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  La mistica come chiave ermeneutica della vita di Maria 
SpiritualitàIl pensiero dei teologici e del Concilio


Posizione dei mariologi alla vigilia del Vaticano II

a) Nel 1949 Reypens nel suo studio “Rosa mystica” presenta la comune convinzione dei teologi del tempo nell’affermare e riconoscere il carattere straordinario della vita mistica di Maria, sia quanto all’intensità e quantità, sia quanto alle grazie speciali che essa comporta. Ella ha avuto un’esperienza di Dio che sorpassa quella di tutti i grandi mistici. Naturalmente bisogna escludere da lei le grazie mistiche della purificazione, la notte dei sensi e dello spirito che presuppongono una persona non adeguata alla sovrana azione di Dio, mentre Maria lo fu pienamente. Parlando di Maria bisogna partire dal matrimonio mistico per percepire un po’ l’unione di Maria con Dio. Quanto ai doni straordinari, Maria ebbe la scienza infusa permanete per cui non ha conosciuto interruzione nella contemplazione delle realtà divine e nella crescita della grazia, nemmeno durante il sonno. Molti teologici affermano che ella ebbe nei grandi momenti della sua vita un’intuizione transitoria dell’essenza divina, cioè la visione beatifica, ed abbia compreso pienamente il mistero della Redenzione. Da contemplatrice suprema, Maria diventa illuminatrice suprema in quanto aiuta i suoi figli a percorrere il cammino dell’unione con Dio specchiandosi in lei in cui si ammirano le profondità di Dio.
a) Questa tesi è fortemente contestata da Gallot nel 1961 a cominciare dall’affermazione dell’uso di ragione in Maria fin dal primo istante della sua esistenza che ne avrebbe fatto un mostro e non un essere umano. Ancora si sbaglia nel dare a Maria doni che appartengono chiaramente allo stato di gloria, oppure se la si considera il contenitore di tutti i carismi possibili. Si deve invece dire che Maria ricevette tutte le grazie che le permettevano di svolgere il suo ruolo nell’opera della salvezza e, siccome ha offerto a queste grazie una collaborazione senza riserve, ella si è santificata al massimo grado. Infine, attribuire a Maria la visione beatifica anche in alcuni momenti, è gratuito in quanto appare incompatibile con lo stato proprio di fede di Maria nella sua vita terrena. L’istante dell’annunciazione fu per Maria un istante di fede ardente e non di visione.
b) Gabriele di S. Maria Maddalena tenta una visione sistematica della vita spirituale di Maria applicando a lei il cammino e i traguardi descritti da S. Giovanni della Croce. Ne risulta una Maria elevata fin dal principio ad uno stato supremo di unione, la cui volontà è mossa sempre da Dio e dallo Spirito Santo. Tutti in Maria si muove con amore e per amore al sommo grado. Maria progredisce continuamente nella vita spirituale e mantiene sempre viva l’aspirazione all’unione immediata con Dio nella visione beatifica.
c) K Thruhlar seguendo la dottrina anche lui di S. Giovanni della croce, applica a Maria lo stato dell’unione trasformante, un modo nuovo di conoscere e amare Dio, una più intensa inabitazione in Lui e una più alta partecipazione alla natura divina. In forza di questa unione Maria fu esente da ogni perturbazione della natura, la sua contemplazione non era disturbata dall’azione, i suoi dolori non ebbero carattere di purificazione. La pienezza della sua vita mistica crebbe continuamente fino a quando non divenne visione beatifica.

Gli orientamenti conciliari

PRINCIPI FONDAMENTALI
Innanzitutto il Concilio afferma chiaramente la santità di Maria che abbracciando con tutto l’animo e senza peso alcuno di peccato, la volontà salvifica di Dio, consacrò totalmente se stessa quale ancella del Signore alla persona e all’opera del Figlio suo. Prendendo le distanze dal linguaggio tecnico dei manuali di mistica, il Concilio si attiene al linguaggio biblico e recupera anche la spiritualità ebraica vissuta in modo eminente da Maria in unione con i mistici del popolo di Dio. Essa infatti primeggia tra gli umili e i poveri del Signore, i quali con fiducia attendono e ricevono la salvezza da lui. Senza parlare di carismi straordinari in Maria, il Concilio esalta la sua fede con la quale avanzò nel suo cammino di unione al Figlio fino alla croce per cui la sua vita si svolse nella fede e non nella visione. Ella è madre nell’ordine della grazia per cui si prende cura dei fratelli del figlio suo fino a quando non raggiungano la patria beata.

