’opera lucana – Atti e Vangelo -
a partire dall’anno 80. Altri autori però, sulla scorta di alcuni dati che emergono in Atti, come l’apparente interruzione del racconto alla prigionia di Paolo a Roma, tendono ad anticipare la data al 70.

4. Luogo di composizione

Per quanto riguarda il luogo di composizione le fonti sono alle volte contraddittorie: Roma, Antiochia, Acaia , Bitinia … La più attendibile vede la composizione del Vangelo, ma anche di Atti, ad Antiochia. Visto che Luca proviene da Antiochia, non c'è nessun motivo che obblighi la composizione di Lc – At fuori da questa città, tra l'altro la terza città dell'impero romano per grandezza, con popolazione varia, composta anche da giudei. C'è da notare che la composizione degli scritti di Luca non è avvenuta di getto: non immaginiamo lo scrittore seduto al tavolo che inizia e termina la sua opera sempre nello stesso posto. Come lo stesso Luca indica nel prologo del suo vangelo, si è documentato molto bene prima di procedere nella scrittura. Questo significa parlare, farsi raccontare e annotare ciò che gli servirà poi. Non si dimentichi che Luca ha viaggiato molto con Paolo, e che è stato a contatto con gli Apostoli, ha anche letto e usato diverse fonti, tra le altre anche quello che noi conosciamo come il Vangelo di Marco: quindi è plausibile ipotizzare che, se la composizione effettiva è probabilmente avvenuta ad Antiochia, la raccolta di informazioni, gli appunti per così dire, sono stati fatti lungo tutti gli incontri e in tutti i luoghi che ha potuto visitare. Roma come Gerusalemme, Corinto come Filippi …

5. Ambiente e destinatari

Per poter interpretare adeguatamente un'opera letteraria, oggi si ritiene che sia indispensabile conoscere l'ambiente vitale nel quale quell'opera è nata, nel quale e per il quale quell'autore ha scritto. L'ambiente nel quale si è sviluppata tutta l'opera dell'Evangelista:
- Luca scrive il Vangelo e gli Atti intorno all'80 – 85 d.C. (fatto salvo quanto detto) quando la generazione degli Apostoli sta già scomparendo e si è un po' affievolito quel legame diretto fra i testimoni oculari (Lc 1,2) e le varie comunità, specialmente quelle più lontane da Gerusalemme.
-
Scrive probabilmente ad Antiochia che è una città multietnica – la terza dell'impero romano - dove le influenze "di idee nuove, di dottrine alternative a quella dell'unico Signore si fanno particolarmente sentire.
-
Luca si rivolge anzitutto ad una comunità che proviene dal paganesimo, come Luca stesso del resto, e che è composta da persone piuttosto benestanti e colte - almeno considerando il tono letterario piuttosto alto dei suoi scritti –
- E' una
comunità che però si sta affievolendo, e che, un po' scoraggiata, si sta interrogando su come essere nuovamente missionaria in un contesto così diversificato e pieno di nuove istanze. Lo si deduce dai temi che Luca insistentemente conduce in tutta la sua opera, Vangelo e Atti.
- Il riferimento a
Teofilo, sia nel prologo del Vangelo (Lc 1,3), sia all'inizio di Atti (At 1,1) ha forse un significato più ampio dell'allora abituale dedica ad una persona eminente. Luca è conscio di una situazione di scoraggiamento e di affievolimento più generalizzata, ovvero non riferita ad una sola comunità. E i viaggi con Paolo possono avergli dato questa consapevolezza. In effetti sembra proprio che il problema chiave delle comunità alle quali si rivolge Luca sia quello del rapporto tra la Dio e il mondo. In altri termini: se Gerusalemme e il Tempio sono stati distrutti, Dio non è stato fedele alle promesse fatte al suo popolo. Come può essere, allora, che lo stesso Dio, nel quale i cristiani provenienti dal paganesimo credono, sia fedele alle promesse fatte in Cristo?
- Lo stile e la fermezza di Luca nel raccontare alcune chiamate - vocazioni di Gesù o alcune forti ed essenziali affermazioni del Maestro (Lc 9,23-26. 57-62; 14,25-33 …, mostra come nelle comunità a cui si rivolge Luca sia forte
il problema della sequela di Gesù, della radicalità di questo messaggio che strappa, senza mezze misure, dalla comodità e dai compromessi.

