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  Maria nel Triduo e nel Tempo Pasquale - II PARTE 
Culto

Da Sergio Gaspari, Maria nell'anno liturgico e pietà popolare: Tempo pasquale e Ordinario, in in AA. VV., La Vergine Maria nel cammino orante della Chiesa. Liturgia e pietà popolare, Centro di Cultura Mariana "Madre della Chiesa", Roma 2003, pp. 10-34.



3. I «50 GIORNI» DI PASQUA
   
Il documento Fate quello che vi dirà rileva: «Nel tempo pasquale la pietà mariana non deve essere occasione, neanche indiretta, per distogliere l’attenzione dei fedeli da questi misteri salvifici. Deve, semmai, mostrare la potenza della Pasqua di Cristo e il dono dello Spirito operanti in Maria. D’altra parte è auspicabile che la liturgia pasquale, sul filo conduttore del dato biblico (cf. At 1,14), sviluppi cultualmente il rapporto arcano esistente tra lo Spirito, la Chiesa e Maria» (n. 56).  Infatti «durante il ‘sacramento pasquale racchiuso nei cinquanta giorni’ o ‘grande domenica’, la liturgia romana ricorda anche la Madre di Cristo, che esulta per la risurrezione del Figlio, o che insieme agli Apostoli persevera in preghiera e attende con piena fiducia il dono dello Spirito Santo (cfr At 1,14). In questa luce la Chiesa, quando celebra i sacramenti pasquali, contempla nella Vergine il modello della sua maternità e riconosce nella Madre di Gesù l’esempio e l’aiuto per la missione evangelizzatrice, che Cristo, risorto dai morti, le ha affidato (cf. Mt 28,19-20)» (IPCM, n. 45, p. 81). Maria è contemplata altresì al centro della Chiesa apostolica: «La gioia ecclesiale per la Risurrezione di Cristo e per il dono dello Spirito è come prolungamento della gioia di Maria di Nazareth, la Madre del Risorto: ella infatti, secondo il sentire della Chiesa, fu riempita di ‘ineffabile letizia’ per la vittoria del Figlio sulla morte, e secondo gli Atti degli Apostoli, fu al centro della Chiesa nascente, in attesa del Paraclito (cfr At 1,14)» (CAM, p. 15). La presenza liturgica di Maria nel tempo di Pasqua è evidenziata dal VI formulario del Comune BVM, con due collette: una prima e una dopo l’ascensione; in tal caso vi è la possibilità dell’uso dei prefazi mariani III, IV e V. La Collectio contempla due Messe: Maria «nella Risurrezione del Signore» (n. 15) e «fonte di luce e di vita» (n. 16). Ad esse si possono aggiungere: Maria la «donna nuova» (n. 20) e «fonte della salvezza» (n. 31). Tra le 10 Collette mariane, la settima reca il titolo: Maria «primogenita della redenzione». Nella liturgia delle Ore, oltre che nel Magnificat e nel Regina caeli, la Vergine è ricordata in alcune formule di intercessione del vespro. È assente nei sabati dei 50 giorni. Sebbene siano solo dei frammenti, viene menzionata nell’ufficio delle Letture: lettura di Efrem Siro (venerdì, III sett.) e del beato Isacco (venerdì, V sett.). Tra i pii esercizi, IPCM propone la recita del dialogo fra la Vergine e le pie discepole, dove si constata che Maria, docile nell’ascolto della Parola, sperimenta profondamente la risurrezione del Figlio. Ella risponde alle donne di Gerusalemme che già conosceva l’evento della risurrezione, in quanto conservava nel suo cuore le parole del Figlio.
