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   Maria a La Salette: guida luminosa verso il Regno 
MariofanieDalla rivita Myriam, n. 46 (2004), pp. 7-12.

Nell'inverno 1845-46 le famiglie del comune di La Salette sono afflitte da una grande miseria causata dall'insufficienza dei raccolti e soprattutto dalla malattia delle patate, situazione riscontrabile, oltre che in Francia, in gran parte dell' Europa. È questo il contesto in cui si colloca la storia dell’apparizione di Maria a La Salette ai due pastorelli Mélanie Mathieu-Calvat, di quattordici anni, e Maximin Giraud, di undici. Entrambi nativi di Corps, appartenevano a famiglie molto povere; nessuno dei due era mai andato a scuola né al catechismo, erano quindi analfabeti. Maximin era orfano di madre da quando aveva 17 mesi; tuttavia, era molto vivace, gli piaceva giocare e correre con il cane e la capretta. Melania, invece, era di carattere riservato, timida e di poche parole.

LE APPARIZIONI

Domenica 13 settembre 1846 Pierre Selme, agricoltore degli Ablandins, arriva a Corps per cercare qualcuno che possa rimpiazzare il suo pastore ammalato. Il carradore Giraud, allora, avvisando l’altro della leggerezza del ragazzo, acconsente a destinare suo figlio Maximin a questo incarico. Così, da lunedì 14 settembre, Maximin conduce al pascolo le mucche di Pierre Selme. I luoghi di pascolo sono quelli dove avverrà l'apparizione. Mélanie si trova già agli Ablandins, a servizio di Baptiste Pra, e anche lei conduce al pascolo, vicino ai luoghi dell'apparizione, le mucche del suo padrone. La sera di venerdì 18 settembre i ragazzi s'incontrano per la prima volta: pur essendo nativi dello stesso paese, non avevano mai avuto modo di conoscersi prima. La mattina di sabato 19 settembre 1846, vigilia della solennità dell’Addolorata, che allora veniva celebrata la terza domenica di settembre, Maximin e Mélanie partono insieme per condurre al pascolo quattro mucche ciascuno; Maximin ha con sé anche il cane Lulù e la capretta. Verso mezzogiorno, quando la campana suona l'Angelus delle dodici, i due pastorelli fanno abbeverare gli animali alla cosiddetta “fontana delle bestie”; poi si avvicinano alla “fontana degli uomini” e lì consumano il loro pasto, a base di pane e formaggio; una volta finito, altri tre pastori arrivano alla fontana e si intrattengono con i ragazzi che, dopo la loro partenza, sentono il bisogno insolito di riposarsi. Verso le 15, Mélanie si sveglia e, non scorgendo più le bestie, chiama Maximin e corre su per il colle a cercarle; Maximin la segue. Trovatele, si tranquillizzano e iniziano a scendere dal colle. Fatti alcuni passi, Mélanie scorge all'improvviso un globo di luce nel luogo dove avevano lasciato i tascapane, “come se il sole fosse caduto in quel luogo”. Chiama in fretta Maximin, e insieme cercano di capire cosa stia accadendo: la paura si impossessa dei due ragazzi; Mélanie lascia cadere il suo bastone, mentre Maximin cerca di riprenderlo, per potersi difendere da quella luce. Ma a questo punto i ragazzi scorgono all'interno del globo di luce la figura di una donna, che essi chiameranno sempre la “bella Signora”, seduta con i gomiti poggiati sulle ginocchia e il viso nascosto tra le mani; la sentono singhiozzare. Melania pensa: “Forse è una mamma offesa dai figli, che è fuggita sulla montagna a sfogarsi piangendo”. Attenuata un po’ la paura, i due pastorelli tuttavia non osano fare un passo. Allora la donna alza i gomiti dalle ginocchia e, allontanate le mani dal volto, si alza lentamente. É bellissima! Ma il suo volto è pieno di afflizione: sembra carica di tanti dolori. Rivolge loro la parola in francese: "Avvicinatevi, figli miei, non abbiate timore, sono qui per annunciarvi un grande messaggio", poi fa qualche passo in avanti. I ragazzi le ubbidiscono. Mai udita una voce così invitante, così carezzevole, “dolce come una musica”! Andandole molto vicino, sono immersi nella luce. È alta e tutta splendente. La bella Signora indossa il vestito delle mamme della regione: un abito che scende fino ai piedi, uno scialle, una cuffia sulla testa, un grembiule di color giallo splendente, annodato attorno ai fianchi. La cuffia, l'orlo dello scialle e i piedi sono ornati da ghirlande di rose multicolori. Accanto alle rose dello scialle è visibile una pesante catena, mentre al petto porta un crocifisso con ai lati un paio di tenaglie e un martello. Continuando a piangere e chinando lievemente il capo, affida loro il messaggio, parlando parte in francese e parte in patois, il dialetto locale. La Vergine parlò molto in questa unica apparizione a La Salette, riferendosi oltre che a problemi generali, a livello mondiale, anche a situazioni locali, riguardanti i villaggi circostanti. Il messaggio venne in seguito studiato da eminenti teologi ed interpretato nella sua sostanza di messaggio salvifico. Ne citiamo di seguito alcuni brani.