6. La forma letteraria

Luca ha scritto come storico, da storico. L'affermazione deve essere completata perché Luca non è solamente uno storico: il Vangelo stesso dimostra come egli sia soprattutto Evangelista, ovvero colui che racconta una buona notizia, un buon messaggio.
- Come egli stesso indica nel prologo del suo Vangelo, indaga accuratamente ogni cosa, scrivendola poi con ordine. (Lc 1,3)
- "Racconta gli avvenimenti rapportandoli ad un fatto contemporaneo" (cfr. ad es. Lc 2,1-3) e, in genere, usa il "tempo" come elemento storico, sia nella funzione cronologica, sia in quella di cornice o di locazione degli avvenimenti. (Lc 1,5ss ; 1,26ss e, in genere le varie sezioni introdotte con rimandi al tempo anche se, da un punto di vista puramente letterario, possono assolvere al solo scopo di unire periodi. A titolo di esempio: "al tempo di", "all'ottavo mese", "tempo di partorire", "ottavo giorno", "giunta all'età", "fattosi giorno", "un giorno", "dopo questo", "nel frattempo", …
- Luca ha saputo sintetizzare le informazioni avute e ha saputo ricavarne una storia lineare e continua: la storia di Gesù e del cristianesimo primitivo.
- In 3,23 indica anche l'età di Gesù.

7. Le fonti

"Molti hanno già cercato di mettere insieme un racconto degli avvenimenti verificatisi tra noi …" (Lc 1,1) . Anche se nell'originale greco quel "molti" significa semplicemente più di uno, non vi è dubbio che Luca si serve di alcune fonti, di scritti a lui precedenti e di tradizioni orali ancora vive.
- Tutti gli studiosi concordano nell'affermare che Luca si è servito in larga parte di Marco: quasi il 60% del materiale di Marco è confluito nel terzo Vangelo. Ma, ovviamente, Luca ha una sua caratteristica, che è quella di amalgamare i racconti e di stemperarli in una prospettiva teologica peculiare. Così alcune ridondanze di Marco in Luca vengono omesse: la moltiplicazione dei pani, ad esempio, in Luca viene riportata una sola volta. O ancora: lo schema del viaggio a Gerusalemme è ripreso da Luca come canovaccio sul quale tessere tutta la sua particolare "teologia del viaggio di Gesù e dei cristiani".
- Luca usa anche fonti a lui proprie, cioè originarie e usate solamente da sé, e anche una fonte particolare, chiamata "Quelle" (dal tedesco "fonte"), che è stata usata pure da Matteo. Quest'ultima fonte (Q) ha particolare interesse perché risulta essere la più antica; così, dietro Mt e Lc si trova un altro documento scritto, una raccolta molto antica di detti e insegnamenti di Gesù, comprendente probabilmente anche alcune narrazioni come il battesimo e i racconti delle tentazioni.
- Atti dice che Luca fu per un certo tempo in Palestina e questo gli avrebbe dato l'occasione di riunire le tradizioni palestinesi orali dei contemporanei di Gesù