57 In questo tempo, al posto della Via Crucis vi è la celebrazione della Via Lucis, come seguito e culmine della stessa Via Crucis (cf. Dir 153).58 Se nella Via Crucis Maria accompagnava il fedele a seguire Cristo nella sofferenza, ora lo invita alla gioia della risurrezione.59 Nel pomeriggio del giorno di Pasqua o nei giorni immediatamente successivi, in alcune regioni specialmente italiane e spagnole ha luogo il rito, molto suggestivo e significativo, dell’incontro della Madre con il Figlio risorto. Nel rito bizantino in ogni Divina Liturgia fino alla vigilia dell’Ascensione si canta il solenne tropario pasquale «L’Angelo gridò alla Piena-di-grazia». Nella V Domenica di Pasqua un tropario della IV Ode canta, ad un tempo, la bellezza spirituale di Cristo risuscitato e la bellezza della Madre. La VI Ode di questa medesima domenica descrive il parallelismo tra l’uscita gloriosa di Cristo dal sepolcro e la nascita dal grembo di Maria.60 Sempre nel contesto dei 50 giorni celebrano la festa di «Nostra Signora delle mèssi o delle spighe» il 15 maggio i siro-occidentali, i maroniti e i siro-orientali.61

    3.1.
Ottava di Pasqua
    Quando celebra i sacramenti pasquali, la Chiesa contempla nella Vergine il modello della sua maternità (cf. IPCM, n. 45, p. 81). L’antica liturgia ispanica sottolinea la complementarità della maternità divina di Maria con quella sacramentale della Chiesa. L’
inlatio (prefazio) della «Missa de Nativitate Domini » canta che la vita portata nel grembo della Vergine continua nella vita del grembo battesimale della Chiesa: «Quella (Maria) ha dato ai popoli la salvezza, questa (Chiesa) dona i popoli al Salvatore.Nelle membra di lei (Maria) fu plasmato il Cristo, nelle acque di costei (Chiesa) fu rivestito il Cristo. Ciò che un giorno fu concesso a Maria, ora è concesso alla Chiesa».62 La Chiesa bizantina il venerdì dell’Ottava di Pasqua celebra la festa della Deipara «Fonte viva».63 In ciascun’Ora liturgica durante la settimana di Pasqua, un theotokion elogia la Vergine causa della nostra gioia.64

    3.2.
Ascensione
    Oltre alla Colletta «dopo l’Ascensione» del VI formulario del Comune BMV, il prefazio «dopo l’Ascensione» presenta la Vergine nella comunità pasquale. La liturgia delle Ore ne fa memoria nell’inno alle lodi del tempo «dopo l’Ascensione»
65 e nell’antifona al Magnificat del venerdì della VII settimana.66 Nell’Ascensione Maria è presentata quale figura e modello della Chiesa orante. L’iconografia più antica rappresenta Dio Padre che con la propria mano attira Cristo al suo trono, ponendolo alla sua destra. Nel quadro sottostante sono raffigurati, come immagine della Chiesa, i discepoli con la «Donna», a mani alzate e plaudenti.67 L’arte copta nell’Ascensione riserva a Maria sempre il posto centrale e preminente. Nell’atteggiamento dell’orante, ella appare costantemente in primo piano, tra gli Apostoli in contemplazione. 68 Maria è «‘la colonna di fuoco’ che illumina la via dei credenti, la coriféa che guida lo snodarsi delle generazioni verso la casa dello Sposo».69

    3.3. Pentecoste
    Unita in preghiera con gli Apostoli e i primi discepoli nel Cenacolo, dopo l’Ascensione Maria implorò lo Spirito che l’aveva già adombrata all’Annunciazione (cf. LG 59; MC 11; 18; 26; 28). La Pentecoste è il 50° giorno di Pasqua: nel primo giorno è divinizzato Cristo capo, nel 50° è divinizzato Cristo nel suo corpo. Maria vi è presente come colei che intercede per la piena pasqualizzazione del corpo redento del Figlio. Per questo PCFP chiede che «sia favorita la celebrazione protratta della Messa della vigilia, come momento di intensa preghiera sull’esempio degli Apostoli e dei discepoli con Maria, Madre del Signore, nell’attesa dello Spirito Santo» (n. 107). La
Collectio, che prevede due formulari, contempla la Madre orante con la Chiesa nascente: «Vergine del Cenacolo» (n. 17) e «Regina degli Apostoli» (n. 18). Una delle 10 Collette mostra Maria «orante nel Cenacolo» (n. 8). Giovanni Paolo II nella RM descrive l’icona della Vergine del Cenacolo, in preghiera con gli Apostoli nell’attesa dello Spirito (n. 33). Nell’Oriente bizantino la Domenica di Pentecoste è considerata come celebrazione della Santa Trinità. Il lunedì successivo si festeggia lo Spirito, e il martedì Maria Madre di Costantinopoli o Maria Hodegetria:70 ella è la guida al mistero totale del Signore che si prolunga in tutto l’anno liturgico.

