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  La conversione protestante nei riguardi di Maria 
Riforma

Dal libro Gruppo di Dombes, Maria nel disegno di Dio e nella comunione dei santi, Edizioni Qiqajon Comunità di Bose 1998, pp. 157-165



1. Una conversione d'atteggiamento

Il percorso di conversione del protestante deve situarsi su due piani. Innanzitutto, riconoscere che un fratello in Gesù Cristo può avere una pietà mariana, senza che ciò sia una rottura nella comunione di fede. Poi, il problema non è tanto sapere se gli uni hanno troppo o gli altri non abbastanza, secondo una falsa simmetria, quanto sapere ciò che presso gli uni e gli altri fa da schermo tra il credente e Gesù Cristo. I protestanti devono chiedersi se il loro troppo frequente silenzio su Maria non pregiudichi la loro relazione con Gesù Cristo20. Guardare alle nostre rispettive tradizioni e sondare insieme le Scritture a proposito del posto di Maria nella storia della salvezza ha per noi delle conseguenze concrete: non si tratta semplicemente di ridurre l'inflazione mariana nella pietà cattolica e di restaurare la figura di Maria nella pietà protestante (un po' meno là, un po' più qua!). La posta in gioco ecumenica va ben al di là: essa consiste in un nuovo sguardo sulle divergenze che permangono, in particolare sulla dogmatizzazione del posto di Maria nell'opera di salvezza. Si delinea così per le Chiese protestanti lo sforzo di conversione. A proposito di Maria, bisogna abbandonare l'orizzonte delle polemiche sterili e delle facili caricature che si attribuiscono agevolmente all'altro per meglio differenziarsene. A forza di reagire contro il posto troppo grande dato a Maria nella pietà cattolica, i protestanti si sono ridotti a un silenzio che non solo non rispetta la fede cattolica romana, ma che arriva a provocare una forma di auto-censura che non rende giustizia né alla posizione dei riformatori, né al posto di Maria nella storia della salvezza. Per questo motivo bisogna rallegrarsi di alcune voci protestanti, e non delle minori, che già chiamavano «a esaminare l'atteggiamento positivo che, come figli della Riforma, dobbiamo adottare riguardo al posto della madre del Salvatore nell'insieme delle nostre certezze cristiane... Una dottrina di Maria non è solo possibile ma necessaria nella fede e nella teologia protestanti. E, senza questa dottrina, la critica del cattolicesimo romano è falsata e certamente inefficace. Ci basta del resto ricordare e raccomandare in questo senso l'ammirabile commento di Lutero al Magnificat»21. Così i protestanti, indipendentemente da ogni possibile deriva del culto mariano, sono invitati a uscire dal loro prudente riserbo e a restituire a Maria il suo vero posto nell'intelligenza della fede e nella preghiera della Chiesa. Questa rivalutazione o riabilitazione del posto di Maria e del ruolo unico che occupa nel disegno di Dio non è il frutto di un "compromesso ecumenico" che accorderebbe punti di vista molto diversi, bensì un ritorno alla Maria degli evangeli e il Segno di una più grande fedeltà alle Scritture. Così Karl Barth, che pure sarà così rigoroso nella sua critica a proposito del culto mariano, diceva espressamente di Maria: «Qui c'è più di Abramo, più di Mosè, più di Davide e più di Giovanni Battista, più di Paolo e più di tutta la Chiesa cristiana; si tratta qui della storia della madre del Signore, della Madre di Dio Stesso. É un evento unico, senza analogie»22. Questa vigilanza protestante dovrebbe portare anche a non sopravvalutare l'importanza del posto di Maria nella vita della Chiesa cattolica. La pietà cattolica attribuisce a Maria un posto molto variabile e la liturgia domenicale è molto discreta a suo riguardo. I dogmi mariani e altre affermazioni su Maria sono da situare nella "gerarchia delle verità" e non occupano i primi posti nell'insieme della dottrina cattolica. I protestanti sono invitati a un nuovo sguardo, privo di sopravvalutazioni: quando parlano della Chiesa cattolica non devono confondere il centro, l'essenziale dell'espressione della fede, con la periferia.