8. La testimonianza di Maria

Benedetto XVI, nella sua «scuola della preghiera», dedicata alla preghiera negli Atti degli Apostoli e nelle Lettere di san Paolo, ha modo di focalizzare il rapporto tra la Madre di Cristo e il terzo evangelista. Cominciando dal grande testo di San Luca, «il primo libro sulla storia della Chiesa, cioè gli Atti degli Apostoli», il Papa emerito ha osservato che qui il cammino della Chiesa nascente «è ritmato anzitutto dall’azione dello Spirito Santo, che trasforma gli Apostoli in testimoni del Risorto sino all’effusione del sangue, e dalla rapida diffusione della Parola di Dio verso Oriente e Occidente». Ma, prima di tutto questo, il libro ci presenta l'episodio dell’Ascensione di Gesù (cfr At 1,6-9). San Luca, fa notare il Papa emerito, tra l'Ascensione e la Pentecoste «menziona per l’ultima volta Maria, la Madre di Gesù, e i suoi familiari (v. 14)». San Luca è l'evangelista mariano per eccellenza. «A Maria ha dedicato gli inizi del suo Vangelo, dall’annuncio dell’Angelo alla nascita e all’infanzia del Figlio di Dio fattosi uomo. Con Maria inizia la vita terrena di Gesù e con Maria iniziano anche i primi passi della Chiesa; in entrambi i momenti il clima è quello dell’ascolto di Dio, del raccoglimento». Anche noi oggi siamo chiamati a riflettere «su questa presenza orante della Vergine nel gruppo dei discepoli che saranno la prima Chiesa nascente. Maria ha seguito con discrezione tutto il cammino di suo Figlio durante la vita pubblica fino ai piedi della croce, e ora continua a seguire, con una preghiera silenziosa, il cammino della Chiesa».  Di Maria San Luca vuole mettere in luce la piena disponibilità a orientare tutta la sua vita secondo la parola di Dio. E non solo Maria accetta la volontà di Dio, ma del conformarsi a questa volontà costantemente fa occasione di lode e di gioia. «In visita alla parente Elisabetta, Ella prorompe in una preghiera di lode e di gioia, di celebrazione della grazia divina, che ha colmato il suo cuore e la sua vita, rendendola Madre del Signore (cfr Lc 1,46-55)». E ancora «nel cantico del Magnificat, Maria non guarda solo a ciò che Dio ha operato in Lei, ma anche a ciò che ha compiuto e compie continuamente nella storia». Il Pontefice emerito cita Sant’Ambrogio, che scrive: «Sia in ciascuno l’anima di Maria per magnificare il Signore; sia in ciascuno lo spirito di Maria per esultare in Dio».  E San Luca continua a parlare della Madonna negli Atti degli Apostoli. Anche «nel Cenacolo, Maria è presente, prima che si spalanchino le porte ed essi inizino ad annunciare Cristo Signore a tutti i popoli, insegnando ad osservare tutto ciò che Egli aveva comandato (cfr Mt 28,19-20)». Qui la Madonna è come alla conclusione di una vita fatta tutta di preghiera. «Le tappe del cammino di Maria, dalla casa di Nazareth a quella di Gerusalemme, attraverso la Croce dove il Figlio le affida l’apostolo Giovanni, sono segnate dalla capacità di mantenere un perseverante clima di raccoglimento, per meditare ogni avvenimento nel silenzio del suo cuore, davanti a Dio (cfr Lc 2,19-51) e nella meditazione davanti a Dio anche comprenderne la volontà di Dio e divenire capaci di accettarla interiormente». La presenza della Madre di Dio nel Cenacolo, dopo l’Ascensione, «non è allora una semplice annotazione storica di una cosa del passato, ma assume un significato di grande valore, perché con loro Ella condivide ciò che vi è di più prezioso: la memoria viva di Gesù, nella preghiera; condivide questa missione di Gesù: conservare la memoria di Gesù e così conservare la sua presenza». Infine, «l'ultimo accenno a Maria nei due scritti di san Luca è collocato nel giorno di sabato: il giorno del riposo di Dio dopo la Creazione, il giorno del silenzio dopo la Morte di Gesù e dell’attesa della sua Risurrezione. Ed è su questo episodio che si radica la tradizione di Santa Maria in Sabato». Tra l’Ascensione e la Pentecoste «gli Apostoli e la Chiesa si radunano con Maria per attendere con Lei il dono dello Spirito Santo, senza il quale non si può diventare testimoni. Lei che l’ha già ricevuto per generare il Verbo incarnato, condivide con tutta la Chiesa l’attesa dello stesso dono, perché nel cuore di ogni credente "sia formato Cristo" (cfr Gal 4,19)». Benedetto osserva che «se non c’è Chiesa senza Pentecoste, non c’è neanche Pentecoste senza la Madre di Gesù, perché Lei ha vissuto in modo unico ciò che la Chiesa sperimenta ogni giorno sotto l’azione dello Spirito Santo». Benedetto XVI lo spiega con un brano di San Cromazio di Aquileia (tra il 335 e il 340 - 407 o 408): «Si radunò dunque la Chiesa nella stanza al piano superiore insieme a Maria, la Madre di Gesù, e insieme ai suoi fratelli. Non si può dunque parlare di Chiesa se non è presente Maria, Madre del Signore… La Chiesa di Cristo è là dove viene predicata l’Incarnazione di Cristo dalla Vergine, e, dove predicano gli apostoli, che sono fratelli del Signore, là si ascolta il Vangelo». Da questo antico brano patristico il Papa emerito passa poi a citare il Concilio Ecumenico Vaticano II, il quale nella Costituzione dogmatica «Lumen gentium» afferma: «Essendo piaciuto a Dio di non manifestare apertamente il mistero della salvezza umana prima di effondere lo Spirito promesso da Cristo, vediamo gli apostoli prima del giorno della Pentecoste "perseveranti d’un sol cuore nella preghiera con le donne e Maria madre di Gesù e i suoi fratelli" (At 1,14); e vediamo anche Maria implorare con le sue preghiere il dono dello Spirito che all'Annunciazione l’aveva presa sotto la sua ombra» (n. 59). Il luogo primo dove noi fedeli incontriamo Maria, prosegue il documento conciliare, è la Chiesa, dove è «riconosciuta quale sovreminente e del tutto singolare membro…, figura ed eccellentissimo modello per essa nella fede e nella carità» (n. 53).

