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  Maria, donna giovane 
SocietàElementi per un possibile incontro dei giovani con Maria di Nazaret. Un articolo di Alessandro Andreini in Riparazione Mariana, n. 3, luglio/settembre 2018, pp. 9-13.



 

Mons. Tonino Bello non l’ha inserita tra le folgoranti definizioni di Maria che compongono il suo prezioso libro «Maria, donna dei nostri giorni»,1 ma “Maria, donna giovane” potrebbe a tutti gli effetti essere una delle più belle litanie da indirizzare alla Madre di Dio. Sì, una donna giovane e che della giovinezza ha tutte le caratteristiche! Ci mancano, dunque, le argomentazioni con le quali il Vescovo di Molfetta avrebbe provato a esplicitare questa intuizione, concentrandosi probabilmente sul «» detto all’angelo Gabriele, una delle parole più cariche di giovinezza che esistano - si pensi a quello che ne diceva papa Paolo VI nell’ultimo messaggio conciliare indirizzato, appunto, ai giovani, ai quali appartengono «la capacità di rallegrarsi per ciò che comincia, di darsi senza ritorno, di rinnovarsi e di ripartire per nuove conquiste»2 -, ma senza dimenticare il suo incamminarsi in fretta sulle strade della Giudea, segno di prontezza e leggerezza, e il suo stesso interrogare l’angelo per comprendere più in profondità le ragioni di quell’annuncio. Ecco, allora, la domanda: come rendere comprensibile e attraente la figura di Maria per una persona del nostro tempo? Come farla uscire dai clichés in cui si è finito per collocarla, anche suo malgrado, e pure con le migliori intenzioni? Come liberarla da quell’iconografia kitsch a cui ci hanno tristemente abituati le ultime apparizioni mariane? Insomma, come restituire Maria alla sua giovinezza?

Una ragazza da guardare negli occhi

Le riflessioni che sono state realizzate in vista del Sinodo dedicato ai giovani, offrono già alcune preziose indicazioni in proposito. Prima di tutto, il Documento preparatorio «I giovani, la fede e il discernimento vocazionale» offre quattro parole chiave che ci ripresentano Maria in una prospettiva più diretta e coinvolgente. Esso mette in luce, in Maria, «lo stile dell’ascolto, il coraggio della fede, la profondità del discernimento e la dedizione al servizio» (III, 5). Giovane è davvero chi ascolta, cioè sa di non poter crescere senza imparare; chi ha il coraggio di affidarsi, perché è certo che la realtà è ultimamente e definitivamente buona; chi non si accontenta dei discorsi superficiali, ma vuole scendere al cuore delle cose; chi è pronto a mettersi in gioco per servire i fratelli. In questa prospettiva, il documento ci presenta Maria giovane promessa sposa che sperimenta senza sconti «la debolezza e la fatica di comprendere la misteriosa volontà di Dio»; una ragazza che, come chiunque voglia dare un senso vero alla propria vita, «è chiamata a vivere l’esodo da se stessa e dai suoi progetti, imparando ad affidarsi e a confidare»; ancora, una giovane donna che non si sente sola, perché è sostenuta dalla certezza che tutto è indirizzato al bene. Il testo conclude invitando a guardare negli occhi Maria, per imparare da lei la libertà interiore di poter essere fecondi e vitali anche dentro le situazioni più dolorose e apparentemente devastanti.

Il principio mariano del «sì»

