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  Maria e la Chiesa: una sola madre, una sola vergine 
Magistero

L'intenso significato di Lumen gentium 63-64, da Maria Luisa Rigato, I testi biblici su Maria nel Cap. VIII della Lumen gentium, in AA. VV., Maria nel Concilio. Approfondimenti e percorsi, Centro di Cultura Mariana "Madre della Chiesa", Roma 2005, pp. 109-117.



La Chiesa, come Maria, è madre. Meglio, il Concilio fa un discorso di progressione: la Chiesa diventa e si dimostra madre. Il testo conciliare è ricco e complesso. C'è anzitutto l'affermazione di un come, di un paradigma santo, di uno specchio che pone in rapporto analogico Maria e la Chiesa.

1. Maria e la Chiesa, una sola madre

Evidentemente c'è una primalità della maternità di Maria in tutti i sensi: diviene madre prima della Chiesa ed è madre più della Chiesa; perciò il Concilio afferma: «La beata Vergine, per il dono e l'ufficio della divina maternità che la unisce col Figlio redentore e per le sue singolari grazie e funzioni, è pure intimamente congiunta con la Chiesa» (n. 63). Questa affermazione densissima «intimamente congiunta alla Chiesa», prima e di là delle precisazioni operate dal Concilio sul modo in cui la Maria è figura della Chiesa, va aperta nei suoi tanti significati implicati, anche se, si potrebbe dire che quei sensi molteplici non sono ridotti dalla precisazione conciliare: «la madre di Dio è figura della Chiesa, come già insegnava sant'Ambrogio, nell'ordine cioè della fede, della carità e della perfetta unione con Cristo» (n. 63).

        1.1. Maria modello della Chiesa nel diventare madre
        Si tratta, pertanto, di una maternità esistenziale, cioè del divenire e del sentirsi spiritualmente madre. É una maternità in cui si può crescere, una maternità di cui Maria è modello perfetto da imitare. Maria è forma perfetta della maternità della Chiesa perché, a sua volta, è l'imitazione più perfetta della paternità di Dio. Icona del Padre come Sposa, Maria lo è anche, derivatamente, come Madre, nel senso che, dopo che la sua sponsalità è maturata per grazia nella maternità, la paternità di Dio e la sua maternità umana (fatta salva ogni differenza dovuta fra esse) sono le cause generative del Figlio nel tempo; ma, mentre la sponsalità (esistente anche prima dell'Incarnazione, sia pure in vista di essa) dice diretto rapporto di Maria con il Padre, la maternità (esistente a partire dall'Incarnazione e permanente dopo di essa) dice rapporto diretto di Maria con il Figlio e, indirettamente, rapporto con il Padre.34 In questo senso, si può affermare che «Maria è l'icona materna della paternità di Dio»; «la maternità divina di Maria può essere vista come l'immagine umana e creata35 della paternità di Dio»; 36 «la maternità della Vergine si pone come figura umana della Paternità divina»;37 e con apertura più vasta: «La madre di Dio rinvia cosi, nello stupore di fronte al mistero, alla santa madre del mondo, la Trinità, il Dio tre volte santo da cui, in cui e per cui tutto esiste. La Trinità si lascia percepire in Maria, la Madre del Dio fatto uomo, per noi e per la nostra salvezza, come la nostra Madre adorabile e santa nel mistero dell'amore creatore e redentore».38 Maria, icona della Trinità, «la Santa Madre del mondo», ha vissuto due maternità, quella di Cristo e quella dei cristiani, due maternità ricchissime di senso, che precedono e oltrepassano l' atto della sola generazione: «Diede poi alla luce il Figlio, che Dio ha posto quale primogenito tra i molti fratelli (cf. Rm 8,29), cioè tra i credenti, alla rigenerazione e formazione dei quali essa coopera con amore di madre» (n. 63).