9. La struttura del Vangelo

VANGELO ED ATTI
Il piano dell'opera di Luca si mostra in tutta la sua unitarietà
non solo all'interno del vangelo, ma anche se accostiamo questo vangelo al Libro degli Atti, indicato dal nostro autore come il secondo volume di un opera in due parti, diretta allo stesso editore e composta con le stesse finalità. Sono due volumi sugli inizi dell'annuncio della Buona Novella, dall'Annunciazione della nascita di Giovanni Battista fino all'arrivo di S. Paolo a Roma. Si tratta di mostrare tutto il percorso di questo annuncio da un ambiente provinciale e sperduto dell'impero, quale la Palestina dei tempi di Gesù, fino al centro della civiltà di allora: Roma. Per questo la sua opera comincia a Gerusalemme, in pieno ambiente giudaico, ed in una delle attività più schiettamente giudaiche: il culto del tempio; per giungere a chiudersi a Roma, il centro del mondo, subito dopo che Paolo ha deciso di consacrarsi totalmente ai pagani, abbandonando i giudei increduli. La salvezza, da promessa ad un popolo determinato e solitario, è diventata universale. Gesù Cristo, è al centro di questa trasformazione, in lui trovano compimento le promesse divine del passato, testimoniate dall'AT; da Lui parte tutto il movimento di annuncio della buona novella che è sostenuto dallo Spirito Santo. Il grande esegeta tedesco Conzelmann ha sintetizzato la concezione della Storia della Salvezza propria di Luca, definendo Gesù "IL CENTRO DEL TEMPO", perché la rivelazione divina agli uomini può agevolmente essere suddivisa in tre tappe:
1.
Prima della predicazione di Gesù, si situa il tempo della PROMESSA. Nella sua prospettiva universale, Lc fa risalire la genealogia di Gesù fino ad Adamo, questi diviene così il vero inizio della promessa, (testimoniata da tutti i profeti e dall'antico testamento) che nella sua ottica si chiude con la figura di Giovanni Battista: infatti "La legge ed i profeti vanno fino a Giovanni. Poi la Buona Novella del Regno di Dio viene annunciata, ed ogni uomo si sforza di entrarvi" (16,16).
2.
Con Gesù al centro del tempo, risuona l'annuncio della buona novella. È il tempo della SALVEZZA.
3.
Dopo l'ascensione comincia il tempo della Chiesa, durante il quale, lo Spirito Santo che riposava su Gesù, viene comunicato ai credenti perché divengano, a loro volta annunciatori del vangelo. È il tempo della TESTIMONIANZA.
Abbiamo quindi il TEMPO DELLA PROMESSA, il TEMPO DELLA SALVEZZA, ed il TEMPO DELLA TESTIMONIANZA.
A questa struttura che sottolinea le suddivisioni temporali, l'opera di Luca
sovrappone una divisione parallela di tipo geografico. Il terzo vangelo infatti si compie soprattutto a Gerusalemme, dove si situano la passione, tutte le apparizioni del risorto (a differenza di Mt e Gv), l'Ascensione, e da cui partono i racconti degli Atti (Atti 1,8). Lo schema geografico si muove dalla Galilea attraverso un lungo viaggio che porterà Gesù a Gerusalemme fino alla via del Calvario (Luca é il solo che descrive la Via Crucis). Con la pasqua non si interrompe il cammino di Gesù che va incontro ai suoi discepoli sulla via di Emmaus e sale al Padre "camminando verso il cielo". Con la fine del cammino di Gesù comincia il cammino della Chiesa, che partendo da Gerusalemme fa a ritroso il cammino del Salvatore, fino agli estremi confini della terra. L’inizio del vangelo di Lc (1,1-4,13), dedicato a Giovanni Battista ed alla preparazione del ministero di Gesù, non fa parte di questa bella sintesi geografica, ed il suo contenuto mostra come non abbiamo in questi testi solo notizie sul momento iniziale del Vangelo, ma una presentazione anticipata ed in forma diversa di tutto il contenuto pasquale del messaggio. Infatti nei racconti dell'infanzia si mostra Gesù profondamente radicato nel vero cuore spirituale del suo popolo: i poveri e gli umili che confidano solo in Dio. Nella parte seguente, che va dal Giordano a Nazareth, risalta la figura di Gesù Figlio del Padre, profeta potentemente riempito di Spirito Santo, che viene rigettato dai suoi. Abbiamo cosi in questa prima parte del vangelo una "riflessione-narrata", sul mistero della persona stessa di Gesù: Vero uomo e Vero Dio.