Da parte sua, pur con un riferimento più breve e mirato, il secondo documento che prepara alla celebrazione del Sinodo, il cosiddetto Instrumentum laboris (che porta la data dell’8 maggio 2018) - vale a dire il materiale specifico su cui lavoreranno i Vescovi e che è stato preparato a partire da una larga consultazione nelle varie Chiese locali - ci offre una chiave di lettura sulla figura di Maria che è in grado di risvegliarne tutta la freschezza e concretezza. Il testo, infatti, parla del sì di Maria come della condizione senza la quale nessun’altra vocazione è possibile: il sì come principio, come fondamento di tutto. Soprattutto, conclude il testo, il sì come vero volto della Chiesa: la comunità cristiana non ha ragion d’essere se non nel suo essere la comunità di coloro che dicono sì a Dio e alla sua azione nella storia. Per questo motivo la Chiesa è, e non può che essere, mariana e giovane. Dove si dicono sempre e soltanto dei “no”, lì non c’è Maria e, dunque, non c’è Chiesa. L’Instrumentum laboris è assai puntuale al riguardo: «Il “principio mariano” precede ed eccede ogni altro principio ministeriale, carismatico e giuridico nella Chiesa e tutti li sostiene e li accompagna» (n. 96). Si tratta di un’affermazione forse troppo “tecnica”, ma che spalanca un orizzonte straordinario sul quale occorrerà lavorare a lungo: se il sì di Maria è la vera “forma” della Chiesa, prima dei ministeri - la Chiesa clericale -, prima dei carismi - la Chiesa delle ispirazioni -, prima della legge - la Chiesa del potere -, allora i giovani possono finalmente trovarvi casa così come sono e scoprire che è nella “Chiesa di Maria” che trovano la forza e la gioia di dire finalmente quel sì che la vita e il mondo intero aspettano da loro. È nella “Chiesa di Maria” che tutti - particolarmente i giovani! - possono sentirsi accolti e accettati senza pregiudizi o etichette.

Giovinezza è mettersi in gioco

È a san Giovanni Paolo II, in un memorabile discorso ai giovani di Capua, il 24 maggio 1992, che si deve la riflessione forse più profonda ed efficace proprio su Maria e i giovani. Vale la pena rileggerla, sottolineandone alcuni passaggi particolarmente illuminanti proprio nella direzione di cui dicevamo all’inizio. L’attacco è preciso: «Non esiterei a dire che è Maria la figura luminosa della giovinezza, vissuta in tutta la sua intensità e bellezza davanti a Dio, l’eternamente giovane» (n. 1). La giovinezza è intesa come relazione, come “stare davanti” e, appunto, pronunciare il proprio sì; giovinezza come libertà di mettersi totalmente e definitivamente in gioco! Il primo argomento che Giovanni Paolo II affronta è senza dubbio quello più politicamente “scorretto”. Afferma, infatti: «Maria è giovane nella sua verginità: in quanto Vergine, ella è totalmente disponibile nel lasciarsi condurre sulle vie misteriose del disegno di salvezza che il Signore ha predisposto per lei. Questa docilità, questa apertura totale alle sorprese di Dio, la rendono giovane nella maniera più bella. È infatti proprio dei giovani essere aperti al futuro e per questo essi costituiscono il terreno dove il domani di Dio viene a porre radici nel presente degli uomini» (n. 2). Ne deriva una calorosa esortazione, che non ha perduto nulla della sua attualità e portata: «Carissimi giovani, guardando a Maria imparate a scoprire il volto più bello della vostra giovinezza: l’appartenere al futuro di Dio, l’essere come le sentinelle e gli avamposti del suo domani nell’oggi del tempo. Non abbiate paura di aprirvi con tutto il vostro entusiasmo al progetto divino; siate suoi, totalmente suoi, come lo è stata Maria, la giovane che ha accolto il dono sorprendente del Signore e si è lasciata docilmente guidare sulle vie misteriose della sua provvidenza».