IL MESSAGGIO

 “Se il mio popolo non vuole sottomettersi, sono costretta a lasciare libero il braccio di mio Figlio. Esso è così forte e così pesante che non posso più sostenerlo. Da quanto tempo soffro per voi! Affinché mio Figlio non vi abbandoni, mi è stato affidato il compito di pregarlo continuamente per voi; ma voi non ci fate caso. Per quanto pregherete e farete mai potrete compensare la pena che mi sono presa per voi. Vi ho dato sei giorni per lavorare, mi sono riservato il settimo e non me lo volete concedere. E’ questo che appesantisce tanto il braccio di mio Figlio! Coloro che guidano i carri non sanno imprecare senza usare il nome di mio Figlio. Queste sono le due cose che appesantiscono tanto il braccio di mio Figlio. Se il raccolto si guasta, la colpa è vostra. Ve l'ho mostrato l'anno passato con le patate: voi non ci avete fatto caso. Anzi, quando ne trovavate di guaste, bestemmiavate il nome di mio Figlio. Esse continueranno a marcire e quest'anno, a Natale, non ve ne saranno più”. La parola "patate" (pommes de terre, in francese) mette in imbarazzo Mélanie. Nel dialetto locale, infatti, le patate vengono chiamate “las truffas”. La ragazza si rivolge allora a Maximin. Ma la “bella Signora” la previene, continuando il suo discorso non più in francese, ma nel dialetto dei ragazzi: “Voi non capite, figli miei? Ve lo dirò diversamente”. Quindi, riprendendo dalla frase “Se il raccolto si guasta … ”, prosegue: “Se avete del grano, non seminatelo. Quello seminato sarà mangiato dagli insetti e quello che verrà cadrà in polvere, quando lo batterete. Sopraggiungerà una grande carestia. Prima di essa, i bambini al di sotto dei sette anni saranno colpiti da tremito e morranno tra le braccia di coloro che li terranno. Gli altri faranno penitenza con la carestia. Le noci si guasteranno e l'uva marcirà”. A questo punto, la donna affida separatamente un segreto a Maximin e poi a Mélanie, in modo che solo uno dei due riesca ad ascoltarla; quindi prosegue: “Se si convertono, le pietre e le rocce si tramuteranno in mucchi di grano e le patate nasceranno da sole nei campi”. Quindi confidenzialmente e maternamente la Vergine chiede: “Fate la vostra preghiera, figli miei?”. “Non molto, Signora”, rispondono entrambi. “Ah, figli miei, bisogna proprio farla, sera e mattino! Quando non potete far meglio, dite almeno un Pater e un 'Ave Maria; quando potete fare meglio, ditene di più. A messa, d'estate, vanno solo alcune donne anziane; gli altri lavorano di domenica, tutta l'estate. D'inverno, quando non sanno che fare, vanno a messa solo per burlarsi della religione. In Quaresima, vanno alla macelleria come i cani. Avete mai visto del grano guasto, figli miei?”. “No, Signora”, rispondono. Allora la donna si rivolge a Maximin: “Ma tu, figlio mio, lo devi aver visto una volta con tuo padre, verso la terra di Coin. Il padrone del campo disse a tuo padre di andare a vedere il suo grano guasto. Vi andaste tutti e due, prendeste in mano due o tre spighe, le stropicciaste e tutto cadde in polvere. Al ritorno, quando eravate a mezz'ora da Corps, tuo padre ti diede un pezzo di pane dicendoti: "Prendi, figlio mio, mangia ancora del pane quest'anno, perché non so chi ne mangerà l'anno prossimo, se il grano continua in questo modo”. “Oh, sì, Signora, ora ricordo: prima non me lo ricordavo!”, risponde Maximin. Infine, il colloquio con la Vergine termina con un accorato appello, non in dialetto, ma in francese: “Ebbene, figli miei, fatelo conoscere a tutto il mio popolo”. La “bella Signora” inizia quindi a muoversi, attraversa il ruscello e, senza voltarsi, ripete: “Suvvia, figli miei, fatelo conoscere a tutto il mio popolo”. Risale, poi, il sentiero sinuoso che porta alla sommità del colle vicino e si eleva da terra; i pastorelli la raggiungono e si accorgono che guarda prima il cielo e poi la terra in direzione Sud-Est. Ora il suo volto non è più rigato di lacrime. Lentamente comincia a “fondersi nella luce” e scompare in un alone di luce abbagliante. Sparito il bagliore, Melania mormora: “Dev’essere una grande santa”. “Ad averlo saputo ch’era una grande santa - risponde Massimino - le avremmo detto di condurci con sé!”. Scendono a recuperare le loro cose e le mucche, ma sono tanto contenti e parlano di ciò che hanno visto..