10. Schema generale

I) PRELIMINARI (1,1-4,30)
- Infanzia: Gesù, Figlio di Dio e Figlio di un Popolo della terra.
- Dal Giordano a Nazareth: Gesù Figlio di Dio e profeta perfetto, rigettato dal suo popolo.
II) IN GALILEA (4,31-9,50)
In mezzo ad una folla instabile ed attenta, in confronto con degli avversari ben presto mostratisi (5,17-6,1l), Gesù:
- raduna i suoi discepoli (5,1-11; 5,27-32; 6,12-16),
- li forma con la sua Parola (6,20-49; 8,4-21; 9,22-27).
- li forma attraverso l'azione (9,1-16)
- si rivela pienamente alla loro fede (9,18-21.28-36)
- Gli incontri con la vedova, la peccatrice, fanno intravedere la grandezza umana del Cristo
- Gli atti di potenza permettono di intravedere la sua grandezza sovrumana (8,22-56)
III) IN VIAGGIO (9,31-19,44)
Tra i molteplici temi, i più importanti sembrano:
- l'ampliamento del gruppo dei discepoli e del loro campo di azione (9,51-10,24)
- il Comandamento più grande (10,25-37)
- la preghiera (11,1-13)
- la misericordia (15)
- Culminando con la salita messianica verso Gerusalemme, che segue lo schema di Marco con alcune aggiunte: (18,31-19,48)
IV) A GERUSALEMMME (20-24)
-Nel tempio: cacciata dei mercanti (19,45-48)
- controversie (20,1-21,4)
- discorso sugli ultimi tempi (21,5ss)
- L'ultima cena e la passione (22,1-23,56)
- Le apparizioni del Risorto (24)