2. Una conversione dottrinale

Tutto è ricapitolato in Cristo e già ora non c'è più alcun vuoto da colmare tra Dio e noi, tra cielo e terra, tra il tempo presente e il futuro ultimo. Ma, di più, per la nostra fede noi siamo incorporati a questa lunga catena di credenti: apostoli, profeti, martiri, testimoni di tutti i tempi che ci hanno preceduto e costituiscono con noi la comunione dei santi. Maria, malgrado il suo posto particolare in quanto madre di Cristo, non può essere separata da questa comunione e in questo va posta la nostra prima e vera venerazione. Non possiamo restituire a Maria il posto che le spetta se non nella comunione dei santi, predecessori e modelli di coloro che entrano, con e dopo di loro, nel "corteo" del Cristo vittorioso (Ef 4,8; Col 2,5). Maria e tutti gli altri, con la loro vita e la loro testimonianza, partecipano della stessa e unica comunione dei santi in Cristo.

        La "cooperazione" o la risposta attiva di Maria
        Rileggere attentamente le Scritture sarà fonte di rimessa in discussione salutare per la nostra comprensione del ruolo e del posto di Maria. Se la grazia è sempre prima, essa esige ogni volta una risposta, la risposta dell'amore all'amore. Maria è così presentata come l'esempio decisivo e perfetto del sì che la fede cristiana deve pronunciare. In questa prospettiva, Maria può essere considerata come modello del credente giustificato dalla fede e non dalle opere. A questo titolo, Maria la "favorita", l'umile serva del Signore, sulla quale egli ha posto il suo sguardo, e per ciò benedetta tra tutte le donne, dichiarata beata perché ha creduto, è proprio "immagine della Chiesa"23, del popolo di Dio sulla terra in cammino verso il Regno, nostra sorella: «Maria, nostra sorella minore, "la giovane fanciulla", e per ciò stesso, nostra sorella maggiore nella nostra umanità. Maria, il volto della semplicità così spesso deformato e troppo truccato, il che è senza dubbio un unico e solo percorso. Maria, la "beata", il cui sguardo ha percepito l'Angelo e la cui voce ha cantato per noi il Magnificat. Maria di Nazaret, graziata e "graziosa", la cui fede è prodigio e meraviglia. Una storia, il centro della sua storia, che ci parla del Dio del cielo incarnato in lei. Maria, che ne seppe parlare meglio di chiunque. Maria, meglio che nostra madre: per sempre, Maria nostra sorella»24.  Nella misura in cui ogni ambiguità a proposito della salvezza per la grazia operata da Cristo solo è tolta, i protestanti potrebbero trovare un senso a questa "cooperazione". Sulle orme dei riformatori, potrebbero vedere in Maria, madre del Signore, colei che, con la sua sola risposta attiva, ha "cooperato" alla salvezza e illustra così in modo esemplare la santificazione di ogni cristiano. Perché, in quanto "immagine della Chiesa" e nella comunione dei santi, Maria diventa "nostra madre e noi diventiamo tutti suoi figli. Tale è la consolazione e la bontà straripante di Dio da offrire all'uomo un simile tesoro, al punto che Maria diviene la sua vera Madre, Cristo suo fratello e Dio suo Padre" (Lutero25). Così, la "cooperazione" può essere compresa come quell"imitazione" di Maria alla quale Calvino chiama ogni cristiano26.