        1.2. Maria modello della Chiesa nel generare mediante la Parola
        Maria è modello della Chiesa non solo nel modo di diventare madre, ma anche nel modo d'esercitare la sua maternità. Il Concilio afferma che la Chiesa «con la predicazione e il battesimo genera a una vita nuova e immortale i figli, concepiti ad opera dello Spirito Santo e nati da Dio». Il testo parla, dunque, di due generazioni. Ci sono due luoghi di generazione e di nascita della Chiesa: l'ambone e il battistero.
        - Due madri all'ambone. Assumendo l'ambone come simbolo di tutti i servizi della Parola, Si può dire che Maria insegna alla Chiesa come si genera con la Parola. Maria ha concepito credendo, dunque ascoltando (cf. Rm 10,17): dalla Parola ascoltata è sorta la fede con cui ha generato il Cristo. Nella simbologia patristica il concepimento di Cristo è presentato come un evento che s'è dato in Maria per mezzo della parola dell'Angelo penetrata nel suo orecchio: «La morte - scrive s. Efrem - è entrata attraverso l'orecchio di Eva (cf. Gen 3,1-6), per questo la vita entrò attraverso l'orecchio di Maria».39 La curiosa e fortunata formula - «conceptio per au-rem» - esprime bene la fecondità di grazia della virtù dell'ascolto praticata da Maria: «II Verbo di Dio penetrò in lei (Maria) attraverso l'orecchio, e la natura intima del suo corpo fu santificata... E nello stesso momento cominciò la gravidanza della Vergine» (Vangelo dell'infanzia);40 «... da nessun altro è nato se non colui che, entrato attraverso le orecchie materne, ha colmato l'utero di Maria».41 L'ascolto ha una qualità materna, pertanto: la passività del concepimento e della fase gravidale si apre all'atto generativo, che investe anche l'atto pedagogico, che non a caso è stato fondamentalmente pensato come un atto di generazione e di nascita: la maternità non s'arresta al limite biologico, ma pervade il territorio della formazione del generato. Maria genera ed educa ascoltando, cosicché il filo interno che congiunge le diverse dimensioni e le vane fasi della maternità è un ascolto fecondo; o, detto in modo rovesciato, la fecondità materna di Maria si esprime a livello generativo ed educativo mediante l'ascolto. Cosicché Maria in quanto Madre ha con il Figlio un legame carnale-biologico, dal momento che ha portato in grembo il Figlio di Dio; in quanto Vergine ha un legame pedagogico-etico-spirituale, perché, con la sua fede, accolse sempre la parola di Dio, custodendola nel cuore e impegnandosi a penetrarne i sensi, soprattutto nei suoi lati oscuri. Effetto di questo secondo legame che Maria intrattiene con Cristo consiste nel fatto che non cresce solo il Figlio, ma cresce anche la Madre: l'ascolto della Parola da parte di Maria è dunque la causa dell'espansione pluridirezionale della sua esperienza materna nei confronti del Figlio. La conseguenza ecclesiale è molteplice. L'evangelizzazione è un atto di generazione e come tale va motivato e vissuto: è un atto vitale, un atto moltiplicatore di vita, un atto creazionale (si tratta, ovviamente, della "creazione nuova").
        - Due madri al fonte battesimale. Sottili e delicati sono i parallelismi che vengono a crearsi, come questo: Maria ha partorito 1'Unico, ma si è trovata ad essere madre della moltitudine; la Chiesa, invece, genera la moltitudine, ma si trova ad essere «madre dell'unità».42 Ciò che avvenne in Maria si compie per noi nel sacramento del Battesimo; come dal grembo della Vergine-Madre nasce il Cristo, così la Chiesa edifica il corpo di Cristo. Scrive S. Ireneo circa la maternità messianica di Maria: «Cristo ha aperto il grembo puro che genera gli uomini per Dio»43 e, sviluppando l'esemplare rapporto di Maria verso la Chiesa, S. Ambrogio, da parte sua, afferma: «Solo Cristo aprì il silenzioso grembo materno immacolato e fecondo della Chiesa per la nascita dei popoli di Dio».44 Il Cristo pone perciò in continuità la maternità di Maria e la maternità della Chiesa. Maria è madre e anche la Chiesa è madre: la maternità di Maria è fiorita nell'Incarnazione, la maternità della Chiesa s'esprime al fonte battesimale. «Accanto ad ogni fonte battesimale della madre Chiesa sta la madre di Gesù».45 Quando, per grazia, il Padre procura agli uomini il «bagno di rigenerazione e di rinnovazione nello Spirito Santo» (Tt 3,5), non può mancare la prima madre; e il motivo lo conosciamo: Maria e la Chiesa «sono una sola vergine, una sola madre».46 Non può essere spezzato il misterioso rapporto esistente tra Incarnazione e Battesimo e, perciò, neppure possiamo dimenticare quanto passa fra la maternità di Maria e quella della Chiesa: «II medesimo tipo di creazione che prese nel grembo della Vergine, - scrive Papa Leone - lo ha posto nel fonte battesimale. Diede all'acqua ciò che conferì alla Madre. Perché la potenza dell'Altissimo e la fecondità dello Spirito Santo che fecero sì che Maria generasse il Salvatore fanno anche si che l'onda della rinascita crei il credente».47

2. Maria e la Chiesa, una sola Vergine

Afferma la Lumen gentium: «Essa pure è vergine, che custodisce integra e pura la fede data allo sposo; imitando la madre del suo Signore, con la virtù dello Spirito Santo conserva verginalmente integra la fede, salda la speranza, sincera la carità» (n. 64). Maria è vergine sponsale, sposa vergine: la qualità di questa verginità sponsale e di questa sponsalità verginale è la fede che ella dedica allo Sposo.