EFFETTI
Il primo risultato dell’impostazione conciliare è la rinuncia a definire o analizzare l’esperienza mistica di Maria e il desiderio di sottolineare l’aspetto essenziale della vita contemplativa di Maria al di là di ogni fenomeno, cioè la sua esperienza del divino in un contatto intimo e sostanziale che sfugge ad ogni descrizione. L’esperienza mistica di Maria viene presentata nel suo scarno linguaggio biblico non soggetta alla catalogazione tipica delle culture, offrendo così un’interpretazione libera da schemi predisposti. Infine il concilio umanizza la figura di Maria a cui viene attribuita la fatica e l’oscurità nel cammino di fede. Una oscurità che non è fatta di dubbi peccaminosi contro la fede, ma come la “notte oscura” delle anime mistiche.

Punti acquisiti e prospettive

Con la tradizione biblico ecclesiale si deve prendere atto della continuità con cui essa attribuisce a Maria un’intensa vita di comunione con Dio. La collocazione della Madre di Gesù in dimensione mistica si fonda sul dato biblico che la presenta come termine privilegiato della benevolenza divina ed insieme donna credente in perenne contatto con il mistero della salvezza personificato in Gesù suo figlio.

MISTICA COME CHIAVE ERMENEUTICA
Nel presentare la figura di Maria non si può trascurare la sua vita mistica, nei suoi aspetti di accettazione integrale del primato di Dio, di comunione sponsale con lui e di docilità allo Spirito Santo. Fermarsi solo agli aspetti funzionali, come la maternità in rapporto a Gesù e la sua partecipazione alla storia della salvezza al servizio di Cristo, sarebbe arrestarsi davanti alla zona misteriosa che costituisce l’io profondo di Maria. Non si penetrerebbe nel suo cuore, nel suo centro personale dove per la potenza dello Spirito si è realizzato l’incontro d’amore tra Dio nel suo ineffabile mistero e Maria nella sua libera risposta. La mistica diventa una chiave ermeneutica indispensabile per un’intera conoscenza della Madre del Signore. Essa apre a questo mondo interiore rinnovato dallo Spirito e santificato dalla presenza del Verbo fatto uomo, che ha fatto vibrare di gioia e di stupore tanti santi contemplativi. Nonostante la perfezione della vita mistica, Maria non appare lontana dall’esperienza dei cristiani, dato che tutti i fedeli di qualsiasi stato e grado sono chiamati a pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità.

NELLO STATUTO DI FEDE
La vita mistica di Maria deve essere collocata opportunamente all’interno dello statuto di fede proprio della Chiesa peregrinante. La beatitudine della fede, infatti, caratterizza la personalità religiosa della Vergine di Nazaret: Maria è realmente presente nel mistero di Cristo proprio perché ha creduto. Ora se la fede contiene un aspetto illuminativo in quanto è “conoscenza della verità”, essa differisce dalla visione definitiva e mantiene il suo carattere enigmatico. Questo vale anche per Maria che non comprese le parole del Figlio ed ha incontrato una particolare fatica del cuore, la kenosi più grande della fede nella storia dell’umanità. In tale contesto sembra azzardato attribuire a Maria durante la sua vita terrena la scienza infusa e la visione beatifica. Si può invece in lei supporre l’esperienza chiamata “contatto mistico” che inabissa nel mistero della presenza divina e infonde illuminazioni speciali sulla propria identità e missione. Né si possono negare a Maria i carismi ordinari e straordinari, tra cui la profezia e la glossolalia, che d’altronde si trovano distribuiti in abbondanza nelle prime comunità cristiane.

SPERIMENTARE LA PRESENZA DI MARIA
I fedeli sono invitati a sperimentare nel proprio itinerario spirituale la presenza spirituale, esemplare e materna di Maria, compresi negli stadi di una più intima comunione con la Trinità. Il cristiano che s’inerpica sul sentiero solido dell’amore, trova in Maria una sapiente guida che introduce nel mistero di Dio e delle sue vie di salvezza. Il mistico troverà in Maria come in un prisma luminoso le note caratteristiche di una vita superiore e semplificata: il senso della presenza di Dio, poiché Maria è il Tabernacolo escatologico dell’Emanuele che dimora in Lei; l’abbandono totale nelle mani del Padre; la libertà filiale che consegue al sentirsi amata da Dio; la riconciliazione cosmica mediante un amore materno che accoglie e unifica.

Inserito Giovedi 17 Settembre 2009, alle ore 0:18:30 da latheotokos
 
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IDEATO E REALIZZATO DA ANTONINO GRASSO
DOTTORE IN S. TEOLOGIA CON SPECIALIZZAZIONE IN MARIOLOGIA
DOCENTE ALL'ISSR "SAN LUCA" DI CATANIA

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