    3.4. Il «mese mariano»: Maggio
    Paolo VI nella MC non parla del mese di maggio, poiché propone il tempo di avvento come mese mariano (cf. n. 4; OP 64e). Il Dir ribadisce che l’avvento è «un tempo mariano armonicamente inserito nell’Anno liturgico» (n. 191). OP fa notare che in una Domenica pasquale non si può omettere la celebrazione dei Vespri per dare spazio al pio esercizio del «mese di Maria» (n. 65 e nota 119). Giustamente, poiché la liturgia gode di «eminenza» e «preminenza» sui pii esercizi che sono facoltativi (Dir 11). Inoltre nella Chiesa sopravvive un pò di timore verso il mese di maggio, quando la predicazione mariana si svolgeva «durante» la celebrazione, ma «non come» celebrazione, era cioè predicazione aliturgica se non anti-liturgica. Forse per questo R. Falsini ritiene «ingiustificata e negativa ... l’approvazione dei mesi mariani in particolare quello di maggio che coincide con il tempo pasquale, che è il
primo tempo da valorizzare (non mancano proposte ed esperienze)».71 Ma Giovanni Paolo II dal santuario di «Maria Madre e Regina» al monte Grisa di Trieste, il 1/5/1992, parlando del «mese di maggio, che cade ordinariamente nel tempo pasquale tra le due effusioni dello Spirito cui Maria è stata presente: al Calvario e nel Cenacolo (cf. Gv 19,30; At 2,1-4)», specificava : «Auspico che la celebrazione del mese mariano si armonizzi con la liturgia ed evidenzi i nessi organici di Maria col mistero di Cristo e della Chiesa».72 Il Dir puntualizza: circa la «consuetudine occidentale di celebrare un ‘mese mariano’ in maggio sarà opportuno tenere conto delle esigenze della Liturgia, delle attese dei fedeli, della loro maturazione nella fede, e studiare la problematica posta dai ‘mesi mariani’ nell’ambito della ‘pastorale d’insieme’ della Chiesa locale, evitando situazioni di contrasto pastorale che disorientano i fedeli, come accadrebbe, ad esempio, se si spingesse per abolire il ‘mese di maggio’. In molti casi la soluzione più opportuna sarà quella di armonizzare i contenuti del ‘mese mariano’ con il concomitante tempo dell’Anno liturgico. Così, ad esempio, durante il mese di maggio, che in gran parte coincide con i cinquanta giorni della Pasqua, i pii esercizi dovranno mettere in luce la partecipazione della Vergine al mistero pasquale (cf. Gv 19,25-27) e all’evento pentecostale (cf. At 1,14), che inaugura il cammino della Chiesa:73 un cammino che essa, divenuta partecipe della novità del Risorto, percorre sotto la guida dello Spirito. E poiché i ‘cinquanta giorni’ sono il tempo proprio per la celebrazione e la mistagogia dei sacramenti dell’iniziazione cristiana, i pii esercizi del mese di maggio potranno utilmente dar rilievo alla funzione che la Vergine, glorificata in cielo, svolge sulla terra ‘qui e ora’, nella celebrazione dei sacramenti del Battesimo, della Confermazione e dell’Eucaristia » (Dir 191).