L'APPROVAZIONE DELLA CHIESA

Testimoni di un evento straordinario, Maximin e Mélanie ritornano a valle, e sarà lo stesso Maximin a darne notizia sia al suo padrone, Pierre Selme, che al padrone di Mélanie, Baptiste Pra. Questi ultimi, la sera stessa, insieme con un loro vicino hanno la bella idea di trascrivere, sotto dettatura di Melania, le parole della Vergine, che - grazie a loro - sarà il primo documento scritto dell’apparizione, controfirmato da loro tre. La mattina seguente essi inviano i pastorelli dal parroco del villaggio de La Salette, Jacques Perrin, che, toccato dal racconto dei ragazzi, parla subito dell'apparizione nell'omelia domenicale e ne informa l’arciprete di Corps, Pierre Mélin. Da questo momento inizia il lungo cammino d'indagine sull'accaduto per verificarne la veridicità. Il vescovo di Grenoble, mons. Philibert de Bruillard, è ufficialmente informato del fatto il 5 ottobre 1846, attraverso una lettera dell'arciprete di Corps. Leggendo questa lettera, il vescovo di Grenoble ha l'impressione che il curato Mélin sia troppo preso dalla fretta di trarre conclusioni. Quindi chiede all’arciprete di Corps maggiori informazioni. Senza però nemmeno attendere la risposta, il 9 ottobre invia una lettera circolare a tutti i preti della sua diocesi e, ricordando loro le prescrizioni sinodali del 1829, li invita ad astenersi dal dichiarare miracoli nuovi senza l'autorizzazione del vescovo e della Santa Sede. Il 12 ottobre Mélin risponde al vescovo, ma questi non si accontenta delle sue informazioni e quindi fa continuare le ricerche fino a che non istituisce una commissione apposita che presiede lui stesso. Intanto la notizia dell'apparizione si diffonde rapidamente. Germain Giraud, il padre di Maximin, che non era affatto credente, si converte. Il primo pellegrinaggio ha luogo il 24 novembre, guidato dai due bambini. Inoltre, sul posto dove era apparsa la Vergine scaturisce una fonte d’acqua che comincia ad operare prodigi. Il 16 aprile 1847 si registra la prima guarigione miracolosa a suor Claire Peirron, ad Avignone. Il 31 maggio 1847 al pellegrinaggio in cui è piantata la croce sulla montagna partecipano 5.000 fedeli. Il 15 agosto un’altra guarigione miracolosa è dichiarata da Mélanie Gamon, a Corps e il 19 settembre, primo anniversario dell’apparizione, ha luogo un pellegrinaggio di 50.000 fedeli. Nello stesso anno, l’8 novembre, ha luogo la prima riunione della commissione. Infine, dopo quattro anni di ricerche, il 19 settembre 1851, quinto anniversario dell’apparizione, mons. de Bruillard ne firma il decreto di approvazione, che l’anno seguente viene pubblicato anche dall’Osservatore Romano.  