Giovinezza è dono

Un secondo elemento di giovinezza in Maria è, per papa Giovanni Paolo II, la sua maternità e, precisamente, la gratuità e generosità del suo essere Madre: «In quanto Madre, Maria dona con gratuità quello che gratuitamente ha ricevuto. Non si chiude in se stessa, non pretende di catturare in sé il dono dell’Altissimo, ma va prontamente a portarlo agli altri e genera il Figlio di Dio incarnato per redimere l’intera umanità. Questa gratuità, fatta di prontezza, di attenzione, di tenerezza e di gesti concreti è l’altro volto della giovinezza di Maria. Guardando a lei impariamo che giovane è chi sa cominciare sempre di nuovo ad amare, chi non aspetta l’iniziativa altrui, ma sa essere il primo nell’amore» (n. 3). Dire gratuità significa dire logica feconda del dono, che è una delle più eloquenti caratteristiche della giovinezza. Così continua Giovanni Paolo II, sottolineando il valore educativo dell’esemplarità della Madre del Signore: «Maria ci insegna che la giovinezza è dono, attenzione per l’altro, capacità di venirgli incontro e di servirlo nella concretezza, nella fedeltà, nell’umiltà di gesti semplici». Tale constatazione si fa nuovamente esortazione a lasciarsi coinvolgere dall’agire di Dio: «Siate giovani così, miei carissimi amici: guardando a Maria, imparate a vivere la vostra giovinezza come dono da accogliere e da condividere con i vostri fratelli, come partecipazione all’eterna giovinezza dell’amore di Dio, che non solo non si stanca mai di circondare le creature con la sua misericordia, ma fa sentire a ognuno la sua presenza provvidente e con sempre rinnovata iniziativa lo conduce verso il compimento del suo disegno provvidenziale. Giovane, allora, è chi, fidandosi del Signore, comincia sempre di nuovo ad amare e vive la propria esistenza come servizio gratuito e generoso, pronto a rischiare la propria vita per la causa del Regno, nell’umile e fiduciosa sequela di Cristo». La fecondità della Madre di Dio può essere, quindi, vissuta come servizio a Dio e ai fratelli nella fiducia e nel dono generoso di sé.

Giovinezza è fedeltà

Il terzo argomento proposto dal Pontefice non è meno controcorrente. «Maria è inoltre giovane in quanto è la Sposa, la creatura in cui il cielo e la terra si sono uniti in alleanza nuziale» (n. 4). È il cuore del “” che diventa impegno, fedeltà, compagnia, come spiega il Papa: «A voi soprattutto, cari giovani, Maria annunzia questa buona novella che dischiude il cuore alla condivisione; a voi rivolge l’invito pressante a impegnare coraggiosamente la vostra giovinezza per costruire rapporti di fedeltà, di dialogo e di aperta solidarietà nei confronti di tutti». Ne sgorga un’esortazione conclusiva che riproponiamo senza alcun commento, tanto è intensa e vibrante, e parla al cuore proprio di quella fragilità e insicurezza che soprattutto segnano le nuove generazioni. Il Papa invita a una speranza radicata nella volontà di bene di Dio e gravida di novità per il mondo: «Maria vi invita, cari amici, ad essere soprattutto giovani ricchi di speranza, capaci di accogliere i grandi disegni che Dio ha stabilito per ciascuno. Guardate a Maria, cantate con lei il Magnificat della fedeltà e della riconoscenza, ripetete con lei il “sì” alla volontà divina, preparate in voi il mondo nuovo di Dio, i cieli nuovi e la terra nuova, in cui avrà stabile dimora la giustizia. Siate giovani dal cuore nuovo, anticipo d’eterno nel tempo che passa, segni e profeti della speranza che vince il dolore, lo scoraggiamento e la morte. Figli di Maria e seguaci coraggiosi di Cristo. Vi insegni Maria, ad essere giovani aperti ai grandi ideali. La forza dello Spirito, che ha operato in lei, opererà anche in voi, se lo vorrete, e farà di voi i costruttori del Regno, gli operai umili, credibili ed efficaci del Vangelo della carità e della gioia» (nn. 4-5).

NOTE
1 Tonino Bello, Maria donna dei nostri giorni, Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo (MI) 1993.
2 Concilio Vaticano II, Messaggi del Concilio all’umanità, 8.12.1965, in Enchiridion Vaticanum, Dehoniane, Bologna 1981, 1/531.

 

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Inserito Venerdi 5 Marzo 2021, alle ore 10:40:16 da latheotokos
 
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