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  Madre, Modello e Ausiliatrice del Sacerdote 
Chiesa

Dal libro di Antonino Grasso, Maria Madre di misericordia. ”Sotto il tuo manto c’è posto per tutti”. Meditazioni, Edizioni Segno, Tavagnacco 2016, pp. 80-88.

 



 

 

  Scelto tra gli uomini, come Maria, per collaborare con il Redentore alla salvezza del mondo e alla conquista delle anime attraverso il suo speciale ministero, il Sacerdote è chiamato a riflettere i lineamenti e la sensibilità della  “Madre del Signore” e “Madre della Chiesa”, nel senso che la sua spiritualità e la sua azione devono portare una significativa e tipica impronta mariana, da poterla definire “santità sacerdotale mariana”. Se Cristo, infatti, come scrive il Padre Blasucci, «è divenuto Sacerdote in Maria, nel giorno dell'Incarnazione del Verbo nel suo seno, tutto il Sacerdozio cristiano, continuazione e partecipazione di quello di Cristo, non ha altra fonte, per cui l'unzione sacerdotale dei continuatori di Cristo ha la stessa caratura mariana e il Sacerdote è chiamato a riconoscere in Maria la Madre del suo Sacerdozio». L'unzione sacramentale dell’Ordine, che imprime nel Sacerdote una fisionomia, per così dire, “fisica” di Cristo, esige e reclama in lui una stessa fisionomia morale e spirituale, affinché lo rappresenti e lo prolunghi nel tempo e nello spazio non parzialmente, solo, cioè, attraverso il potere ministeriale, ma integralmente, attraverso anche la bontà e la santità della sua vita, modellata in perfezione quanto più alta possibile, su quella di Cristo, come fu tutta la vita di Maria.

 Legati così intimamente a Gesù, i Sacerdoti sono per Maria la parte più eletta e prediletta dei suoi figli, perché per dignità i più conformi al suo Figlio Primogenito. Questo posto di preminenza nel Popolo di Dio, infatti, mette i Sacerdoti in prima fila nella sua sollecitudine e nella sua premura di Madre, mirante a porgere loro l’assistenza e l’aiuto necessari perché raggiungano una piena formazione spirituale e raccolgano i massimi frutti dal loro apostolato. Affermava Pio XII nella sua esortazione apostolica “Menti nostrae”: «Se Maria ama tutti di tenerissimo amore, in modo tutto particolare Ella predilige i Sacerdoti, che sono viva immagine del suo Gesù». Scrive il P. Francesco Maria Franzi: «Chiamati a dispensare il mistero eucaristico, a guidare le membra mistiche di Cristo alla conformazione a Lui, ad attendere alla crescita e santità del Corpo Mistico, essi sono per questo chiamati ad una eccelsa santità: in tutto questo essi hanno in Maria non solo la Mediatrice materna, e la potente Ausiliatrice che li ricolma dei doni necessari al sereno svolgimento della loro missione, ma trovano in Lei, anche la Maestra e il Modello della loro stessa santità». Spetta perciò ad ogni Sacerdote, cercare di entrare nel raggio integrale di questa influenza mariana e attingere, in pienezza, i doni della maternità di Maria. Associata, per volere di Dio, fin dal giorno dell’Annunciazione a tutta l'opera della Redenzione, proprio ai piedi della Croce, nel momento supremo dell’Ora, Maria riceveva dal suo Figlio morente, quale “Nuova Gerusalemme Madre” la consegna ufficiale di tutto il nuovo popolo, nella persona del «discepolo che egli amava» (Gv 19,26), primo sacerdote ad offrire il sacrificio del Calvario, il quale «da quel momento la prese nella sua casa» (Gv 19,27). A tutti i Sacerdoti, da quel giorno, spetta il compito di continuare sulla terra l'amore di Cristo per Maria, sua Madre. Una consegna d'amore questa, che come continua P. Blasucci, «comporta soprattutto un lavoro di rassomiglianza a Cristo e di imitazione di Maria, particolarmente di quell'aspetto interiore, che deve emergere nella loro condotta ministeriale, nello spirito sacerdotale». Questo dovrebbe essere la peculiare caratteristica della loro vita, se veramente hanno accolto, come il Discepolo amato, la loro Madre, «nella casa del proprio spirito».