È singolare l'introduzione del vescovo: “Nonostante il naturale candore dei due ragazzi... nonostante la costanza e la fermezza della loro testimonianza... per lungo tempo noi abbiamo dovuto mostrarci scettici e incapaci di ammettere, in modo incontestabile, un avvenimento così meraviglioso... Così abbiamo cercato con cura meticolosa tutte le ragioni per rigettarlo e non ammetterlo, sebbene una folla di anime pie lo avesse accolto con grande risonanza”. Si può riconoscere, in queste parole, la saggezza della Chiesa che non corre mai nei suoi giudizi. Dopo una serie di ulteriori considerazioni, il decreto così continua: “Art. 1 - Noi giudichiamo che l'apparizione della santa Vergine a due pastorelli il 19 settembre 1846, su una montagna della catena delle Alpi, situata nella parrocchia de La Salette... porta in se stessa tutti i caratteri della verità, e che i fedeli hanno fondate ragioni per ritenerla indubitabile e certa. Art. 2 - Noi crediamo che questo fatto acquisti un nuovo grado di certezza per l’accorrere spontaneo e immenso di fedeli sui luoghi dell'apparizione... Art. 3 – È per questo, per testimoniare a Dio e alla gloriosa Vergine Maria la nostra viva riconoscenza, che noi autorizziamo il culto a Nostra Signora de La Salette...”.

VASTE RISONANZE DELLE APPARIZIONI

L'apparizione di Maria a La Salette ha avuto subito una grande risonanza. Insieme a tante persone ignote alla storia, uomini di cultura con prospettive assai differenti tra loro, come san Pierre-Julien Eymard, san Giovanni Bosco, Louis Veillot, Léon Bloy, Jacques Maritain, Maurice Blondel, Paul Claudel, Thomas Merton, ne rimasero affascinati. In particolare, Blondel scriveva: “Quel che spinge alcuni a credere è proprio quello che può far dubitare altri: le persone semplici amano i pellegrinaggi: lì, le ragioni del cuore possono essere appagate; e, grazie alla testimonianza di miracoli concreti, sensibili, accettano le grandi verità che, a causa del loro eccessivo splendore, li accecano. I saggi sono sempre scioccati da questi interventi così materiali e bizzarri del sovrannaturale. Ma dove starebbe l'uguaglianza tra i semplici e i saggi, se anche questi ultimi non dovessero compiere uno sforzo di sottomissione e di fede, uno sforzo più necessario e più grande che altrove, come nei dogmi dove trovano una chiarezza e una certezza maggiore? Allora cerchiamo di essere semplici, come bambini...” .

 

Inserito Giovedi 23 Luglio 2020, alle ore 18:42:15 da latheotokos
 
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