    3.5. Visitazione della B.V. Maria (31 maggio)
    Questa festa non è altro che la celebrazione del viaggio apostolico di Maria che da annunciata si fa annunciatrice alla casa di Zaccaria. Così la Chiesa, rinata nei sacramenti pasquali e mossa dallo Spirito (come già la Vergine verso Elisabetta e Giovanni Battista), annuncia la presenza del Signore nel mondo, insegna ai fedeli la preghiera di lode e li santifica con i sacramenti.

NOTE
18 LO, Comune BVM, I e II Vespri, Intercessioni (formulario alternativo).
19 In MR p. 315.
20 In A. HÄNGGI – I. PAHL, Prex Eucharistica. Textus e variis Liturgiis antiquioribus selecti, Fribourg 1968, p. 165.
21
Liber sacramentorum, 8. Note storiche e liturgiche sul Messale Romano, Marietti, Torino 41950, p. 21-22. La relazione tra Maria e l'Eucaristia è presente nel primo monumento della pietà mariana, la stele (che risale alla fine del II sec.) con il famoso epitaffio di Abercio: «La fede mi guidava dappertutto e dovunque mi procurò per nutrimento un pesce di sorgente, assai grande, puro, che una vergine immacolata prese e diede agli amici perché ne mangiassero, avendo essa un vino delizioso e donandolo misto al pane», in M. MARITANO, La Theotokos, i Padri della Chiesa e gli inizi del culto mariano, in RL 89/3(2002) p. 449.
22 In P. Y
OUSIF, L'Eucharistie chez saint Ephrem de Nisibe, OChrA
224, Roma 1984, p. 345.
23
Sermo 71, in PL 52,402D, citato da CCC, 2837.
24 F
OZIO, Omelia sulla Natività della Vergine, 11, in TMPM 2, p. 826.
25 «Il Figlio è con te (Vergine Madre), per preparare in te il mirabile sacramento» (Sermo 3,4, In Laudibus Virginis Mariae, in PL 183, p.73).
26 L'espressione si trova nella forma di «Caro enim Jesu caro est Mariae» nel sermone sull'Assunzione di Maria dello Pseudo-Agostino, autore sconosciuto, ma identificato da J. Winandy con Ambrogio Auperto († 781).
27 Già s. Ambrogio di Milano († 397), parlando del miracolo dell'Eucaristia che rende presente Cristo nella celebrazione, affermava:«Quello che noi ripresentiamo è il corpo nato dalla Vergine» (De Mysteriis 53, in SChr 25bis, p. 186).
28 Nel sec. 14° viene composto l'Ave, verum corpus, natum de Maria Virgine, un inno che attraversa i secoli. Giovanni di Gersone († 1429), filosofo e teologo francese che si guadagnò il titolo di doctor christianissimus per il suo fermo attaccamento all'ortodossia, chiama Maria Madre dell'Eucaristia. S. Caterina da Siena († 1380), la santa del sangue di Cristo, è la santa del corpo di Cristo eucaristico ed ecclesiale, intimamente congiunti a Maria.
29 In Notitiae 206(1983) p. 529-530.
30 GIOVANNI PAOLO II, Lettera ai sacerdoti, Giovedì santo 1995, 3, in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XVIII/1, 1995, Città del Vaticano 1997, p. 588; cf. p. 585-597.
31 Pio esercizio, già contemplato dalla lettera PCFP p. 72.
32 Per il testo della memoria di Maria presso la Croce, cf. IPCM, p.78-79.
33 In questo caso come in altri, la pericope evangelica proposta (lex credendi) non ritorna come preghiera nella risposta celebrativa (lex orandi), mentre le due leggi devono sempre trovarsi in corrispondenza tra di loro. Qualche volta nel rito romano si nota una sorta di protestantizzazione liturgica relativa al culto della Madre del Signore. Lo rilevo in Maria nel mistero pasquale celebrato dalla liturgia, in AA. VV., Maria nuovo volto. Atti del Convegno «Maria icona del Vangelo della sofferenza», Fatima, 17-23 agosto 1995, Roma 1996, p. 127.