 La preoccupazione amorosa e costante del Sacerdote deve essere quella di non perdere mai di vista Maria, ma di specchiarsi continuamente in Lei, contemplando e vivendo le mirabili analogie che intercorrono tra Lei ed il proprio Sacerdozio. Ecco quali sono brevemente queste profonde analogie:

-  Maria è la “Piena di grazia”, l'”Immacolata”, la “Senza macchia”, la “Tutta Bella”; il Sacerdote, per la sua consacrazione, divenuto «dispensatore dei divini misteri», dovrebbe anch’egli splendere in purezza, pienezza di grazia e bellezza interiore come Maria, attingendo questi doni dalla ricchezza stessa del suo Sacerdozio. Egli, come scrive nelle sue memorie la mistica Venerabile Luisa Margherita Claret de la Touche, «non ha gli ideali candori dell'Immacolata; il suo cuore non ha la sublime purezza di quello della Vergine Madre, ma ha l’obbligo di attingerli nelle grazie del suo Sacerdozio; in esso troverà sorgenti di verginali tenerezze e di sacrifici eroici. Gesù vuole essere amato dal suo Sacerdote come lo fu dalla Vergine Maria, ed ha incluso nel privilegio del Sacerdozio grazie simili a quelle che contiene il privilegio della Maternità divina: grazie d'unione intima e tutta particolare con la sua persona adorabile; grazie d'ineffabile purezza; grazie di dedizione senza riserva»;

- Elevato molto in alto da una grazia e una chiamata straordinarie, perché «preso fra gli uomini, viene costituito per il bene degli uomini nelle cose che riguardano Dio, per offrire doni e sacrifici per i peccati» (Eb 5,1), il Sacerdote deve rimanere sempre il fedele e umile “servo del Signore”. Come Maria, egli deve riconoscere di essere «un nulla per sua natura, chiamato ad accostarsi all’intimo della divinità, solo per un privilegio d'amore»; come Lei, deve rimanere sempre consapevole sulla verità della propria miseria e bassezza e lasciarsi illuminare dalle divine irradiazioni dell'Amore Infinito che gratuitamente lo ha scelto. Questo deve portarlo a riconoscere ed esaltare, come Maria, i grandi aspetti della sua chiamata: la gratuità e la grandezza del dono di Dio: «L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva…Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e Santo è il suo nome» (Lc 1, 46-49). Ne segue, che come la “Serva del Signore” fu tutta piena di gratitudine e di amore per Dio, anche il Sacerdote, deve essere l'uomo della riconoscenza, della lode e dell’adorazione, inabissandosi davanti alla Maestà di Dio e lasciandosi divorare soltanto dallo zelo del suo culto e dalla sete della sua gloria;

 - Nel seno di Maria, avvenne la generazione temporale del Verbo in quanto uomo; sugli altari, avviene la generazione eucaristica di Gesù tra le mani del sacerdote: la Madre lo produce nella verità della sua carne visibile, il Sacerdote nella verità della sua Carne Eucaristica e per questo Alfonso di Salmerón nel suo “Commento a Giovanni 19,26” scriveva: «Maria Vergine rappresenta la santa Chiesa, che non smette di offrire al Padre per la salvezza dei suoi figli questo sacrificio della Croce»;

