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  La Madre di Dio nella ricerca teologica e nell'insegnamento 
MariologiaNota redatta da una commissione di mariologi della PAMI e da alcuni insegnanti di mariologia delle Facoltà Teologiche romane

Introduzione

In seguito alla Lettera del 1 ottobre 2001 (prot.n. 497.574) che il Cardinale Angelo Sodano, Segretario di Stato, ha inviato alla PAMI per l'approvazione del titolo del 21° Congresso Mariologico Mariano Internazionale che si celebrerà nel 2004 a Le Puy-en-Velay, con cui si raccomanda che la scelta dei relatori sia fatta sulla base di una certa "qualifica" dei medesimi, alla PAMI è sembrato opportuno redigere alcune riflessioni su quanti si occupano oggi di mariologia come una applicazione concreta della Lettera della PAMI ai cultori di mariologia.

I. Il posto di Maria nella Chiesa

La Chiesa, edotta dalla Parola della fede (Rm 10,8), riconosce Maria come la "Theotokos", titolo nel quale troviamo racchiuso tutto il mistero dell'economia salvifica; compendio di quello della redenzione e chiave per l'esatta comprensione del mistero cristiano; "dato essenziale della rivelazione divina".
I dogmi e la dottrina mariana dimostrano che la Madre di Gesù non è un "optional" nelle fede della Chiesa, ma è una realtà che siamo tenuti ad accogliere perché dono pasquale del
testamentum Domini (cf. Gv 19,26-27).
Le ragioni di questa verità si trovano nella Scrittura, nella Tradizione indivisa della Chiesa, nel costante magistero dei concili e dei vescovi di Roma.
Nella Scrittura troviamo il «munus» della Vergine nel piano salvifico. Le poche parole della Bibbia sulla Donna di Nazaret hanno trovato nella riflessione della Chiesa tutta la ricchezza e la pienezza di cui la Parola di Dio è ricolma. Lo Spirito ha così seguitato la sua azione guidando il popolo di Dio alla «verità tutta intera» (Gv 16,13); una verità in cui la Madre del Verbo è emersa quale nuova Eva che ha trovato grazia presso Dio, essendo stata predestinata e preparata quale Figlia di Sion e nuova Arca dell'Alleanza.
Pertanto, la Chiesa, «edotta dallo Spirito Santo», insegna che Maria è un «dato essenziale della fede e della vita della Chiesa», un dato che ha suscitato un continuo interesse nella riflessione cristiana sin dai primi secoli, con un costante e progressivo sviluppo e arricchimento della dottrina e della pietà. L'impegno permanente della Chiesa è stato ed è quello di scrutare i segni dei tempi e di interpretarli alla luce del Vangelo, e in questa sua missione emerge il posto e il ruolo centrale che spetta alla Vergine, la quale rappresenta «il simbolo culturale più potente e popolare degli ultimi duemila anni», dono divino che segna la vita di molti popoli e che «è fondamentale per il "pensare" cristiano».
Al tal riguardo, Giovanni Paolo II, ponendosi in piena sintonia e continuità con l'insegnamento del Concilio Vaticano II e di Paolo VI, pubblicando la lettera enciclica
Redemptoris Mater (25 marzo 1987), ribadisce che si deve
promuovere una nuova ed approfondita lettura di ciò che il concilio ha detto sulla beata vergine Maria, Madre di Dio, nel mistero di Cristo e della Chiesa.
In questa enciclica, appunto, egli sviluppa ulteriormente il tema della presenza della Vergine nell'evento di Cristo e della Chiesa. Maria è messa in luce accanto alla Chiesa, in quello "stretto rapporto tipologico" che pone le due in un vincolo di reciproca comprensione: il mistero di Maria ci illumina sul mistero della Chiesa e viceversa. Ma il mistero di entrambe non è altro che l'unico mistero di Cristo, nel quale tutto trova il suo senso e il suo significato. E' Cristo, infatti, il centro dell'universo, è Lui che da significato ad ogni essere, ad ogni persona, ad ogni religione e filosofia.
Per cui diventa comprensibile l'assioma conciliare: «nel mistero del Verbo Incarnato trova vera luce il mistero dell'uomo», che si completa con l'affermazione di Paolo VI: «la conoscenza della vera dottrina cattolica su Maria costituirà sempre una chiave per l'esatta comprensione del mistero di Cristo e della Chiesa».
Lo studio della mariologia, dunque, risulta importante perché è legato alla stessa esatta comprensione del mistero salvifico operato da Cristo. Infatti:
La storia della teologia attesta che la conoscenza del mistero della Vergine contribuisce ad una più profonda conoscenza del mistero del Cristo, della Chiesa e della vocazione dell'uomo. D'altra parte, lo stretto vincolo della beata Vergine con il Cristo, con la Chiesa e con l'umanità fa sì che la verità sul Cristo, sulla Chiesa e sull'uomo illumini la verità concernente Maria di Nazaret.

