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  Perché Maria è Regina 
Mariologia

Dal libro di Aristide Serra, Pregare il "Padre nostro" con Maria, San Paolo, Cinisello Balsamo 2013, pp. 56-63.

 



 

1. Regina, perché assunta alla gloria di Cristo risorto

Come Gesù, con la risurrezione, è intronizzato alla destra del Padre quale re messianico, cosi Maria è assunta alla gloria celeste, siede accanto al Figlio.
        a. La risurrezione di Cristo è anche un evento "regale". Sciogliendolo dai vincoli della morte, il Padre ha fatto sedere Gesù alla sua destra (At 2,33) e l'ha costituito Signore-messia (At 2,36). Il dominio sovrano del Risorto dura sempre; il suo trono è stabile in eterno (Sal 44,7 citato da Eb 1,8).
        b. Anche l'assunzione inaugura per Maria l'esercizio pieno ed effettivo della sua funzione regale. A partire da quel giorno, l'umanità della santa Vergine è pienamente invasa dalla gloria del Figlio risorto. Ella siede alla destra di lui, quale regina (cfr. Sal 44,10), che ha portato nel cuore e nel grembo il Re dei re.

2. Regina, perché unita a Cristo Re

II Signore Gesù ha promesso di associare alla propria regalità i suoi discepoli. Il che dovrà intendersi a titolo speciale per la madre sua.
        a. Cristo condivide con noi la sua virtù regale. Il fatto è certo, come risulta da più brani della Scrittura: «Se moriamo con lui, vivremo anche con lui; se con lui perseveriamo, con lui anche regneremo» (2Tm 2,11-12). Questo è un grido di fede posto sulle labbra dell'apostolo Paolo, prigioniero a Roma nel 67 d.C., quando già la spada pende sul suo capo. É il testamento di un condannato a morte! Ma la promessa risale a Gesù medesimo, e ci è pervenuta in duplice versione. Anzitutto quella di Matteo e Luca: «Voi che mi avete seguito, nella nuova creazione, quando il Figlio dell'uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d'Israele» (Mt 19,28). «Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove; e io preparo per voi un regno, come il Padre l'ha preparato per me, perché possiate mangiare e bere alla mia mensa nel mio regno e siederete in trono a giudicare le dodici tribù d'Israele» (Lc 22,28-30). Segue poi la testimonianza dell'Apocalisse (3,20-21), ove è il Cristo risorto che parla così all'angelo della Chiesa di Laodicea: «Ecco, io sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me. Il vincitore lo farò sedere presso di me, sul mio trono, come io ho vinto e mi sono assiso presso il Padre mio sul suo trono» (Ap 3,20-21; cfr. anche Ap 2,26-28 e 19,11-16). In queste promesse del Signore Gesù, si intrecciano due motivi. Primo: la sequela di Gesù (Mt 19,28), vissuta con l'ascolto della sua voce (Ap 3,20) e la perseveranza nelle prove (Lc 22,28), fino alla morte (2Tm 2,11-12). Secondo: la partecipazione al potere regale di Cristo (2Tm 2,12); potere che egli ha ricevuto dal Padre (Lc 22,29; Ap 3,21) e che si estende alla Chiesa - Israele messianico (Mt 19,28; Lc 22,30) - al tempo della nuova creazione (Mt 19,28), quella cioè messa in opera dalla Pasqua. Da queste affermazioni, prese congiuntamente, si evince che il Risorto - essendo Dio «non dei morti, ma dei vivi» (cfr. Mc 12,27; Mt 22,32; Lc 20,38) - intende unire a sé la Chiesa nell'attuazione del dominio sovrano che egli esercita sull'intera creazione.
        b. Maria realizza con esemplarità, le condizioni che le permettono di aver parte attiva alla regalità di Cristo. Dall'annunciazione alla pentecoste, ella ha sposato il disegno divino sulla propria esistenza, ha prestato ascolto alla parola del Figlio, l'ha seguito nelle prove fino all'ora suprema dell'immolazione. Adesso, pertanto, in comunione con tutta la Chiesa, consegue il premio di tanta fedeltà. Volendo ricorrere all'immagine dell'Apocalisse, diremmo che Cristo fa sedere la madre accanto a sé, sul suo trono (Ap 3,21), la rende compartecipe di quel divino potere che egli ha di sottomettere a sé tutte le cose (cfr. Fi.l 3,21).