11. Il senso del tempo

Lo schema temporale e geografico, e questo primo tentativo di schema tematico del vangelo di Luca, mostrano una certa differenza nei confronti della predicazione primitiva. Le prime comunità, nate dall'esperienza profondamente impressionante della pasqua, erano convinte che con la resurrezione di Gesù il Tempo dell’umanità era veramente compiuto, nel senso di finito. Questo veniva interpretato, assieme a tutte le frasi di Gesù sulla prossimità del giudizio di Dio, come un annuncio della imminente fine del mondo e del conseguente giudizio universale. Questa attesa nei primi anni si fece a volte spasmodica, venne poi via via ridimensionandosi con il passare del tempo, e Lc, che scrive intorno agli anni 70, comincia ormai a riflettere sulla errata comprensione da cui era partita. Il risultato della sua riflessione è la presa di coscienza che dopo "il tempo di Gesù", é iniziato "il TEMPO della Chiesa".  Luca distingue tempo di Gesù e Tempo della Chiesa, ma non li separa. Ambedue fanno parte dei nuovi tempi in cui si compiono le promesse dell'AT. L'OGGI del tempo di Gesù, vale per sempre. L’oggi, che era risuonato nella sinagoga di Nazareth, dopo quello della sua nascita e prima di quello della sua morte, l'oggi della salvezza, è l'oggi che la Chiesa proclama come continuamente attuale. La sua missione specifica infatti è proprio di annunciarlo fino ai confini della terra, questo unico tempo che in qualche modo esiste raddoppiato. Infatti Luca ha una profonda coscienza dell'importanza dell'ascensione per il tempo e la storia dell'uomo. Secondo Luca infatti era prima necessario che Gesù morisse e risorgesse per far proclamare a tutte le nazioni dalla sua Chiesa la Buona novella; sostenendo dalla sua posizione di Salvatore Glorificato, attraverso la potenza dello Spirito Santo, questo annuncio. L'effetto della pasqua è innanzi tutto questa comunicazione dello Spirito, che non riposa più soltanto su Gesù, ma su tutti i credenti. Certamente sia prima sia dopo la pasqua, Gesù è il solo Signore ed il solo Salvatore, ma il suo modo di essere presente non è più lo stesso: dopo l'ascensione è attraverso lo Spirito e la Parola che resta presente ed attivo tra i suoi. La storia della salvezza, che segue la pasqua, è quindi una storia di uomini, fatta da uomini che sotto l'azione della Parola di Dio e dello Spirito, la vivono e la provocano. Una storia che ha un chiaro obiettivo, una meta da raggiungere: portare l’annuncio della Buona Novella fino agli estremi confini della terra.