II. La situazione attuale

Ancora oggi vi è qualcuno che obbietta perché la Chiesa Cattolica ancora si attarda tanto su Maria, quando la Scrittura ci dice ben poco di lei. Non è più che sufficiente parlare di Cristo, il Salvatore e Redentore, l'unico mediatore tra Dio e gli uomini? Dopo il Concilio vi è stato anche chi pensava di porre in disparte il rapporto del credente con la Madre di Gesù, come testimonia questa lettera scritta da un sacerdote al suo vescovo:
"... Non le pare. Eccellenza, che la consacrazione a Maria, sia oggi alquanto superata? Il clima di oggi è tutto diverso dal clima nel quale noi abbiamo ricevuto la nostra formazione sacerdotale. Allora la devozione alla Madonna era una componente immancabile della nostra pietà. La fiducia e l'amore istillatici fin da piccoli dalla mamma, maturavano nel Seminario. "Per Mariam ad Jesum", era uno slogan indiscusso e indispensabile. Con questa struttura, siamo usciti dal seminario e, su queste strutture, abbiamo formato le anime alla devozione a Maria. Oggi, ci troviamo in un clima diverso. Il Concilio Vaticano II ha proiettato la sua luce sulla Chiesa e sulle esigenze del mondo moderno. La nostra pastorale, oggi, logicamente, impegna altri strumenti di azione e mette in evidenza altre verità e altri valori, rimasti per secoli in penombra (ad esempio la visione della Chiesa come Popolo di Dio, e come mistero di comunione). In questo nuovo clima postconciliare, non è meglio mettere a riposo la prassi della devozione a Maria, e, in ossequio al Concilio, puntare su nuovi valori e su nuovi metodi? ...".
Anche a livello dogmatico, qualcuno, enfatizzando la svolta teo-sociologica del cristianesimo postconciliare affermava, certamente con poca saggezza teologica e pastorale, che
noi contemporanei potremmo, secondo la sensibilità del tempo, sopportare con relativa facilità il pensiero che Maria abbia cessato di essere vergine.
Il concilio fu chiaramente frainteso! E molti, teologi e pastori, hanno lasciato che un certo riduttivismo contaminasse la dottrina. Sono molte le obiezioni che si sono sviluppate in quel concitato periodo post-conciliare connotato dalla "crisi mariologica" e dai cui esiti non si è totalmente usciti, nonostante il fermo e sapiente magistero di Giovanni Paolo II.
Vi sono alcuni atteggiamenti di riottosità e di indifferenza che sono la conseguenza di quella crisi, soprattutto in alcuni ambienti di una certa "aristocrazia teologica", che relega la mariologia alla devozione, alla pietà popolare o alla spiritualità, considerandola non all'altezza della scienza teologica. E forse è per questo che si trovano oggi dei saggi di cristologia, di pneumatologia, di ecclesiologia ecc., in cui non si fa menzione della persona e ruolo della Madre di Cristo, del sacrario dello Spirito Santo, dell'immagine della Chiesa, ecc. Rene Laurentin vede in questo fenomeno una «frattura tra cristologia e mariologia», benché lo studio sulla Vergine abbia efficacemente accolto l'istanza interdi-sciplinare, mentre le altre scienze teologiche appaiono ancora latitanti, anche se non mancano splendidi esempi di attenzione (cfr. A. Amato, M. Semeraro, R. Forte).
Questo si rileva oggi anche nelle facoltà teologiche dove il corso di mariologia viene ridotto a poche ore o addirittura ignorato, moltiplicando una seric di teologi, pastori e operatori di pastorale con una insufficiente conoscenza del mistero mariano e con la conseguente diffusione di una mariologia impropria e non adulta (esattamente il contrario di quanto aveva auspicato il Vaticano II).
E' per questo motivo che la PAMI, per la sua specificità e per la sua cinquantennale responsabilità in campo mariologico, dopo un'adeguata indagine in relazione alla "Lettera della PAMI ai mariologi" e in relazione ai suggerimenti dati dalla Santa Sede, vede la necessità di ribadire che la mariologia deve essere curata, in primo luogo, da coloro che si sono specializzati in essa, per evitare incresciose incompetenze di quanti si "dicono" mariologi (a questo riguardo ci sarebbe molto da dire sulle referenze "mariologiche" di alcuni professori d'oltre oceano e di certi capi di movimenti mariani).
Pertanto, questa Accademia, si sente in dovere di rammentare ai "mariologi" e ai "professori di mariologia", incaricati anche della formazione dei futuri sacerdoti, queste importanti indicazioni:

1. La necessità della preparazione del mariologo
E' necessario che ogni centro di studi teologici - secondo la propria fisionomia - preveda nella Ratio studiorum l'insegnamento della mariologia in modo definito e con le caratteristiche sopra enunciate; e che, di conseguenza, i docenti di mariologia abbiano una preparazione adeguata:
- sul piano intellettuale, perché la verità su Dio e sull'uomo, sul Cristo e sulla Chiesa, sia approfondita ed esaltata dalla conoscenza della «verità su Maria»;
- sul piano spirituale, perché tale formazione aiuti il cristiano ad accogliere e introdurre «in tutto lo spazio della propria vita intcriore» la Madre di Gesù;
- sul piano pastorale, perché la Madre del Signore sia fortemente sentita come una presenza di grazia dal popolo cristiano.
Nell'esperienza di questi anni ci si è resi conto che molte delle pubblicazioni fatte da quanti non hanno ricevuto la "specifica" preparazione mariologica sono di un livello inferiore, per non dire addirittura scadente o deviante della vera figura di Maria che viene insegnata dalla Chiesa. In sintonia con questo la PAMI ha ricevuto dalla Santa Sede un vivo incoraggiamento affinché nella scelta di quanti trattano il tema mariano, in special modo nei congressi mariologici, si tenga conto della reale affidabilità e preparazione degli studiosi. Il Concilio
invita inoltre teologi e predicatori della parola divina ad astenersi coscienziosamente da ogni falsa esagerazione, come pure da una eccessiva ristrettezza di mente nel considerare la singolare dignità della Madre di Dio.
Tale autorevole raccomandazione non può essere assolutamente disattesa!

2. La interdisciplinarietà della mariologia

La mariologia nel panorama teologico attuale si scopre ed è scoperta sempre più quale disciplina di raccordo e di incontro:
Tra tutti i credenti ella. Maria, è come uno "specchio", in cui si riflettono nel modo più profondo e più limpido "le grandi opere di Dio" (At 2,11)», che la teologia ha il compito appunto di illustrare. La dignità e l'importanza della mariologia derivano dunque dalla dignità e dall'importanza della cristologia, dal valore dell'ecclesiologia e della pneumatologia, dal significato dell'antropologia soprannaturale e dell'escatologia: con questi trattati la mariologia è strettamente connessa.
L'inadeguata o insufficiente preparazione del mariologo si evidenzia anche da una mancata preparazione ed utilizzazione dell'istanza "interdisciplinare", che caratterizza sempre più la mariologia e che viene offerta dalla specifica Facoltà Teologica con specializzazione in mariologia.