3. Regina, perché ricolma dello Spirito di Cristo

La regalità di Cristo si attua mediante lo Spirito Santo. E così è di Maria.
         a. Cristo, esaltato alla destra del Padre, riceve dal Padre lo Spirito che aveva promesso e lo effonde su ogni persona (At 2,17.33). A seguito della Pasqua - attesta la teologia paolina - egli è « ... costituito Figlio di Dio con potenza, secondo lo Spirito di santificazione» (Rm 1,4). Vale a dire: nel cuore di ogni persona agisce ormai la forza divina dello Spirito inviato da Gesù come dono pasquale (cfr. Lc 24,49). E che cosa opera lo Spirito? Suo compito è quello di aprire il nostro cuore alla verità che il Padre ci ha rivelato in Cristo (cfr. Gv 4,23: adorare il Padre nello Spirito e nella Verità!); di farcela ricordare, perché impariamo a intenderla e gustarla in tutte le sue implicanze, presenti e future (Gv 14,26; 16,13). Preso come per mano dallo Spirito, il credente è introdotto nel nuovo ordine di cose che scaturisce dalla morte e risurrezione del Signore1. E porgendo ascolto alla voce di Cristo, accogliendo cioè la verità che egli è venuto ad annunciare al mondo, entriamo a far parte del suo regno. Questo è il titolo di regalità che Gesù ha riconosciuto per sé di fronte a Pilato: «Tu lo dici; io sono re. Per questo sono nato e sono venuto al mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce» (Gv 18,37). Donando la propria vita con la morte di croce (qui sta il culmine della verità da lui predicata), Cristo offre una tale prova di amore che farà breccia in ogni persona di buon volere: «Quando sarò esaltato da terra, attirerò tutti a me. Questo diceva per indicare di quale morte doveva morire» (Gv 12,32-33). Scrive Carlo M. Martini: «La salvezza prima e fondamentale che il Cristo offre dalla destra di Dio è quella dai nostri peccati (At 2,38; 3,26; 5,31) che vivifica dall'interno la Chiesa, non regalando delle soluzioni facili, ma spronando all'impegno totale e sacrificato sull'esempio del Signore»2.
        b. La regalità di Maria, per analogia con quella di Cristo, si realizza anch'essa nello Spirito Santo. Ora che lei ha fatto ingresso nella «nuova creazione» (cfr. Mt 19,28) lo Spirito sviluppa al massimo le potenzialità unitive che stringono la madre al Figlio. La Vergine non ha altra volontà che quella di Cristo (cfr. Fil 25). In virtù pertanto di quel medesimo Spirito che l'ha resa perfettamente conforme al Cristo suo Signore, ella diventa a sua volta canale di grazia. Anche lei - immersa com'e' in Cristo - desidera ardentemente che il fuoco del divino Amore (tale, in effetti, è lo Pneurna di Dio) crei in tutti un cuore nuovo (cfr. Ez 36,26-27; Sal 50,12; Lc 12,49). E questo avviene quando ogni persona, sotto l'impulso dello Spirito, fa spazio alla parola di verità, che ci viene dal Padre per mezzo di Gesù (Gv4,23; 17,14.17).