34 I. C
ALABUIG, Il culto alla beata Vergine: fondamenti teologici e collocazione nell'ambito del culto cristiano, in E. PERETTO (ed.), Maria nella Chiesa in cammino verso il Duemila. Atti del 7° Simposio Internazionale Mariologico (Roma, 21-22-23 giugno 1988), Roma – Bologna 1989, p. 289-290.
35 L'esercizio de
La Desolata fu introdotto a Roma nella chiesa di San Marcello dei Servi di Maria nel 1841, e oggi è praticato con il titolo di L'«Ora della Madre» al sabato s. mattina.
36
Il Nuovo Calendario liturgico, Torino-Leumann 1973, p. 151.
37
Calendario. Le feste, i miti, le leggende e i riti dell'anno, Milano 1989, p. 292. Poi Cattabiani aggiunge:«Ma i conterranei di questo monaco di Monserrat continuano a venerare la Virgen de los Dolores, chiamando le loro figlie Maria Dolores: il sensus fidei del popolo cristiano ha resistito nel corso dei secoli a ben altri 'riformatori'» (Ivi).
38 La dimensione luttuosa della fede vive nella partecipazione al dolore il massimo della con-penetrazione e dell'identificazione, e l'emozione ivi gode di un vasto campo d'azione. Talora la devozione popolare più diffusa fino alla vigilia del Vaticano II durante la settimana santa era quella del SS.mo Crocifisso e della Vergine Addolorata. Tutto era incentrato attorno ai misteri dolorosi di Cristo e della Madre, mentre la liturgia, nella speranza certa, celebra sempre contemporaneamente anche i misteri del gaudio e della gloria della risurrezione, cf. A. B
ONETTI, Le gioie di Maria. La Via gaudii Sanctae Mariae, Milano 1989, p.39: pio esercizio per il periodo di avvento-natale e tempo pasquale. Nel venerdì s. la liturgia fa memoria della «beata» e «gloriosa» Passione di Cristo, e usa il coloro rosso, il colore di martiri: segno di vittoria. Un'antifona del Messale, il venerdì s. canta: «Adoriamo la tua Croce, Signore, lodiamo e glorifichiamo la tua santa risurrezione. Dal legno della Croce è venuta la gioia in tutto il mondo».
39 Anche il 15 settembre, se si prescinde dall’inno dell’ufficio delle letture che riporta lo «Stabat Mater dolorosa», inno di tradizione francescana e facoltativo nella Messa del giorno, la Chiesa negli altri testi eucologici usa la semplice ma espressiva formula giovannea «Stabat Mater» (cf. LO 4, p. 1133-1138).
40 AMBROGIO «Leggo (nel vangelo) che Maria ‘stava’ presso la Croce, non leggo che fosse piangente» (De obitu Valentiniani consolatio 39, in PL 16, p. 1431 D).
41 Epist. 9,14, in PL 30, p. 142.
42 In LO 4, p. 1291-1292: 15 settembre.
43 AMBROGIO, De instit.-virginis, 7,49, in PL 16, p. 333B.
44 Cf. F. CARDINI, I giorni del sacro, Milano 1982, p. 154-156. L’autore ricorda a questo proposito la più impressionante «teatralizzazione del sangue» nelle tradizioni italiane che si svolge il sabato santo a Nocera Tirinese (Catanzaro) con la processione del Cristo morto, cui è associata la Madre Addolorata.
45 Per una descrizione più esauriente di questa e di altre processioni del Triduo pasquale, cf. A. CATTABIANI, Calendario, qui: 198. Inoltre ci siamo riferiti direttamente ai presidenti delle varie Associazioni parrocchiali (ad es. per San Marco in Lamis...), o alla Pro Loco di Sulmona, per il rito della «Madonna che scappa».