        I due recenti dogmi cattolici
        Il teologo luterano Piepkorn nel 1967 così si esprimeva: «Grazie alla maturazione di alcune intuizioni ecclesiologiche cattoliche romane che hanno trovato la loro espressione iniziale e feconda nella Lumen Gentium e nella Unitatis Redintegratio, potrebbe venire il giorno in cui ammettere e riconoscere che non tutta la Chiesa è stata consultata prima del 1854 e del 1950, che non tutta la Chiesa ha concorso né acconsentito a queste definizioni e che, qualunque sia il grado della loro validità canonica per coloro che accettano l'autorità del vescovo di Roma, esse rimangono questioni aperte per tutta la Chiesa»27. A quell'epoca una simile prospettiva era ancora ritenuta dal suo autore una soluzione inaccettabile per dei cattolici romani. Trenta anni di dialogo ecumenico mostrano che la valutazione di questa difficoltà si è considerevolmente evoluta, come lo manifesta la parola di conversione della parte cattolica28. Questa nuova situazione costituisce un appello alla parte protestante e ci permette di prendere la seguente posizione: Se i protestanti del Gruppo di Dombes non possono accogliere l'Immacolata concezione e l'Assunzione di Maria come appartenenti alla fede della Chiesa, soprattutto perché questi dogmi non sono attestati nella Scrittura, sono nondimeno sensibili al loro valore simbolico e accettano che i loro fratelli cattolici li considerino dogmi di fede. Se si tiene conto di quel che abbiamo detto sulla cooperazione e sulla giustificazione per la sola grazia29, siamo in grado di affermare che l'interpretazione di tali dogmi non comporta nulla che sia contrario all'annuncio evangelico. In questo senso questi dogmi non ingenerano divergenze separatrici. I protestanti del Gruppo ritengono da parte loro che un ritorno alla piena comunione che mantenesse da ciascuna parte una libertà rispettosa delle posizioni del partner può assolutamente essere preso in considerazione.

        La verginità perpetua di Maria
        Per quanto riguarda il titolo riconosciuto a Maria di "sempre vergine", i protestanti si mantengono rispettosi nei confronti di un'affermazione che apparteneva alla nostra fede comune prima della separazione, che non è stata messa in discussione al momento di tale separazione e che fa parte della fede del più gran numero dei loro fratelli cristiani. Quali che siano le difficoltà, essi non rinunciano a considerare Maria come la vergine per eccellenza, titolo che sempre le spetta a motivo del concepimento verginale di Gesù.