3. Chi è il docente di mariologia
In qualche ambiente è incorsa l'insana idea che oggi chiunque può insegnare mariologia. Ciò può essere segno di quel minimalismo che reputa la mariologia un argomento secondario facilmente risolvibile. D'altra parte, gli insegnanti di mariologia in molti studi teologici sono i laureati in teologia con specializzazione in dogmatica, in teologia fondamentale o spiritualità. A tal proposito si è rilevato che l'inadeguata preparazione, soprattutto per le facoltà teologiche che hanno ridotto il corso di mariologia, sta alla base di un insegnamento molto frammentario e insufficiente della materia.
Sorge quindi la necessità che i docenti di mariologia frequentino un adeguato numero di corsi specifici nelle facoltà competenti; ed è necessario che si impegnino nel campo della ricerca con la produzione non occasionale di articoli o studi, tendenti alla promozione della riflessione critica e di fede sulla Madre del Signore.

4. Utilità di una definizione
A questo proposito è da rilevare che le «Norme applicative» della costituzione apostolica Sapientia christiana prevedono la licenza e la laurea in teologia con specializzazione in mariologia.
Nell'attuale situazione di "disagio mariologico" dato dalle varie correnti di pensiero e dal perpetuarsi devozionistico e col nostalgico ritorno alla teologia del passato, secondo le indicazioni della Santa Sede, si vede la necessità di definire chi realmente possiede i requisiti del "mariologo", anche se giuridicamente tale titolarità la si acquisisce con l'attestato di laurea conseguito presso la specifica Facoltà Teologica.
Si deve distinguere anzitutto il "docente di mariologia" da chi fa mariologia e a cui spetta l'appellativo vero e proprio di "mariologo".
In entrambi i casi si deve ribadire che sia l'insegnamento della mariologia come pure la sua produzione letteraria, per la delicata situazione in cui ci si trova oggi, non può essere affidato a chiunque. Anche coloro che hanno realizzato semplicemente una tesi a carattere mariano senza frequentare alcun corso di mariologia nelle specifiche facoltà, non possono definirsi "mariologi" e tantomeno reputarsi laureati in mariologia. A loro non è neppure conveniente affidare un insegnamento di mariologia fino a quando non ne avranno conseguito le qualità sopra accennate. In effetti, come in tutti i settori del lavoro e della cultura moderna si nota sempre più l'esigenza di una specializzazione così deve essere anche per la teologia nel cui ambito si trova la specializzazione in mariologia.

5. Il limite dell'autodidatta
II pericolo per la mariologia attuale viene anche da coloro che si improvvisano mariologi. Per un teologo "prestato occasionalmente" alla mariologia, sarà molto difficile, - certo non mancano parecchi esempi di teologi che hanno scritto e dato il meglio di sé alla mariologia (cfr. Rahner, Von Balthasar, De Lubac, ...) - comprendere e presentare con pienezza di significato e con l'opportuna metodologia e prospettiva interdisciplinare il fatto che la Madre di Gesù, la Donna del Mistero, la glorificata e pienamente giustificata, sia un grande e sempre attuale
«modello rivelatore. Essa getta una luce significativa su ogni punto della rivelazione, dall'incarnazione all'escatologia. La sua assunzione anticipa la Chiesa. Essa realizza, in modo ineguagliabile, i valori cristiani; fede, carismi, verginità, maternità, umiltà, centuple evangelico, ecc. Chi misconosce Maria non comprende più Dio né gli uomini, né il loro reciproco rapporto. Chi la ignora smarrisce il senso antropologico e teologico del cristianesimo, perennemente racchiuso nel rapporto uomo-donna in cui si è manifestata l'incarnazione del Figlio di Dio». Essa è dunque la «chiave del mistero cristiano».
Non mancano, inoltre, altri teologi che hanno fatto della mariologia il punto culminante e privilegiato della loro teologia, promovendo gli studi mariologici con risultati teologici, pastorali ed ecumenici indubitabili: è il caso, solo per riferirsi all'Italia, della "mariologia quale microstoria di salvezza" di Stefano De Fiores e della "mariologia simbolica" di Bruno Forte.
Arrivare a tali contributi non è frutto dell'occasione! Pertanto diventa necessario che gli aspiranti insegnanti di mariologia e ... mariologi frequentino corsi specifici che inseriscano lo studioso nel variegato mondo della mariologia. Legato a questo va anche rilevato il fatto che la semplice partecipazione a congressi o simposi, seppur di gran valore, non potrà mai dare una completa conoscenza delle metodiche e degli argomenti che necessitano uno studio capace di sentire e cogliere nella "totalità del Mistero" l'umano e santo "frammento" del mistero della Madre di Gesù Maria di Nazareth.