- L'amore di Maria per Gesù è un amore di creatura privilegiata, di Madre, di “Collaboratrice”; un amore di riconoscenza ardente e di profonda umiltà; un amore che si abbassa e si sacrifica, che si dona tutto intero; un amore tenero, delicato, premuroso; un amore che difende e protegge; un amore confidente, fedele, unico; un amore fatto di familiarità, di uguali sentimenti, di totale comprensione, di piena unità. L'amore del Sacerdote per Gesù, suo adorabile Maestro, deve essere in tutto simile a quello di Maria. Deve essere un amore di umile riconoscenza; un amore di creatura amata che adora, ringrazia, che si dona senza misura; un amore pieno di squisite delicatezze; un amore geloso che custodisce con vigilanza, che protegge, che circonda di cure, che si sacrifica fino all'oblio di se stesso; un amore puro, libero, fedele e confidente;

- Maria, tutta relativa a Cristo Salvatore, è tutta per noi; il Sacerdote, «costituito a vantaggio degli uomini per i loro rapporti con Dio» (Eb 5,1), è tutto per essi. Si deve prolungare attraverso il Sacerdote il mistero della Visitazione: «Come la Vergine, nel giorno dell'Incarnazione aveva ricevuto nel suo seno il Verbo di Dio, così il Sacerdote, nel giorno della sua ordinazione, riceve nella sua anima lo stesso deposito sacro. E appena l'ha ricevuto, si sente, come la Vergine, spinto a comunicarlo, non ne può godere egoisticamente, un'attività nuova si impossessa di lui, lo fa uscire da se stesso e lo porta verso le anime alle quali vuol far parte del suo tesoro»;

- Maria, quale “Cooperatrice di salvezza”, offrì Gesù con gli stessi sentimenti sacerdotali e sacrificali con cui Cristo offrì se stesso; il sacerdote, nel nome di Cristo, offre lo stesso Cristo, vittima del sacrificio cristiano, partecipando ai suoi interiori atteggiamenti vittimali;

- Maria è la donatrice di Gesù alle anime; il sacerdote ne è il distributore: far nascere Gesù nelle anime e nutrirle di Lui, è esercitare in esse una generazione spirituale. San Giovanni Eudes, a questo proposito scrive: «I Sacerdoti sono in un’alleanza speciale con la Santissima Madre di Dio, perché come il Padre Eterno l’ha resa partecipe della sua divina paternità e le ha donato il potere di formare nel suo seno lo stesso Figlio che Egli ha fatto nascere nel suo, così comunica ai Sacerdoti questa stessa paternità e dona loro il potere di formare Gesù nell’Eucaristia e nel cuore dei fedeli». E, ancora più incisivamente, Matthias Joseph Scheeben nella sua opera “I misteri del Cristianesimo” affermava: «Come Maria per effetto dell’adombramento dello Spirito Santo concepì il Figlio di Dio nel suo seno e con il suo “Fiat” lo fece scendere dal cielo donando al mondo l’invisibile in forma visibile, così il Sacerdote, per virtù dello stesso Spirito Santo, concepisce il Figlio di Dio incarnato, per deporlo nel seno della Chiesa sotto le specie eucaristiche. Così, mediante il Sacerdozio, Cristo è generato di nuovo, quasi per una continuazione della sua nascita prodigiosa da Maria; e il Sacerdozio stesso, rispetto all’uomo Dio, è un’imitazione e una continuazione della sacra maternità di Maria». C’è, quindi, un mirabile incontro di affinità, tra la maternità spirituale di Maria e la paternità spirituale del Sacerdote, che trova in essa uno stupendo modello di azione e di dedizione.

 Tutto quello che abbiamo detto, dovrebbe suscitare nell'anima del Sacerdote la contemplazione costante del mistero della Vergine e spingerlo ad entrare in sempre maggiore e profonda intimità e sintonia con Lei. Sempre San Giovanni Eudes esclamava: «Avendo i Sacerdoti un’alleanza così stretta e così meravigliosa con la Madre del Sommo Sacerdote, hanno in particolare il dovere di amarla, di onorarla e di rivestirsi delle sue virtù e delle sue disposizioni». In Maria, il Sacerdote incontrerà il modello della sua vita sacerdotale e la Madre della sua santità personale, desiderosa di vederlo tutto simile a sé, e, in Lei, tutto simile a Gesù. Sta al Sacerdote rispondere a tanta attesa materna, vivendo nella Vergine, in piena dipendenza filiale, le esigenze del suo Sacerdozio. La santa immagine ispiratrice di questo abbandono sacerdotale in Maria è descritta da diversi mistici con la raffigurazione della “Pietà”:

- Gesù è ancora tra le braccia di Maria, come a Betlemme, ma adesso nella pienezza del suo Sacerdozio come vittima immolata: «anche la perfezione dell'infanzia spirituale nel Sacerdote sta nel vivere da Sacerdote in Maria e con Maria, come vittima immolata»;

- Gesù, deposto dalla Croce e abbandonato sulle ginocchia di Maria, non soffre più, ma sua Madre soffre ancora indicibilmente: «stringendo, come Maria, ogni giorno tra le sue mani il Cristo che misticamente ma realmente si immola sugli altari, il Sacerdote, dovrebbe riempirsi dello spirito di immolazione, farlo sempre più penetrare nella sua vita, divenendo anche lui vittima nella Vittima», offrendosi al Padre, come in un solo sacrificio, per la salvezza del mondo, in compagnia di Maria, “Madre dei Sacerdoti”, “Collaboratrice di salvezza” e “Madre Dolorosa” della povera umanità bisognosa di salvezza.

Nella misura di questa “donazione” per gli altri, il Sacerdote potrà sperimentare quanto grande sia la dolcezza di essere e sapersi collaboratore di Cristo, con Maria e in Maria. Vivendo così il dono eccelso della sua vocazione, egli imprimerà al suo Sacerdozio quelle «vibrazioni mariane che gli faranno scoprire il dinamismo salutare di essere davvero un “Uomo di Dio”». San Giovanni Paolo II, sintetizzando tutto questo, rivolgeva a Maria questa preghiera: «”Madre di Cristo”, che al Messia Sacerdotale hai dato il corpo di carne per la salvezza dei poveri e contriti di cuore, custodisci nel Tuo Cuore e nella Chiesa i sacerdoti, Tu "Madre del Salvatore"; “Madre della fede”, che hai accompagnato al Tempio il Figlio dell'uomo, consegna al Padre per la sua gloria i Sacerdoti del Figlio Tuo, Tu "Arca dell'Alleanza"; “Madre della Chiesa”, che tra i discepoli nel Cenacolo pregavi lo Spirito per il popolo nuovo e i suoi pastori, ottieni all'ordine dei presbiteri la pienezza dei doni, Tu "Regina degli Apostoli"; “Madre di Gesù Cristo”, che eri con Lui agli inizi della sua vita e della sua missione, che lo hai cercato Maestro tra la folla, che lo hai assistito, innalzato da terra, consumato per il sacrificio eterno e avevi Giovanni vicino, tuo figlio, per volontà di Dio, accogli fin dall'inizio i chiamati, proteggi la loro crescita, accompagna nella vita e nel ministero i tuoi figli, Tu " Madre dei Sacerdoti"». Rimane anche sempre viva e consolante la raccomandazione di Pio XII: «Confortatevi al pensiero di questo amore della Madre divina per ognuno di voi e sentirete più facili le fatiche della vostra santificazione e del ministero sacerdotale».

Bibliografia per approfondire
- Aa. Vv., Maria e il Sacerdozio, Centro di Cultura Mariana “Madre della Chiesa”, Roma 2010.
- Cantalamessa R., Maria uno specchio per la Chiesa, Ancora, Milano1990.
- Esquarda Bifet J., Spiritualità mariana della Chiesa, Centro di Cultura Mariana “Madre della Chiesa”, Roma 1994.
- Pizzarelli A., La presenza di Maria nella vita della Chiesa, Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo 1990.

 

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Inserito Martedi 26 Febbraio 2019, alle ore 10:13:12 da latheotokos
 
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