12. Stile e temi fondamentali

Questa riflessione sul senso della storia e della vita della Chiesa, è centrale per la comprensione dell'opera di Luca, che rilegge l'annuncio del Cristo alla luce di questa consapevolezza più chiara, con l'evidente risultato che della vita di Gesù viene messo in particolare risalto tutto quello che può permettere, ad una Chiesa destinata ad un compito terreno relativamente lungo, di poter assolvere in pienezza la sua vocazione. Questo particolare contesto determina non solo il contenuto dell'opera di Luca, ma anche il suo stile; Luca infatti é un vero autore ed esprime attraverso il suo personale modo di raccontare la sua sensibilità e la sua fede, cioè la sensibilità e la fede di un Cristiano della seconda generazione, dotato da Dio della ricchezza del dono dello Spirito, ed attento custode dei ricordi della vita di Gesù. Se dovessimo descrivere il vangelo di Luca come si descrive l’opera pittorica di un artista, non potremmo fare a meno di notare che il colore di sfondo preferito da Luca é la MISERICORDIA. Dio é giunto con Gesù a visitare il suo popolo non per attuare un giudizio ma per indire un tempo di grazia e perdono (4,19). É proprio al centro della sua opera che in un grande affresco Luca mostra questo amore del Padre (15) che attende teneramente il figlio prodigo. Gesù mostra visibilmente questa tenerezza del Padre nel suo comportamento, nel suo stile di contatto con gli uomini. Tutti coloro che vogliono essere liberati dal male trovano in lui accoglienza ed attenzione, senza esclusione di categoria. Proprio per questa scelta della misericordia, il Gesù di Luca interviene sempre vigorosamente in favore dei malati, dei poveri, dei peccatori. É addirittura l'amico dei Pubblicani e dei peccatori (7,34).  Per questo negli incontri col Salvatore sono sempre messi in primo piano gli ultimi: i samaritani, i pubblicani, le donne. Sono proprio le donne che hanno nel vangelo di Luca un ruolo particolarmente importante: è attraverso di loro che giunge la salvezza (Maria, Elisabetta, Anna); e sono loro che collaborano alla sua attuazione (8,1-3; l0,38-42). Nella vita della Chiesa primitiva il loro posto sarà di primo piano (Maria At 1,14; la madre di Giovanni-Marco At 12,12 etc.). Questa tenerezza di Dio, che Gesù ha rivelato, dovrà diventare il metro di comportamento del Discepolo fedele (6,36).  L'ottimismo determinato dalla fiducia nella misericordia divina, che percorre tutta l'opera di Luca, non la rende però irreale. Il suo ottimismo infatti non nasconde le difficoltà e le ombre. Con una chiara sottolineatura l'evangelista evidenzia la responsabilità del discepolo di fronte alla salvezza che Dio gli offre; questo Dio così tenero ed accogliente verso i peccatori, è d'altra parte altrettanto terribilmente esigente nei confronti dei suoi amici. Bisogna fare la scelta di Dio senza rallentamenti, nell'OGGI della salvezza. Bisogna portare ogni giorno la propria CROCE perché chi guarda indietro non è degno del Regno dei cieli. Nei confronti poi dei potenti, (1,51-52) che cercano la propria consolazione nella ricchezza; dei capi religiosi, che allontanano i poveri da Dio, invece di avvicinarli; il Gesù di Luca è di una severità e durezza uniche (6,24; 10,31; l8,10-l4).  Su questo contrasto di tinte che determinano la verità di ogni vita di fede, Luca dipinge l’esperienza di contatto con Gesù con le tinte della gioia. Infatti, di fronte alla salvezza offerta da Dio la reazione dell'uomo salvato non può essere che di gioia e di canto; come Zaccaria, Maria, gli angeli e Simeone, nel Vangelo dell'infanzia. Come i poveri, felici perché la loro situazione di miseria sta per finire (6,20). Come la festa piena di musica e di danze che accompagna il ritrovamento del Figlio prodigo (15,25). Come le folle che davanti ai segni di salvezza operati da Gesù, si rallegrano rendendo lode a Dio (5,26; 13,17 etc.). Come i 72 discepoli che tornano dalla Missione pieni di gioia (10,17). Come Zaccheo che ugualmente pieno di gioia accoglie il Signore (19,16). Infine come gli apostoli che all'alba della Chiesa primitiva, dopo che Gesù é salito al cielo, tornano a Gerusalemme pieni di gioia (24,41-52). Se la gioia é una specie di marchio di fabbrica, che fa riconoscere a colpo d 'occhio un brano evangelico di Luca, mostrando così di essere uno dei temi portanti del suo testo, non meno dobbiamo dire della preghiera. Ed in realtà questo non è strano, perché le esigenze della Chiesa di Luca che doveva affrontare un lungo tempo di attesa del Signore e di predicazione del Vangelo ad ogni creatura, mostravano proprio queste esigenze: la preghiera, la gioia Cristiana, la disponibilità a seguire il Signore in una coerenza difficile ed impegnativa. Luca è profondamente cosciente, e non manca di ricordarlo ad ogni occasione: che per accogliere la misericordia di Dio, e vivere il distacco dai beni in una perfetta disponibilità al Vangelo, la preghiera, e assolutamente necessaria. Luca ama sottolineare questo mostrando Gesù in preghiera soprattutto nei momenti più importanti della sua vita: il battesimo (3,21), la scelta dei dodici (6,12), la trasfigurazione (9,28). Vedendolo pregare i suoi discepoli provano il desiderio di entrare anche loro in questa relazione con Dio (11,11), e Gesù li invita caldamente attraverso la parabola dell'amico importuno (18,1) , che solo Luca tramanda, a pregare senza interruzione.

 

 

Inserito Martedi 18 Ottobre 2016, alle ore 10:45:20 da latheotokos
 
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DOCENTE ALL'ISSR "SAN LUCA" DI CATANIA

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