6. La finalità
La Congregazione per l'Educazione Cattolica nel suo impegnativo documento del 1988 ribadisce che la preparazione intellettuale e spirituale del mariologo è finalizzata a dare agli studenti dei centri di studio una formazione mariologica integrale che abbracci lo studio, il culto e la vita, onde
acquisire una conoscenza completa ed esatta della dottrina della chiesa sulla vergine Maria, che consenta loro di discernere la vera dalla falsa devozione, e l'autentica dottrina dalle sue deformazioni per eccesso o per difetto; e soprattutto che dischiuda ad essi la via per contemplare e comprendere la superna bellezza della gloriosa madre del Cristo.
Quando l'8 dicembre 2000, alla PAMI
è sembrato opportuno rivolgere, con animo amico, ai cultori di mariologia e agli operatori di pastorale mariana la presente lettera per farli partecipi di alcune riflessioni sulla situazione e sui compiti della mariologia nel nostro tempo;
oltre che la preparazione del "mariologo", era suo pensiero anche la formazione degli studenti di teologia e dei catechisti, per renderli partecipi dell'importanza della mariologia nell'oggi della Chiesa e del mondo, affinché non ne riducano gli ambiti scadendo in «uno sterile sentimentalismo passeggero e in una vana credulità».
Tale nostra esortazione è anche diretta ai vescovi e ai superiori generali e provinciali affinché mostrino una certa attenzione nel suscitare nuovi e convinti studiosi del mistero di Maria per una adeguata conoscenza del mistero di Cristo e della Chiesa.

7. Scelta dei relatori ai Congressi Mariologici Mariani Internazionali
Quanto finora è stato detto deve essere tenuto in seria considerazione dalle Società Mariologiche per la scelta degli oratori invitati a partecipare ai Congressi Mariologici. Con ciò si deve garantire che essi siano "personalità qualificate, filosoficamente e teologicamente affidabili e sicure", e che non "accondiscendano ad ambigue linee di pensiero" (Lettera del Card. Sodano alla PAMI).
Così pure per i relatori non cattolici è necessario che siano veri e sinceri "rappresentanti" delle altre confessioni cristiane, aperti al dialogo e testimoni della fede professata nelle loro comunità cristiane, al di là di ogni "irenismo" e per una chiara conoscenza dell'esatto pensiero della loro Chiesa.

Conclusione

Da quanto è stato esposto nella
Lettera della PAMI e ribadito in questa "nota" - secondo le norme stabilite dalla Chiesa - risulta che la mariologia è viva e impegnata in questioni rilevanti nel campo della dottrina e della pastorale. Ne segue la necessità che essa, in quanto scienza teologica, insieme ai problemi pastorali emergenti, curi anzitutto il rigore della ricerca, condotta con criteri speculativi storico-critici.
Il "mariologo" adeguatamente preparato eviterà senza dubbio presentazioni unilaterali e frammentarie della figura e della missione di Maria, a detrimento di una visione d'insieme del suo mistero, e sarà di stimolo per ricerche approfondite - attraverso pubblicazioni, corsi, conferenze, congressi - e per suscitare la redazione di tesi di licenza e laurea sulle fonti della rivelazione, sui documenti del magistero e sui testi di vari autori che hanno coltivato e aumentato nella storia bimillenaria della Chiesa la fede e la devozione sulla Madre del Signore.

Inserito Sabato 19 Settembre 2009, alle ore 18:09:24 da latheotokos
 
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DOTTORE IN S. TEOLOGIA CON SPECIALIZZAZIONE IN MARIOLOGIA
DOCENTE ALL'ISSR "SAN LUCA" DI CATANIA

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