        2.1. Una sola vergine perché una sola credente
        Vergine è chi appoggia la propria vita su Dio, anziché su un'altra creatura umana: ci si fida di Dio e confida in lui. Perciò ogni credente è, in questo grande senso, vergine; perciò l'intera Chiesa e vergine, perché e credente. Si è soliti stabilire, e a ragione, un rapporto tra verginità mariana e fede ecclesiale. Maria, con il suo stato verginale, è vergine non solo perché non conosce uomo (cf. Lc 1,34), ma anche perché appoggia la sua vita totalmente su Dio. Vergine, infatti, è chi, non confidando in appoggi umani, nel sostegno di un'altra persona, consegna la sua intera esistenza a Dio, affidandosi a lui solo. Si capisce, allora, perché la Chiesa sia vergine per la sua fede; essa deve la sua esistenza e la sua missione a Dio solo: al Padre che l'ha suscitata generando i figli che la compongono, allo Spirito che la consola e la ispira con la luce della sua sapienza, al Cristo che l'ha istituita e la guida come permanente Pastore.

        2.2. La maternità divina, maternità spirituale
        Maria riconduce l'atto generativo a una esperienza pienamente personale: la maternità fisica si completa, cioè, in una relazione materna tale per cui ella è realmente madre della persona di Gesù, vero uomo e vero Dio. La maternità di Maria implica la totale riorganizzazione della sua vita e della sua personalità sul modulo della maternità. Questa riorganizzazione senza la fede propria della Serva del Signore. É a questo punto che s'inserisce una terza dimensione: la fede. Maria vive dunque anche una maternità spirituale: «Maria partorì nella fede colui che aveva generato nella fede».48

        2.3 La maternità divina, paradigma di fede
        La maternità divina di Maria non è estranea a noi. É un principio vitale, fondatore e ispiratore della vita della Chiesa: è, ad esempio, paradigma di fede per la Chiesa. Ma in che senso Maria, con la sua maternità divina, è tipo della fede della Chiesa? Qual è il nesso teologico fra quella maternità e quella fede? Poiché, come insegnano i Padri, credere a livello di fede teologale consiste nel "concepire" Dio nel proprio cuore, e dacché la maternità divina ha rappresentato il pieno compimento di questo mistero, la conclusione è che la maternità divina è il compimento estremo, la perfezione della fede teologale (cf. A. Müller e R. Laurentin). Anche a livello della maternità, dunque, l'esperienza di fede di Maria si congiunge, in modo fondativo ed esemplare, con l'esperienza credente della Chiesa. Il cerchio lo si può chiudere ancora con più rigore.

3. Maria e la Chiesa, un solo ossimoro: Vergine-Madre

Quanto detto finora fa comprendere meglio, perché Maria abbia potuto vivere, senza contraddizione, l'unitaria esperienza di una maternità verginale: non sono, infatti, verginità e maternità due forme separate della sua esperienza di fede. Si capisce anche, di conseguenza, che il volto della Chiesa esprimerà una fisionomia armonica solo quando recherà, ad un tempo, i tratti della maternità e quelli della verginità: quando cioè mostrerà di avere il volto della perfetta Credente. In questo senso certamente una Chiesa non mariana non si dà. Ha ragione Isacco della Stella (1178) a chiamare Maria e la Chiesa una sola vergine, una sola Madre: «L'una e l'altra sono madre; l'una e l'altra, vergine. Entrambe concepiscono per opera dello Spirito Santo, non per desiderio carnale. Entrambe danno un figlio a Dio Padre senza peccato».49 La Lumen gentium, in un frammento bellissimo del Cap. VIII, afferma: «nel mistero della Chiesa, la quale pure è giustamente chiamata madre e vergine, la beata vergine Maria occupa il primo posto, presentandosi in modo eminente e singolare quale vergine e quale madre» (n. 63). Questo significa che la verità dell'ossimoro Madre-Vergine non deve finire sulla persona di Maria, ma deve irradiarsi sulla vita della Chiesa, la quale, essendo Vergine-Madre, essa è chiamata a vivere questo ossimoro, a testimoniarla nella storia.