4. Regina, perché Serva di Cristo e dell'umanità

Nel piano di Dio, che include in maniera eminente il Cristo e la Vergine, v'è un paradosso: regnare vuol dire servire, e servire significa regnare!
        a. Cristo diviene re dell'uomo servendo I'uomo, fino a versare il proprio sangue (cfr. Fil 2,6-11). Tale, e non altro, è il suo diritto di conquista. Egli è un re operaio (Mc 6,3; Mt 13,55), è un re che lava i piedi ai discepoli (Gv 13,4-5), è un sovrano che ricusa di usare la violenza (Lc 9,51-55; Mt 26,52; 27,39-44...); è un maestro di giustizia che (soprattutto nella passione) odia l'iniquità, non però gli iniqui (Sal 44,8 citato da Eb 1,8-9). Di questo genere è la verità da lui predicata e vissuta esemplarmente nella propria persona. Il Padre risponde a questo abbassamento del Figlio: lo glorifica con la risurrezione (Fil 2,8-9; Eb 1,9 che cita il Sal 44,7), lo intronizza alla sua destra e sottomette a lui tutti i nemici (Eb 1,13 che rilegge il Sal 110). Ma quali nemici può avere Cristo, se non i disegni avversi all'amore e le conseguenze funeste che ne derivano? La Scrittura li identifica così: «Ogni principato e ogni potestà e potenza» (1Cor 15,24); il peccato (Eb 1,3; 9,13); il diavolo (Eb 2,14) e infine la morte (1Cor 15,26). La vittoria di Cristo sulle forze ostili al suo regno non ha alcun apparato di prepotenza o militarismo. Essa è tutta qui: mediante l'energia soave dello Spirito, che è Spirito di libertà (cfr. 2Cor 3,17), il Signore glorificato continua a destare nel mondo la passione per una vita informata al dono di sé mentre dissolve i progetti tenebrosi escogitati dagli egoismi brutali di singoli e di gruppi (cfr. Lc 1,51-53). In tal senso dobbiamo intendere il verdetto che il Cristo pronuncia sul Maligno: «Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori» (Gv 12,31). «Scettro giusto è lo scettro del tuo regno» (Eb 1,8, che applica il Sal 44,7). Del "giudizio regale" qui enunciato testimonia ancora l'Apocalisse: «Ecco un cavallo bianco; colui che lo cavalcava [il Cristo risorto] si chiamava "Fedele" e "Verace": egli giudica e combatte con giustizia ... Ha sul capo molti diademi ... Dalla bocca gli esce una spada affilata [simbolo della parola di Dio] per colpire con essa le genti. Egli le governerà con scettro di ferro...» (Ap 19,11.12.15). Se l'immagine può urtare per il tono bellicoso, bisognerà decodificarla pensando al modo col quale Gesù di fatto tolse il peccato del mondo: non certo con la forza selvaggia del leone, ma piuttosto con la mitezza seducente dell'Agnello di Dio (Gv 1,29.35-36). Nell'oggi della Chiesa e del mondo, il Risorto continua a vivere in mezzo a noi «come colui che serve» (Lc 22,27). Egli è sempre quel padrone che, al suo ritorno, fa sedere a tavola i servi vigilanti, si cinge le vesti e passa a servirli (Lc 12,37).
        b. Maria diviene madre del re messianico in quanto si dichiara «serva del Signore» (Lc 1,38). E come Cristo risorto viene esaltato per essersi umiliato quale servo sofferente del Padre, così Maria è messa a parte del trionfo regale del Figlio per averlo servito generosamente nell'opera della salvezza. Sebbene regina nella gloria celeste, la madre di Gesù non smette tuttavia di servire il Figlio nei figli. Esclamava Benedetto XVI il 9 settembre 2006, quando - nella "Marienplatz"— affidava la Baviera alla Madre di Dio: «Come già una volta, silente e discreta, sei intervenuta in favore degli sposi di Cana, cosi continui a fare, sempre. Tu ti fai carico delle ansie di tutti e le presenti davanti al Signore, davanti al tuo Figlio. La bontà è la tua potenza! Tua forza è il servizio»3. Come dire: Maria persevera nel ruolo che già svolse a Cana, in quel «terzo giorno» (Gv 2,1) che preludeva in figura all'altro grande «terzo giorno» della risurrezione. Nell'era della nuova ed eterna alleanza, inaugurata «il terzo giorno»  della Pasqua (cfr. Gv 14,20), la Santa Vergine è sempre colei che suggerisce a ciascuno l'avviso salutare: «Quanto Egli vi dirà, fatelo» (Gv 25). Obbedendo a quell'invito, potremo sedere alla mensa del regno con l'abito nuziale (cfr. Mt 22,2.11-12), di lino splendente, che simboleggia le opere dei santi (Ap 19,8). Il Vaticano II attualizza questa dottrina scrivendo: «Assunta in cielo, [Maria] non ha deposto questa missione di salvezza, ma con la sua molteplice intercessione continua a ottenerci i doni della salvezza eterna. Nella sua materna carità si prende cura dei fratelli del Figlio suo ancora pellegrinanti e posti in mezzo a pericoli e affanni, fino a che non siano condotti nella patria beata»4.

NOTE
1Cfr. La Bibbia di Gerusakmme, Edizioni Dehoniane, Bologna 1998, p. 2305, nota a Gv 16,13. Lo schema "Incarnazione-Risurrezione", con riferimento a Maria per l'Incarnazione, fu recepito dal Simbolo Niceno (325), quando professa che il Signore Gesù Cristo «per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito Santo si e incarnato nel seno della Vergine Maria e si e fatto uomo (Incarnazione). Fu crocifisso per noi sotto Ponzio, Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno e risuscitato, secondo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre (Morte-Risurrezione)».
2 MARTINI CARLO MARIA, La parola di Dio alle origini della chiesa in Sacra doctrina 63/64 (1971), pp. 532-533.
3 Cfr. Insegnamenti di Benedetto XVI, II/2 (luglio-dicembre 2006), Libreria Editrice Vaticana 2007, pp. 228-229.
4 Lumen gentium, 62. Cfr. Enchiridion Vaticanum, 1. Documenti del Concilio Vaticano II, traduzione italiana, Edizioni Dehoniane, Bologna 197911, pp. 246-247.

 

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Inserito Martedi 25 Giugno 2019, alle ore 9:24:44 da latheotokos
 
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