46 Il fuoco delle fracchie è un simbolo anticipatore di quello della Veglia pasquale.
47 Signore, «hai voluto vicino alla tua croce e al tuo sepolcro la tua Madre addolorata» (LO 2, p. 452).
48 L’«Ora» della Madre. Celebrazione mariana per il sabato santo, Roma 1982, o anche in IPCM, p. 280-300.
49 L’«Ora» della Madre, 5. Liturgicamente non è bene distinguere troppo l’Ora di Cristo dall’Ora della Madre. Se esiste un’unica offerta  sacrificale, non va alterata l’unità dell’Ora salvifica di Cristo, presente la Madre, il venerdì santo.
 50 «Le donne mirofore al primo albore, con Maria andarono al sepolcro del Vivificante e trovarono un angelo seduto sulla pietra, che si rivolse a loro e diceva così: ‘Perché cercate il Vivente in mezzo ai morti? Perché piangete l’incorruttibile come se fosse nella corruzione? Andate, annunciate ai suoi discepoli: Cristo è risorto dai morti!’»: è l’Hypakoê del IV tono della III ode del Canone della notte pasquale, cf. Anthológion, Téuchos † ‘, En Rhômê 1980, 179; si trova pure in M. GALLO (ed.), Liturgia orientale della Settimana Santa, 2, Roma 1974, p. 194; è ripreso nella Divina Liturgia della notte, come II tropario del giorno di pasqua, cf. Typikon tes tou Christou Megales Ekkesias, Athênai - Thessalonikê, s.d. (ma: 1971), p. 371.
51 «L’Angelo gridò alla Piena-di-grazia: O Vergine pura, gioisci! Io di nuovo dico: Gioisci! Tuo Figlio è risorto il terzo giorno dal sepolcro, e ha risuscitato i morti: fate festa, o popoli! Illuminati, illuminati, o nuova Gerusalemme, infatti la gloria del Signore è sorta su di te! Fa’ festa adesso e gioisci, Sion, e tu, pura
Theotokos, rallegrati nella Risurrezione di tuo Figlio», in M. GALLO (ed.), Liturgia orientale della Settimana Santa, 2, p. 205-206. I due megalinari sono cantati dopo la IX Ode dell’Orthros di pasqua.
52 Anche IPCM prevede, al termine della Veglia pasquale, il saluto alla Madre del Risorto (p.77; 80).
53 Cf. LMS n.679, col. 291
54 La tradizione va intesa qui come il «non detto» dalla bibbia, o l’espicitazione di quanto nella bibbia è implicito.
55 Ad es. in un affresco di Santa Reparata, basilica ipogea del duomo di Firenze, la Vergine Maria, la Signora dell’alba del giorno nuovo che non conosce tramonto, è rappresentata accanto a Cristo mentre risorge. A Gerusalemme nella basilica del S. Sepolcro, vicino al coro dei Francescani, c’è la cappella delle apparizioni di Gesù risorto alla Madre.
56 G. GHARIB, Le Icone festive della Chiesa ortodossa, Milano 1985, p. 186.
57 p. 304-306. Questo dialogo, che proviene dalla pietà popolare, mostra una lettura pasquale dei vangeli.
58 Cf. AA. VV., Via Lucis, Leumann 1990, p.152. Il testo è dotato di 14 stazioni che comprendono una pericope evangelica o degli Atti degli Apostoli, seguita da una riflessione, preghiera e canto. Esso intende continuare il cammino spirituale degli apostoli e dei primi discepoli, che passarono dallo sconforto della passione e morte allo stupore e alla gioia dell’incontro con il Risorto. Porta a ripercorrere le «stazioni» più significative del cammino pasquale di Cristo, come altrettante tappe di formazione cristiana integrale; cf. S. PALUMBIERI, Una «Via Lucis» per l’uomo del terzo millennio, in M. SODI (ed.), Pellegrini alla porta della misericordia, Padova 2000, p. 245-258, dove si mostra come la Pasqua ha trasformato radicalmente la dolorosa visione della Via Crucis in un’esaltante e gioiosa contemplazione della Via Lucis.