3. Maria nella lode e nella preghiera cristiana

Questo rispetto dovuto a Maria, già proprio della tradizione protestante, non sarà mai adorazione: "A Dio solo la gloria!". Ci sono senza dubbio differenze di grado nella venerazione e in questo senso il protestante comprenderà facilmente che altre tradizioni cristiane si spingano più lontano di lui nell'espressione di questa venerazione, ma non ammetterà una differenza di natura tra la venerazione di Maria e quella che si rivolge ad altri santi o grandi testimoni della fede. Ma, da parte protestante, di che tipo può essere "l'onore che deve essere reso alla santa e beata Vergine Maria30?  Al di là dei loro silenzi, delle loro polemiche teologiche e delle loro vigilanze nei confronti delle deviazioni mariolatriche sempre esistenti, i protestanti devono ancora ridare a Maria un vero posto, dottrinale e liturgico, nel mistero della salvezza e nella comunione dei santi. Farebbero così opera utile nella ricerca di comunione tra le nostre Chiese e si situerebbero meglio nella grande tradizione di tutta la Chiesa. Ciò implica che le nostre Chiese protestanti tengano conto nel culto domenicale e nella preghiera eucaristica della realtà di tutti questi testimoni in particolare nei tempi forti dell'anno liturgico, quali l'Avvento e il Natale, la Passione e la Pentecoste e che ridiano senso alla festa di tutti i credenti (Ognissanti). Con questo sforzo di rilettura e questa comprensione rinnovata, le nostre Chiese protestanti si ricollegheranno alle proprie tradizioni, quelle di un autentico rispetto all'indirizzo di Maria e, come alcuni riformatori, ritroveranno la gioia delle feste mariane, quali l'Annunciazione, la Visitazione e la Presentazione al Tempio, tutte in rapporto diretto con il mistero di Cristo. Essere attenti a eventuali eccessi della pietà mariana, infine, è per i protestanti un interrogativo sul loro modo di pregare, sui loro limiti e le loro mancanze. La sobrietà, talvolta eccessiva, delle loro liturgie lascia spazio, nella comunione dei santi, a un'autentica pietà senza per altro cadere nei difetti della sdolcinatezza o dell'entusiasmo sfrenato? Vegliare in verità sul nostro modo di pregare è un esercizio di conversione che ci riguarda tutti. "Che cosa impedisce" (cf. Lc 18,i6; At 9,36) che un protestante:
- Canti gioiosamente nella sua fede il posto che il Credo attribuisce a Maria?
- Metta l'accento sul destino fuori dal comune di una figlia di Israele, diventata madre di Cristo e membro della Chiesa?
- Attesti la conversione di Maria, che apre la sua condizione di madre a quella, più umile, di sorella e di serva?
- Accetti che il Magnificat sia esemplare per la sua fede e la sua speranza?
- Possa ancora lodare Dio per quello che ha dato a Maria di essere e di fare, e non disprezzi colui che per amore del suo Signore associa il nome di sua madre alla propria azione di grazie, servendosi delle stesse parole dell'angelo al momento dell'annunciazione, e della benedizione della sua parente al momento della visitazione, o ancora di quelle del vecchio Simeone al momento della presentazione?
- Vegli affinché questa acclamazione evangelica sia sempre una proclamazione del mistero dell'incarnazione e della salvezza: che nulla sia attribuito a Maria la "madre" di quanto appartiene esclusivamente a suo Figlio; ma anche che nulla sia negato a Maria nella comunione dei santi?
- Si ricordi che Maria si trova alla fine e all'inizio del ministero terrestre di Gesù, testimone della sua inaugurazione a Cana e del suo compimento sulla croce?

NOTE
20 Cf. supra, nrr. 117-119.
21 P. Maury, "La Vierge dans le catholicisme contemporain" in Bulletin Fac. Tbéol. Prot., Paris 1946, p. 6.
22 K. Barth, "Quatre etudes bibliques", in Foi et Vie 85-86 (1936), P. 487.
23 S. de Diétrich, "Role de la Vierge Marie", in Cahieir d'Orgemont 58 (1966), P. 27.
24 A. e F. Dumas, Marie de Nazareth, Genève 1989, pp. 98-99. 25 Predicazione del :1522, cf. Kirchenpostille, WA 10/I, 1.
26 Se Calvino rifiuta di chiamare Maria "tesoriera di grazia" nel senso della tradizione medievale, egli nondimeno reinterpreta in maniera riformata il senso di questa espressione: "Ora la vergine è in un altro modo tesoriera di grazia. Perché ha custodito la dottrina che oggi ci apre il regno dei cieli, e ci conduce al Signore Nostro Gesù Cristo; ha custodito ciò come un deposito, e per mezzo suo noi l'abbiamo ricevuto, e ne siamo oggi edificati. Ecco quindi l'onore che Dio le ha fatto, ecco in che modo dobbiamo guardare a lei: non per fermarvicisi, né per farne un idolo, ma affinché per mezzo suo siamo condotti a Nostro Signore Gesù Cristo, perché è anche a questo che essa ci rimanda", Venticinquesimo sermone dell'Harmonie évangelique, citato in La Revue reformée 32 (I7/4), p. 37.
27 "Mary's place within the People of God", in Marian Studies 18 (1967), p. 82.
28 Cf. supra, nr. 298.
29 Cf. supra, nrr. 214-227.
30 Secondo il titolo dell'opera di Ch. Drelincourt, cf. supra, nr. 83. 164

 

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Inserito Sabato 22 Maggio 2021, alle ore 10:04:51 da latheotokos
 
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DOTTORE IN S. TEOLOGIA CON SPECIALIZZAZIONE IN MARIOLOGIA
DOCENTE ALL'ISSR "SAN LUCA" DI CATANIA

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