NOTE
34 Recentemente Gianni Colzani ha rivolto una critica a Forte in questi termini: «Non mi pare corretto stabilire una qualche analogia tra la generazione eterna del Padre e quella temporale della Madre fino a parlare di Maria come "fatta partecipe nel suo essere materno della sorgività assoluta del Padre, icona materna del primo Principio degli esseri" [Si riferisce al volume: B. FORTE, Maria, la donna icona del mistero. Saggio di mariologia simbolico-narrativa, Cinisello Balsamo (IvIT) 1989, P. 235]. Del pari non mi sembra giusto sopravvalutare la metafora della sposa, attribuita al popolo di Dio, per designare Maria come sposa del Padre nella generazione del Figlio: essa dice, più che altro, la perfezione di quell'amore di Dio che sa suscitare una risposta adeguata. Il punto fondamentale per entrare nella comprensione del Padre propria di Maria mi sembra il suo eccomi in Lc 1, 38: in esso vediamo una sorprendente sintesi tra l'atteggiamento obbediente e docile proprio di ogni creatura e il movimento di amore suscitato in lei dalle persone divine, quando la associano al farsi care del Figlio» (Maria. Mistero di grazia e di fede, Cinisello Balsamo [MI] 1996, p. 177). Nella critica rivolta a Forte la posizione di Colzani mi sembra eccessivamente stretta, tale comunque da non interpretare bene e in profondità la reale funzione di Maria nell'esercizio della sua maternità e non interpreta le particolari relazioni che essa ha con il Padre nell'evento dell'incarnazione; nella proposta da lui data, mi pare evidente che il rapporto di Maria con il Padre è sostanzialmente arretrata a quella semplicemente creaturale-filiale ed è assimilata del tutto a quella del popolo di Dio, non rilevando lo specifico personale e singolare che la Vergine ha avuto nella storia della salvezza e, nel riferimento curato, nell'Incarnazione del Verbo.

35 L'accento va posto sul fatto che la maternità di Maria è una maternità creata: «Questo valore di icona [ ... ], proprio in quanto fondato nella gratuita elezione da parte di Dio, che ha plasmato Maria e l'ha colmata di Spirito Santo, trascende il piano storico-esistenziale: è lo stesso essere profondo della Madre di Dio che è stato forgiato dal Padre ad immagine della sua fecondità di Generante. [...] Senza questa partecipazione ontologica alla potenza generativa del Padre, donatale per grazia, Maria non avrebbe potato generare il Figlio di Dio» (B. FORTE, Maria, la donna icona del Mistero, p. 207).
36 A. AMATO, La SS. Trinità e Maria. Sintesi teologica, in AA. VV., Come collaborare al progetto di Dio con Maria, Roma 1985, p. 34.
37 P. EVDOKIMOV, La donna e la salvezza del mondo, Milano 1980, p.
38 B. FORTE, Maria, la donna icona del Mistero, p. 205.

39 S. EFREM, Diatessaron 4,15.22.
40 L'immagine ingenua passerà, attraverso lo Pseudo-Efrem e Proclo, Zeno e Agostino, nell'esegesi medievale, nell'arte, nella liturgia e nelle tradizioni popolari. «Presa alla lettera l'espressione potrebbe suggerire un significato mitico e irreale; in realtà essa è una materializzazione del racconto evangelico circa Maria, che concepisce prestando ascolto all'angelo. Essa illustrerà l'idea agostiniana del concepimento attraverso la fede» (Nuovo Dizionario di Mariologia, p. 1461).
41 GAUDENZIO DA BRESCIA, Omelia 9; cf. Omelia 13.
42 S: AGOSTINO, Sermo 192,2
43 S. IRENEO, Adv. Haeres. IV,33,11.
44 S. AMBROGIO, In Lucam II,57.

45 H. RAHNER, Maria e la Chiesa, Milano 1977, p. 68.
46 ISACCO DELLA STELLA, Sermone 51.
47 S. LEONE, Sermo 28,5.

48 S. AGOSTINO, Sermo 215, 4.
49 ISACCO DELLA STELLA, Sermone 51.

 

Inserito Venerdi 27 Luglio 2018, alle ore 10:27:19 da latheotokos
 
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