59 Esiste, per così dire, anche una Pascalis Via Matris o «corona di un rosario pasquale» che presenta il percorso pasquale della Vergine fedele alla Parola, e scandita in 4 soste di preghiera e meditazione: cf. L. DE CANDIDO, La Santa Vergine con i discepoli alla Pasqua di Gesù, in Madre e Regina 56/4(2002) p. 22-24.
60 I due testi si trovano in MARIA 1, p. 271-272.
61 Cf. CAM pp.43; p. 51-53.
62 LMS n. 114, col. 56-57, testo riportato dalla MC 19; cf. 28.
63 Cf. CAM 43; C. HARISSIADIS, La fête de la Source Vivifiante, in A. M. TRIACCA - A. PISTOIA (édd.), La Mère de Jésus-Christ et la Communion des Saints dans la liturgie, Roma 1986, p. 103-115.
64 «Gioisci, tu che sei il divino tabernacolo dell’Altissimo, perché è per te, o santa
Theotokos, che è stata concessa la gioia a quanti ti ripetono: ‘Tu sei benedetta tra le donne, o Sovrana Immacolata’», in MARIA 1, p. 171.
65 «Veglia il piccolo gregge con Maria nel Cenacolo» (LO 2, p. 850).
66 «Con Maria, Madre di Gesù, i discepoli rimanevano insieme unanimi nella preghiera» (Ivi, p. 911).
67 Cf. P. M. ZULEHNER, Comunità, in P. EICHER (ed.), Enciclopedia teologica, Brescia 21990, p. 129.
68 Cf. G. G
IAMBERARDINI, Il culto mariano in Egitto, 3, Secc. XI-XX, Gerusalemme 1978, p. 387-388 e nota 48.
69 CONGREGATIO PRO ECCLESIIS ORIENTALIBUS, Istruzione per le Chiese orientali circa l’applicazione dell’Enciclica «Redemptoris Mater» alle Chiese orientali in relazione all’Anno mariano 1987-88, n.2, in EV 10/ p. 1802.
70 Cf. G. FERRARI, La dottrina e l’Eortologia mariana nella tradizione orientale, in Sacra Doctrina 69-70(1973) p. 248 e nota 56 a p. 254. Tale festa è celebrata nella medesima data anche in vari santuari d’Italia, soprattutto meridionale. Il Messale proprio delle Chiese di Sicilia (1981), seguendo il Calendario della grande Chiesa costantinopolitana, contiene una festa per tutta la regione: S. Maria Hodegetria, al martedì dopo Pentecoste (cf. C. VALENZIANO, Culto popolare a Maria con celebrazione liturgica e con ritualità spontanee, in E. PERETTO (ed.), Maria nella Chiesa in cammino, p. 322).
71 Pietà popolare: occorre approfondire, in Vita pastorale 90/10 (2002) 55. Osservazione a nostro avviso «ingiustificata» quella di Falsini proprio perché il Dir non scalfisce minimamente il carattere cristologico-pneumatologico, quindi primario dei 50 giorni. Una proposta è venuta da L. DEL GIUDICE che, in 31 capitoli, collega la lettura degli Atti degli Apostoli, propria del tempo pasquale, ai 31 giorni del mese di maggio (Con Maria madre della Chiesa - Parola di Dio, riflessione, preghiera, Roma 1980). S. Rosso prevede per «maggio» una duplice caratteristica: Maria vista in rapporto con la celebrazione del mistero pasquale di Cristo e di quello inaugurale della Chiesa (Mese mariano, in NDM 942). Gaspari propone «maggio» come tempo di mistagogia pasquale, cf. S. GASPARI, Maria nella liturgia. Linee di teologia liturgica per un culto mariano rinnovato, Roma 1993, p. 193.
72 In
Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XV/1, Città del Vaticano 1994, p. 1274.
73 Il Dir 191 cita quasi per intero OP 65

Inserito Sabato 17 Marzo 2018, alle ore 21:15:04 da latheotokos
 
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DOTTORE IN S. TEOLOGIA CON SPECIALIZZAZIONE IN MARIOLOGIA
DOCENTE ALL'ISSR "SAN LUCA" DI CATANIA

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